Apelle au banquet de Ptolémée

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Pline l'Ancien (Gaius Plinius Secundus), Naturalis Historia, liber XXXV(redac: 77, trad: 1985) (89)(latin)

Non fuerat ei gratia in comitatu Alexandri cum Ptolemaeo, quo regnante Alexandriam ui tempestatis expulsus, subornato fraude aemulorum plano regio inuitatus, ad cenam uenit indignantique Ptolemaeo et uocatores suos ostendenti, ut diceret, a quo eorum inuitatus esset, arrepto carbone extincto e foculo imaginem in pariete delineauit, adgnoscente uoltum plani rege inchoatum protinus.

 6 sous-textes

Pline l'Ancien (Gaius Plinius Secundus), Naturalis Historia, liber XXXV, (trad: 1985) (89)(trad: "Histoire naturelle. Livre XXXV. La Peinture" par Croisille, Jean-Michel en 1985)(fran)(traduction récente d'un autre auteur)

Parmi les gens de la suite d’Alexandre, il n’avait pas été en  bons termes avec Ptolémée ; or, sous le règne de celui-ci, Apelle fut jeté dans Alexandrie par une violente tempête et certains de ses rivaux soudoyèrent malicieusement un bouffon du roi pour qu’il l’invitât : il vint au repas et, devant l’indignation de Ptolémée qui lui demandait, en lui montrant ses hérauts, lequel d’entre eux l’avait invité, il prit dans le foyer un charbon éteint et dessina sur le mur un portrait tel que le roi, dès la première ébauche, reconnut les traits du bouffon.

 

Pline l’Ancien; Landino, Cristoforo, Historia naturale di C. Plinio secondo tradocta di lingua latina in fiorentina per Christophoro Landino fiorentino, fol. 240v-241r (italien)(traduction ancienne d'un autre auteur)

Nel tempo che lui seguito Alexandro fu pocho amico di Ptolomeo e dipoi regnante gia lui in Alexandria e essendo el pictore trasportato dala tempesta nel suo porto Planoregio exhortato a questo da suoi emoli lo invito alla cena del Re. Commosso adunque asdegno el re e domandando chi l’havessi invitato. Tolse un carbone del fuoco e nel muro disegno la faccia dello invitatore laquale planoregio di subito da che era principiata conobe.

 

Pline l’Ancien; Brucioli, Antonio, Historia naturale di C. Plinio Secondo nuovamente tradotta di latino in vulgare toscano per Antonio Brucioli, p. 991 (italien)(traduction ancienne d'un autre auteur)

Nel tempo che seguitò Alexandro non fu molto in gratia di Ptolomeo, il quale regnando in Alexandria, essendovi spinto per forza di tempesta, da Plano regio, subornato per fraude degli emuli, invitato venne alla cena del re. Et sdegnandosi Ptolemeo, e dimostrandogli quegli che havieno l’uficio di chiamare, accioche dicesse da chi di loro fusse stato invitato, preso un carbone, spento dal fuoco, disegno nel muro la imagine dello invitatore. Conoscendo subito il re il volto di Plano, da quel principiato.

 

Pline l’Ancien; Domenichi, Lodovico, Historia naturale di G. Plinio Secondo tradotta per Lodovico Domenichi, con le postille in margine, nelle quali, o vengono segnate le cose notabili, o citati alteri auttori… et con le tavole copiosissime di tutto quel che nell’opera si contiene…, p. 1100 (italien)(traduction ancienne d'un autre auteur)

Non haveva havuto gratia in compagnia d’Alessandro con Tolomeo, perch’essendo egli una volta giunto in Alessandria per fortuna, fu da un certo buffone del re, subornato per inganno de’ suoi concorrenti, invitato a mangiare col re, et cosi v’ando. Perche essendosi sdegnato Tolomeo, e mostrandogli i servidori suoi iquali havevano carico d’invitar le persone mangiar seco, perche gli dicesse qual d’essi l’haveva invitato; preso subito in mano un carbone spento, lo ritrasse sul muro, dove il re, subito che vide abbozzarlo, riconobbe il viso di quel furfante.

