1762-08-03, de conte Francesco Algarotti à Voltaire [François Marie Arouet].

Ed è egli pur vero che io sia stato così lungo tempo senza aver avuto nuove dell'uomo che io sovra ogni altro amo, stimo, ed onoro?
E vero; e non so come possa essere. Ora io ve ne domando con quella avidità, che risponde a una così lunga privazione. Abbiamo qui il sig. Agostino Paradisi il quale è per dare alle stampe le traduzioni che ha fatto del Tancredi, del Cesare e di Maometto; e già saprete a quest'ora che un certo abate chiamato Cesarotti ha già dato alle stampe le traduzioni che ha fatte anche egli del Cesare e del Maometto, le quali non ho potuto vedere per ancora. Stimo che non saranno inferiori a quelle del Paradisi, essendo anch'egli uomo che sa molto bene maneggiare il verso. Voi preparate senza dubbio di novello lavoro a'nostri traduttori. Tra l'altre belle produzioni vostre vien detto vi sia un Cromuello. Per dio, ditemi se è vero, e fate che io sia dei primi a legger cosa la quale à così degna del vostro stile, e di calzare il vostro coturno. Addio, savio gentile, che tutto sa; amatemi e credetemi quale pieno di ammirazione io sono veramente.

P. S. Abbiamo veduto veramente questi passati giorni se Fortuna est sœvo negotio, e quanto sia ludum insolentem ludere pertinax.