1745-06-04, de Voltaire [François Marie Arouet] à conte Francesco Algarotti.

Mi lusingavo, caro mio ed illustrissimo amico, d'aver ricuperata le mia sanità, e già ero tutto apparecchiato a seguire il mio rè in Fiandra; forse avrei avuto, ò almen creduto avere la forza di fare un più gran viaggio, e di vedervi ancorà una volta nella corte dell’ Augusto moderno, ed avrei detto:

Quivì il famoso Egon di lauro adorno
vidi poi d'ostro, e di virtù pur sempre,
sicchè Febo sembrava, onde io devoto
al suo nome sacrai la cetra e ’l core.

Mà sono ricaduto, e còsi trapasso la mia misera vita trà alcuni raggj di sanità, e più notti di dolori e di svogliatezza. Vivete pur felice, voi a cui la natura diède ciò, che aveva concesso a Tibullo:

Gratia, fama, valetudo contingit abundè.

Vivete trà il gran Federigo, ed il filosofo Maupertuis; non sarete mai per dire comè Marino:

Tutto fei, nulla fui; per cangiar foco,
stato, vita, pensier, costumi e loco;
mài non cangio fortunà.

La vostra fortuna à degna di voi, e la mia sarebbe moltò innalzata soprà il mio merito, e mi sarebbe troppò felice, se questa madrigna di natura non avesse mescolato il suo veleno con tante dolcezze.

Farewell good sir. La marchesa Newton vous fait les plus sincères compliments; permettez moi de vous supplier de faire les miens à ceux qui daignent se souvenir un peu de moi à Berlin.