Parrhasios, Le Peuple d’Athènes
Bibliographie
Pline l'Ancien (Gaius Plinius Secundus), Naturalis Historia, liber XXXV(redac: 77, trad: 1985) (69)(latin)
Pinxit demon Atheniensium argumento quoque ingenioso. Ostendebat namque uarium iracundum iniustum inconstantem, eundem exorabilem clementem misericordem ; gloriosum…, excelsum humilem, ferocem fugacemque et omnia pariter.
Pline l'Ancien (Gaius Plinius Secundus), Naturalis Historia, liber XXXV, (trad: 1985) (69)(trad: "Histoire naturelle. Livre XXXV. La Peinture" par Croisille, Jean-Michel en 1985)(fran)(traduction récente d'un autre auteur)
Parrhasios peignit le peuple athénien fluctuant, irascible, injuste, inconstant, et en même temps accessible aux prières, clément, miséricordieux, vantard […] hautain et humble, hardi et timide, et tout cela à la fois.
Pline l’Ancien; Landino, Cristoforo, Historia naturale di C. Plinio secondo tradocta di lingua latina in fiorentina per Christophoro Landino fiorentino, fol. 240r (italien)(traduction ancienne d'un autre auteur)
Dipinse ancora el demone degli Atheniesi con ingegnoso argumento perche voleva dimostrare quello essere vario iracundo iniusto inconstante e da altra parte facile clemente misericordioso excelso glorioso humile feroce e fugace.
Pline l’Ancien; Brucioli, Antonio, Historia naturale di C. Plinio Secondo nuovamente tradotta di latino in vulgare toscano per Antonio Brucioli, p. 988 (italien)(traduction ancienne d'un autre auteur)
Et dipinse il demon degli Atheniensi, anchora con argumento ingenioso, perche voleva dimostrarlo vario, iracundo, ingiusto, inconstante, il medesimo placabile, clemente, misericordioso, eccelso, glorioso, humile, feroce, e fugace, e tutte le cose parimente dimostrare.
Pline l’Ancien; Domenichi, Lodovico, Historia naturale di G. Plinio Secondo tradotta per Lodovico Domenichi, con le postille in margine, nelle quali, o vengono segnate le cose notabili, o citati alteri auttori… et con le tavole copiosissime di tutto quel che nell’opera si contiene…, p. 1096 (italien)(traduction ancienne d'un autre auteur)
Dipinse ancora il Demonio, over genio de gli Atheniesi, e certo con ingegnoso argomento. Percioche in uno istesso tempo voleva dimostrarlo vario, colerico, ingiusto, instabile; e similmente placabile, clemente, misericordioso, eccelso, glorioso, humile, feroce, fugace, e tutte queste cose a un tratto.
Pline l’Ancien; Du Pinet, Antoine, L’histoire du monde de C. Pline second… mis en françois par Antoine du Pinet, p. 945 (fran)(traduction ancienne d'un autre auteur)
Quant à Demon Athenien, il fut aussi tenu pour peintre excellent et fort inventif de son temps : car il vouloit representer en un mesme subjet et pourtrait, un homme inconstant, colere, et inique : et neantmoins affable, clement, misericordieux : haut à la main, superbe et humble : furieux et couarc ; et estoit apres à representer tout cela en un mesme subjet.
Pline l’Ancien; Du Pinet, Antoine, L’histoire du monde de C. Pline second… mis en françois par Antoine du Pinet, (vol. 11), p. 239-241 (fran)(traduction ancienne d'un autre auteur)
Il a peint le Peuple d’Athene, personnifié, sujet des plus ingénieux et des plus difficiles à remplir ; car il s’agissoit d’exprimer l’Etre à la fois le plus varié, c’est-à-dire colere, injuste, inconstant, et toutefois exorable, clément, compâtissant, plein de grandeur d’ame ; un Etre glorieux et humble, férocement intrépide, et timidement fuyard ; et il falloit articulier et réunir toutes ces expressions dans un même sujet[1].
- [1] Sujet que traita aussi Aristolaus, fils de Pausias, comme on le verra au chapitre 11. Cet Aristolaus, comme on le verra, ibidem, fit aussi un Thésée.
Alberti, Leon Battista, De pictura(publi: 1540, redac: 1435, trad: 2004) (II, 41), p. 146 (latin)
Laudatur Euphranor quod in Alexandro Paride et vultus et faciem effecerit, in qua illum et iudicem dearum et amatorem Helenae et una Achillis interfectorem possis agnoscere. Est et Daemonis quoque pictoris mirifica laus, quod in eius pictura adesse iracundum, iniustum, inconstantem, unaque et exorabilem et clementem, misericordem, gloriosum, humilem ferocemque facile intelligas. Sed inter caeteros referunt Aristidem Thebanum Apelli aequalem probe hos animi motus expressisse, quos certum quidem est et nos quoque, dum in ea re studium et diligentiam quantum convenit posuerimus, pulchre assequemur.
Alberti, Leon Battista, De pictura, (trad: 2004) (II, 41), p. 147 (trad: " La Peinture" par Golsenne, Thomas; Prévost, Bertrand en 2004)(fran)(traduction récente d'un autre auteur)
On loue Euphranor d’avoir donné à Pâris Alexandre un visage et des traits où tu peux reconnaître tout ensemble l’arbitre des déesses, l’amant d’Hélène et le meurtrier d’Achille. Le peintre Daemon[Note contexte] bénéficie encore d’une estime extraordinaire parce que tu distingues facilement dans sa peinture la présence du colérique, de l’injuste, de l’inconstant, de l’homme tout à la fois compatissant et clément, du miséricordieux, du vaniteux, de l’humble, du fougueux. On rapporte qu’entre autres Aristide de Thèbes, l’égal d’Apelle, a fort bien représenté ces mouvements de l’âme que nous aussi – c’est une chose certaine – nous obtiendrons parfaitement dès lors que nous y mettrons l’application et le soin convenables.
Il codice Magliabechiano cl. XVII. 17 contenente notizie sopra l’arte degli antichi e quella de’ fiorentini da Cimabue a Michelangelo Buonarroti, scritte da anonimo fiorentino(redac: (1540:1550)), p. 14 (italien)
Dipinse il Demone dellj Ateniesj con arte grandissima.
Pino, Paolo, Dialogo di pittura(publi: 1548), p. 136 (italien)
Parte onorata e utile del nostro pittore sarebbe la fisionomia, come anco vuol Pomponio Gaurico, acciò che, se volesse dipignere una femina casta, sappi molto bene distinguere li contorni et applicare l’effigie secondo la qualità delle cose, imitando quel Demone lacedemone pittore, le pitture del quale erano tanto simili al proprio, ch’in quelle si conoscea un avaro, un crudele, un vizioso e tutte l’altre proprietà naturali.
Gilio, Giovanni Andrea, Degli errori e degli abusi de’ pittori circa l’istorie(publi: 1564), p. 42 (italien)
Mirone fece il Demone degli Ateniesi vario, iracondo, incostante, ingiusto ; da l’altra banda, facile, benigno, clemente, glorioso, umile, feroce, fugace.
Borghini, Vincenzio, Selva di notizie(redac: 1564), p. 138 (italien)
Dipinse il Genio degli Ateniesi, ma non dice come, se non che argumentò ingenioso perché voleva insieme mostrarlo vario, instabile, stizzoso, ingiusto et il medesimo placabile, clemente, excelso, glorioso et humile, feroce et vile.
Adriani, Giovanni Battista, Lettera a m. Giorgio Vasari, nella quale si racconta i nomi, e l’opere de’più eccellenti artefici antichi in Pittura, in bronzo, et in marmo(publi: 1568, redac: 1567) (t. I), p. 187-188 (italien)
Dipinse con bellissima invenzione il genio, e come sarebbe a dire, sotto una figura stessa la natura del popolo ateniese quale ella era, dove in un subietto medesimo volle che apparisse il vario, l’iracondo, il placabile, il clemente, il misericordioso, il superbo, il pomposo, l’umile, il feroce, il timido e’ l fugace, che tale era la condizione e natura di quel popolo.
