Les oiseaux picorent les tuiles du théâtre de Claudius Pulcher
Bibliographie
Images
Pline l'Ancien (Gaius Plinius Secundus), Naturalis Historia, liber XXXV(redac: 77, trad: 1985) (23)(latin)
Habuit et scaena ludis Claudii Pulchri magnam admirationem picturae, cum ad tegularum similitudinem corui decepti imagine aduolarent.
Pline l'Ancien (Gaius Plinius Secundus), Naturalis Historia, liber XXXV, (trad: 1985) (23)(trad: "Histoire naturelle. Livre XXXV. La Peinture" par Croisille, Jean-Michel en 1985)(fran)(traduction récente d'un autre auteur)
Il y eut également un décor de scène, aux jeux donnés par Claudius Pulcher, dont les peintures suscitèrent une grande admiration : de fait, les corbeaux, trompés par l’illusion, tentèrent de se poser sur des tuiles bien imitées.
Pline l’Ancien; Landino, Cristoforo, Historia naturale di C. Plinio secondo tradocta di lingua latina in fiorentina per Christophoro Landino fiorentino, fol. 238 r-v (italien)(traduction ancienne d'un autre auteur)
Ne giuochi di Claudio Pulchro fu in grande admiratione la scena per la sua pictura ne laquale erono dipincti e tegoli del tecto si naturalmente che e corpi (sic) ingannati vi volavono.
Pline l’Ancien; Brucioli, Antonio, Historia naturale di C. Plinio Secondo nuovamente tradotta di latino in vulgare toscano per Antonio Brucioli, p. 980 (italien)(traduction ancienne d'un autre auteur)
Ne giuochi di Claudio Pulcro hebbe la scena grande ammirattione di pitture, avvegna che i corbi, ingannati dalla imagine volassino alla similitudine de tegoli.
Pline l’Ancien; Domenichi, Lodovico, Historia naturale di G. Plinio Secondo tradotta per Lodovico Domenichi, con le postille in margine, nelle quali, o vengono segnate le cose notabili, o citati alteri auttori… et con le tavole copiosissime di tutto quel che nell’opera si contiene…, p. 1088 (italien)(traduction ancienne d'un autre auteur)
Hebbe la scena ancora gran maraviglia di pitture ne’ giuochi di Claudio Pulchro, dove i corvi ingannati volarono alla somiglianza de’ tegoli.
Pline l’Ancien; Du Pinet, Antoine, L’histoire du monde de C. Pline second… mis en françois par Antoine du Pinet, p. 931 (fran)(traduction ancienne d'un autre auteur)
Es jeux publics que Claudius Pulcher fit, le couvert du theatre estoit peint si au vif, que les corbeaux mesmes s’y trompoyent à tous coups, pensant que ce fussent tuyles.
Pline l’Ancien; Poinsinet de Sivry, Louis, Histoire naturelle de Pline, traduite en françois [par Poinsinet de Sivry], avec le texte latin… accompagnée de notes… et d’observations sur les connoissances des anciens comparées avec les découvertes des modernes, vol. 11, p. 179 (fran)(traduction ancienne d'un autre auteur)
La scene fournit aussi un grand sujet d’admirer la magie de ce bel art, aux jeux publics[1] donnés par Claudius Pulcher ; car une des toiles du théatre représentoit une maison avec son toit, et cette imitation étoit si parfaite et si naturelle, que les corbeaux venoient s’abattre contre cette partie de la toile, se figurant y voir un véritable toit de tuiles.
- [1] Valere Maxime, liv. 2, ch. 4: Claudius Pulcher scenam varietate colorum adumbravit, vacuis ante picturâ tabulis extentam.
Porcellio de’ Pandoni, Giannantonio, De arte fuxoria(publi: 1459:1460), p. 138 (italien)
Claudio nella sua scena hebbe pitture tanto maravegliose che alla similitudine delle tegole più volte volando corvi e altri ucelli rimanevano inganati.