 

Pline l’Ancien; Du Pinet, Antoine, L’histoire du monde de C. Pline second… mis en françois par Antoine du Pinet, p. 950-951 (fran)(traduction ancienne d'un autre auteur)

Note marginale :
  • [1] ou, un affaité de cour de la maison du roy Ptolemee

: Il eust neantmoins ce desastre, d’estre hay du prince Ptolemee, qui estoit à la suite du roy Alexandre, et qui depuis fut roy d’Egypte. Mesmes il advint, apres le deces d’Alexandre, qu’Apelles estant poussé par la fortune de mer és costes d’Alexandrie, et contraint de prendre terre, certains autres peintres, ses malveillans, ayans gaigné un des plaisans du roy Ptolemee [1], qui estoit en ladite cité, le firent convier au soupper du roy : où estant le roy, luy demanda d’un visage assez farousche, qui luy avoit fait venir : sur quoy Apelles ne sachant le nom de son affaitté, print un charbon au foyer de la salle du roy, et le commença à charbonner contre la muraille. Mais le roy n’eut si tost veu le commencement du pourfil qu’il fit, qu’il ne cognust l’affaitté qui luy avait joué ceste trouffe.

 

Pline l’Ancien; Poinsinet de Sivry, Louis, Histoire naturelle de Pline, traduite en françois [par Poinsinet de Sivry], avec le texte latin… accompagnée de notes… et d’observations sur les connoissances des anciens comparées avec les découvertes des modernes, (vol. 11), p. 253 (fran)(traduction ancienne d'un autre auteur)

Parmi les généraux qui accompagnerent Alexandre le Grand, il ne prit nullement auprès de Ptolémée, qui vint ensuite à regner en Egypte. La tempête l’ayant donc jetté sur cette côte, et contraint de relâcher à Alexandrie, d’autres peintres, jaloux de lui, subornerent un bouffon de la cour, pour lui jouer le tour de l’inviter faussement à souper de la part du roi. Ptolémée se courrouça, et montrant tous ses huissiers, somma Apelle de lui dire qui d’entre eux l’avait invité de sa part. L’artiste aussi-tôt prit au foyer un charbon éteint, et commença à dessiner sur le mur une effigie, dont le roi n’eut pas plutôt apperçu les premiers traits, qu’il reconnut et nomma le bouffon. 

 

Ghiberti, Lorenzo, I commentarii(redac: (1450)), p. 75 (italien)

non gli fu in gratia Tolomeo, la quale regnante tenea per forza. El quale Appelle pervenne in Alexandria, fu invitato da uno de’ suoi concorrenti a ccena col re Tolomeo; et in quella, venne el re Tolomeo ; domandollo chi l’avea invitato, che egli glele mostrasse. Allora Appelle tolse uno carbone e disegnò nel muro chi l’avea invitato : el re, di subito el conobbe.

 

Perotti, Nicolai, Cornv copiae seu Latinae commentarii(publi: 1489) (vol. III, §463), l. 1-5 (latin)

Et uocator, qui alterius nomine, interdum etiam suo, conuiuas inuitat. Plynius : Non fuerat Apelli gratia Ptolomaeo, quo regnante Alexandriam ui tempestatis expulsus, subornato fraude emulorum Planoregio, inuitatus ad regis coenam uenit. Indignanti que Ptolemaeo ac uocatores suos ostendenti, ut diceret á quo eorum inuitatus esset, ille arrepto é foculo carbone extincto imaginem in pariete delineauit, agnoscente rege uultum Planoregii ex inchoato protinus

 

Pino, Paolo, Dialogo di pittura(publi: 1548), p. 106 (italien)

Fece Toloemo un convitto, al qual trovatosi Apelle, e venendo veduto da Tolomeo, che l’odiò sino in vita d’Alessandro, soperbamente gli domandò, chi l’avesse introdotto nel suo palagio, alla qual risposta trattosi Apelle da mensa senza altro rispondere, recatosi un carbone in mano, disegnò nel muro una faccia, laqual fu conosciuta, come effigie d’uno nominato Piano, che l’avea convitato a tal trionfo.

