Potsdam 8 luglio 1752
Che io posso mai scordarmi d'un cosi amabile filosofo?
che io possa non amare il padre Jacquier? No signor mio illmo no lo crediate. Questo non à nel numero delle cose possibili mi ricordero sempre dei beati giorni che io passai con esso lei, dell'ameno ritiro di Cirei, e dell'imparregiabil padrona di questo museo la cui perdita mi trafige sempre il cuore. Il desiderio di rivedervi fu il più possente motivo che mi stimolava a fare il viaggio di Roma ma fin'adesso la mia cattiva salute ed il dolce agio che io godo appresso d'un Re filosofo, m'anno ritenuto nel'palazzo di Potsdam. Spero pur sempre di riverire i vostri sette colli. Ho vergogna d'aver tanto vissuto senza inchinar mi alla nostra commun’ madre.
Ben vero è, signor mio, che si dice in Berlino che vi sia una academia, e ne sono ancora un membro. Ma non sono andato a quella radunanza. Vi si trata delle monade, e non credo che vi si faccia una grand spesa d'occhiali, ne di scoperte. Ad populum phaleras.
La prego di presentarse all'eminenza del cardinal secretario il tributo del mio riverente ossequio. Se il pregiatissimo cardinale Alberoni a cui auguro ancora molti anni di vita, vuole che io scriva l'istoria del suo ministerio in Ispagna, egli potrebbe mandarmi i suoi manuscritti a Potsdam per la via delle vetture publiche. Sono ambitioso d'edificare un monumento sagro alla sua gloria co'questi materiali: e spero ch'egli potrebbe vedere la sua apoteosi. Il mio giudizio sopra gli uomini e gli affari non e schiavo della fortuna
Se il cardinale Alberoni si degna di compiacere al mio disegno l'assicuro che l'historia sara stampata sei mesi dopo la ricevuta delle sue carte.
Addio mio carissimo padre. Fatemi la grazia di scrivere alla sua eminenza intorno all mio desiderio; je vous embrasse de tout mon cœur sans cérémonie.
Voltaire