Filarete, Antonio di Pietro Averlino, dit, Trattato di architettura(redac: (1465)) (l. XXIII), vol. 2, p. 664-665 (italien)
E nonché gli uomini, ma li animali essere stati ingannati da questa forza di colori, ché si legge che anticamente fu dipinto in uno certo luogo in Grecia, credo che fusse in Atene, che uno tetto, che tanto era bene contrafatto al naturale e sì bene asomigliato, che molte volte gli corbi andavano per posarsi su esso tetto; e così ancora una pergola dove che erano uve, che uccegli dice che c’erano molte volte ingannati, e andavano per beccarle credendo che fussino vere; ancora di non so che cani, che sì bene erano asomigliati al naturale, che quando altri cani vivi gli vedevano, abbaiavano loro, credendo che fussino vivi; e così ancora di non so che cavallo o cavalla, sì bene asomigliato al naturale, che quando altri cavalli fussino passati, ringhiavano a quello come se stato fusse vivo proprio. Io ancora, trovandomi a Vinegia a casa d’uno dipintore bolognese, invitandomi a collezione, mi pose innanzi certi frutti dipinti, fui tutto tentato di toglierne, ché senonché mi ritenni il tempo che non era, ma sanza fallo tanto parevano proprii, che se stato ci fusse delle naturali, non è dubbio che l’uomo sarebbe stato ingannato. E anche di Giotto si legge che ne’ principii suoi lui dipinse mosche, e che ’l suo maestro Cimabue ci fu ingannato, che credette che fussono vive, con uno panno le volse cacciare via. Donde questo, se non dalla forza del sapere dare e’ colori a’ suoi luoghi?
Patrizi, Francesco (da Siena), De institutione reipublicae libri IX, l. I, chap. 10, De pictura, sculptura, & caelatura, & de earum inuentoribus, &qui in illis profecerint(publi: 1494) (l. I, chap. 10), p. 37v (latin)
- [1] doces
Legimus bouem ad aspectum picte bouis mugiisse, et pictis uvis nonnullos fuisse deceptos, avesque ad pictam speciem sui generis excitaratas. [1] Pictura quoque non modo gratiam habet, et delectationem mirificam praebet, verum praeteritarum rerum memoriam seruat, et historiam rerum gestarum ante oculos nostros perpetuo praefert.
Patrizi, Francesco (da Siena), De institutione reipublicae libri IX, l. I, chap. 10, De pictura, sculptura, & caelatura, & de earum inuentoribus, &qui in illis profecerint, p. 80r (trad: "De l’Institution de la république, augmentée de moytié d’annotations tirées de tous les autheurs qui en ont traicté, où se peut apprendre à bien régir le royaume et gouverner un royaume" par Tigeou, Jaques)(fran)(traduction ancienne d'un autre auteur)
- [1] Besongnes excellentes
Nous lisons qu’un bœuf a buglé, voyant une vache peinte [1], et que plusieurs ont esté trompez à des raisins peints, voire que quelques oyseaux ont esté ravis et attirez à la veuë d’autres oyseaux de leur espèce, qui estoient peints.
Commentaires : Patrizi, De l’Institution de la république, réd. 1460, 1494, trad. Jaques Tigeou, 1589, p. 80r
Agrippa, Henri Corneille, De incertitudine et vanitate scientiarum declamatio invectiva(publi: 1537), « De pictura » (numéro XXIV) (latin)
Et narrat Plinius in ludis Claudii fuisse picturae admirationem, quum ad tegularum similitudinem corui decepti imagine aduolarunt. Iam vero et celebri triumuiratu, narrante Plinio, experimento compertum est, auium cantus depicto dracone cohibitos.
Il codice Magliabechiano cl. XVII. 17 contenente notizie sopra l’arte degli antichi e quella de’ fiorentini da Cimabue a Michelangelo Buonarroti, scritte da anonimo fiorentino(redac: (1540:1550)), p. 34 (italien)
Ne giuochj di Claudio Pulcro fu tenuta marauigliosa la prospettiua, nella quale erano e tegolj del tetto si naturalmente dipintj, che e corbj credendo uero quello ch’era dipinto, vi uolauano.
Lomazzo, Gian Paolo, Il Libro dei Sogni(redac: (1563)), Leonardo Vinci e Fidia, entrambi pittori e scultori (numéro Raggionamento quinto) , p. 93 (italien)
Gran maraviglia fu quella, veramente, de quando si vide, ne’ giuochi di Claudio Pulcro gli corvi ingannati dalla immagine volassero alla similitudine de tegoli
Lomazzo, Gian Paolo, Trattato dell’arte della pittura, scultura ed architettura(publi: 1584), « Della virtù del colorire » (numéro III, 1) , p. 164 (italien)
E fu cosa più maravigliosa quella pittura nel teatro di Claudio il bello; ove si dive che gli volarono negl’occhi i corvi ingannati della’apparenza delle tegole finte, e volsero uscire per quelle finestre finte, con grandissima maraviglia e riso dei riguardanti.