Borghini, Rafaello, Il riposo di Raffaello Borghini : in cui della pittura, e della scultura si fauella, de’piu illustri pittori, e scultori, et delle piu famose opere loro si fa mentione ; e le cose principali appartenenti à dette arti s’insegnano(publi: 1584), p. 271 (italien)
Dipinse il Genio degli Ateniesi, cioè la natura del popolo in una sol figura in cui si scorgea, sicome dicono gli scrittori l’essere iracondo, placabile, superbo humile, feroce timido, vario, e stabile.
Borghini, Rafaello, Il riposo di Raffaello Borghini : in cui della pittura, e della scultura si fauella, de’piu illustri pittori, e scultori, et delle piu famose opere loro si fa mentione ; e le cose principali appartenenti à dette arti s’insegnano(publi: 1584), p. 37 (italien)
E Parrasio, non dipinse il Demonio, over Genio degli Ateniesi, che si dimostrava in un medesimo tempo collerico, ingiusto, volubile, placabile, misericordioso, glorioso, humile e feroce ? Non si videro volare le pernici in Rodi sopra la colonna alla pernice dipinta da Parrasio ?
Lomazzo, Gian Paolo, Trattato dell’arte della pittura, scultura ed architettura(publi: 1584), "Come tutti i moti possono per accidente venire in ciascuno, benché diversamente" (numéro Libro secondo, cap. VIII) , p. 112-113 (italien)
Quivi adonque può intendere il pittore in qual modo oltre ch’egli è tenuto a dimostrar le passioni abituate dell’animo per li moti, e gesti proprij, come si è detto, ha da rappresentar anco insieme, quelli che vengono per accidente, nel che consiste in gran parte il difficile di quest’arte, di mostrare in un corpo solo diversi affetti e passioni, cosa che molto era osservato appresso de pittori antichi, benché difficilmente, sì come quelli che non volevano tralasciare cosa che la natura potesse mostrare, che con l’arte sua non rappresentassero. E, con più ordine, si lege Eufranore aver fatto in Alessandro il volto e la faccia di Paride, nella quale si poteva conoscere in un tempo lui esser giudice delle Dee, amator di Elena, et uciditor di Achille, Parasio Efeso aver dipinto l’idolo de gl’Ateniesi in modo tale, che si dimostrava iracondo, ingiusto, incostante et ancora placabile, clemente, misericordioso, eccelso, glorioso, umile, feroce, e fugace.
Commentaires : éd. 1584, p. 127
Alberti, Romano, Trattato della nobiltà della pittura(publi: 1585), p. 221 (italien)
Nella qual scienzia[Explication : la fisionomia.] fu talmente perito Apelle, che, risguardando li suoi ritratti dipinti alcuni di quella scienzia similmente periti, presumevano di conoscere li anni della passata o della futura morte di quelli ; et tanto fu eccellente in fisionomia Parrasio, che, dipingendo il Genio delli Ateniesi, lo fece conoscere da una parte facile, clemente, misericordioso, eccelso, glorioso, umile, feroce, fugace, dall’altra poi vario, iracondo, inconstante et ingiusto : cosa veramente di molta e maravigliosa considerazione.
Possevino, Antonio, Tractatio De Poesi et Pictura ethnica, humana et fabulosa collata cum sacra(publi: 1593), « Pictura similis poesi. Eius finis. Præsidia unde » (numéro caput XXIII) , p. 281 (latin)
- [1] Philosophia moralis pictori necessaria.
[1] Ex omni autem philosophia, sed præcipue ex morali, præsidium pictori accersendum est, cum animum pingere, ac sensus omnes exprimere, et perturbationes atque alias animi affectiones summam picturæ conciliet laudem. Nam hunc varium, iracundum, iustum, inconstantem, eundem execrabilem, clementem, dulcem, misericordem, excelsum, gloriosum, humilem, ferocem, fugacem non nisi ingenii est, quique id consequi possit, de quo ait Horat.
Omne tulit punctum, qui miscuit vtile dulci.
Conti, Natale (dit Noël le Conte); Montlyard, Jean de (pseudonyme de Jean de Dralymont), Mythologiae, sive explicationis fabularum libri decem(publi: 1597), p. 781 (fran)
Et ce qui plus estoit admirable, on pouvoit remarquer en sa peinture les affections et mouvemens de l’esprit de ceux qu’il[Explication : Apelle.] avoit pourtraits. Suivant ce qu’il peignit en un tableau le peuple athénien, en telle façon qu’on y conoissoit tout ce que ie viens de dire. Aussi certes si la peinture ou sculpture ne consent avec la physionomie, il n’en fault faire beaucoup d’estime.
Van Mander, Karel, Het leven der oude antijcke doorluchtighe schilders(publi: 1603:1604 ), « Van Demon, Schilder van Athenen », fol. 69r-v (n)
Desen Demon was oock ten tijde Zeuxis en Parasij, in de 93e. Olympiade: hy was oock ghehouden voor een uytnemende en seer versierigh Schilder in zijnen tijdt: want hy wilde uytbeelden den Genius, oft de gheneghentheden van eenen Mensch, oft (als sommighe meenen) alle de eyghenschappen der Athenensers, in een eenighe figuere, te weten, dat hy soude schijnen onghestadigh, korsel, onrechtveerdigh), nochtans ghesprakigh, goedertieren, ontfermhertigh, stout, opgheblasen, ootmoedigh, ontsinnigh en vreesachtigh: een dinghen seer te verwonderen, wat dese oude Meesters bestonden te willen doen.
Van Mander, Karel, Den grondt der edel vry schilder-const(publi: 1604, trad: 2009) (ch. V, § 86), fol. 22v (n)
- [1] Pet. Mess. lib. 2. cap. 16
Men mach oock uytbeelden Steden en Landen,
Ghelijck Parasius dede voor henen, [1]
Die heeft gheschildert met gheleerde handen
T’Athenische Beeldt, daer sulcke verstanden
Van cloecker uytbeeldinghen in verschenen,
Datmen daer in sach van die van Athenen,
Manieren, Conditien alder weghen,
Hun zeden aerdt, en ghewoonelijck pleghen
Van Mander, Karel, Het Shilder-boeck, p. 83 (fran)(traduction récente d'un autre auteur)
On peut aussi représenter des villes et des pays <Petrus Mexia, Livre II, ch. 16>
Comme l’a fait autrefois Parrhasios
Qui a peint, d’une savante main,
Une image d’Athènes qui témoignait
D’une telle intelligence dans la représentation
Qu’on pouvait y voir partout
Les manières, coutumes, mœurs et habitudes
Des habitants d’Athènes.
Commentaires : Trad. J.-W. Noldus, 2009, p. 83
Boulenger, Julius Cæsar, De pictura, plastice, statuaria, libri duo(publi: 1627), p. 2-3 (latin)
Item a philosophia morali pictores hoc habent vt animum, sensus omnes, perturbationes, mores exprimant, vt hominem iracundum, iustum, inconstantem, clementem, misericordem, excelsum, gloriae auidum, humilem, ferocem, fugacem penicillo delineent.
Jauregui, Don Juan de , Don Juan de Iauregui, cavallerizo de la Reina nuestra señora, cuyas universales letras, y emenencia en la Pitura, han manifestado a este Reino, y a los estraños sus nobles estudios(publi: 1633), fol. 199v (espagnol)
- [1] Excellencia de la pintura.
De los raros efetos que cuenta Plinio, no puedo callar el que aplica a Parrasio por ser tan admirable. Dize que pintò del Demon de los Atenienses con tan impossible artificio que exprimia en èl juntamente mil afectos encontrados: [1] Queria mostrarle (dize) iracundo, injusto, inconstante, misericorde, excelso, glorioso, humilde, feroz, fugaz, y que explicasse todo esto a un tiempo un mismo sujeto. Prodigiosas empresas y unicas desta valiente Arte.
Carducho, Vicente, Diálogos de la pintura, su defensa, origen, essencia, definicion, modos y diferencias(publi: 1633), “Dialogo Segundo del origen de la pintura; quienes fueron sus inventores; como se perdio, y se bolvio à restaurar; su estimacion, nobleza, y dificultad”, fol. 27v (espagnol)
- [1] Parrasio
[1] Este fue el que pintò el Genio de los Athenienses, tan ingeniosamente, como celebrado por ellos.
