1745-12-09, de Luigi Riccoboni à Voltaire [François Marie Arouet].

Monsieur,

Mille e mille grazie del impartisomi favore del libro.
Mia moglie l'ho letto La prima, e mi La detto doppo: dite a Monsieur de Voltaire da parte mia, che un uomo grande non dovrebbe mai impiegar la sua penna in tali componimenti, ne quali una gran mente è circonscritta dal angustia servile che la musica e la danza gli fanno: ch'ella non La veduto che de i Lampi di quel vasto splendore che avrebbe sparso il di Lei bel ingegno, e che ha solo compreso quel di più che lei avrebbe detto, se avesse potuto dirlo.

Che cosa posso io dire doppo di Lei? Confermo intieramente il detto suo, ma pure aggiungerò: felice l'uomo che è lo scopo del Invidia degli uomini. Lei è nel caso: quanti vi seno che cercano di manderla! Ma non io far altro che mandarli alla Lettura del di Lei primo atto. Vedranni la cio che meritano, e quanto indebitamente pensano e parlano. A dispetto delle melodiose catene del canto: viva Traiano. Quanto bene ha Lei in lui dipinto il nostro amabile Re. Ho trovati in quel atto, più particolarmente, della novità di pensieri grandi e tenevi ad un tempo.

Un bel paese è questo: ma perche sono troppo vecchio e poco sano, non posso goderlo a mio piacere: grand vivacità di spirito in molti: giudizio retto in pochi: e di là procede quel decidere cosi alla Leggiera, che tanto diletta gli ascoltanti un poco assennati. Io non posso più godere questi cari franzesi, perchè gli aggiachi miei mi tengono incatenato vicino al foco. Quale sono, ed in qualunque tempo e loco sarò sempre con tutta La stima, el'osequio suo hummo devmo e obligmo serre

L. Riccoboni