Commentaires : éd. 1584, p. 187
Borghini, Rafaello, Il riposo di Raffaello Borghini : in cui della pittura, e della scultura si fauella, de’piu illustri pittori, e scultori, et delle piu famose opere loro si fa mentione ; e le cose principali appartenenti à dette arti s’insegnano(publi: 1584), p. 37 (italien)
Et i corbi ne’ giuochi di Claudio Pulcro non andarono a posarsi su’ tegoli dipinti nella scena pensandosi esser veri ? Gli uccelli non si calarono per beccare l’uva di Zeusi ? E le cavalle non anitrirono al cavallo dipinto da Apelle ?
Garzoni, Tommaso, La piazza universale di tutte le professioni del mondo(publi: 1585), « De’ pittori, e miniatori, et lavoratori di mosaico » (numéro Discorso XCI) , p. 290 (italien)
[1] Quindi nota Plinio nel 35. lib. Al c. 10 che nella contentione tra Zeusi et Parrhasio celeberrimi pittori, Zeusi ingannò gli uccelli con l’uve dipinte in mostra portate, e Parrhasio il pittore istesso con un velo sopra una figura tanto artificiosamente dipinto, che pareva cosa reale, e non finta, e l’istessa al c. 4 disse, che la scena de giuochi di Claudio Pulchro hebbe alcune regole dipinte si raramente, ch’ei corvi vi si fermarono sopra ingannati della pittura. Alla qual cosa aggiungo per maggior confirmatione che l’eccellente pittore de’ nostri tempi M. Lodovico Pozzo ha raccontato a me in Trevigi, che in una città della Fiandra da lui nominata, in un cortile d’un palazzo vi è dipinto una cavalla, che pose in tanta furia un dì un cavallo, che a tutte foggie volea accostarsele, e fiutata che l’hebbe, le tirò una copia di calzi con un’ empito maraviglioso, conoscendo per naturale istinto d’esser si gabbato nella pittura di quella.
- [1] voir aussi Zeuxis et Parrhasios
Marino, Giovanni Battista, Dicerie sacre(publi: 1614), « La pittura, parte seconda » (numéro Diceria I) , fol. 55r (italien)
- [2] Plat. in Phædr.
- [3] Stab. Liv. 14
- [4] Plin. L. 35
- [5] Ibid.
- [6] Ibid.
[1] [2] Pictura opera tanquam viuentia extant, si quid vero regaueris, verecunda admodum silent. Et non hà dubbio, che tutte le cose ben disegnate, e ben colorite da chi sappia a tempo e luogo compartir gli splendori, e i reverberi, et osservar giudiciosamente in esse i reflessi de’ lumi, e i recessi dell’ombre, non rendano nel gesto che rappresentano, il medesimo aspetto, che rende la Natura istessa. Scrivesi, [3] ch’alla pernice dipinta da Protogene nell’isola di Rodi volarono le pernici. Leggesi, [4] che il drago dipinto nel Triumvirato fece cessare gli uccelli dal cato, che interrompenano il sonno a Lepido. Narrasi, [5] che i corvi ingannati dalle tegole dipinte nel theatro di Claudio il bello, per uscir delle finte finestre gli volarono negli occhi. Raccontasi, [6] ch’Apelle l’imagini altrui dipigneva tanto simili al vivo, che molti indovini, e metoscopi dalla faccia de’ritratti pronosticarono la vita, e la morte de gli huomini. Il medesimo Apelle dipinse una volta un cavallo, il quale non così tosto le cavalle vive hebbero veduto, che co’nitriti, e col calpestio la naturalezza dell’opera approvarono. Tale, e tanta è la forza del colorito, e di sì minuto magistero è capace, che non è cosa alcuna corporea da Dio creata, la qual non si possa con colori rappresentare, come se vera fusse.
