1738-03-01, de conte Francesco Algarotti à Voltaire [François Marie Arouet].

Niente poteva farmi più piacere della nobile piacevole e nuova commedia, del virtuoso e tenero epitalamio per le nozze di madama d'Argental, della graziosa vostra lettera, e della speranza che mi date di esser ben presto guidato alla felicità per un cammino sparso e seminato di fiori.
Il desiderio che mostrate di vedere i miei dialoghi mi onora troppo, perchè io lo passi sotto silenzio. Si vi sarà qualche cosa di buono, e che meriti il bell'elogio, che voi ne avete fatto, io lo dovrò al mio soggiorno di Cirey, in cui io ho studiato voi, e l'ammiranda Emilia. Le bricciole e le miche, che io ho raccolto dalla vostra tavola mi avranno fatto fare un buon ragout. Mr di Fimarcon ch'è ancora per sua disgrazia qui in Milano, e a cui la vostra commedia è senza fine piaciuta, vi manda mille saluti. Ella piacerebbe ancor più a tutti gli altri chel'hanno letta, se questo re della buona compagnia potesse farla gustare un poco più ad un paese dominato da'frati e da'tedeschi. Cinquanta mille francesi non ve l'hanno potuta introdurre, e se l'hanno riportata con loro di là dall'Alpe. Bisogna confessare per altro che abbiamo ancor noi qui una specie di ammiranda Emilia, la quale è però alla vostra nella proporzione che l'Italia è alla Francia. Questa è la contessa Simonetta, la quale vi ama con quello stesso trasporto, con cui la Sultana amava Carlo XII, quel suo Lione. Ella mi fa ripetere ad ogni momento i vostri versi, di cui ho fatto tesoro nella mia memoria, ed io che voglio piacerle, e piacere a me medesimo ne vado tutto giorno reclutando. Ella mi ha fatto giurare di farle avere tutto ciò che io riceverò da voi. Ella è amabile, vezzosa, ha tutta l'ingenuità delle grazie, e merita qualche quaderno da voi. Se una rana palustre, può eccitare Apollo a cantare; io vi trascrivo qui alcuni versi fatti sopra un scimiottino gentilissimo chiamato muccaccio, che l'è venuto ultimamente d'Africa, che ha tutti i vezzi del mondo e tutte le veneri della sua specie.

Dopo questa cattiva poesia io non allungherò maggiormente la mia più cattiva prosa; vi dirò solo che io desidero che voi sentiate quella felicità che spero di gustare leggendo i divini vostri versi. E certo che non ne potete mancare accanto all'ammiranda Emilia.