Venezia 21 agosto [1745]
quanto la dolcissima lettera vostra de' 27 giugno, la quale se non è stata intercetta o dagli ussari austriaci o dalle inglesi fregate, è stata ritenuta in qualche posta, dacché non la ho ricevuta che quattro giorni sono. Due settimane prima io aveva ricevuto due esemplari del bellissimo vostro poema fatto in occasione così bella e così gloriosa a tutta la nazione; del che vi rendo, o divine poeta, quelle grazie che so e posso maggiori. Ma quali grazie non dovrò io rendervi a nome d'Italia tutta, la cui lingua con tanto onor nostro voi avete preso a coltivare? Starà a voi di essere un altro Regnier e un altro Menagio nella lingua nostra, e quando vorrete sarete arciconsolo della Crusca.
La vita di Giulio Cesare, di cui mi fate l' onor di parlarmi, la vo ora ripulendo, e subito che serà stampata, il che spero che sarà quanto prima, ve la trasmetterò. Ho bene in questo mio ozio allestito una novella edizione del mio neutonianismo. Vorrei che questa mia luce fusse fosforo riforbito dalle acque del mare. Ma posso ben dire dello stato presente di quest'opera rispetto all'antico, multo tamen haec splendidiora, meliora, breviora.
La duchesse d'Holstein, che sen viene ben presto a voi per condurre il figlio suo al gran maresciallo suo fratello, e che io accompagne co'voti, mi ha promesso d'incaricarsi di portarvi questa edizione, se sarà uscita al tempo della sua partenza: ben vi recherà ella alcun'altra cosetta di mio, ch'è uscita in luce durante questo mio veneto ozio. Ma voi quando darete fuori il vostro Luigi XIV. in compagnia di cui non meno che di Federico ho viaggiato per l'ultimo settentrione? Or quando potrà egli bearmi nel mezzodì come ha fatto nel nord? E la Pulcella? verranno mai tempi tanto felici ch'ella possa in pubblico uscire?
A Emilia vi prego porgere i miei più sinceri voti di riverenza: e se Maupertuis è tuttavia a Parigi abbracciatelo mille volte a nome mio. Addio, amico e padrone mio gentilissimo; amatemi e credetemi pieno di amicizia e della più alta stima.