Apelle : Hélène belle et Hélène riche

Bibliographie

Lecercle, François  « Peintre rusé et pape obtus: les dessous d'une anecdote sur le plaisir des images, chez Vasari et Ottonelli » [ + ]

Images

Clément d’Alexandrie, Παιδαγωγός (redac: (175):(200), trad: 1965) (II, 125, 2-3 (cf Reinach 422)), p. 236 (grecque)

2. Ὢ τῆς κενῆς πολυπραγμοσύνης, ὢ τῆς ματαίας δοξομανίας· ἐκχέουσιν ἑταιρικῶς τὸν πλοῦτον εἰς ὄνειδος, καὶ τοῦ θεοῦ τὰ δωρήματα ἀπειροκαλίᾳ παραχαράττουσι ζηλοῦσαι τοῦ πονηροῦ τὴν τέχνην. Σαφῶς δὲ ὁ κύριος ἐν τῷ εὐαγγελίῳ τὸν πλούσιον τὸν θησαυρίζοντα εἰς τὰς ἀποθήκας καὶ πρὸς ἑαυτὸν λέγοντα· "Ἔχεις ἀγαθὰ πολλὰ ἀποκείμενα εἰς ἔτη πολλά· φάγε, πίε, εὐφραίνου, ἄφρονα κέκληκεν, ταύτῃ γὰρ τῇ νυκτὶ τὴν ψυχήν σου παραλαμβάνουσιν· ἃ οὖν ἡτοίμασας, τίνος γένηται; "3. Ἀπελλῆς ὁ ζωγράφος, θεασάμενος τινα τῶν μαθητῶν Ἑλένην ὀνόματι πολύχρυσον γράψαντα· ὦ μειράκιον, εἴπεν, μὴ δυνάμενος γράψαι καλήν, πλουσίαν πεποίηκας. Τοιαῦται τοίνυν Ἑλέναι αἱ νῦν εἰσι γυναῖκες, οὐ καλαὶ γνησίως, πεπλασμέναι δὲ πλουσίως.

 2 sous-textes

Reinach, Adolph (éd.), Textes grecs et latins sur la peinture ancienne. Recueil Milliet, (fran)(traduction récente d'un autre auteur)

Apelle le peintre, ayant vu un de ses élèves peindre une Hélène couverte d’or, lui dit : « Jeune homme, ne sachant pas la faire belle, tu l’as faite riche ».

 

Clément d’Alexandrie, Παιδαγωγός , (trad: 1965) (XII, 125, 2-3), p. 237 (trad: "Le Pédagogue, livre II " par Montdésert, Claude en 1965)(fran)(traduction récente d'un autre auteur)

2. En termes clairs dans l'Évangile, le Seigneur met en scène le riche qui thésaurise dans ses greniers et se dit en lui-même: "Tu as beaucoup de biens en réserve pour de longues années: mange, bois, réjouis-toi", et il l'appelle un insensé, "car cette nuit même, on va te prendre la vie; ce que tu t'es ménagé, à qui cela va-t-il passer?" 3. Comme le peintre Apelle avait vu un de ses élèves peindre une Hélène toute parée d'or, il lui dit: "Jeune homme, c'est parce que tu ne pouvais pas peindre une belle femme que tu en as fait une riche!" Ce sont des Hélènes de cette sorte que les femmes d'aujourd'hui: pas des beautés authentiques, mais de fastueuses contrefaçons."

 

Tolomei, Claudio, Il Cesano, dialogo di M. Claudio Tolomei, nel quale da i più dotti si disputa del nome, col quale si dee ragionevolmente chiamare la lingua toscana(publi: 1555)(italien)

Ma e' mi pare aver voi imitato quello accorto discepol d'Appelle il quale, non potendo quanto si conveniva dipinger Elena bella, la dipinse ricca, ornandola di superbe vesti e con molte gemme intorno di finissimo oro, pensando forse che, quanto di belleza le mancava, tanto fusse da quel ricco ornamento sovvenuta. Quanto meglio fora con vilissima veste d'intorno aver interamente ritratte quelle sue divine belleze!  Egli certo più glorioso ne saria divenuto, e ella più contenta rimasa: quando non da le veste, non da l'oro, ma da sola sé stessa sarebbe stata maravigliosamente adornata. Ond'io non m'ingegnarò già costrui imitare; anzi, mostrandovi in questa parte la verità bella e nuda, non mi curarò di voci soavi o di parole ornate vetirla: perché elle non si gode se non di sé medesima, e ogni altro ornamento ch'ell'abbia intorno stima le oscuri e l'asconda molto la bellezza del corpo suo. E se pur ella si dilettasse degnamente vestita andare e come da le altre cose regina pomposa agli occhi de' riguardanti mostrarsi, non io son tale che onoratamente ciò far possa, ma uopo fia che con le vostre dolcissime parole e bellissime figure s'adorni.

