Pisa 17 decembre 1762
Le buone feste e il buon capo d'anno a chi fa tanto onore al secolo, a quell'uomo, a cui tutti gli altri dovrebbono dar parte della vita loro inutile ed oziosa, perchè non avesse da morir mai.
Io per morire il più tardi che sia possibile, sono venuto a respirare quest'aria temperata e dolce di Pisa, lasciando quella aspra e fredda di Bologna. Qui gli aranci sono allo scoperto nel mese di dicembre, e portano i più bei frutti del mondo. Qui cresce l' arbor vittoriosa e trionfale, della quale voi avete ricinte le chiome. Scrivetemi alcuna cosa di voi, e degli studj vostri, e allora quando avrò di vostre nuove, mi parrà di essere non in Pisa, ma in Atene. Che dite della pace? La Francia l'ha fatta buona certamente, e migliore che non la poteva sperare. Ha molto da ringraziare il genio mite di milord Bute. Al dì 9 di questo mese essere ci doveano nel parlamento di grandi debates per li preliminari: e Pitt, benchè ammalato di gotta, ci doveva essere per tonare contro a Bute. Pare ad alcuni che gl'Inglesi avessero il mondo in mano, e l'abbiano gittato via. Ma quando seguirà la pace in Germania? Marte non vorrà mai saziarsi nimis longo ludo? Ho letto nelle gazette inglesi che avete condito una festa data al duca di Richelieu con una tragedia intitolata la famille d'Alexandre. E quando la vedremo anche noi altri mortali? Quando vedremo la seconda parte della vita del Czar? Ho dato ordine a Venezia che vi mandino una ristampa che hanno ivi fatta delle lettere militari un po più ampia della prima, la quale ebbe la sorte di trovar grazia dinanzi agli occhi vostri. Ricevetela come un tributo che io pago al re degli scrittori, e mandatemi in cambio qualche altra cosa di vostro, che ne ammaestri, e ne diletti a un tempo, come voi sete sempre solito di fare. Sopra tutto amatemi, e non vi scordate di chi tanto vi ama, vi stima, e vi onora.