1746-09-19, de conte Francesco Algarotti à Voltaire [François Marie Arouet].

Non so per quale accidente la vostra lettera mi sia giunta alcuni giorni più tardi che non avria dovuto.
Ciò ha fatto che io non ho potuto parlare del noto affare al padre Guarini prima della sua partenza per Varsavia, dove è la corte al presente, come ben voi sapete. Ben gli ho scritto questi passati giorni, e l'ho fatto con quella efficacia che potete ben credere. Quale attenzione ne meritano da ognuno e singolarmente da me le vostre premure; e quanto non debbo io tenermi onorato che voi crediate poter me alcuna cosa in servigio vostro! La divina marchesa certificherete dei sentimenti dell'animo mio, giacchè le sole vostre parole possono bastare ad esprimergli, dove le mie sono di gran lunga insufficienti. Tosto che avrò risposta da Varsavia non mancherò di communicarvela. La mia raccomandazione è ben debole, ma chi non ardiria raccomandar checchessia facendolo a nome di una Châtelet e di un Voltaire? Voi dovreste a quest'ora aver ricevuto un'esemplare del mio neutonianismo e alcuni versi che vi mandai già per mezzo del sig. d'Aubigny, e riceverete in breve dalla signora duchessa di Holstein un Congresso di Citera molto più limato in questa novella edizione ch'egli non era nella prima. Il giudizio vostro sarà norma del mio. Se io piaccio a voi, avrò certamente a ragione di che piacere a me medesimo. Hoc opus, hic labor, che Apollo ti voglia dare un luogo in Parnaso. Datemene uno almeno nella vostra memoria, che io il merito certo per la riverenza in che io tengo il principe de'poeti, e il facitor sovrano di cose belle. Amatemi e credetemi per sempre.