 

Dolce, Lodovico, Dialogo di pittura intitolato l’Aretino, nel quale si raggiona della dignità di essa pittura e di tutte le parti necessarie che a perfetto pittore si acconvengono(publi: 1557), p. 158 (italien)

Come, essendo condotto Apelle, da uno che gli portava invidia, al convito di certo re suo nimico, il re, conosciutolo, con fiero sguardo gli dimandò perché egli fosse stato cotanto audace, che avesse avuto ardimento di venire alla sua presenza. Apelle, non vi si trovando colui che quivi l’aveva menato, prese un carbone in mano e disegnò prestamente nel muro la faccia di quel suo nimico, tanto simile alla vera che, dicendo egli al re: “Costui è quello che mi vi ha condotto”, il re, conosciutolo da quel poco di macchia fatta da Apelle, gli perdonò, mosso solamente da maraviglia della sua virtù.

 

Borghini, Vincenzio, Selva di notizie(redac: 1564), p. 266 (italien)

Quando e’ fu chiamato a cena da Tolomeo, mostrò col carbone chi l’haveva chiamato, et dice Plinio, cognoscendo il re il viso di quel baro subito dalle prime linee cominciate.

 

Borghini, Rafaello, Il riposo di Raffaello Borghini : in cui della pittura, e della scultura si fauella, de’piu illustri pittori, e scultori, et delle piu famose opere loro si fa mentione ; e le cose principali appartenenti à dette arti s’insegnano(publi: 1584), p. 280-281 (italien)

Essendo una volta Protogene per fortuna capitato in Alessandria, che altramente andato non vi sarebbe, havendo anzi che no havuto qualche sdegno con Tolomeo, fu da un domestico del rè, ò suo buffone invitato a mangiare alla mensa regia, il che fu fatto per ingannarlo da’ suoi concorrenti, et egli vi andò. Laonde sdegnato Tolomeo, e domandando chi l’haveva invitato à mangiar seco, Protogene, preso un carbone spento, disegnò subito nel muro l’efficie di colui, che l’haveva invitato, la quale dal rè fu incontanente riconosciuta.

 

Alberti, Romano, Trattato della nobiltà della pittura(publi: 1585), p. 208 (italien)

come per essempio, volendo il pittore dipingere un uomo, primieramente medianti li raggi visivi bisogna che apprenda li contorni et altri accidenti di quello, e questi istessi riduca con l’imaginazione all’intelletto, il qual dopo aver giudicato quel contorno dover esser tondo, quell’altro diritto e de li colori uno acceso e l’altro smorto, finalmente con il discorso conclude una proporzionata figura dell’uomo, l’istessa dipoi con li suoi instrumenti rappresenta dipinta, la quale tanto più serà perfetta, quanto più il pittore si serà servito delle sopradette operazioni. Di modo che, se la vorrà far perfettissima, necessariamente ne seguita che bisognerà che l’istesse operazioni esserciti perfettissimamente; sì come leggiamo di Apelle, il quale talmente era essercitato in tali operazioni dell’intelletto, che, addimandato dal Re Ptolomeo chi l’avesse menato a cena con lui, subito, preso un carbone, dissegnò di modo l’effigie di quel tale, che fu con maraviglia di tutti conosciuto.

 

Montjosieu, Louis de, Gallus Romae hospes. Ubi multa antiquorum monimenta explicantur, pars pristinae formae restituuntur. Opus in quinque partes tributum(publi: 1585), « Commentarius de pictura » (numéro IV) , p. 19 (latin)

Tam certo etiam successu[Explication : Apelles.] similitudines expressit, vt Ptolomeo Regi cum eum nominare non posset ad quo inuitatus venisset, accepto carbone e foculo imaginem in pariete delineauerit, agnoscente rege vultum protinus ex inchoato. 

