1751-09-24, de Voltaire [François Marie Arouet] à conte Francesco Algarotti.

Non posso imaginare, caro mio conte, quali siano i commenti fatti in Roma intorno alla dannazione del nostro rè piucchè eretico.
Se io l'avessi posto in purgatorio, ben convenebbe alla corte romana di concederli alcune indulgenze; ma giacchè l'ho dannato affatto senza misericordia, non veggo ciò che i moderni romani abbiano à fare coll'emulatore degli antichi. Vi ringrazio della vostra savia et leggiadra risposta à questo indefeso scrittore, à questo valente cardinal Quirini; egli mi a favorito d'una lettera, e d'alcune nuove stampe dove la sua modestia è vigorosamente combattuta. Non gli o ancora risposto, mà lo farò coll'ajuto di dio, di voi, mio agno di Padova, e di Berlino. Si Mimnermus uti censet, sine amore jocisque non est vivendum, vivas in amore jocisque; ma non vi scordate del vostro ammiratore ed amico.

V.