Commentaires : éd. M. Pozzi, in Discussioni linguistiche del Cinquecento, milan UTET, p. 206, TROUVER REF ORIGINALE

 

Borromeo, Federico, De pictura sacra(publi: 1624, trad: 2010), "De vestitu" (numéro I, 7) , p. 24-26 (latin)

Neque etiam Sanctae alicuius cincinnis gemmae et margaritae inserendae sunt, quandoquidem fastus et deliciae istae capitis honestam quoque quamlibet in Civitate nostra Matronam dedecerent. Pictores, qui talia delinquunt, non solum mentiuntur plurima penicillo suo, Sanctosque faciunt superbos et vanos et molles, cum tales numquam fuerint, sed comprobant etiam, affirmantque vanitates eas, quae a Patribus Doctoribusque nostris tantopere sunt improbatae. Pictoribus istis merito aliquis dixerit id, quod artis eius uni dictum fuisse refert Clemens Alexandrinus, cum enim Helenam calamistratam varie multoque gemmarum contextu et auro fulgentem pinxisset, ita reprehensus est; quoniam pulchritudinem exprimere mulieris non potuisset, voluisse saltem indicare divitias magnitudinemque fortunae eius.

Commentaires : éd. 1624, p. 21-22

 1 sous-texte

Borromeo, Federico, De pictura sacra, (trad: 1994), “Delle vestimenta” (numéro I, 7) (trad: "Della pittura sacra: libri due" par Agosti, Barbara en 1994)(italien)(traduction récente d'un autre auteur)

Note marginale :
  • [1] Clem. Ales. lib. 2 Pedagogi. cap. 12

Come ancora si ha da avere in somma abbominazione l’ornare il capo d’una santa vergine con perle, e con gemme, e con quegl’artificiosi acconciamenti e con quelle foggie strane e nuove, che ancora sarebbono disdicevoli se vedute fossero sopra il capo d’alcuna donna onesta, che nella nostra città dimorasse. E in ciò i pittori coi loro penelli non solamente scrivono molte falsità e buggie, poiché i santi non furono mai né superbi, né vani, né lascivi, ma oltre a ciò vengono a lodare e ad approvare quelle vanità e quelle pompe, che cotanto furno biasimate dai maggiori nostri dottori e scrittori. Ai pittori che questo fanno si potrebbe dire giustamente quello che già fu detto ad un altro della loro arte, secondo che viene raccontato da Clemente Alessandrino [1] poiché, avendo uno dipinta Elena tutta freggiata e inorpellata, e con molti fermagli in capo, fu detto a lui per via di riprensione che non avendo esso saputo farla bellissima sicome era, egli avea voluto farla in quella foggia, che apparisse ella almeno ricchissima. Così non ha dubbio che i nostri pittori queste cose sì fatte a noi rappresentano per volerci ingannare, e che questa è certa specie di inganno, accioché gl’occhi nostri essendo allettati e occupati in alcuna novità e strano ritrovamento, non così diligentemente considerino l’arte e la vera eccellenza che dee esser propria dei maestri più periti: e appunto sì come le donne per mancamento di bellezza si appigliano ai vani ornamenti, così fanno questi pittori, che la vera bellezza dell’arte non posseggono. La quale se in sé avessero, punto non si curarebbono di queste leggierezze e frascherie. Così appunto disse Clemente Alessandrino parlando dei fuchi feminili, che non questi ben dimostravano le donne di conoscere in parte che non avevano la bellezza in se stesse, perché se avuta avessero di loro stesse diversa opinione, soverchi stimato averebbono questi artifici, e questi ingegni, e questi inganni.

 

Junius, Franciscus, The Painting of the Ancient(publi: 1638) (II, 6, 2), p. 119 (anglais)

Note marginale :
  • [1] Lib. Il Pedagog. cap. 12.

The ancient painters of better sort, did constantly follow this same study of simplicitie ; neither did they spare those that durst shew themselves addicted to an effeminately remisse and a most corrupt kinde of sumptuous workmanship: so was it that Apelles, as Clemens Alexandrinus reporteth [1], seeing one of his scholars busie with the picture of Helen, the which was afterwards named the golden Helen, sayd unto the youth, Because you knew not how to paint her faire, you have made her rich. Although great masters in old times did labour mightily to recall such depraving of art to the uncorruptnesse of severe judgements, yet could they not prevaile so much, but that the sophisticated art, abounding with many sweet vices, drew still the eyes and minds of unadvised spectators.