 

Van Mander, Karel,  Het leven der oude antijcke doorluchtighe schilders(publi: 1603:1604 ), « Van Appelles, Prince der Schilders », fol. 79v-80r (n)

Onder al zijn gheluck dat hy hadde, viel op hem t’ongheluck, dat hy worde gehaet van den Prince Ptolomeo, den welcken volghde nae den grooten Alexander, en namaels Coningh van Egypten was: maer niet den Const-beminder ten tijde van Aratus. Het gheschiedde nae d’aflijvicheyt van den grooten Alexander, dat Appelles door den storm ter Zee, aen is moeten comen aen de kusten van Alexandrien, en ghedwongen daer aen t’landt en in de Stadt te comen, alwaer eenighe Schilders zijn benijders, hebbende aen hun sijde oft te wille ghecreghen eenen, die by den Coningh Ptolomeum den gheck schoer, oft eenen listigen schalck, in het Conings Hof wel bekent, die daer in de Stadt was, lieten Appellem door desen by den Coning te gast bidden, doch niet dan om hem te bespotten. Appelles denckende, misschien dat den Coningh nu beter als voor henen te hemwaert was gheneghen, is tot het Coninghlijck Avontmael ghegaen, alwaer den Coningh met wreet ghesicht hem vraeghde, wie hem daer ontboden hadde. Waer op Appelles, niet wetende den naem van zijnen bespotter, nam uyt den heert van der Coninghlijcke sale een kole, begon te teyckenen op den muer by onthoudt de gedaente van zijn aensicht: maer hy en hadde soo haest niet ghemaeckt den omtreck van de tronie, of den Coningh en kende hem te wesen Planus, die hem die perte gespeelt hadde: Waer uyt wel te verstaen is, hoe vast Appelles is geweest van onthoudt, en volcomen in zijn Const, yemandt nae t’leven te doen.

 

Espinosa y Malo, Felix de Lucio, El pincel, cuyas glorias descrivia Don Felix de Lucio Espinosa y Malo(publi: 1681), p. 51 (espagnol)

Entrò Apeles à la mesa de Antioco, adonde le introduxo un criado de aquel principe, el qual, como le viesse sentado entre los demàs combidados que tenia, no conociendole, llegò à preguntarle, quien le avia franqueado la entrada ; Apeles, no sabiendo el nombre del que le introduxo, para dar satisfacion al rey, sacando un lapiz, dibuxò en la pared el semblante de aquel que le avia dado la licencia, diziendo : Este es el que me permitiò la entrada : en una accion executò dos cosas admirables, la de disculparse con el rey, que condenava su osadia, y la de mostrar por el dibuxo, que su grande habilidad era digna de sentarse à la mesa de un principe : que si las pinturas tienen tan alta estimacion en el concepto de los hombres, fuera sin razon que sus professores no alcançassen la honra que sus meritos granjean.

 

Renaudot, Théophraste, Cinquante-huitiesme Conference du mercredy 27. Dec. 1634, dans Seconde Centurie des Questions traitées ez Conferences du Bureau, depuis le 3 novembre 1634. Jusques à l'11 fevrier 1636(publi: 1636), 148-149 (fran)

Il y a plus de merveille en la peinture de representer au naturel avec un trait grossier du charbon (comme on dit que fit Apelles devant Ptolemee pour lui representer celui qu’il ne lui pouvoit former) qu’avec les couleurs, la moindre partie de la peinture : qui ne consiste proprement qu’en la proportion : laquelle estant la plus divine action de l’entendement, il ne faut pas s’estonner s’il y a si peu de bons peintres au prix des autres. Ceux-là s’abusans qui ont colloqué l’excellence de la peinture en la subtilité des traits lors qu’ils feignent que le mesme Apelles fut reconnu de Protogenes pour avoir fait une ligne plus subtile que lui. Car au contraire, les plus excellents traits de maistres sont souvent les plus grossiers. 

