Bologna po Giugno 1763
Mon très cher Ami,
Cessate pure, signore, dal ringraziarmi per cosa, che non hà merito alcuno.
Solo bramerei sapere se il pò di vino speditovi sia costà pervenuto sano e senza inacidirsi: ciò puo servirmi di regola in altre simili occasioni.
Accetto il titolo di figlio che m'accordate, e certamente sapro corrispondervi con una immutabile tenerezza.
Qui abbiamo la nostra Opera nel nuovo Teatro, che per la prima volta si è aperto. Se un maledetto Tedesco, per nome Gluk, non ci avesse assassinati con una detestabile musica, tutto riescirebbe mirabilmente. Io per altro di questi generi di spettacoli poco sono amante. La Tragedia e la Commedia sembranmi le sole rappresentazioni degne d'occupare le scene, e di dilettare gli uomini di buon senso.
Resterò in Città tutto il corrente mese, poscia comincierò le mie villeggiature, che spero dureranno fino a Novembre, cangiando di tempo in tempo soggiorno e compagnia.
Per quest'anno la mia zola, e dormono Melpomene e Talia. Nell'anno venturo rimetterò sulla scene la divina vostra Semiramide, e un'altra Tragedia a cui non hò ancora pensato. A voi tocca il provedermi di questa con qualche cosa del vostro. Se avete a spedirmela, vi prego, signore, fatelo presto acciòcche essa ci possa il tempo necessario a tradurla.
Il nostro Goldoni mi scrive che vi hà inviati due Tomi di Commedie e una Commedia scritta, e non hà ancora avuto riscontro se abbiate ricevuto il Pachetto: dice di averlo consegnato in Parigi a Persona di vostro ordine, e sà che vi è stato spedito.
La Contananza è assai grave pena per gli amici, e in mille modi se ne provano i danni. Alleggeriteci questa pena, per questo potete, colla frequenza de’ vostri preziosi caratteri, e amate sempre il vostro sincero servitore e amico
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