Celeberrimo Signore,
Quando nel 1762 v'indirizzai da Parma la traduzione dell’ Orfano della Cina, vi offerii bellissimi pensieri, ed immagini, espressi in pessimi versi. Non poteva essere altrimenti: pensieri eran vostri, miei erano i versi. Vorrei emendare convenevolmente l'errore, e liberarmi dai rimorsi.
E'ormai vicina al termine una nuova ristampa dell’ Ariosto, da me riveduta ad istanza di questo Libraio Delalain. La mia tenerezza per codesto Poeta, ammirato da più, censurato da pochi di poco credito, e pareggiato da voi solo, mi ha indotto ad aggiungere all Orlando il resto delle sue opere, non comparse fin què in Francia. M'accorgo che mal tenterei di correggere il mio fallo, presentandovi cose mie: concedetemi, chiarissimo signore, di dedicarvi le produzioni di codesto illustre Poeta Italiano. Il dono sarà degno di voi; e l'Ariosto, dopo quasi ducento edizioni, verra per la prima volta, e probabilmente per l'ultima, degnamente intitolato.
Raccomando questa mia lettera al Tragico Esopo de’ nostri tempi. Mi lusingo ch'égli si compiacerà, in virtu del suo amor per le lettere, della sua benevolenza per mi, ottenermene pronto riscontro; e sopratutto significarvi a viva voce, meglio assai ch'io non saprei scrivendo, i sentimenti dell'alta amirazione, del sincero ossequio e tenero compiacimento, con cui sono, e sarò immutabilmente
Illustrissimo, e Dottissimo Signore,
Vostro Umilissimo, Obbligmo servitore
L'abate Pezzana
Parigi, 16 Luglio 1776, rue de L'arbre sec à L'isle d'amour