au château de Ferney, par Genêve, [c. 15 October 1759]
Son venuto rauco col gridare a j miei Francesi che tutta L'Europa fu istrutta nelle buone arti dagli Italiani: ho intronato le parisine orecchie con questa verità.
La vostra cortesia me ne rende ampia mercede. Si degna di tradurre una tragedia d'un de' vostri discepoli. Fate conoscere al mondo che tutti j letterati sono dal medesimo paese, anzi della medesima famiglia.
Ho letto col più gran piacere j vostri versi; n'ero tanto trasportato che mi scordavo a chi erano indirizzati; all' legger' del mio nome jo arrossi: all' legger' del' foglio ammirai. La ringrazio umilmente, e de' suoi leggiadri versi, e della sua lettera, et della sua empresa. Viva sempre in Italia la bella poesia. Siate ancora j nostri maestri, risorga il teatro dalle sue ruine; non sia più Melpomene schiava della musica. Riverisco i castrati; ma mi sia lecito d'anteporre a j loro trilli j virtuosi che hanno . . . ..e buon gusto, a questi convien' di rappresentare Cesare, Augusto e Catone. L'opera è una bella cosa. Ella e figlia della Tragedia ma la figlia ha svenato la madre. La mia querela e forze la zotichessa d'un zvizzero, ma sono un uomo libero, amo la verità, la dico, o credo di dirla; et sono certo di dire il vero quando vi assicuro che sarò sempre, mio signore, co j più vivi sensi di stima, di gratitudine, di rispetto,
Votre très humble et très obéissant serviteur,
Voltaire gentilhom. ord. de la Chambre du Roy de France