Jonson, Ben, Timber or Discoveries made upon Men and Matter(publi: 1641), "De progres[sione] picturae", p. 50 (anglais)
Eupompus gave it splendour by numbers and other elegancies. From the optics it drew reasons, by which it considered how things placed at distance and afar off should appear less; how above or beneath the head should deceive the eye, &c. So from thence it took shadows, recessor, light, and heightnings. From moral philosophy it took the soul, the expression of senses, perturbations, manners, when they would paint an angry person, a proud, an inconstant, an ambitious, a brave, a magnanimous, a just, a merciful, a compassionate, an humble, a dejected, a base, and the like; they made all heightnings bright, all shadows dark, all swellings from a plane, all solids from breaking.
Ridolfi, Carlo, Le meraviglie dell’arte, overo le vite de gl’illustri pittori veneti, e dello stato(publi: 1648), p. 6 (italien)
Fù molto celebre il genio degli Ateniesi da lui dipinto, che dimostravasi in un tempo irato, ingiusto, instabile, clemente, pietoso, eccelso, ed humile.
Ottonelli, Giovanni Domenigo ; Berettini, Pietro, Trattato della pittura et scultura, uso et abuso loro(publi: 1652), « Se puo il pittore esprimere l’interno affetto d’uno. E se, essendo quegli diffettoso nell’esterno, puo rappresentarlo senza diffetto », « Primo caso antico » (numéro III, 20) , p. 215 (italien)
Plinio discorrendo dell’opere di Parrasio dice. Pinxit Demon Atheniensium, argumento ingenioso. Volle dichiarare il genio, e la natura varia, et i varii affetti del popolo atheniese, et espresse una figura, che si mostrava collerica, ingiusta, incostante, placabile, clemente, misericordiosa, eccelsa, gloriosa, humile, feroce, fugace, et omnia pariter ostendere, e nello stesso tempo scopriva una varietà di tutti gli affetti. E credo sarebbersi potuto dire : ecco un compendio d’affettuose maraviglie.
Dati, Carlo Roberto, Vite de' pittori antichi(publi: 1667), « Postille alla vita di Parrasio », p. 73 (italien)
XVI. Dipinse egli con bizzarra maniera il Genio degli Ateniesi ec. Plin. 35. 10. Pinxit demon Atheniensium argumento quoque ingenioso. Volebat namque varium, iracundum, iniustum inconstantem: eundem exorabilem clementem misericordem; excelsum, gloriosum, humilem, ferocem fugacemque et omnia pariter ostendere. Con qual’ arte, o invenzione Parrasio potesse esprimere tanta varietà d’inchinazioni, e d’affetti, io certamente non saprei dire: e fin’ ora confesso ingenuamente di non mel’ esser saputo immaginare. Ma chi si contentassi di vedere in cambio della pittura una bella descrizione del Genio d’Atene ricorra a Plutarco nel princ. de’ precetti per amministrar la Republica. Pausan. nelle cose dell’Attica dice, che Leocare scultore fece la statua del Popolo Ateniese. Del tempio del popolo Ateniese Giuseppe Ebreo Ant. Giud. l. 14. 16. Meurs. l. 2.11. Aten. Att. Aristolao figliuolo, e scolare di Pausia dipinse la plebe d’Atene, Plin. 35.11, Imago Atticae Plebis. Ma questa forse fu una cosa simigliante a quella frequenza di donne dipinta pure in Atene da Atenione Maronita, del quale poco sopra il medesimo Plinio, Athenis frequentiam quam uocauere Polygynaecon.
Dati, Carlo Roberto, Vite de' pittori antichi(publi: 1667), p. 50 (italien)
- [1] XVI.
[1] Dipinse oltre a ciò con bizzarra maniera il Genio degli Ateniesi rappresentandolo egualmente vario, collerico, ingiusto, instabile, pieghevole, clemente, pietoso, altiero, ambizioso, mansueto, feroce, e pauroso ad un tempo.
Browne, Alexander, Ars pictoria(publi: 1669), « Of Actions and Gestures », « How all the motions may accidently befall any man though diversly », p. 66-67 (anglais)
Hence then the painter may learn how to express not only the proper and natural motions, but also the accidental, wherein consisteth no small part of the difficulty of the art, namely in representing diversities of affections and passions in one body or face : a thing much practized, by the antient painters (though with great difficulty) whoever endeavoured to leave no part of the life unexpressed. It is recorded that Euphranor gave such a touch to the counterfeit of Paris, that therein the beholder might at once collect, that he was empire of the three goddesses, the courter of Helena, and the slayer of Achilles, and of Parasius the Ephesian, that he painted the idol of the Athenians in such sort, that he seemed angry, unjust, inconstant, implacable, gentle, merciful, etc.
Pline (Gaius Plinius Secundus); Gronovius, Johann Friedrich (Johannes Federicus), C. Plinii Secundi Naturalis historiae, Tomus Primus- Tertius. Cum Commentariis & adnotationibus Hermolai Barbari, Pintiani, Rhenani, Gelenii, Dalechampii, Scaligeri. Salmasii, Is. Vossii, & Variorum. Accedunt praeterea variae Lectiones ex MSS. compluribus ad oram Paginarum accurate indicatae(publi: 1669) (vol. 3), p. 576 (latin)
Pinxit et Demon Atheniensium, argumento quoque ingenioso. Volebat namque varium, iracundum, iniustum, inconstantem : eundem exorabilem, clementem, misericordem, excelsum, humilem, ferocem, fugacemque, et omnia pariter ostendere.
Hoogstraten, Samuel van, Inleyding tot de hooge schoole der schilderkonst(publi: 1678), « Van de hartstochten en driften des gemoeds: Zijnde het eerste lit in de tweede waerneminge; te weten van de daed der Historie » (numéro III, 8) , p. 111 (n)
- [1] Strijdige driften in een beelt
- [2] Twijffeling
Demon van Athenen, om de konst in top te voeren, heeft wat vreemts Want als hy een beelt, als Genius van zijn geboorte stadt, zoude maeken, zoo [1] nam hy voor, al de driften der Attische steedelingen daer in te vertoonen. En dees eenige figuer zoude schijnen te zijn dartel, ongestadigh, korzel, onrechtvaerdich, en nochtans spraekzaem, goedertieren, stout en ontfarmende, opgeblazen en ootmoedich, en eyndlijk ontzinnich en vervaert. Een vremde mengeling van hartstochten, die voorwaer niet wel zijn te vereenigen. Maer de groote geesten hebben meer ter proeve gestelt, [2] als uitgevoert. Ik houde veel eer, dat hy de twijfeling zal uitgebeeld hebben, zijnde een gedaente des aengezichts, waer in verscheyde bedenkingen onder duistere winkbraeuwen en onvaste oogen overhoop leggen. Hoewel het ook wel mach zijn dat hy, door byvoegen van verstand uitbeeldende dingen, zijn voornemen uitgevoert heeft: als met de gedaenten harer kleederen, handtuigen, gedierten, en dergelijke, daer Cesar Ripa byna al wat bedenkelijk is, meede uitbeelt.
Hoogstraten, Samuel van, Inleyding tot de hooge schoole der schilderkonst, « Première partie de la deuxième observation concernant l’action de l’histoire : les sentiments et les passions de l’âme » (numéro III, 8) , p. 215-216 (fran)(traduction récente d'un autre auteur)
Pour amener l’art au sommet, Démon d’Athènes a réalisé quelque chose d’étrange. Lorsqu’il dut faire une figure pour représenter le Génie de sa ville natale, il eut en effet l’intention d’y montrer toutes les passions des citoyens attiques. Et cette unique figure devait sembler être folâtre, inconstante, irascible, injuste, et néanmoins éloquente, bonne, audacieuse et miséricordieuse, orgueilleuse et humble, et enfin insensée et effrayée : un étrange mélange de passions qu’il n’est en vérité pas bon de réunir. Mais les grands esprits ont plus tenté que réussi. J’eusse préféré qu’il représentât le doute, un aspect du visage où les considérations variées se mettent en désordre sous les sombres sourcils et les yeux agités. Il est cependant possible aussi qu’il soit parvenu à ses fins en ajoutant [à son tableau] des objets représentant ce qu’il avait en tête, comme des formes de vêtements, d’objets tenus dans la main, d’animaux et d’autres choses semblables avec lesquelles Cesare Ripa a représenté presque tout ce qui peut être imaginé.
