Parigi 23 aprile [1746]
Eminenza,
Ho ricevuto l'honore della sua lettera del 17 marso, co j bellissimi versi, che sono per me un nuovo cumulo di favore di gloria, e un nuovo stimolo che m'instigarebbe a correre piu allegremente nella strada della virtu, se la mia debole salute non ritardasse il mio corso e non fosse per infiacchire le mie piccole forze! Non posso credere che cotali versi siano tutti composti da un giovane suo parente, e mi viene un piccolo dubbio che vostra Emza gli habbia dato un poco d'aiuto.
Diro seriosamente e con riverenza ed ammirazione, cio che dice Didone da scherzo o piutosto con un amaro rimprovero
e diro ancora al nipote, avunculus excitet Hector.
Spero di ricevere fra pochi giorni il piego accennato nella di Lei amabile lettera. In tanto Le do avviso che ho preso la libertà d'inviarle un piego per la via di Venezia non sapendo allora che Vra Emza fosse per andare a Roma. Questo piego contiene una piccola dissertazione intorno all'opinione volgare che pretende tutto il nostro globo esser stato spesso rovesciato e fracassato, e che asserisce le balene aver nuotato durante molti secoli, sulla cima dell'Alpi. Credo io che la terra sia stata sempre come fu creata (li 150 giorni del diluvio in fuori).
Gli esemplari che ho inviati a vra Emza le capiteranno in Roma, e le saranno rimandati da Brescia. O che commerzio? Mi cumula ella di perle e d'oro, e le invio incontracambio, chiocchiole; ma se je miei tributi sono leggieri, ma non e cosi frale il mio ossequio, e la mia costante ammirazione. Saro sempre colla umilta piu rispettosa, e colle piu ardenti brame del mio core
di vostra Emza
l'ummo e devotmo servre
Voltaire