1769-09-28, de Giovanni Marenzi à Voltaire [François Marie Arouet].

Iltme sige sige colmo,

Eccovi Illmo sigre L'Enriade tradotta in Versi sciolti Italiani da Persona, che non ha nome alcuno nella Republica delle Lettere, e che a dir vero tal non è, che o per esercizio di studi, o per ingegne meriti di averne. Se dopo una confessione così verace, ed ingenua voi mi chiedete, per quale avventura Io mi sia messo ad un impresa, che non è però si agevole, Io non mi tratterrò a dirvi, che gli altrui stimoli, la mia compiacenza, e simili novelle mi ci anno mosso: vi dirò bene schiettamente, che giacendo l'opera compiuta, comecche sia, frà miei scartafacci, e venendomi talvolta alle mani spiacquemi di vederla perire, sicome quella, che, se non altro, tien dal suggetto un abito gentile: Ne risolvendomi tuttavia a qual uso appunto farne, mi passò in testa, che spiacere non potesse al famoso Autore una Traduzione letterale dé versi Francesi: Perche non giudicando Io, che basti tradurre il senso degli Autori, ma sia d'uopo tradurre la maniera, che anno scelta per esprimerlo; voi vedrete, se ciò Io abbia scrupolosamente osservato: Trattane la proprietà nè modi del dire, che ha ogni Linguaggio, che Io ho proccurato al mio di conservare. Ma ogni altro maggior esame, o quistione da parte lasciando stare, mi restringerò a dirvi quel sole, che è assolutamente necessario. Io ho seguita L'Edizione di Zurigo dell'Orell’ e Compagni del 38; ed essendomi giunta poi alle mani L'Edizione ultima di Ginevra, nella quale ho veduta molte cose aggiunte, e mutate, La mia natural pigrezza mi ha tenuto da intraprendere nouvo lavoro, e mi son contentato di torre qualche verso, e d'inserivervi L'Elogio del Colbert, che mi parve pure da non dover essere omesso. Necessario stimo egualmente di avvertirvi, che Io non sono così privo di giudizio, che Io non conosca a chi mandi, e cosa sia questa infelice scrittura. Chiestovene riverentemente perdono soggiungerò sinceramente, che Io non fà professione di Letteratura: Studio, come caccio ne Boschi per mio divertimento unicamente, e per avere di che passarmi a mio talento della Compagnie inutili, o stucchevoli. Resta, Illmo sigr, che voi compiate il mio desiderio con farmi segno di gradire questa mia fatica posta intorno al celebre vostro Poema. Ve la indirizzo scritta di mia mano malamente, più tosto che con caratteri altrui, ed ho avuto ragione di farlo: Con lo scritto Io mi offero a voi per quanto vaglio, ed alla vostra pregiatissima grazia senza fine mi raccomando.

Di voi Illmo signore

Divotmo obbligmo servidor vero
Giovanni Marenzi