Commentaires : Trad. Jan Blanc, 2006, III, 8, « Première partie de la deuxième observation concernant l’action de l’histoire : les sentiments et les passions de l’âme », p. 215-216
Pline l’Ancien; Hardouin, Jean, Caii Plinii Secundi Naturalis historiae libri XXXVII. Interpretatione et notis illustravit Joannes Harduinus,... in usum Serenissimi Delphini(publi: 1685), p. 202-203 (latin)
[1]Pinxit demon Atheniensium, argumento quoque ingenioso. Volebat namque varium, iracundum, injustum, inconstantem : eundem exorabilem, clementem, misericordem, excelsum, gloriosum, humilem, ferocem, fugacemque et omnia pariter ostendere.
- [1] Pinxit et Demon. Δῆμον hoc est, populi Atheniensis, seu civium in communi concilio consessuque multitudinem.
Dacier, André, La Poetique d’Aristote, contenant les Regles les plus exactes pour juger du Poëme Heroïque, et des Pieces de Theatre, la Tragedie et la Comedie, traduite en françois avec des remarques critiques sur tout l'ouvrage(publi: 1692), p. 91 (fran)
Parrhasius, Polygnote, et Aristide le Thebain, ont été de tous les peintres de l’Antiquité, ceux qui se sont le plus attachez à exprimer les mœurs. Le premier avoit peint le peuple athénien, et avoit si bien réussi dans le dessein qu’il avoit eu, de représenter ce peuple tel qu’il étoit, qu’on voyoit en même temps toutes les passions contraires, on le reconnoissoit inconstant et opiniâtre ; colère et doux ; clement et cruel ; fier et humble ; timide et brutal.
Durand, David, Histoire de la peinture ancienne, extraite de l’Histoire naturelle de Pline, liv. XXXV, avec le texte latin, corrigé sur les mss. de Vossius et sur la Ie ed. de Venise, et éclairci par des remarques nouvelles(publi: 1725), p. 56-57 (fran)
C’est une peinture fidelle du peuple d’Athènes, qui brille de mille traits savans et ingénieux. Car ne voulant rien oublier, touchant le caractere de cette nation, il l’a representée, d’un côté, bizarre, colere, injuste, inconstante ; et de l’autre, humaine, clémente, sensible à la pitié, et, avec tout cela, fiere, hautaine, glorieuse, féroce, et quelquefois même, basse, poltronne et fuyarde. Ce qu’il y a de plus hardi, c’est que toutes ces éxpressions différentes y sont très bien mênagées, distribuées en divers grouppes, et toutes renfermées dans un même quadre[1].
Note au texte latin, p. 248 :
(I). Pinxit et Demon Atheniensium. C’est la leçon de la I. Venitienne, qui porte, pinxit eudemon, c. à. d. pinxit et δῆμον Atheniensium, le Peuple d’Athenes ; où vous voyez qu’il conserve le nom grec des tableaux les plus fameux, pour ne pas dépaïser les lecteurs, qui avoient quelque connoissance de ces sortes de choses et qui étoient au fait de la plus grande partie de ces antiquitez. À l’égard de la chose même, Carlo Dati avouë ingénument qu’il ne sauroit s’imaginer de quelle manière fit ce peintre pour représenter tant de choses à la fois : volebat namque varium, iracundum, injustum, inconstantem ; eundem vero exorabilem, clementem, misericordem, excelsum, gloriuosum, humilem, ferocem, fugacemque et omnia pariter ostendere. Voilà en effet, bien des idées pour un tableau, et cependant l’unité du sujet y est gardée : c’est le Genie du peuple d’Athenes. On ne peut pas dire, que ce ne fut qu’avec une seule figure, comme les sculpteurs, et entr’autres Léocharès, qui fit une statuë du même peuple, au rapport de Pausanias : car comment réunir tant de perfections et tant de défauts en un seul personnage ? la chose n’est pas possible. Je conçois donc que Parrhase fit un grand tableau, où, par divers grouppes bien mênagés, il disposa artistement toutes ces idées. Socrate, qui connoissoit si bien les bons et les mauvais endroits de ses concitoyens, n’auroit-il point dirigé à cet égard le pinceau de son ami ? Car nous apprenons de Xénophon que ce peintre avoit souvent des visites de Socrate et qu’il en profitoit. Après cela, je ne suis plus surpris de la hardiesse de son entreprise. Si les peintres sont agréables aux sages, les sages sont agréables aux peintres. Raphaël, quoique jeune, étoit fort éclairé ; mais ces habiles gens du XVI siècle, ces papes, ces cardinaux du premier mérite, qui étoient perpétuellement autour de lui, ne dirigoient-ils pas ses conceptions, ne les corrigeoient ils pas quelques fois, ne les élevoient ils pas à ce haut point de sublime que nous y admirons ? Je remarque en second lieu, qu’Euphranor avoit fait quelque chose de semblable pour les Athéniens. Pausanias raconte qu’on voyoit à Athenes, sur un des murs de la place, nommée Ceramicos, une peinture, qui représentoit leur Thésée, établissant au milieu de ce peuple, les loix de sa démocratie. Ce sujet pouvoit être aussi étendu que celui de Parrhase. Enfin j’observe que le même Euphranor, aussi grand statuaire qu’habile peintre, avoit fait un Pâris de bronze, où l’on reconnoissoit visiblement le juge des déesses, l’amant d’Hélène, et le meurtrier d’Achille ; voyez le liv. XXXIV, §19 n. 16. Tout cela peut nous aider à concevoir le projet et l’exécution du tableau de Parrhase ; d’autant plus que ce peintre avoit une fécondité de génie, que toute l’Antiquité a remarquée : Fecundus artifex ! dit notre Pline.
- [1] L’habile et ingénieux Socrate, qui connoissoit si bien le peuple d’Athènes, n’auroit-il point dirigé notre Parrhase, dans la composition de cette piéce ? Voyez Xénoph. Mém. Socr. à l’article de Parrhase.
Rollin, Charles, Histoire ancienne, tome XI, livre XXIII(publi: 1730:1738), « De la peinture » (numéro livre XXIII, ch. 5) , p. 158 (fran)
On convient que Parrhasius excelloit dans ce qui regarde les mœurs et les passions de l’ame, ce qui parut bien dans un de ses tableaux, qui fit beaucoup de bruit et lui acquit beaucoup de réputation. C’étoit une peinture fidéle du Peuple d’Athénes, qui brilloit de mille traits savants et ingénieux, et montroit dans le peintre une richesse d’imagination inépuisable. Car[1], ne voulant rien oublier touchant le caractére de cette nation, il la représenta, d’un côté, bizarre, colére, injuste, inconstante ; et de l’autre, humaine, clémente, sensible à la pitié ; et avec tout cela, fière, hautaine, glorieuse, féroce ; et quelquefois même basse, fuiarde, et timide. Voilà un tableau peint certainement d’après nature. Mais comment le pinceau peut-il rassembler et réunir tant de traits différens ? C’est la merveille de l’art. C’étoit apparemment un tableau allégorique.
- [1] Pinxit et Demon Atheniensium, argumento quoque ingenioso. Volebat namque uarium, iracundum, iniustum, inconstantem ; eundem vero exorabilem, clementem, misericordem, excelsum, gloriosum, humilem, ferocem, fugacemque, et omnia pariter.
Turnbull, George, A Treatise on Ancient Painting(publi: 1740), p. 25 (anglais)
For in this he is said to have made great proficiency[1], and to have shown a vast fertility of genius or imagination. This appears sufficiently from the description that is given of his picture of the people of Athens, representing by several well-distributed and judiciously-managed groups in one piece, a very considerable diversity of humours, tempers and characters.
- [1] Quas aut Parrhasius protulit, aut Scopas ;
Hic saxo, liquidis ille coloribus
Solers nunc hominem ponere, nunc Deum. Hor. l. 4. Od. 8.