 

Ottonelli, Giovanni Domenigo ; Berettini, Pietro, Trattato della pittura et scultura, uso et abuso loro(publi: 1652), « Del diletto sensitivo, e ragionevole, e spirituale, che si riceve dalle sacre Immagini » (numéro II, 9) , p. 57-59 (italien)

Note marginale :
  • [1] I. 2. q. 31 a. 4 al 1.
  • [2] L. xiv var. hist.
  • [3] I. 2. q. 31.a. 3. c.
  • [4] Vasari, p. 2 nella vita di Cosimo.
  • [5] II Paed. c. 12.

San Tomaso insegna conforme al Filosofo, quod secundum omnem sensum est delectatio [1],che si dà un diletto, che si chiama sensitivo, cagionato dalla cognitione del senso, e che stà nell’appetito inferiore : e questo nasce dalle sacre immagini, quando il senso dell’occhio conosce in quelle la gratiosa varietà de’ colori, la vaghezza de’ lumi, l’artificio del disegno, la gentilezza degli ornamenti, & il resto, che veduto empie di dolce maraviglia l’animo dello spettatore. Questo diletto ricevono in gran maniera que’ giuditiosi intelligenti, che, havendo occhio buono, si lasciano rapire à mirare con somma attentione ciacun’opera di valent’huomo. Eliano racconta [2], che l’antico Pittor Nicostrato, mirando una volta l’Helena dipinta da Zeusi, rimase stupefatto in guisa, che quei che lo viddero come rapito, s’accorsero, ch’egli era tutto pieno d’altissima maraviglia ; onde uno se gli accostò chiedendo. E perche ammirasse tanto quell’opera di pittura ? A cui rispose. Non id me rogares si meos oculos haberes. E volle dire. Se tu havessi buono occhio, come ho io, per mirar questa bellissima pittura, non mi faresti una tal dimanda intendendo molto bene, che io meritamente son rapito da diletto grandissimo nel rimirare l’esquisitezza del suo artificio. Cosi aviene à molti pratici del nostro tempo nel mirare qualche opera eccellente. E’ vero con tutto ciò, che alle volte per goder cotal diletto, basta lasciarsi consigliar dal senso, senza consultar con la ragione. Quandoq[ue] aliquis, dice S. Tomaso, sensit aliquam delectationem secundum corpus, de qua tamen non gaudet secundum rationem [3]. Dichiarasi questo col seguente caso.

Cosimo Roselli Fiorentino, e buon Pittore, non però eccellente, andò à Roma chiamato con altri Pittori per far l’opera, che Sisto IV, comandò si facesse nella Cappella di Palazzo. Egli vi dipinse tre historie, dipinger dovene altre Sandro Botticello, Domenico Ghirlandaio, l’Abbate di San Clemente, Luca da Cortona, e Pietro Perugino [4]. Il Papa haveva ordinato un premio, oltre il pagamento, a chi meglio havesse lavorato, secondo il giuditio, e gusto del medesimo Papa il quale, finite l’opere, venne per giudicarle. Ciascuno di que’ valent’huomini haveva procurato lavorar in modo, che l’honore, & il premio fusse suo. Cosimo sentendosi debole d’inventione, e di disegno, occultò il suo difetto con astutia. Condusse tutta l’opera con finissimi azzurri oltramarini, e con vivacissimi colori, & illuminò con molto oro tutte tre l’historie, credendo che il Papa, come poco intendente di quell’Arte, lo dovesse dichiarar vincitore, e premiare. Venne il giorno assegnato ; ciascun di que’ Maestri scoprì l’opera sua, e Cosimo anche la sua ; mà fu da quelli schernito non poco, come che conoscevano la sua debolezza, e s’avvidero dell’astutia. Non così il Papa, il quale entrato nella Cappella, e girato l’occhio intorno, restò preso dallo splendore dell’oro, dalla finezza dell’azzuro, e dalla vaga apparenza di quei bellissimi colori : e pero l’opera di Cosimo più, che tutte l’altre approvò, e dichiarò, haver lui meglio lavorato, e l’honorò col premio ; anzi volle di più, che ciascun’altro Artefice arricchisse con oro le dipinte historie, e che l’acconciasse con miglori azzurri ; accioche fussero simili nella ricchezza, e nel colorito à quelle, che da Cosimo erano state dipinte, & ornate. E que’ valent’huomini furono costretti ad accomodarsi al genio, e volontà del Pontefice. 

