Bologna 12 Novre 1760
Monsieur,
Sogliono i doni eccitare in chi li riceve gratitudine, e riconoscenza.
Ella co’ doni suoi risveglia in me, oltre a questi sentimenti ben giusti, una non ordinaria superbia. E in vero come potrei non andar superbo e fastoso per l'amicizia del gran Voltaire, e per le continue, sincere, e generose prove, che ne ricevo? Questa è nella mia vita, la circostanza sola, che mi rende a tutti invidiabile, e da tutti fortemente invidiato. Fò, che alto risuoni nella mia Patria la sorte di questo mio felice carteggio, e l'amorevolezza di che ella mi onora. Tutti mi chiedono di lei, et io rispondo quello, che sempre per l'addietro poteva suggerirmi la stima, e che ora mi suggeriscono la stima, e l'amicizia.
Il solo arrivo dell'amabile Voltaire mi sarebbe stato più caro dell'arrivo di Shafftsbury, pervenuto alle mie mani giorni sono, e che hò unito alle altre preziose memorie, ch'io tengo, dell'amor suo. Mi creda pieno di contentezza, e di confusione: nasce l'una dai molti favori, che mi comparte; nasce l'altra dalla incapacità, in che mi trovo di corrisponderle degnamente. Troppo abbonda ella in cortesi doni, e troppo scarseggia nel comandarmi. Spero fra non molto poterle inviare gli Epitidi, Tragedia del Sigre Paradisi, il bel Tancredi, ch'egli stà ora per me traducendo, e la misera traduzione mia della Fedra, che hò terminata. Le mie speranze di abbracciarla non sono nè maggiori, nè minori di quelle che le scrissi nell'ultima mia: il desiderio poi ne diviene sempre più vivo et ardente. Il nostro Goldoni mi scrive, che ha preparati gli ultimi sei Tomi di sue commedie, e che a prima occasione glieli farà avere. Giacche senza alcun merito mio ella hà cominciato ad amarmi, anche senza alcun merito mio mi continui il pregiatissimo affetto suo, mentre abbracciandola mi rassegno, Monsieur,
Obbl:mo Servitore e amico vero
Il Senatore Francesco Albergati