- [1] Voir aussi Protogène Satyre
Espinosa y Malo, Felix de Lucio, El pincel, cuyas glorias descrivia Don Felix de Lucio Espinosa y Malo(publi: 1681), p. 11 (espagnol)
[1] : Tanto se equivoca con la naturaleza, que para creer verdaderos sus objetos, ponen poca dificultad los ojos; y persuadidos de la apariencia, ilustran el primor con el engaño, y engrandecen el arte con la credulidad. Bolaron las perdizes à la perdiz que pintò Protogenes en Rodas. Un pintado dragon en el Triumvirato hizo enmudecer la confusa armonía de los paxaros, que quitava el sueño à Lepido. Llegaron à los ojos de Claudio en su mismo teatro los cuervos, engañados de las pintadas rejas, queriendo salir de las fingidas ventanas: las ubas de Zeuxis, y la toalla de Parrasio son exemplares notorios, que comprueban el intento; y mas de todos, los puntuales, y parecidos retratos que formava Apeles, por cuyos semblantes pronosticaban muchos judiciarios con acierto la vida, y sucesos de los hombres: esto no es ir tan apadrinada el arte de la naturaleza, que pueda hazer sus vezes en la casualidad? Esto no es buscar la naturaleza con cuidado al arte, por no quererla tener por enemiga? Pues què mayor blason de la pintura, que gozar el triunfo de los ojos, y aprisionar la atención de los afectos?
- [1] voir aussi Zeuxis et Parrhasios, Protogène Satyre
Bisagno, Francesco, Trattato della pittura(publi: 1642), “Di alcuni essempi avvenuti d’essersi ingannati, pittori istessi, huomini, e animali per la virtù, e forza del colorito” (numéro cap. XXXVI) , p. 227 (italien)
Fù cosa più maravigliosa quella pittura nel Teatro di Claudio il bello; ove si dice, che gli volarono negli occhi i corvi ingannati dall’apparenza delle tegole finte, e volsero uscire per quelle finestre finte, con grandissima maraviglia, e riso de’riguardanti.
Ottonelli, Giovanni Domenigo ; Berettini, Pietro, Trattato della pittura et scultura, uso et abuso loro(publi: 1652), « Della forza, che ha la pittura nel rappresentare » (numéro I, 6) , p. 22 (italien)
Pictores, avverte S. Crisostomo, imitantur arte naturam, et colores coloribus permiscentes, visibiles corporum depingunt imagines, et faciunt homines, et animalia, et arbores, et campos variis floribus adornatos, et omnia quae videntur, per artem imitantes mirabilem historiam videntibus praestant. Pare, che voglia dire il Santo : l’occhio è testimonio all’intelletto, che l’arte del dipingere a tanto forza nel rappresentare, che può nomarsi emulatrice della natura. Et invero una cosa ben formata con disegno, e ben colorita con decoro dall’arte, rende quasi il medesimo aspetto, che rende la stessa cosa dalla natura prodotta, e perfezionata nell’essere naturale: e però sono seguiti, e seguono alle volte inganni graziosi. I cavali vivi abbaiarono già a’ dipinti cani ; al cavallo figurato da Apelle nitrirono i veri cavalli ; le vive pernici volarono alla pernice dipinta da Parrasio sopra la colonna di Rodi ; i corvi con riso da’ riguardanti presero il volo alla finte finestre, e tegole del teatro di Claudio ; e le fragole effigiate dal Barnazzano tirarono a se i pavoni, che le stimarono naturali.
Pline (Gaius Plinius Secundus); Gronovius, Johann Friedrich (Johannes Federicus), C. Plinii Secundi Naturalis historiae, Tomus Primus- Tertius. Cum Commentariis & adnotationibus Hermolai Barbari, Pintiani, Rhenani, Gelenii, Dalechampii, Scaligeri. Salmasii, Is. Vossii, & Variorum. Accedunt praeterea variae Lectiones ex MSS. compluribus ad oram Paginarum accurate indicatae(publi: 1669) (vol. 3), p. 559 (latin)
Habuit et scaena [1] Elephantos primum iis ludis pugnasse Fenestella tradidit cap. 7 lib. 8. Meminit et scenæ hujus pictæ Valerius Maximus cap. 5 lib. 2. Idem.]]ludis Claudii Pulchri magnam admirationem picturae, cum ad tegularum similitudinem corvi decepti imagine advolarent.
- [1] Ludis Claudii Pulchri.