Hora dirà qualche saggio Lettore, e saggiamente, che il diletto preso dal Papa col senso dell’occhio fu tale, e tanto grande, che gli abbagliò il lume della ragione, e lo mosse à dare una sentenza pregiuditiale al giusto. Poteva egli per verità, e per giustitia, se fusse stato intelligente di pittura, dar una sentenza simile à quella, che diede l’antico Apelle, vedendo una figura d’Helena fatta da un giovane suo discepolo, che non potendo dipingerla molto bella, per la debolezza del suo sapere, la dipinse molto ricca, & ornata d’oro, al qual caso alluse Clemente Alessandrino [5] scrivendo. Apelles Pictor, cum vidisset quendam ex suis discipulis pinxisse Helenam muleo auro ornatam. O adulescens, inquit, cum non posses pingere pulchram, pinxisti divitem.

 

Dati, Carlo Roberto, Vite de' pittori antichi(publi: 1667), « Vita d’Apelle », p. 99 (italien)

Note marginale :
  • [1] Clem. Aless. Pedag. l. 2. c. 12.
  • [2] l. I el. 2

[1] Veggendo Elena dipinta da un suo scolare tutta adornata d’oro, e di gioie, lo motteggiò; che non sapendo egli farla bella l’avesse fatta ricca, come quegli, che per suo costume era nimicissimo di si fatti ornamenti amando la bellezza schietta, e sincera. Onde Properzio della sua dama cantò. [2]

Delle gemme a’ fulgori

La bellezza non deve il bel sembiante,

Che splende al par degli Apellei colori.

 

Piles, Roger de, L’Art de Peinture de Charles-Alphonse Du Fresnoy, traduit en François, avec des remarques necessaires et tres-amples(publi: 1668), p. 108-109 (fran)

Note marginale :
  • [1] Lib. II Paedag. cap. 12
  • [2] Plutarque sur les Lettres et les armes des Athéniens

Mais que l’ouvrage ne soit pas trop enrichi d’or ni de pierreries. Clement d’Alexandrie [1] rapporte, qu’Apelle ayant veu une Helene, qu’un jeune homme de ses disciples avoit faite, et avoit ornée de quantité d’or et de pierreries, luy dit : O mon amy, ne l’ayant pû faire belle, tu n’as pas manqué de la faire bien riche. Outre que les choses brillantes en peinture, comme les pierreries semées avec profusion sur les habits, se nuisent les unes aux autres, parce qu’elles attirent la veüe en trop d’endroits en même temps, et qu’elles empeschent les corps ronds de tourner, et de bien faire leur effet, c’est que la quantité fait ordinairement juger qu’elles sont fausses ; et il est à presumer que les choses precieuses sont toujours rares. Corinna cette sçavante thébaine reprochant un jour à Pindare [2] (lequel elle avoit vaincu cinq fois en poësie) qu’il répandoit trop indifferemment et partout dans ses oeuvres les Fleurs du Parnasse, luy dit, qu’on semoit avec la main, et non pas avec tout le sac. C’est pourquoy le peintre doit orner les vestements avec une grande prudence : et les pierreries font extremement bien, quand elles sont sur des endroits que l’on veut tirer hors de la toile, comme sur une epaule ou sur un bras, pour lier quelque draperie, qui d’elle-mesme ne sera pas de couleur fort sensible : elles font encore parfaitement bien avec le blanc et les autres couleurs legeres, que l’on peut tenir sur le devant ; parce que les pierreries sont sensibles et petillantes par l’opposition du grand clair et du grand brun qui s’y rencontrent.

 

Lamy, Bernard, La Rhétorique ou l’art de parler(publi: 1675), « Règles que l’on doit suivre dans la distribution des ornements artificiels » (numéro IV, 20) , p. 380 (fran)

Il y a des personnes à qui tout est égal, qui habillent tout le monde magnifiquement ; c’est-à-dire, qu’ils parlent d’un même ton des grandes et des petites choses, et prodiguent partout les ornements de l’élocution. D’où vient cela ? C’est qu’il est aisé d’employer de riches couleurs, et qu’il est difficile de tirer les traits propres d’un objet qu’on veut peindre. C’est ce qu’Apelle disait à un jeune peintre : n’ayant pu faire Hélène aussi belle qu’elle est, vous l’avez faite riche.