Et cum Parrhasii tabulis, signisque Myronis,
Phidiacum uiuebat ebur. Juvenal. Sat. 8.
Date mihi Zeuxidis artem, et Parrhasii sophismata. Hymerius apud Photium. Pliny commends Myron for the same quality, Myron numerosior in arte quam Polycletus et in symmetria diligentio. Plin. lib. 34. cap. 8.
Turnbull, George, A Treatise on Ancient Painting(publi: 1740), p. 52 (anglais)
His most famous picture (and he was very probably assisted in it by Socrates) represented the People of Athens. This piece Carlo Dati thinks difficult to comprehend, or to form a distinct idea of, imagining that it was one single figure; whereas it probably consisted of several judicious, well-understood groups: in it he had painted to the life all the vicissitudes of temper to which this jealous, spirituous people were reliable. They were represented as of a fluctuating inconstant humour; apt to be provoked and angry, yet very exorable; cruel, yet compassionate and clement; unjust and outragious, yet mild and tender, smooth and equitable; haughty, vain-glorious, and fierce, yet at other time timid and submissive[1]. All these varieties of temper and genius were nobly and perspicuously expressed; so that the Athenians might see their own image in it as in a mirror: with such a looking glass, the philosopher already named, and some of theirs poets, used frequently to present them. Pausanias mentions a picture very nearly of the same genius, and extent of art and invention, upon the walls of the square at Athens, called Ceramicos, representing Theseus in the midst of the people, founding the Democracy, and establishing its laws and constitutions[2]. For in such a picture, doubtless a very great variety of humours, dispositions and characters must have been painted.
- [1] Pinxit et Demon Atheniensium, argumento quoque ingenioso : uolebat namque uarium, iracundum, iniustum, — et omnia pariter. Plin. ibid.
- [2] In extremo pariete Theseus pictus est, et Democratia una cum populo. Hæc pictura probat Theseum æquabilem reipublicæ administrationem Atheniensibus constituisse. Paus. Lib. I. p. 6.
Caylus, Anne-Claude Philippe de Tubières, comte de, « Réflexions sur quelques chapitres du XXXVe livre de Pline » (publi: 1759, redac: 1752:1753) (t. XXV), p. 164-165 (fran)
Je reviens à Parrhasius. L’éloge que Pline en a fait est un des plus étendus. La liste des ouvrages de ce grand artiste me paroît aussi la plus nombreuse, et il me semble que le hasard, et non le choix, en avait plus rassemblé dans Rome que de tout autre maître. Il s’en trouve un dans le nombre, dont la description a causé quelque difficulté, et c’est ce qui m’engage à l’examiner. Pinxit et demon Atheniensium, argumento quoque ingenioso ; uolebat namque uarium, iracundum, iniustum, inconstantem ; eundem exorabilem, clementem, misericordem; gloriosum, humilem, ferocem fugacemque et omnia pariter ostendere. Voici de quelle façon je le traduirois. Il peignit le peuple d’Athènes, et son projet était ingénieux : il voulait qu’il parût tout à la fois changeant, colère, injuste, inconstant, facile à appaiser, doux, compatissant, haut, glorieux, rempant, fier et poltron. Le peuple d’Athènes avoit été représenté plusieurs fois en peinture et en sculpture, sans doute comme nous voyons la ville de Rome, et comme nos villes modernes, qui ont été presque toutes personnifiées. Parrhasius fit donc un de ces ouvrages ; mais je regarde cette description comme une critique fine de sa part. Cet artiste, qui aimait à rendre les passions, aura dit toutes celles qu’il auroit fallu donner à ce peuple pour le bien représenter, et Pline, ou l’auteur qu’il a extrait, n’a point été la dupe de cette satire. Car il faut remarquer que le terme de uolebat, diminue ici la valeur d’argumentum ingeniosum, que l’on ne peut guère traduire que par le mot projet, mais qui paroîtroit devoir être entendu par une chose faite et exécutée ; cependant une conjecture est bien forte quand elle attaque une impossibilité. En effet, c’en est une des plus certaines, que l’expression d’un si grand nombre de demi-passions et de mouvemens de l’ame, si peu marqués, et si contraires les uns aux autres. Un art qui ne peut rendre qu’un moment, les pouvoit-il exprimer sans recourir à des allégories, ou à des traits d’histoire qui peuvent seuls donner le caractère à des choses si légères ? Alors quelle confusion que douze attributs autour d’une figure ! Mais une réflexion, qui me paroît encore plus solide, s’oppose aux sentimens de ceux qui ont pris la chose au positif. Le peuple d’Athènes a eu assez d’esprit pour rire du personnage, dupe, sot et ridicule, qu’Aristophane lui avait donné dans une de ses pièces. L’action, la déclamation, la place, le moment servent à faire passer avec d’autant plus de facilité ces sortes de critiques, que toutes ces nuances dépendent de l’esprit et de la volonté de l’auteur. Il n’en peut être de même d’un tableau que rien n’excuse. Les Athéniens n’auroient jamais souffert un portrait si cruel et si méprisant ; auroient-il voulu l’avoir continuellement devant leurs yeux ? Tout me paroît donc concourir à l’explication que je viens de présenter.
Lacombe, Jacques, Dictionnaire portatif des beaux-arts ou abrégé de ce qui concerne l’architecture, la sculpture, la peinture, la gravure, la poésie et la musique(publi: 1752), art. « Parrhasius », p. 469 (fran)
On remarque encore dans ses ouvrages beaucoup de génie et d’invention. Il avoit étudié sous Socrate les expressions qui caractérisent ordinairement les grandes passions ; il rendoit aussi dans toute leur force ces mouvemens impétueux de l’âme ; ses figures étoient correctes et élégantes, ses touches étoient savantes et spirituelles ; enfin son pinceau embellissoit la nature sans l’altérer. Le tableau allégorique que ce peintre fit du Peuple d’Athènes lui acquit une grande réputation. Cette nation bisarre, tantôt fiere et hautaine, tantôt timide et rampante, et qui à l’injustice et à l’inconstance allioit l’humanité et la clémence, étoit représentée avec tous les traits distinctifs de son caractere.
La Nauze, abbé de, Mémoire sur la manière dont Pline a parlé de la peinture(publi: 1759, redac: 1753/03/20), p. 244-245 (fran)
- [2] M. de Piles, Cours de peint. p. 75 et suiv.
Il insiste davantage sur le mérite de l’invention dans un autre tableau, qui s’étoit perdu, ou qui peut-être n’avoit jamais été exécuté : le voici. « Parrhasius, dit-il[1], peignit le peuple d’Athènes d’une manière ingénieuse pour le choix du sujet : il vouloit représenter ce peuple avec ses variations, emporté, injuste, inconstant, et cependant facile à calmer, doux et compatissant, haut, glorieux et rampant, fier et poltron, et il vouloit que le tout parût en même temps. » L’école d’Athènes, un des chefs-d’œuvre de la peinture moderne du côté de l’invention [2], nous fait assez clairement entendre ce qu’a pû être le peuple d’Athènes de Parrhasius, dont Pline trouvait aussi l’invention ingénieuse : l’artiste grec aura peint les variations des sentiments populaires, comme Raphaël celle des opinions philosophiques, par une multiplicité de figures habilement imaginées ; car enfin un tableau allégorique du génie d’un peuple par le moyen de plusieurs grouppes, qui en retraçant des évènemens historiques de divers temps, marqueroient la vicissitude des sentiments populaires, ne paraît pas plus difficile à concevoir, qu’un tableau allégorique du génie de la philosophie par d’autres groupes, qui en représentant les personnages historiques de différens pays et de différens siècles, indiquent la vicissitude des opinions philosophiques. Le parallèle semble complet, avec cette différence que le sujet caustique de Parrhasius étoit délicat à traiter ; aussi Pline a-t-il insinué, par le terme il vouloit, que l’exécution, ou du moins le succès, furent moins heureux que l’invention. Au reste, si je propose le tableau de Raphaël pour donner idée de celui de Parrhasius, je ne prétends pas nier que celui-ci n’ait pû être conçu de plusieurs autres différentes manières : par exemple, Xénophon, contemporain de Socrate et de Parrhasius, écrit qu’un jour le philosophe demandoit au peintre[3], si la grandeur et la noblesse des sentimens, la petitesse et la bassesse du cœur, l’honnêteté et la sagesse, l’insolence et la grossièreté, ne pouvoient pas se rendre en peinture par l’air du visage, et par les attitudes de divers personnages en repos et en mouvement ; le peintre répondit qu’oui ; et voilà presque le canevas de l’ouvrage, où Parrhasius aura pû réunir plusieurs de ces figures, malgré leur opposition, et les assigner pour cortège à la ville d’Athènes personnifiée. Aristophane, autre auteur contemporain, représente dans une même scène de comédie, le peuple d’Athènes[4], sous l’emblême d’un enfant à qui sa nourrice mâche les morceaux, et sous l’emblême d’un vieillard, qui conserve un grand air de dignité dans le particulier, et qui tient niaisement la bouche ouverte en public. Ne sont-ce point encore là les images favorables au récit de Pline, sur la possibilité de rendre en peinture les inégalités de ce peuple ? Pour peu qu’on veuille donner l’essor à son imagination, on trouvera bien d’autres idées à peu près pareilles ; et quand on n’en trouveroit aucune de véritablement ingénieuse, on ne pourrait pas nier que celle de Parrhasius ne l’eût été, parce que les preuves négatives ne détruisent pas les témoignages positifs. Si nous ignorions l’invention de la natte de l’indolent, nous soupçonnerions peut-être plus de difficulté à exécuter ingénieusement en peinture le contraste de l’économie et de la dissipation dans un ménage, que la contrariété des sentimens dans une ville.