Hoogstraten, Samuel van, Inleyding tot de hooge schoole der schilderkonst(publi: 1678), « Van verscheide gebruiken van schilderen » (numéro IX, 1) , p. 328 (n)
Wat de toneelen aengaet, de zelve zijn dikwils zeer aerdich beschildert geweest, ja zoo, dat de ravens door’t geschilderde dak van dat van C. Pulcher bedroogen wierden.
Hoogstraten, Samuel van, Inleyding tot de hooge schoole der schilderkonst, « Des différents usages de la peinture » (numéro IX, 1) , p. 479 (fran)(traduction récente d'un autre auteur)
Pour ce qui concerne les théâtres, ils ont été souvent très joliment peints, et même si bien que des corbeaux furent trompés par le toit peint du théâtre de Claudius Pulcher.
Hoogstraten, Samuel van, Inleyding tot de hooge schoole der schilderkonst(publi: 1678), “Van de Deurzigtkunde” (numéro VII, 7 ) , p. 275 (n)
De Perspectiven en doorzichten zijn, om haere aengenaeme bedrieglijkheyt, altijts en overal in hooge agting geweest. Hans de Vries heeft in de voorleeden eeuw menig mensch doen verwonderen, met het verbeelden van opene deuren, en inwendige vertrekken, daer veele konstig meede misleyt zijn geweest. Hy heeft ook zijn vlijt wel openbaer gemaekt; want hy meer dan vijf-en-twintig boeken van metselryen, gebouwen, deurzigten en sieraeden heeft uitgegeven. Deeze konst der Deurzigt kunde is ook al by d’ouden gelukkig gebruikt, want als Klaudius Pulcher zijn beschildert Toneel opende, zoo vlogen de Ravens tegen de geschilderde teegelen om op te rusten, en waren daer zoo wel bedroogen, als met de druiven van Zeuxis. Ook moet den ouden Serapius deeze konst wel verstaen hebben, toen hy de stellagien der schouspeelen schilderde, en Kalases, die de Tafereelen voor de komedianten maekte, en daer door grooten roem verkreeg; want als dusdanige werken d’oogen der aenschouwers niet en bedriegen, zoo zijnze eer bespottens als prijzens waerdig.
Hoogstraten, Samuel van, Inleyding tot de hooge schoole der schilderkonst, « De la perspective » (numéro VII, 7) , p. 415 (fran)(traduction récente d'un autre auteur)
Les perspectives et les vues ont toujours et partout été tenues en haute estime pour leur agréable tromperie. Au siècle passé, Hans Vredeman de Vries a émerveillé de nombreuses personnes en représentant des portes ouvertes et des salles intérieures, alors que beaucoup d’artistes s’y étaient également égarés. Il a aussi bien manifesté son zèle, en publiant plus de vingt-cinq livres sur les maçonneries, les édifices, les perspectives et les ornements. Cet art de la perspective a en outre été heureusement mis en pratique chez les anciens. En effet, lorsque Claudius Pulcher ouvrit son théâtre peint, des corbeaux s’envolèrent contre les tuiles peintes afin de s’y poser et furent aussi trompés que ceux des raisins de Zeuxis. L’ancien Sérapion avait sans doute également bien compris cet art en peignant ses échafaudages de théâtres, tout comme Calatès, qui fit des tableaux pour des comédiens et en tira une grande célébrité. Lorsque de telles œuvres ne trompent pas les yeux des spectateurs, elles sont plutôt méprisées que dignes d’être louées.
Palomino, Antonio, El museo pictórico y escala óptica(publi: 1715:1724), “Estimación de la pintura y sus profesores, en los siglos pasados”, §1 (numéro Tomo I, Teórica della pintura, II, 9) , vol. 1, p. 332 (espagnol)
[1] Volaron también las aves a las pintadas uvas de Zeuxis; y éste se engaño del velo pintado de Parrasio. Las perdices volaron a la que pintó Protógenes en la isla de Rodas. El terror del dragón, pintado en el Triunvirato hizo callar las aves, que interrumpían el sueño a Lepido. Volaron los cuervos a sentarse sobre la tejas pintadas en el teatro de Claudio Emperador. A el pintado caballo de Apeles, relinchaban las yeguas: y el cade su dueño. Y siendo, como es, la Pintura imitación del natural, no puede negarse, llegaría a lo sumo de su perfección; pues pudo lograr lo fingido créditos de verdadero.