 

Hoogstraten, Samuel van, Inleyding tot de hooge schoole der schilderkonst(publi: 1678), « Van’t Hair en Kleedy » (numéro VI, 7) , p. 229 (n)

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  • [1] Rijke kleederen
  • [2] Helena

By welgeschilderde naekten voegen ook aerdich gekoloreerde kleederen, op dat uwe beelden daer door te meerder welstant mogen genieten. Indien gy Vorstinnen uitbeelt, zoo laetze vry in zijden gewaet en met paerlen en edele gesteenten schitteren; Maer zie toe, dat u niet en geschiede als Apelles [1] Discipel, die Helena schilderende haer zoo opschikte, dat Apelles het stuk [2] ziende, zeyde: Zeker, gy hebt deeze prinsesse rijk geschildert, in steê van schoon. Waerom men ook naderhant dit stuk de goudtrijke, in plaets van de schoone Helena, genoemt heeft. 
Lust u den Turkschen Sultan in zijn pracht te verbeelden? zoo schilder hem in’t wit Satijn of zilver laken met groen vermengt, en met groote bloemen doorwrocht. Stel hem den hoogen Tulbant met geschilderde veeren op’t hooft.

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Hoogstraten, Samuel van, Inleyding tot de hooge schoole der schilderkonst, « Des cheveux et des vêtements » (numéro VI, 7) , p. 363-364 (fran)(traduction récente d'un autre auteur)

Des vêtements de soie, de perles et de pierres précieuses. Mais veillez à ce qu’il ne vous arrive pas ce qui est advenu au disciple d’Apelle qui, en peignant Hélène, la para tant qu’Apelle, qui vit l’œuvre, lui dit : il est certain que vous avez peint cette Hélène plus riche qu’elle n’est belle. C’est pour cette raison égale-ment que cette œuvre fut nommée plus tard l’Hélène dorée plutôt que la Belle Hélène. Si vous souhaitez représenter le sultan turc dans son luxe, peignez-le dans du satin blanc, ou dans des étoffes d’argent mêlées de vert. Faites-y de grandes fleurs, et posez sur sa tête un haut turban avec des plumes peintes.

Commentaires : Trad. Jan Blanc, 2006

 

Loménie de Brienne, Discours sur les ouvrages des plus excellents peintres anciens et nouveaux(redac: 1693:1695), col. 195-197 (fran)

Mais que l’ouvrage ne soit pas trop enrichi d’or ni de pierreries[Note contexte]. Clément Alexandrin rapporte qu’Apelle ayant veu une Hélène qu’un jeune homme de ses disciples avoit faite, et avoit orné de quantité de pierreries, luy dit Ô mon Amy, ne l’ayant pu faire belle, tu n’as pas manqué de la faire bien riche p. 174. Outre que les choses brillantes en Peinture comme l’or et les pierreries semées avec profusion sur les habits, se nuisent les unes aux autres par ce qu’elles attirent la veüe en trop d’endroits en mesme temps, et qu’elles empeschent les corps ronds de tourner, et de bien faire les effets. C’est que la quantité fait ordinairement juger qu’elles sont fausses, et il est à présumer que les choses précieuses comme les perles, les rubis, les émeraudes, les topazes, les hyacintes, les turquoises, sont toujours rares. Corinna (au rapport de Plutarque sur les lettres et les Arts des Athéniens), cette scavante Thébaine reprochant un jour à Pindare (lequel elle avoït vaincu cinq fois en poësie) qu'il répandait trop indiffèrement, partout dans ses œuvres, les fleurs du Parnasse, lui dit : Qu’on servoit avec la main et non pas avec tout le sac. C’est pourquoy le peintre doit orner les vêtements avec une grande prudence. Et les pierreries font extrêmement bien quand elles sont sur des endroits que l’on veut tirer hors de la toile, comme sur une épaule ou sur un bras, pour lier quelque draperie, qui d’elle-mesme ne sera pas de couleur fort sensible. Elles font encore parfaictement bien avec le blanc et les autres couleurs légères, que l’on veut tenir sur le devant par ce que les pierreries sont sensibles et pétillantes par l’opposition du grand clair et du grand brun qui s’y rencontrent. pag. 174 et 175 Vers 219.

 

Loménie de Brienne, Discours sur les ouvrages des plus excellents peintres anciens et nouveaux(redac: 1693:1695), col. 261 (fran)

Quelle beauté (dit-il[Explication : Félibien.]) quel décor, quelle grâce. L’on ne peut pas dire du Poussin ce qu’Apelle disoit à un de ses disciples qui n’ayant pü peindre Hélène belle, il l’avoit représentée riche. Car, dans ce tableau[Explication : Éliézer et Rébecca.] de mr Poussin, la beauté éclate bien plus que tous les ornements qui sont simples et convenables au sujet, il a parfaitement observé ce qu’il appelle décor, ou bienséance et, surtout, la grâce, ceste qualité si précieuse et si rare dans les ouvrages de l’art aussi bien que dans ceux de la Nature.

