1763-06-01, de marchese Francesco Albergati Capacelli à Voltaire [François Marie Arouet].

Mon très cher Ami,

Cessate pure, signore, dal ringraziarmi per cosa, che non hà merito alcuno.
Solo bramerei sapere se il pò di vino speditovi sia costà pervenuto sano e senza inacidirsi: ciò puo servirmi di regola in altre simili occasioni.

Accetto il titolo di figlio che m'accordate, e certamente sapro corrispondervi con una immutabile tenerezza.

Qui abbiamo la nostra Opera nel nuovo Teatro, che per la prima volta si è aperto. Se un maledetto Tedesco, per nome Gluk, non ci avesse assassinati con una detestabile musica, tutto riescirebbe mirabilmente. Io per altro di questi generi di spettacoli poco sono amante. La Tragedia e la Commedia sembranmi le sole rappresentazioni degne d'occupare le scene, e di dilettare gli uomini di buon senso.

Resterò in Città tutto il corrente mese, poscia comincierò le mie villeggiature, che spero dureranno fino a Novembre, cangiando di tempo in tempo soggiorno e compagnia.

Per quest'anno la mia zola, e dormono Melpomene e Talia. Nell'anno venturo rimetterò sulla scene la divina vostra Semiramide, e un'altra Tragedia a cui non hò ancora pensato. A voi tocca il provedermi di questa con qualche cosa del vostro. Se avete a spedirmela, vi prego, signore, fatelo presto acciòcche essa ci possa il tempo necessario a tradurla.

Il nostro Goldoni mi scrive che vi hà inviati due Tomi di Commedie e una Commedia scritta, e non hà ancora avuto riscontro se abbiate ricevuto il Pachetto: dice di averlo consegnato in Parigi a Persona di vostro ordine, e sà che vi è stato spedito.

La Contananza è assai grave pena per gli amici, e in mille modi se ne provano i danni. Alleggeriteci questa pena, per questo potete, colla frequenza de’ vostri preziosi caratteri, e amate sempre il vostro sincero servitore e amico

Albergati