- [1] Pinxit demon Atheniensium, argumento quoque ingenioso. Volebat namque uarium, iracundum, iniustum, inconstantem, eundem exorabilem, clementem, misericordem, excelsum, gloriosum, humilem, ferocem, fugacemque, et omnia pariter ostendere.
- [3] Ἀλλὰ μὴν καὶ τὸ μεγαλοπρεπές τε καὶ ἐλευθέριον, καὶ τὸ ταπεινόν τε καὶ ἀνελεύθεριον, καὶ τὸ σωφρονικόν τε καὶ φρόνιμον, καὶ τὸ ὑβριστικόν τε καὶ ἀπειρόκαλον, καὶ διὰ τοῦ προσώπου καὶ διὰ τῶν σχημάτων καὶ ἑστώτων καὶ κινουμένων ἀνθρώπων, διαφαίνει· ἀληθῆ λέγεις, ἔφη. Xenoph. Memorabil. III, p. 167, edit. Basil.
- [4] Καθώσπερ αἱ τίτθαιγε σιτίζεις κακῶς,
μασώμενος γὰρ τῷ μὲν ὀλίγον ἐντίθεῖς.
… ὁ γὰρ γέρων
Οἴκοι μ, ἀνδρῶν ἐστι δεξιώτατος.
῎Οταν δ᾽ἐπὶ ταυτησὶ κάθηται τῆς πέτρας,
Κέχηνεν, ὥσπερ ἐμποδίζων ἰσχάδας.
Aristophan. Equit. II, 2.
Winckelmann, Johann Joachim, Gedanken über die Nachahmung der grieschichen Werke in der Melerei und Bildhauerkunst, Sendschreiben und Erlauterung(publi: 1755, trad: 1991), "Erlaüterung der Gedanken über die Nachahmung der grieschichen Werke in der Malerei und Bildhauerkunst", p. 163 (allemand)
Endlich muß ich mich über die Vorstellung der Widersprüche in den Neigungen des atheniensischen Volks, von der Hand des Parrhasius, erklären. Ich will zugleich einen Fehler anmerken, den ich in meiner Schrift begangen habe: an die Stelle dieses Malers ist in der Schrift Aristides gesetzt, welchen man insgemein den Maler der Seele hieß. In dem Sendschreiben hat man sich den Begriff von besagtem Gemälde sehr leicht und bequem gemacht: man theilet es zu mehrerer Deutlichkeit in verschiedene Gemälde ein. Der Künstler hat gewiß nicht so gedacht: denn sogar ein Bildhauer, Leochares, machte eine Statue des atheniensischen Volks, so wie man einen Tempel unter diesem Namen hatte, und die Gemälde, deren Vorwurf das Volk zu Athen war, scheinen wie des Parrhasius Werk ausgeführet gewesen zu sein. Man hat noch keine wahrscheinliche Composition desselben entwerfen können, oder da man es mit der Allegorie versuchet, so ist eine schreckliche Gestalt erschienen, wie diejenige ist, die uns Tesoro malet. Das Gemälde des Parrhasius wird allezeit ein Beweis bleiben, daß die Alten gelehrter als wir in der Allegorie gewesen.
Winckelmann, Johann Joachim, Gedanken über die Nachahmung der grieschichen Werke in der Melerei und Bildhauerkunst, Sendschreiben und Erlauterung, (trad: 1991), p. 151 (trad: "Réflexions sur l’imitation des œuvres grecques en peinture et en sculpture" par Charrière, Marianne en 1991)(fran)(traduction récente d'un autre auteur)
Enfin, il me faut m’expliquer sur la représentation, par Parrhasios, des contradictions inhérentes aux inclinations du peuple athénien. Je voudrais tout d’abord signaler une faute que j’avais faite dans mon texte : j’avais substitué à Parrhasios le peintre Aristide, que l’on qualifiait de « peintre de l’âme ». Dans la lettre qui m’a été adressée, on s’est fait une idée un peu trop simple et commode du tableau : pour plus de clarté, on le divise en plusieurs petits tableaux différents. Il est certain que l’artiste n’a pas conçu les choses de cette manière : car même un sculpteur, Léocharès, réalisa une statue du peuple athénien tout comme on avait un temple portant ce nom et les tableaux, dont le sujet était le peuple athénien, semblent être exécutés à la manière de Parrhasios. On n’a pas encore réussi à trouver une composition plausible de ces tableaux, ou bien on en a tenté une interprétation allégorique, d’où il est résulté un ensemble effroyable semblable à ceux que nous dépeint Tesoro. Le tableau de Parrhasios sera toujours la preuve que les Anciens étaient plus experts que nous en matière d’allégorie.
Commentaires : Trad. 1991, p. 151
Winckelmann, Johann Joachim, Gedanken über die Nachahmung der grieschichen Werke in der Melerei und Bildhauerkunst, Sendschreiben und Erlauterung(publi: 1755, trad: 1991), p. 40 (allemand)
Die Malerei erstreckt sich auch auf Dinge, die nicht sinnlich sind; diese sind ihr höchstes Ziel, und die Griechen haben sich bemühet, dasselbe zu erreichen, wie die Schriften der Alten bezeugen. Parrhasius, ein Maler, der wie Aristides die Seele schilderte, hat so gar, wie man sagt, den Character eines ganzen Volks ausdrücken können. Er malete die Athenienser, wie sie gütig und zugleich grausam, leichtsinnig und zugleich hartnäckig, brav und zugleich feige waren. Scheinet die Vorstellung möglich, so ist sie es nur allein durch den Weg der Allegorie, durch Bilder, die allgemeine Begriffe bedeuten.
Winckelmann, Johann Joachim, Gedanken über die Nachahmung der grieschichen Werke in der Melerei und Bildhauerkunst, Sendschreiben und Erlauterung, (trad: 1991), p. 52 (trad: "Réflexions sur l’imitation des œuvres grecques en peinture et en sculpture" par Charrière, Marianne en 1991)(fran)(traduction récente d'un autre auteur)
La peinture parvient ainsi à s’étendre à des choses qui ne sont pas de l’ordre du sensible : celles-ci constituent son but le plus élevé et c’est ce but que les Grecs se sont efforcés d’atteindre, comme l’attestent les écrits des Anciens. Parrhasios, un peintre qui comme Aristide décrivait l’âme, est même parvenu, à ce qu’on dit, à exprimer le caractère de tout un peuple. Il peignit les Athéniens tels qu’ils étaient, à la fois bons et cruels, légers et opiniâtres, braves et lâches. Si une telle représentation semble possible, ce ne pourra être que par le biais de l’allégorie, par des images traduisant des idées générales abstraites.