 

Junius, Franciscus, De pictura veterum(publi: 1694) (II, 6, 2), p. 61-62 (latin)

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  • [1] Artificum antiquissimi non modo ipsi veram artis vim sine ullo pigmentorum fuco exercebant, sed alios quoque opera sua pretiosis coloribus praelinentes ad priscam simplicitatem sollicite revocabant.

[1] Antiqui melioris notae pictores constanter tenebant hanc sectam, et aliam insistentibus viam minime parcebant : corruptum etiam atque omnibus vitiis fractum pingendi genus, eoque perniciosus, quod abundaret dulcibus vitiis, revocare ad severiora judicia contendebant. Ἀπελλῆς ὁ ζωγράφος, θεασάμενος τινα τῶν μαθητῶν Ἑλένην ὀνόματι πολύχρυσον γράψαντα· ὦ μειράκιον, εἴπεν, μὴ δυνάμενος γράψαι καλήν, πλουσίαν πεποίηκας. Apelles pictor cum vidisset quendam ex suis discipulis pinxisse Helenam multo auro ornatam : O adolescens, inquit, cum non posses pingere pulchram, fecisti divitem, Clemens Alexandr. lib. II Paedag. cap. 12. Nequaquam tamen obstare potuerunt, quo minus imperiti specie quadam nitoris ducti, delicatam posteriorum pictorum socordiam resupina voluptate probarent, cum passim jam quae fortia, si licuisset, futura erant, ut dura mollirent ; et habitum ipsum artis virilem, atque illam vim stricte robusteque pingendi, tenera quadam fucatae venustatis cute operirent ; dumque laevia essent ac nitida, quantum valerent, nihil interesse arbitrarentur. Sed mihi naturam intuenti, inquit Quintil. V, 12, nemo non vir spadone formosior erit : nec tam aversa unquam ab opere suo videbitur providentia, ut debilitas inter optima inventa sit: nec id ferro speciosum fieri putabo, quod, si nasceretur, monstrum erat. Libidinem juvet ipsum effeminate sexus mendacium: numquam tamen hoc contingent malis moribus regnum, ut, si qua pretiosa fecit, fecerit et bona. Et rursus lib. XII, cap. 10 : In eo, qui se non ad luxuriam ac libidinem referet, eadem speciosiora quoque, quae honestiora. Περιεργίαν οἶμαι πάμπολυ διαφέρειν καθαριτητος : Existimo permultum interesse inter supervacuum cultum et munditiem. Vide Plutarch. Sympos. Problem. VI, 7.

 

Piles, Roger de, Abrégé de la vie des Peintres, avec des reflexions sur leurs ouvrages, et un Traité du Peintre parfait, de la connoissance des Desseins et de l’utilité des Estampes(publi: 1699), p. 125 (fran)

Un autre peintre luy faisant voir le tableau d’une Héléne qu’il avoit peinte avec soin, et qu’il avoit ornée de beaucoup de piérreries, il luy dit : O mon ami, n’ayant pû la faire belle, vous n’avez pas manqué de la faire riche.

 

Coypel, Antoine, "Commentaire de l'épître à son fils (le gracieux en peinture)", lu à l'Académie royale de peinture et de sculpture le 1er octobre 1712(redac: 1712/10/01), p. 62 (fran)

C’est faute de bien sentir les beautés de la pure nature que l’on a recours aux ornements étrangers pour donner de la grâce à ses ouvrages ; car il est aisé de tomber dans le défaut de ce peintre grec, qui, ayant peint une Hélène, l’avait tellement ornée de pierreries, qu’Apelle, à qui il la faisait voir, fut obligé de lui dire : « N’ayant pu la faire belle, vous n’avez pas manqué de la faire riche ». Je sais, cependant, que les richesses et la variété des étoffes font un effet agréable et gracieux quand elles sont bien entendues ; qu’il est même des sujets où cette richesse est essentielle ; mais il ne faut pas la prodiguer mal à propos ; il faut même être avare des ornements, dont le trop d’abondance formant de trop petites parties, ôte cet aimable repos des yeux si nécessaire au grand goût de la peinture, de la sculpture et de l’architecture.

 

Rollin, Charles, Histoire ancienne, tome XI, livre XXIII(publi: 1730:1738), « De la peinture » (numéro livre XXIII, ch. 5) , p. 172-173 (fran)

Un autre peintre lui faisant voir le tableau d’une Héléne qu’il avoit peinte avec soin, et qu’il avoit ornée de beaucoup de pierreries, il lui dit : O mon ami, n’ayant pu la faire belle, vous avez voulu du moins la faire riche.

