Bologna 14 novembre 1759
Dal signor marchese Albergati, che é in Bologna il vostro Roscio, e il vostro Baron, ho ricevuto i cortesi vostri saluti; di che vi ringrazio senza fine.
Con infinito mio piacere ho veduto rappresentata da lui e dalla sua compagnia la vostra Semiramide l'estate passata, e sento con egual piacere, che presto gli manderete una nuova vostra tragedia, che accrescerà, se è possibile, la vostra gloria, e farà a noi versare di dolci lagrime. Quante anime avete voi dunque, divino Voltaire! Ho veduto novellamente l'amabilissimo abate di Saint-Non che vi avea veduto alla deliziosa vostra villa, dove per Dio vi vedrò un giorno anch'io. Mi ha detto, che presto ne darete la storia del czar Pietro. Oh bella opera che sarà questa! Mi ricordo avervi udito dire una volta: Charles XII a été mon sujet; le csar Pierre est mon héros. Lo farete divenire senza dubbio anche il nostro. E quando lo vedremo? Non vi so dire con qual premura io abbia già dato commissioni per averlo subito ch'egli uscirà, e con quale avidità il leggerò. Quanto vi ringrazio che abbiate realizzato la idea di Addison, e abbiate cosi spiritosamente dipinto l'ottimismo. Mon Dieu! que cet ouvrage est charmant! Sarete assai contento della traduzione italiana della vostra Semiramide, che il signor Albergati vi ha mandata. Voi siete in italiano, se non così forte e nerboruto come Voltaire, simplex munditiis come la Pirra di Orazio. Certo che la traduzione è pura, elegante, e poco o nulla sente del francese.
Spero che a quest'ora vi saranno giunte le mie operette, alle quali voi avete fatto onore grandissimo desiderandole. Io avrei alcune altre cosette da spedirvi. Indicatemi quale strada potrei tenere per farlo col più di prontezza e di sicurezza che si potrà.
Avrete avuto a quest'ora la traduzione del vostro Cesare. Il sig. Paradisi mi scrive avervela spedita; e mi scrive altresi che voi graziosamente gli dite in una lettera vostra, che vi fate lecito di anteporre a'castrati e a'loro trilli i virtuosi che hanno c….. e buon gusto. Voi avete ben ragione; e il torto lo abbiam noi. Il migliore spettacolo che abbiamo avuto da lungo tempo in Italia ce lo ha dato un principe francese la scorsa primavera a Parma: l'opera di Aricia e d' Ippolito vi trasse un concorso grandissimo di persone: e fu forza il confessare, che la nostra opera è solitudine seccaggine ec. ec. Mi piacque senza fine il vedere che le mie idee sopra l'opera in musica non furono aeree, e che la mia voce non fu vox clamantis in deserto.
Mi rallegro senza fine coi re, che dichiarin libere le terre di so great a friend to liberty as you are, e che scrivano spesso to the greatest genius of age. Remember some time in the middle of pleasures and muses of your friend and admirer.