1746-04-11, de Voltaire [François Marie Arouet] à Cardinal Girolamo Quirini.

Eminenza,

M'e stato detto che V. E. non aveva ricevuto Le Lettere da me scritte.
Se sono smarrite, saro riputato appresso di vostra Eminenza, il piu ingrato di tutti gli uomini. S'è degnata di Dare L'immortalita al poema di Fontenoy, m'ha favorito della sua bella Lettera pastorale, della stampa di questo magnifico monumento eretto da Lei nel suo palazzo di Brescia, in somma e divenuta il mio mecenate, e non riceve da me il menomo testimonio della mia gratitudine; sono piu infelice che colpevole; ho scritto a Vostra Eminenza tre o quatre volte. L'ho ringraziato, Le ho spiegato il mio cuore, ho pensato, che il suo nome sarebbe riverito anche da barbari che possono sualigiare i corrieri, ho inviato le mie Lettere alla posta senza altra diligenza. Doppo questo, il signore ambasciadore di Venezia m'ha datto la Licenza di mettere nel suo piego tute le Lettere che avrei da oggi avanti L'honore di scrivere a V. E. Usero di questa Liberta e mi Lusingo che il signore Tron essendo il suo nipote, sara un nuovo vincolo da quale verranno raddopiati quelli che mi rétingono sotto il suo caro padrocimio, e che stringono La mia osseguiosa servitu.

Mi perdoni se io non ho potuto scrivere di proprio pugno. Sono gravemente ammalato, ma benche le mie forze siano molto indebolité non sono sminuiti i vivi sentimenti del mio riverente ossequio. Baccio la sua sacra porporo e mi confermo

di Vostra Emza

l'humilmo e devotmo servidore

Voltaire