 

Webb, Daniel, An Inquiry into the Beauties of Painting(publi: 1760), “Of colouring” (numéro ch.V) , p. 83-84 (anglais)

A perfect knowledge of the union and opposition of colours, together with the effects of their different shades and reflections, requires, no doubt, great study and practice; but I apprehend, that too great an attention to this flattery of the eye, has often made our modern neglectful of the more essential parts. That this was the case in the inferior area of ancient painting, we have the authority of Dionysius Halicarnassus: “The painting of the ancients (says he) were simple and unvaried in their colouring; but correct in their drawing, were more finished, more varied in their lights and shades; trusting their effects to the multitude of their colours”[1]. You will observe that this boasted science of the moderns, was, to the ancients, a symptom of the decay of paint: and indeed, can the happiest effect in this kind, that ever flowed from the pencil of Titian, make us amends for his frequent errors in drawing, or poverty of character? Can the best painted drapery of a Carrache, or Guido, balance the want of grace and beauty in the one, of warmth and expression in the other? Apelles seing a Helen, that had been painted by one of his scholars, loaded with ornaments, cried out[2] : “So young man! Not able to paint her beautiful, you had made her fine”.

Note de bas de page de l'auteur :
  • [1]   Αρχαιαι γραψαι χρωμασιν ειργασμεναι ἁπλως, και ουδεμιαν εν τοις μιγμασιν εχουσαι ποικιλιαν, ακριβεις δε ταις γραμμαις, και πολυ το χαπιεν εν ταυταις εχουσαι· Αἱ δε μετ’εκεινας, ευγραμμοι μεν ἥττον, εξειργασμεναι δε μαλλον, σκιᾳ τε και φωτι ποικιλλομεναι, και εν τῳ των μιγματων πληθει την ισχυν εχουσαι. Dion Hal in Isaeo, p. 167 ed. Oxon
  • [2] Ω μειρακιον, μη δυναμενος γραψαι καλην, πλουσιαν πεποιηκας.
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Webb, Daniel, An Inquiry into the Beauties of Painting, (trad: 1765), « Du coloris » (numéro ch. V) , p. 87-90 (trad: "Recherche sur les beautés de la peinture" par Bergier, Daniel Claude François en 1765)(fran)(traduction ancienne d'un autre auteur)

Une connoissance parfaite de l’union et de l’opposition des couleurs, des effets de leurs ombres et de leurs réflexions différentes, exige sans doute beaucoup d’étude et de pratique ; mais je crains bien que trop de recherche dans cette partie, n’ait fait négliger aux modernes, des parties plus essentielles. C’est ce qui arriva dans les derniers temps de la peinture ancienne. « Les peintres anciens, dit Denis d’Halicarnasse[1], n’employoient que des couleurs simples et sans mêlange ; mais leur dessin étoit correct et plein d’élégance.  Ceux qui vinrent ensuite, furent moins exacts dans le dessin, mais plus soignés, plus intelligens dans la distribution des ombres et des lumieres, et donnerent un grand effet à leurs ouvrages, par l’art avec lequel ils sçurent varier les couleurs. » Il faut observer que cette science, si vantée des modernes, fut regardée par les anciens comme un symptôme de la décadence de l’Art. Le plus bel effet de cet harmonie de couleurs qu’ait jamais produit le pinceau du Titien, peut-il effacer les fautes de dessin et la foiblesse de caractère qu’on remarque dans ses ouvrages ? La draperie la mieux peinte du Carrache ou du Guide, compensera-t-elle le défaut de grace et de beauté dans le premier, de chaleur et d’expression dans le second ? Apelles, voyant une Helene peinte par un de ses eleves et surchargée d’ornements, lui dit[2] : « ô jeune homme, n’ayant pu la faire belle, tu as tu raison de la faire magnifique ».

Note de bas de page de l'auteur :
  • [1] Αρχαιαι γραψαι χρωμασιν ειργασμεναι ἁπλως, και ουδεμιαν εν τοις μιγμασιν εχουσαι ποικιλιαν, ακριβεις δε ταις γραμμαις, και πολυ το χαπιεν εν ταυταις εχουσαι· Αἱ δε μετ’εκεινας, ευγραμμοι μεν ἥττον, εξειργασμεναι δε μαλλον, σκιᾳ τε και φωτι ποικιλλομεναι, και εν τῳ των μιγματων πληθει την ισχυν εχουσαι. Dion Hal in Isaeo, p. 167 ed. Oxon
  • [2] Ω μειρακιον, μη δυναμενος γραψαι καλην, πλουσιαν πεποιηκας.
 