Commentaires : Trad. Réflexions sur l’imitation, 1991, p. 52
Winckelmann, Johann Joachim, Gedanken über die Nachahmung der grieschichen Werke in der Melerei und Bildhauerkunst, Sendschreiben und Erlauterung(publi: 1755, trad: 1991), "Sendschreiben über die Gedanken über die Nachahmung der grieschichen Werke in der Malerei und Bildhauerkunst", p. 83 (allemand)
Parrhasius, glaubt ebendieser Widersacher der Allegorien, habe alle Widersprüche, die er bei den Atheniensern bemerket, ohne Hülfe der Allegorie vorstellen können; und vielleicht hätte er es in mehr als einem Stücke ausgeführet.
Winckelmann, Johann Joachim, Gedanken über die Nachahmung der grieschichen Werke in der Melerei und Bildhauerkunst, Sendschreiben und Erlauterung, (trad: 1991), Lettre à Monsieur Winckelmann à propos des Réflexions sur l’imitation des œuvres grecques en peinture et en sculpture, p. 91 (trad: "Réflexions sur l’imitation des œuvres grecques en peinture et en sculpture" par Charrière, Marianne en 1991)(fran)(traduction récente d'un autre auteur)
De l’avis de ce même adversaire des allégories, Parrhasios a été capable de représenter toutes les contradictions qu’il remarquait chez les Athéniens sans recourir à l’allégorie. Et peut-être y serait-il parvenu dans plus d’un tableau.
Commentaires : Trad. 1991, Lettre à Monsieur Winckelmann à propos des Réflexions sur l’imitation des œuvres grecques en peinture et en sculpture, p. 91
Jaucourt, Louis de, Encyclopédie, art. « Peintres grecs », tome XII(publi: 1765) (t. XII), p. 262 (fran)
Le tableau allégorique que cet homme célebre fit du peuple d’Athenes, brilloit de mille traits ingénieux, et montroit dans le peintre une richesse d’imagination inépuisable : car ne voulant rien oublier touchant le caractere de cette nation, il la représenta d’un côté bizarre, colere, injuste, inconstante ; et de l’autre humaine, docile, et sensible à la pitié, dans certain tems fiere, hardie, glorieuse, et d’autresfois basse, lâche, et timide ; voila un tableau d’après nature.
Winckelmann, Johann Joachim, Versuch einer Allegorie, besonders für die Kunst(publi: 1766), p. 22 (allemand)
Ich stelle mir daher mit dem Herrn Graf Caylus als unmöglich vor[1], da ß das Gemählde des Parrhasius, welches das atheniensische Volk bilden sollte, alle die zwölf verschiedenen und einander entgegen gesetzen Eigenschaften desselben, die Plinius angiebt, ausgedrücket habe, und da ß dieses nicht anders als durch eben so viel Symbola habe geschehen können, wodurch ine unbeschreibliche Verwirrung enstanden wäre. Ich behaupte dieses jedoch mit der Einschrenkung, wenn man es von einer einzigen Figur verstehen will: in einem grossen Gemählde von vielen Figuren ist die Möglichkeit anzugeben.
- [1] Mem. de l'Acad. des Inscr. T. 25. p. 164
Winckelmann, Johann Joachim, Versuch einer Allegorie, besonders für die Kunst, (trad: 1798), p. 65-66 (trad: "Essai sur l’allégorie, principalement à l’usage des artistes" par Jansen, Hendrick en 1798)(fran)(traduction ancienne d'un autre auteur)
- [1] Mém. De l’acad. des inscr., t. XXV, p. 164
Je suis de l’avis du comte de Caylus [1], et je regarde comme une chose impossible que le tableau de Parrhasius, qui doit avoir représenté le peuple d’Athènes, ait pu indiquer les douze qualités différentes et contradictoires dont parle Pline. Il me semble que cela n’aurait pu se faire que par autant de symboles, et il en serait naturellement résulté la plus étrange confusion. Je n’avance cette assertion qu’autant qu’il s’agira d’une seule figure à laquelle on prétendrait attribuer cette multiplicité d’expressions ; dans une grande composition de plusieurs figures, il serait peut-être moins difficile de rendre par chacune une qualité déterminée.
Sulzer, Johann Georg, “Allegorie”, Allgemeine Theorie der schönen Künste(publi: 1771:1774), p. 52 (fran)
Wenn es wahr ist, was uns die Alten von dem Mahler Aristides sagen, daß er in einem einzigen Bild den, aus widersprechenden Zügen zusammen gesetzen, Charakter des atheniensischen Volks richtig ausgedrückt habe; so dürfen wir hoffen, daß uns einmal die Kunst allegorische Gemählde, wie etwa die folgenden dem Inhalte nach wären, liefern möchte. Die Verbesserung der Wissenschaften; das gro ß e Werk der Kirchenverbesserung in seinem wichtigen Folgen, oder in seinem Ursachen; die Entdeckung der neuen Welt durch den Columbus in einigen der wichtigsten Würkungen derselben. Dergleichen Vorstellungen sind nicht gemahlte Erzählungen, wie so viel halb allegorische und halb historische Gemählde, sondern Vorstellungen von der Natur oder von der Würkung gewisser Handlungen.
Sulzer, Johann Georg, “Allegorie”, Allgemeine Theorie der schönen Künste, (trad: 1798), p. 257-258 (trad: "Discours sur l’allégorie" par Jansen, Hendrick en 1798)(fran)(traduction ancienne d'un autre auteur)
Si ce que les anciens rapportent du peintre Aristide est vrai, qu’il a su exprimer dans un seul tableau les traits en apparence contradictoires des Athéniens, nous pouvons nous flatter que l’art inventera des tableaux allégoriques qui représenteront, par exemple, le rétablissement des mœurs par celui des sciences, la découverte du nouveau monde par Colomb, dans leurs effets les plus frappants. De pareils tableaux ne seront pas des récits, comme tant d’autres qui sont moitié historiques et moitié allégoriques ; ce seront des représentations de la nature et des effets de certaines actions.
Sulzer, Johann Georg, “Allegorie”, Allgemeine Theorie der schönen Künste(publi: 1771:1774), p. 48 (fran)
Diejenigen allegorischen Bilder, die aus menschlichen Figuren bestehen, können durch Stellung, Charakter und Handlung die höchste allegorische Vollkommenheit erreichen. Durch dieses Mittel können die an sich so wenig bedeutenden Allegorien der Städte und Länder, sobald sie bey besondern Gelegenheiten gebraucht werden, höchst natürlich seyn, wenn etwas von dem Geist in ihm wohnt, durch welchen Aristides geführt, den Charakter des atheniensischen Volks in einer einzigen Figur ausgedrückt hat.
Sulzer, Johann Georg, “Allegorie”, Allgemeine Theorie der schönen Künste, (trad: 1798), p. 246-247 (trad: "Discours sur l’allégorie" par Jansen, Hendrick en 1798)(fran)(traduction ancienne d'un autre auteur)
Les images allégoriques qui consistent en figures humaines sont susceptibles du plus haut degré de perfection, par les attitudes et les caractères qu’on peut leur donner et par les actions qu’on leur attribue. De cette manière, les allégories peu significatives en elles-mêmes, des pays, des villes, peuvent devenir expressives, pourvu que l’artiste ait l’expression en son pouvoir, qu’il ait quelque étincelle du génie d’Aristide, qui avec une seule figure traça le caractère du peuple d’Athènes. Quelle énergie dans l’image de la calomnie, peinte par Apelle.
Falconet, Etienne, Traduction des XXXIV, XXXV et XXXVI livres de Pline l’Ancien, avec des notes(publi: 1772) (t. I), p. 154 (fran)
Il a peint le peuple d’Athènes assemblé (35) ; sujet ingénieusement choisi, car il vouloit exprimer tout ensemble que ce peuple étoit léger, colère, injuste, inconstant, et en même tems doux, clément, compâtissant, magnifique, glorieux et bas, arrogant et timide.