- [1] voir aussi: Apelle Cheval; Protogène Satyre; Zeuxis et Parrhasios
Durand, David, Histoire de la peinture ancienne, extraite de l’Histoire naturelle de Pline, liv. XXXV, avec le texte latin, corrigé sur les mss. de Vossius et sur la Ie ed. de Venise, et éclairci par des remarques nouvelles(publi: 1725), p. 16 (fran)
Enfin, après toutes ces peintures, on admira beaucoup à Rome cette belle décoration de théatre, qui parut aux Jeux de Claudius Pulcer[1], surtout quand on vit des corbeaux[2] s’en approcher, pour se reposer sur les tuiles apparentes, que le peintre y avoit représentées. Car il faut savoir qu’auparavant on n’avoit encore rien peint sur la scene.
Notes au texte latin, p. 177-178 :
(Y). Habuit et scena, Ludius Claudii Pulchri, magnam admirationem picturae. C. Claudius Pulcher, étant parvenu à l’édilité donna aux Romains, en 653, un spectacle fort célébre. 1. Il fit combattre, dans le cirque, des elephans les uns contre les autres. 2. Il embellit ses jeux de toutes les raretez de la nature et de l’art, qu’il pût déterrer. 3. Ses amis lui prêterent tout ce qu’ils avoient d’anciens monumens de peinture et de sculpture, et le fameux Cupidon de Praxitele y brilla entre les autres. 4. À l’égard du théatre, il en fit peindre les décorations, ce qui ne s’était point fait à Rome avant lui. Enfin il arriva, que les corbeaux même y furent trompez. C’est un des miracles de la peinture : elle trompe les hommes et les bêtes. Ici ce sont des corbeaux qui s’y méprennent. Bientôt ce seront d’autres oiseaux qui iront becqueter les raisins du peintre Zeuxis. Plus loin ce sera un cheval qui hennira contre celui d’Apelle. Rien n’est plus naturel que ces sortes d’illusions. M. Perrault nous parle d’un asne, qui donna si vivement sur des chardons peints par M. Le Brun, qu’on eût toutes les peines du monde de l’en arracher. Et comment les bêtes n’y seroient-elles pas surprises, puisque les hommes mêmes y sont si souvent attrapez ? Ne m’est-il pas arrivé à moi-même, chez un gentilhomme, à la campagne, de vouloir pendre mon chapeau à des crochets de fer, qui n’en avoient que l’apparence, et ensuite d’y porter la main, pour savoir au vrai ce qui en étoit ? Qui ignore le badinage de Rembrant, qui pour faire croire aux badauds d’Anvers que sa servante gardoit bien la maison, la peignit au naturel sur une planche rognée éxprès, et la plaça à une de ses fenêtres, comme regardant dans la ruë ? Enfin n’a-t-on pas vû, à Londres, depuis peu, dans un certain caffé, où se faisoit une vente de tableaux, la plupart de ceux qui y entroient, étonnez d’une belle femme, qui y étoit peinte, s’en approcher indiscrètement pour lever la gaze qui la couvrait, au grand étonnement et à la risée même de ceux qui y avaient été trompés les premiers ? Ils voyoient bien au cadre, que c’étoit un tableau, et à la figure de cette femme, qu’elle étoit peinte ; mais ils s’imaginoient que le marchand plus modeste que l’ouvrier y avoit ajouté la gaze : et voilà où étoit l’erreur. Toutes ces histoires sont très vrayes, quoique souvent peu vraisemblables ; et il est hûreux que l’illusion ait commencé par les bêtes.
- [1] Père de Clodius, ce mortel ennemi de Ciceron, et des honnêtes gens de la République.
- [2] Bientôt on verra d’autres oiseaux, qui viendront becqueter les raisins du peintre Zeuxis, sans parler ici de cet asne, qui vouloit à toute force manger les chardons d’un tableau de M. Le Brun. Vouez Perrault, dans ses Parallèles, T. 1 p. 200. Il est hûreux que l’illusion aît commencé par les bêtes.
Caylus, Anne-Claude Philippe de Tubières, comte de, « Réflexions sur quelques chapitres du XXXVe livre de Pline » (publi: 1759, redac: 1752:1753), p. 181-182 (fran)
- [1] Chap. XI.
