Parigi, 14 novbre 1746
Sigre illmo e pro͞ne mio colmo,
La prego di scusar mi, se ho tanto differito di Ringraziare L'academia et vra S. illma del’ l'onore che m'avete conferito.
La cattivissima mia sanita ne è la cagione. Le continue malatie che m'aggrauvano m'hanno impedito di fare il viaggio di Toscana, e di salutare questa madre di tutte le arti e science, e m'anno privo fin'ora della consolazione d'adunpire il piu grato dovere che potesse mai incumber mi. Quanto accrescono d'onore a me i suffragi della vostra celebratissima academia altretanto mi porgono di stimolo a non render mi affatto indigno di cotale grazia.
Non mi permettono i miei ufficcii di fare della vostra bellissima lingua quel sodo e profondo studio che ne dovrebbe fare un forastiero studioso, come io lo sono, di vostri buoni autori, e desideroso d'intitolarsi al l'onore del vostro erudito commercio. Vi è purcerto una differenza immensa tra quello che capisce le finezze d'una lingua, e quello che sa valersene nello scrivere. Non basta L'ammirare, bisogna ancor L'operare. Tutti quelli che amano la virtu non sono percio virtuosi, ma in ogni regno sono de’ principi, e vi sono de’ sudditi. M'havete fatto uno di questi, e saro sempre un suddito fedelmente divoto a suoi padroni, ed un discepolo attento agli insegnamenti de’ suoi maestri.
La supplico di porgere i miei vivi e rispettosi ringraziamenti all’ academia ed al illmo signore Rutilio Sansedoni i cui favori creano in me un’ eterna gratitudine. In tanto mi protesto con ogni maggiore ossequio,
di V. Signoria illustrissime,
L'umilmo e devotmo servidore
Voltaire gentilhomo della camera del re