Notes, t. I, p. 297 et 299-300 : (35) On pourroit croire qu’ici M. de Jaucourt n’a pas lu Pline avec assez d’atention, puisque d’un mot qui signifie le Peuple, il en a fait un peintre (Encyclop. t. 12, p. 258). Ce litterateur habile s’est peut-être fié à un petit traité latin sur la peinture, par Léon Baptiste d’Alberti, où, dans le 2e livre, il dit Est et Daemonis pictoris mirifica laus, et raconte que ce Démon imaginaire peignit les Athéniens coleres, injustes, etc. Mais ce traité, qui n’est au fond qu’une complication de lieux communs sur la peinture et une répétition fort sèche de Pline, est d’ailleurs fait sans beaucoup de critique, et tel qu’un mathématicien fort érudit et contemporain de Giotto dévoit le faire en Italie. Cependant, comme cette erreur, dans laquelle du Pinet et ses copistes étoient aussi tombés, avoit été relevée depuis longtemps, il semble qu’il n’étoit plus permis de la réproduire. En effet, pour peu qu’on entende le latin et qu’on lise Pline avec la plus légère atention, on voit que le mot Démon est l’acusatif de Demos, peuple, et que le nominatif du verbe pinxit qui régit Démon, ne peut être que Parrhasius, puisqu’il n’a été parlé que de lui dans tout l’article, et que la connexion du sujet de la proposition affirmative, contenuë dans cette phrase, est indiquée manifestement par le pronom personnel sibi, qui se trouve dans la phrase précédente. Si Démon était un nom d’homme, le texte de Pline contiendroit donc ce barbarisme, Il a peint Démon des Athéniens, pinxit et Demon Atheniensium. Enfin si on vouloit que Démon fut ici un nom d’homme, et nominatif par conséquent, Pline auroit dit, Et Démon a peint d’Athéniens. Je m’aperçois bien que je passe les bornes de mon métier ; mais on voit aussi que j’en ai quelques raisons.
Après avoir fait un Démon natif d’Athènes, qui vivait dans la 93e Olympiade, qui s’attachoit fort à l’expression, qui fit le tableau d’Ajax en concurrence avec Timanthe, voici ce qu’il dit quatre pages ensuite, article Parrhasius : « Le tableau allégorique que cet homme célèbre fit du peuple d’Athènes, brilloit de mille traits ingénieux, et montroit dans le peintre une richesse d’imagination inépuisable. Car ne voulant rien oublier touchant le caractère de cette Nation, il la réprésenta d’un côté bizarre, colère, injuste, inconstante, et de l’autre humaine, docile et sensible à la pitié ; dans un certain tems fière, hardie, glorieuse, et d’autres fois basse, lâche et tîmide : voilà un tableau d’après nature. » Après ce détail, notre littérateur raporte la dispute de Parrhasius avec Timanthe pour leurs tableaux d’Ajax, quoique ailleurs il ait dit, que Démon d’Athènes fit le tableau d’Ajax en concurrence avec Timanthe. Enfin, pour que tout soit complet, M. de Jaucourt dit, au mot Timanthe, Cette même histoire dont j’ai déjà parlé, se trouve dans Athénée. Elle s’y trouve en éffet, liv. 12 ch. 15 ; mais Parrhasius est le seul des deux contendants qui soit nommé.
Voilà donc comment on écrit l’histoire de l’art, et comme on entasse des matériaux incohérens, des rêves mensongers où le public va puiser ses instructions. Il seroit à propos que des hommes éclairés dans les beaux-arts, s’occupassent à corriger les fautes commises sur cette matière, et qui sont jettées à pleines mains dans l’Encyclopédie. Ce seroit un service agréable à rendre au public, et je voudrois en avoir fait naître l’envie. Il faut dire cependant qu’un littérateur qui a produit tant d’articles divers, parmi lesquels il s’en trouve d’excellens, est bien pardonnable lorsque sa tête n’est pas toujours à lui. Mais l’est-il également, de traiter des sujets où il prouve si bien qu’ils ne sont pas de son ressort ? Sumite materiam uestris, qui scribitis, aequam uiribus ; on ne saurait trop le répéter.
M. le Comte de Caylus (Mém. de l’Académie, p. 164) se donne beaucoup de peine pour prouver, que Parrhasius ne pouvoit pas représenter la Ville d’Athènes avec douze expressions. Mais il n’est pas question d’une figure de la Ville ; c’est du peuple Athénien assemblé dont il s’agit. Douze Athéniens dans un tableau ne pouvoient-ils pas avoir chacun une expression à eux apartenante ? Nous verrons trois notes après celle-ci, que Parrhasius n’étoit peut-être pas en état de réussir parfaitement dans l’expression de toutes ces figures.
Barry, James, Lecture IV, On Composition(redac: 1784:1798), p. 160 (anglais)
Thus you might do what, from its imagined impossibility had been long regarded as one of the fabulous stories of antiquity – that is, you might make a portrait of the good people of England, which might appear at the same time cruel and merciful, wise, foolish, giddy, and so forth, as Parrhasius is said to have done of the people of Athens.
Watelet, Claude-Henri ; Levesque, Pierre-Charles, article « Peinture chez les Grecs », Encyclopédie méthodique. Beaux-Arts(publi: 1788:1791), art. « Peinture chez les Grecs » (numéro vol. 1) , p. 644 (fran)
Pline parle d’un tableau de Parrhasius qui représentoit le peuple d’Athenes. Il paroît que c’étoit un tableau d’une seule figure ; et ce sujet fut choisi plusieurs fois par les peintres et les sculpteurs, entr’autres par Euphranor, Lyson, Léocharès. Mais quand Pline ajoute que le projet de Parrhasius étoit de représenter le peuple d’Athenes inconstant, colère, injuste et en même temps exorable, clément, compâtissant, hautain, glorieux, féroce, porté à prendre la fuite, on sent qu’un tel dessein ne peut être exécuté dans la représentation d’une seule figure, parce que la peinture ne peut représenter qu’un seul instant, et que l’expression de ces passions diverses exige des instans successifs.
Barthélémy, Jean-Jacques, Le Voyage du jeune Anacharsis en Grèce, dans le milieu du quatrième siècle avant l’ère vulgaire(publi: 1788), Siècle de Périclès, chapitre XII, « Description d’Athènes » (numéro Seconde partie, Section troisième) , vol. 1, p. 417 (fran)
Là-bas, auprès de cette colline, un autre édifice où le rival de Zeuxis a fait un de ces essais qui décèlent le génie. Parrhasius, persuadé que, soit par l’expression du visage, soit par l’attitude et le mouvement des figures, son art pouvoit rendre sensibles aux yeux les qualités de l’esprit et du cœur[1], entreprit, en faisant le portrait du peuple d’Athènes, de tracer le caractère ou plutôt les différens caractères de ce peuple violent, injuste, doux, compatissant, glorieux, rampant, fier et timide. Mais comment a-t-il exécuté cet ingénieux projet ? Je ne veux pas vous ôter le plaisir de la surprise ; vous en jugerez vous-même.
- [1] Xenoph. memor. lib. 3, p. 781.
Füssli, Johann Heinrich, Lecture I. On Ancient Art(redac: 1801/03/16), p. 361 (anglais)
If he[Explication : Parrhasius.] was not the inventor, he surely was the greatest master of allegory, supposing that he really embodied, by signs universally comprehended, that image of the Athenian δημος or people, which was to combine and to express at once its contradictory qualities. Perhaps he traced the jarring branches to their source, the aboriginal moral principle of the Athenian character, which he made intuitive[1]. This supposition alone can shed a dawn of possibility on what else appears impossible. We know that the personification of the Athenian Δῆμος was an object of sculpture, and that its images by Lyson and Leochares[2] were publicly set up; but there is no clue to decide whether they preceded or followed the conceit of Parrhasius. It was repeated by Aristolaus, the son of Pausias.
- [1] The meaning of this is very obscure, and certainly throws no light whatever on the subject. W.
- [2] In the portico of the Piraeus by Leochares ; in the hall of the Five-hundred, by Lyson ; in the back portico of the Ceramicus there was a picture of Theseus, of Democracy and the Demos, by Euphranor. Pausan. Attic. I. 3. Aristolaus, according to Pliny, was a painter “e seuerissimis”.