Pline nous dit que les décorations de Claudius Pulcher, pour les jeux publics qu’il donna l’an de Rome 553, étaient peintes si fort au naturel, que les corbeaux se trompoient à tous les moments, croyant pouvoir se reposer sur le toît des maisons que la décoration représentoit. L’accord de ces grands morceaux de peinture étoit différent du nôtre ; leur effet ne se tiroit que du jour vrai, et le nôtre n’est produit que par les lumières que nous plaçons assez à notre volonté ; ainsi les Anciens ont eu, à plusieurs égards, plus de mérite dans leur succès que nous ne pouvons en avoir. Mais j’avouerai naturellement que les preuves tirées des animaux me sont toujours un peu suspectes ; le soin avec lequel Pline nous les rapporte persuade au moins qu’elles étoient à la mode de son temps, et qu’on les regardoit comme certaines et convainquantes. Et si notre auteur regarde comme une fable la peinture du grand dragon peint sur un parchemin [1], et qui chassa les oiseaux qui interrompoient le sommeil de Lépidus pendant le Triumvirat ; le doute qu’il a de ce fait pourroit donner à penser que les autres récits lui paraissent avoir quelque vérité. Pour moi je préférerois à ces sortes de contes, toûjours du goût du peuple, une description bien détaillée des ouvrages, pour juger des raisons de leur succès. D’ailleurs le caractère des animaux ne peut avoir changé depuis ce temps, et ils ne sont pas si faciles à tromper que les hommes le supposent par plusieurs espèces de vanité. Je suis convenu, dans la première partie de ce Mémoire, et j’en conviens encore, que les oiseaux se trompent plus aisément que les autres animaux : leur erreur est même assez fréquente pour les ciels de perspective. On en a eu des exemples à Ruel, dans les jardins de l’ancienne maison du Cardinal de Richelieu. Le maire avoit peint une arcade qui laissait un ciel si bien imité, que les oiseaux croyoient que l’arcade était percée, et que rien ne les empêchoit de la traverser ; aussi on en a vû tomber morts ou étourdis, pour s’être frappé la tête contre le mur.
Caylus, Anne-Claude Philippe de Tubières, comte de, « De la peinture ancienne » (redac: 1753/11/10), 264 (fran)
Les décorations que Claudius Pulcher fit faire pour les jeux publics qu’il donna l’an de Rome 553 étaient peintes avec tant de vérité que les corbeaux se trompaient à tous les moments, croyant pouvoir se poser sur le toit des maisons que la scène représentait. Je veux que le fait soit exagéré ; il paraît toujours que la représentation des corps et l’air qui leur servait de fond devaient être assez bien rendus pour leur supposer une si grande illusion. Il faut même convenir que l’accord de ces grands morceaux de peinture était différent de celui que nous employons dans nos décorations. Leur effet ne se tirait que du jour vrai, contre lequel même il disputait ; et le nôtre n’est produit que par des lumières que nous plaçons assez à notre volonté. Ainsi les anciens ont eu à plusieurs égards plus de mérite dans leurs succès en ce genre que nous ne pouvons en avoir.
Algarotti, Francesco, Saggio sopra la pittura, saggio sopra l’Academia di Francia che è in Roma(publi: 1763), p.36-37 (italien)
Si sa che gli antichi praticavano l’arte di dipingere su per li muri prospettive, comme anche oggigiorno si costuma, e nel teatro di Claudio Pulcro una ne fu condotta con tal maestria, che le cornacchie, animale non tanto grosso, credendo vere certe tegole ivi dipinte, volavano per sopra posarvisi[1]: a quel modo che da certi gradini dipinti in una prospettiva dal Dentone fu ingannato un cane, che volendo salirgli in piena corsa, diede fieramente contro al muro, e nobilitò con la sua morte l’artifizio di quell’opera.
- [1] Habuit et scena ludis Claudii Pulchri magnam admirationem picturæ, cum ad tegularum similitudinem corvi decepti imagine advolarent. C. Plin. Nat. Lib. XXXV. Cap. IV.
Algarotti, Francesco, Saggio sopra la pittura, saggio sopra l’Academia di Francia che è in Roma, p.37-38 (fran)(traduction ancienne d'un autre auteur)
On sçait encore que les anciens peignoient des perspectives sur les murs, comme cela se pratique encore aujourd’hui. On en voyoit jadis dans le théâtre de Claudius Pulcher qui étoient peintes avec tant d’art que les corneilles, oiseaux fins et rusés, venoient pour se reposer sur les tuiles des bâtimens qui y étoient représentés[1].