 

Junius, Franciscus, De pictura veterum(publi: 1637) (II, 8, 6), p. 81 (latin)

Apelles vi tempestatis Alexandriam expulsus, regnante Ptolemæo, cum quo ei non fuerat gratia in comitatu Alexandri, capitale periculum adiit, dum subornato fraude æmulorum plano regio invitatus ad cœnam Regis venit ; indignantique Ptolæmeo, et vocatores suos ostendenti, ut diceret a quo eorum invitatus esset, arrepto carbone exstincto e foculo, imaginem in pariete delineavit, agnoscente vultum plani Rege ex inchoato protinus. Plin. XXXV, 10.

 1 sous-texte

Junius, Franciscus, De pictura veterum, (II, 8, 6), p. 148-139 (anglais)(traduction récente d'un autre auteur)

Apelles being carried by tempest into Aegypt, during the reign of that Ptolome that could never abide him in Alexanders Court, was brought into danger of his life, but for the help of this art. For coming to supper to the king, deceived by one suborned by some spightfull enemy, who had invited him disguised in the habit of those to whom that office belonged, the king was much insenced against him; and calling for all those officers to know who had done it, Apelles not seeing the man amongst the companie, took up a cole from the hearth, and drew his picture upon the wal so lively, that upon the first draught the king knew the man.

 

Junius, Franciscus, The Painting of the Ancient(publi: 1638) (II, 8, 6), p. 148-149 (anglais)

Apelles being carried by tempest into Aegypt, during the reign of that Ptolome that could never abide him in Alexanders Court, was brought into danger of his life, but for the help of this art. For coming to supper to the king, deceived by one suborned by some spightfull enemy, who had invited him disguised in the habit of those to whom that office belonged, the king was much insenced against him; and calling for all those officers to know who had done it, Apelles not seeing the man amongst the companie, took up a cole from the hearth, and drew his picture upon the wal so lively, that upon the first draught the king knew the man.

 

Vossius, Gerardus Joannes, De quatuor artibus popularibus, de philologia et scientiis mathematicis, cui operi subjungitur chronologia mathematicorum, libri tres, cap. V, De Graphice(publi: 1650), De Graphice (numéro cap. V) , p. 65, §5 (latin)

Ac notum, ut Apelles, cum Rex Ptolemaeus putaret, eum non invitatum accessisse convivium, ac propterea excandesceret, carbone assumto de foco, sic in pariete depinxerit eum, qui invitasset ; ut continuo a rege dignosceretur.

 

Saint-Jean, Léon de, Le Portrait de la sagesse universelle, avec l’idée générale des sciances (sic) ; et leur plan representé en Cent Tables, chapitre LIII, « La peinture »(publi: 1655), « La peinture » (numéro chapitre LIII) , p. 331 (fran)

La Peinture au contraire[Explication : au contraire de l’écriture.] estant fondée sur la verité et sur l’imitation de la Nature, parle d’elle-méme. N’est-il pas vray, qu’il n’y a personne si grossière, qui voyant une copie et son original, ou le tableau et le naturel, ne connoisse aussi-tôt l’un par l’autre. Témoin Appellés qui ne pouvant nommer à Ptolomée celuy dont il parloit, le fit connoître l’ayant representé avec un trait de charbon.

 

Dati, Carlo Roberto, Vite de' pittori antichi(publi: 1667), « Vita d’Apelle », p. 88 (italien)

Note marginale :
  • [1] Plin. 35. 10.

[1] Non trovò già presso i primi della corte tanto favore quanto egli ebbe con Alessandro, e spezialmente non fu gran fatto in grazia di Tolomeo, a cui nella divisione della monarchia toccò per sua destrezza l’Egitto. Per la qual cosa assai curioso avvenimento fu quello, che accade al nostro pittore in Alessandria, dove fu trabalzato da fortuna di mare. Appena arrivò nella regia, che gli emuli subornando un buffone lo fecero invitare a cena col re. Venne adunque, e sdegnandosi per ciò Tolomeo, Apelle si scusò con dire d’essere stato invitato da parte di S. M. Chiamati i regij invitatori, perchè dicesse da quale, ne sapendo Apelle tra essi vederlo, preso un carbone dal focolare nel muro lo disegnò, e dalle prime linee Tolomeo lo riconobbe.

