1776-05-31, de Lazzaro Spallanzani à Voltaire [François Marie Arouet].

Illmo e celebratissmo Sigre,

Io non ho espressioni che bastino per rendere à Lei, illmo e celebratissmo Sigre, i dovuti ringraziamenti per L'onore che ha voluto farmi nell'approvare con una sua compitissma Lettera.
Le tenui mie Produzioni, e quantunque Le vantaggiosè espressioni che Ella usa a mio riguardo sieno più un effetto della sua gentilezza, che del merito mio; con tutto cio esse mi solleticano grandemente, e mi Lusingano, per venirmi da un Personaggio Luminosissmo , e per tante Opere famose celebrato da tutta L'Europa.

Circa quanto La bontà sua mi chiede su La Riproduzione delle Lumache, ho L'onore di dirle, che quelli che L'hanno così informata, s'ingannano a pertito, o perchè ingannati da altri, o perchè non troppo esperti, nella difficil'arte di bene osservare, e sperimentare. Pubblicando io quanto prima il mio Libro su Le Riproduzioni Animali, mi farò un prègio di umiliarne al suo merito un esemplare, dove troverà provato col maggior possibile rigorè il riproducimto dell'intiera testa in questi Rettili. In tale occasione Ella vedrà confermata La mia Scoperta con Le Memorie già pubblicate dai due celebri Naturalisti Schaeffeer, e Müller, e dall'Accademia stessa Li Parigi dell'anno 1768; dove si fa vedere che Le Lumache, a cui sia stata tagliata La testa, La sanno riprodurre perfettamente. Quivi prenderò La Libertà di dare un cenno de'suo Colimaçons, nei quali Ella può restar sicura, che tagliato avendo il capo, La parte riprodotta non consisteva in un vizaggio o vizaggi di pelle rinata, ma in un verissmo capo rifatto.

Giacchè Ella ha avuta La compiacenza di questionarmi intorno al prodigio delle Lumache, soffra La bontà sua ch'io cerchi L'illuminato e saggio suo sentimento intorno ad un altro non inferiore prodigio, del quale favello nell' Opuscolo IV del nuovo mio Libro. Quivi fo vedere esservi degli Animali, che dopo d'esser morti, e morti da Lunghissmo tempo, si possono far risorgere a beneplacito dell'Osservatore. Tali sono il Rotifero, il Tardigrado, Le Anguilline delle regole, e quelle del grano rachitico. Questi Animali sono acquatici. Lasciata svaporar L'acqua, entro cui nuotano, si disseacano tostamente, e sen muojono. Per richiamarli in vita, basta bagnarli di nuovo. E per molte e molte volte L'osservatore può verderli morire, e risorgere, secondo che Li Lascierà in secco, o li umetterà. Se Ella vorrà prendessi La pena di scorrere esso Opuscolo IV, troverà verissmo quanto io ho L'onore di dirle. Ora io chieggo à Lei, come va in questo caso La faccenda dell' anima? Morendo essi, cosa accade alla Loro anima? Per tutto il tempo che questi animali restan morti, dove va, o dove si trova elle? Crederent noi, che ad ogni morte, ella sen parta da que' Corpi, e che ad ogni risurrezione elle torni ad informarli? E si resta negli animali, anche quando son morti, cosa fa quivi essa allora, quale è il suo agire, quale il suo vivere? In verità che ammettendo in questi Animali portentosi una sostanza immateriale, un' anima il Naturalista, e il Metafisico si trovano egualmente imbarrazzati. E se per trarci d'affare vogliano dire che cosà fatti Animali non hanno anima, perchè non si può dunque dire Lo stesso di tanti altri? Perchè non di tutti? In questi miei dubbi ricorro à Lei come ad oracolo, e mi farà un vero piacere, una vera grazia a scrivermen il tentatissmo suo parere,

Mi fo gloria d'essere col più profondo rispetto, e con La più alta stima

di Lei illmo e celebratissmo Sigre

Umilissmo Obbmo Servo, e Ammiratore

Lazzaro Spallanzani