Algarotti, Francesco, Saggio sopra la pittura, saggio sopra l’Academia di Francia che è in Roma(publi: 1763), « Della invenzione », p. 64 (italien)

Che se nei vestimenti si vuol fuggire la miseria, onde tal maestro fa gran caro di panni alle sue figure, è anche da fuggarsi quel soverchio lusso, che a un suo rivale imputava l’Albani chiamandolo, addobbatore e non pittore. Gli ornamenti non meno vogliono esser messi con sobrietà negli abiti delle figure, e fa bisogno ricordarsi di Apelle, che diceva a quel suo discepolo : Tristo a te non sapesti fare Elena bella, la facesti ricca[1].

Note de bas de page de l'auteur :
  • [1] Ἀπελλῆς ὁ ζωγράφος θεασάμενός τινα τῶν μαδητῶν Ἑλένην ὀνόματι πολύχρυσον γράψαντα, Ὦ μειράκιον, εἶπεν, μὴ δυνάμενος γραψαι καλὴν, πλουσίαν πεποιήκας. Clem. Alexandrinus Paedag. Lib. II cap. 12. apud Junium de Pictura Veterum. Apelles in catalogo.
 1 sous-texte

Algarotti, Francesco, Saggio sopra la pittura, saggio sopra l’Academia di Francia che è in Roma, « L’invention », p. 150 (fran)(traduction ancienne d'un autre auteur)

Le peintre doit éviter avec autant de soin la pauvreté des vêtements. On a vu certains artistes donner à cet égard dans une œconomie sordide et d’autres dans un luxe superflu. C’est ce que l’Albane reprochoit au Guide en le regardant comme plus propre à parer les figures qu’à les peindre. On doit orner les habillemens avec sobriété et le peintre doit se ressouvenir de ce que l’on disoit jadis à un artiste, maladroit, tu n’as pû réussir à rendre Helene belle, mais tu l’as fait riche[1] .

Note de bas de page de l'auteur :
  • [1] Ἀπελλῆς ὁ ζωγράφος θεασάμενος τινα τῶν μαδητῶν Ἑλένην ὀνόματι πολύχρυσον γράψαντα, Ὦ μειράκιον, εἶπεν, μὴ δυνάμενος γραψαι καλὴν, πλουσίαν πεποιήκας. Clem. Alexandrinus Paedag. Lib. II cap. 12. apud Junium de Pictura Veterum. Apelles in catalogo. 

    Poetry like painters thus unskill’d to trace

    The naked Nature and the living grace,

    With gold and jewels cover ev’ry part,

    And hide with ornaments their want of art. 

    Pope Essai on criticism.

    Un poëte de même qu’un peintre ne pouvant point rendre les beautés et les graces de la simple nature la couvre d’or et de diamans. Il a recours aux ornemens et à la parure pour cacher son ignorance et son manque d’art. 

    Pope Essai sur la critique.

Commentaires : Trad. Pingeron, 1769, « L’invention », p. 150

 

Algarotti, Francesco, Saggio sopra la pittura, saggio sopra l’Academia di Francia che è in Roma(publi: 1763), p. 60 (italien)

Nei vestimenti si vuol avere avvertenza tanto di sfuggire la povertà onde tal pittore fa gran caro di panni alle sue figure, quanto la ricchezza o sia quel lusso che l’Albani imputava al Guido, chiamandolo addobbatore non pittore. Un gran maestro per le pieghe è Alberto Durero, e lo studiò Guido medesimo ; ma è duopo studiarlo a quel modo che un giudizioso scrittore fa gli autori del trecento. Gli ornamenti nei vestimenti delle figure vogliono essere sparsi con sobrietà, e fa di bisogno ricordarsi di colui che diceva a certo pittore : Tristo a te, non sapesti far Elena bella, la facesti ricca.

 

Diderot, Denis, Salon de 1765(redac: 1765), Salon de 1765, p. 80 (fran)

Un peintre ancien disait à son élève qui avait couvert sa Vénus de pierreries : « Ne pouvant la faire belle, tu l’as faite riche. » J’en dis autant à Lagrenée.

 

Arnaud, François,  Mémoire sur la vie et les ouvrages d’Apelle(redac: 1783/06/02) (t. III), p. 186 (fran)

En examinant une Hélène, peinte par un de ses élèves, et toute couverte d’or et de pierres précieuses : « Jeune homme, dit-il, vous l’auriez faite moins riche si vous aviez su la faire belle. »

 

Watelet, Claude-Henri ; Levesque, Pierre-Charles, article « Peinture chez les Grecs »,  Encyclopédie méthodique. Beaux-Arts(publi: 1788:1791), p. 647 (fran)

Apelles aimoit à railler. Un de ses éleves lui montra un jour une Hélene qu’il avoit chargée d’or : « Jeune homme, lui dit-il, ne pouvant la faire belle, tu l’as fait riche. »