 

Scheffer, Johannes, Graphice, id est, de arte pingendi liber singularis, cum indice necessario(publi: 1669), "Instrumenta servientia huic arti sunt, nonnula, quibus confici picturæ solent, alia quibus sustineri. Hæc sunt plutei ac formæ ; illa carbones, plumbago, creta, pennæ, styli, penicilli, spongiæ" (numéro §25) , p. 91 (latin)

Tum extractum igni, suaque sponte frigefactum, dempto luto aperiunt, idoneos pingendis primis lineamentis figurarum. An et veteres carbonibus sint usi ad hoc genus, satis non est certum. De Apelle quidem Plinius testatur, quod arrepto carbone extincto e foculo imaginem delineavit illius, qui eum joco ad cœnam Ptolemæi invitasset. Sed hoc subitaneum fuit opus, nec delineatio solummodo, qualem nos hic intelligimus. Neque certius quid colligas ex illis Horatii II. Sat. 7. ubi pariter fit mentio carbonis, nam et ipse de absoluta loqui pictura videtur :

—— Contento poplite minor

Prælia rubrica picta, aut carbone, velut si

revera pugnent, feriant, vitentque moventes

arma viri ——

 

Pline (Gaius Plinius Secundus); Gronovius, Johann Friedrich (Johannes Federicus), C. Plinii Secundi Naturalis historiae, Tomus Primus- Tertius. Cum Commentariis & adnotationibus Hermolai Barbari, Pintiani, Rhenani, Gelenii, Dalechampii, Scaligeri. Salmasii, Is. Vossii, & Variorum. Accedunt praeterea variae Lectiones ex MSS. compluribus ad oram Paginarum accurate indicatae(publi: 1669) (vol. 3), p. 584-585 (latin)

Non fuerat ei gratia in comitatu Alexandri cum Ptolemæo, quo regnante, Alexandriam vi tempestatis expulsus, subornato fraude æmulorum plano regio invitatus, ad coœnam venit : indignantique Ptolemæo, et vocatores suos ostendenti, ut diceret a quo eorum invitatus esset, arrepto carbone extincto e foculo, imaginem in pariete delineavit, adgnoscente voltum plani rege ex inchoato protinus.

 

Hoogstraten, Samuel van, Inleyding tot de hooge schoole der schilderkonst(publi: 1678), « Van’t Konterfeyten; of eens menschen gelijkenis te verbeelden » (numéro II, 3) , p. 46 (n)

Die zich tot konterfeyten begeeft, moet alle vlijt aenwenden, om de kracht van zijn verbeelding te wakkeren. Gelijk Dominiko Girlandajo, die, noch een jongen zijnde, niet alleen’t geen hy voor hem hadde navolgde, maer ook de voorbygangers en bekenden door een vaste inbeelding by onthout poogde te konterfeyten, dat menze kennen kon. Francisko Mazzoli van Parmens konterfeyte Keyser Karel levensgroot by onthout, tot yder eens verwondering; en den Prinse der oude Schilders Apelles trok met een koole van’t vier Planus den hoveling, die hem uit spottery by Koning Ptolomeus had te gast gebeeden, op de wand, by onthout, dat hy strax bekent wiert. Bartholomeus Spranger schilderde ook jufferen in haer afzijn uit; tot behagen haerer minnaeren.

