Illumo signore, signre e prone collmo,
Un cittadino avanzato al titolo di conte dell'imperio non sene tiene tanto honorato, quanto io lo sono dalla mia aggregazione all'academia della Crusca.
I versi gentilissimi co’ quali vra Excellza si e compiaciuta di accompagnare verso di me la notizia del favore conferito mi da questa celebratissima academia producono in me un nuovo riconoscimento accresciuto ancora dal celebrato nome d'Allamani, la di cui gloria vien’ ancora avanzata da voi. Non m'e incognito il bel poema della coltivazione di quel nobil fiorentino Luigi Allamani, emulo di Virgilio, e vostro antenato, maestro di casa della regina Catarina di Medici. Egli fu giustamente protetto dal Re Francesco primo, quel gran principe che incommincio ad innestare i selvatichi allori delle muse galliche ne i verdi ed eterni allori di Firenze. Fu questo Luigi Allamani le délizie della corte di Francia, e mi pare hoggi di recevere dal piu degno de’ suoi nipoti un contrasegno di gratitudine verso la nostra nazione. Ma meno ho meritato le sue cortezissime espressioni piu risento la sua benignita e l'esibisco la mia prontezza a ringraziar ne la.
Le porgo la supplica di presentare all'academia la lettera che ho l'honore di rimetter le, nella quale vr͞a Exza vedera quali siano i miei ardenti sensi di riconoscimento e di venerazione.
Piacesse a dio che potessi ringraziare l'academia di viva voce, ma se la presenza di questi valentissimi letterati fosse per accrescere in me la gratitudine e l'ammirazione serebe io per minuire la stima della quale si sono degnati d'honorar mi. Non voglio pero perdere la speranza di riverire un giorno i miei mestri e benefattori, e dir vi o mio signore quanto io sono desideroso di ricevere i vostri commandamenti.
Non ardiro intitolar mi il vostro socio ma mi chiamero sempre,
di vra Excza.
Parigi 12 iunio 1746