- [1] Habuit et scena ludis Claudii Pulchri magnam admirationem picturæ, cum ad tegularum similitudinem corvi decepti imagine advolarent. C. Plin. Nat. Lib. XXXV. Cap. IV.
Commentaires : Trad. Pingeron, 1769, p.37-38
Diderot, Denis ; Falconet, Étienne, Le Pour et le contre. Pline et les anciens auteurs qui ont parlé de peinture et de sculpture(publi: 1958, redac: 1766-1773), Lettre de Falconet à Diderot, 6 mars 1766, p. 117 (fran)
Claudius Pulcher fit construire pour des jeux publics un théâtre dont le toit était si bien peint que les corbeaux trompés par la ressemblance, y volaient, croyant que c’étaient des tuiles. Corui decepti imagine aduolarent ? Il est si aisé de faire illusion dans de pareilles bagatelles, qu’on ne gagnerait rien à les montrer à la foire. D’ailleurs ce toit était ou de bois ou de toile ; pourquoi les corbeaux ne s’y seraient-ils pas posés ? Ou bien voulez-vous que les corbeaux de ce temps-là fussent assez familiers pour venir se poser dans l’intérieur d’un théâtre, sur des décorations peintes en tuile ? Pline qui savait sa langue, eût dit deuolarent au lieu de aduolarent. Je crois donc qu’il a entendu que ces corbeaux se posaient sur le haut de l’édifice.
Falconet, Etienne, Traduction des XXXIV, XXXV et XXXVI livres de Pline l’Ancien, avec des notes(publi: 1772) (t. I), p. 208-210 (fran)
En Grèce, au tems des Parrhasius, des Zeuxis et des Apelles, on avoit fait des contes à-peu-près semblables à celui de ces corbeaux que Pline et d’autres ont eu soin de raporter. Ce n’étoit donc pas tant la nouveauté de l’objet, que la niaiserie de la populace qui lui causoit cette surprise : disposition qu’elle a dans tous les tems, ou bien, ce n’est aussi qu’un conte. Ainsi la surprise doit être, qu’un homme sensé s’amuse à tenir froidement registre des badauderies de la populace : un connoisseur s’en seroit bien gardé, et ne se seroit pas avisé non plus, en parlant sérieusement d’un art, de compiler des contes ridicules.
Si c’étoit la première fois que le peuple romain voioit des décorations peintes, ce n’étoit pas la première fois qu’il voioit de la peinture; il savoit que son objet est d’imiter le naturel. Comment donc ceux d’entre ce peuple qui avoient du sens et du goût, pouvoient-ils être surpris que l’art atteignît son but dans un genre d’imitation aussi aisé ? Pour la populace, tant qu’on voudra; elle est en général aussi bête que les corbeaux, soit qu’elle blâme, soit qu’elle approuve.
Il y avait 47 ans que tous les tableaux de Corinthe étaient à Rome : ainsi, quoique l’art n’y fût pas encore vraiment cultivé, le public ne pouvoit-il pas avoir une connoissance, grossiere à la verité, mais que la vüe des tableaux étrangers devoit au moins, et nécessairement donner?
Il y auroit cependant ici une raison particulière pour ne pas croire que cette peinture eût pu tromper ou les corbeaux, ou d’autres oiseaux : les décorations de ce théatre, intérieures ou extérieures, étoient sans doute faites pour être vuës et jugées d’en bas ; la perspective devoit y être observée de manière que les lignes, qui de cette vuë produisoient l’illusion, l’ôtassent lorsqu’elles étoient vuës d’en haut ; or c’étoit vraisemblablement par le haut que les corbeaux venoient sur ces tuiles peintes. Si on les suppose assez bons observateurs de la perspective, on trouvera qu’ils devoient la voir renversée ; et par conséquent s’en éloigner ; et s’ils y venoient, c’étoient des bêtes qui ne s’apercevoient pas de l’invraisemblance, à qui une grossière aparence sufisoit, ou ils y venoient par hazard. On l’a dit tant de fois, et on l’a si bien prouvé, qu’il est honteux de le répéter ; l’effet de certaines peintures sur les animaux, n’est rien moins qu’un titre de perfection.