 1 sous-texte

Hoogstraten, Samuel van, Inleyding tot de hooge schoole der schilderkonst, « Du portrait – ou comment représenter l’apparence d’un homme » (numéro II, 3) , p. 132 (fran)(traduction récente d'un autre auteur)

Celui qui se consacre au portrait doit user de tout son zèle pour éveiller la force de son imagination. Il doit imiter l’exemple de Domenico Ghirlandaio qui, tout jeune, imitait ce qu’il avait devant lui, mais cherchait également à portraiturer de mémoire, grâce à sa ferme imagination, les passants et ses relations en les rendant reconnaissables. Le Parmesan fit de mémoire un portrait grandeur nature de l’empereur Charles Quint, ce qui fut une source d’émerveillement pour chacun. Et le prince des peintres anciens, Apelle, traça sur un mur, de mémoire et à l’aide d’un charbon pris dans le feu, le courtisan Planos qui l’avait par moquerie invité chez le roi Ptolémée, et il parvint à faire en sorte qu’il fût aussitôt reconnu. Bartholomeus Spranger peignit également des jeunes filles en leur absence, pour le seul plaisir de leurs amants.

Commentaires : Trad. Jan Blanc, 2006

 

Baldinucci, Filippo, Vocabolario toscano dell’arte del disegno(publi: 1681), art. « Chiaroscuro », p. 33 (italien)

A questo nome di Monocromato il citato Autore[Explication : Montjosieu.] è di parere ancora, che possano ridursi i disegni fatti sopra carta, servendosi della stessa carta per chiaro o per iscuro; onde il soprannominato Carlo Dati stimò, potersi anche dire Monocromati, i disegni di matita nera, o rossa, o di gesso, sopra carta azzurra; i famosi cartoni di Michelagnolo, e d’altri eccellentissimi Pittori; quel ritratto che Apelle principiò col carbone sul muro alla presenza di Tolomeo.

 

Pline l’Ancien; Hardouin, Jean, Caii Plinii Secundi Naturalis historiae libri XXXVII. Interpretatione et notis illustravit Joannes Harduinus,... in usum Serenissimi Delphini(publi: 1685) (t. V), p. 210-211 (latin)

Non fuerat ei gratia in comitatu Alexandri [1]cum Ptolemaeo, quo regnante, Alexandriam vi tempestatis expulsus, subornato fraude aemulorum [2]plano regio invitatus, ad coenam venit : indignantique Ptolemaeo et vocatores suos ostendenti, ut diceret, a quo eorum invitatus esset, arrepto carbone extincto e foculo, imaginem in pariete delineavit, agnoscente voltum plani rege, ex inchoato protinus.

Note de bas de page de l'auteur :
  • [1] Cum Ptolomaeo. Lagi F. qui primus, post Alexandri obitum, Aegyptum tenuit.
  • [2] Plano regis. Vox haec impostorem astutum significat, qui artem profitetur imponendi etiam spectantibus. Hic ille planus improbissimus, inquit Cic. pro Cluent. num. 72.
 

Junius, Franciscus, De pictura veterum(publi: 1694) (II, 8, 6), p. 72-73 (latin)

Marque-page :
  • [1] Artes imitandi plurimum inter alia commendat, quod earum beneficio non modo desiderium absentium extenuamus, et memoriam defunctorum extendimus, verum etiam quod minacis picturae terrore quandoque incommoda quaedam superamus, quodque picturarum quatuarumque opera legationes frequenter obimus.

[1] […] Apelles vi tempestatis Alexandriam expulsus, regnante Ptolemæo, cum quo ei non fuerat gratia in comitatu Alexandri, capitale periculum adiit, dum subornato fraude æmulorum plano regio invitatus ad cœnam Regis venit ; indignantique Ptolæmeo, et vocatores suos ostendenti, ut diceret a quo eorum invitatus esset, arrepto carbone exstincto e foculo, imaginem in pariete delineavit, agnoscente vultum plani Rege ex inchoato protinus : Plin. XXXV, 10.

 

Dupuy du Grez, Bernard, Traité sur la peinture(publi: 1699), p. 55 (fran)

Voici encore une marque de son grand genie : il voyageoit sur mer lorsqu’une tempéte l’obligea d’entrer au port d’Alexandrie : Ptolomée y regnoit alors, et nétoit pas de ses amis : cependant un officier de la cour, qui savoit la situation des choses, fut pratiqué par quelque ennemi d’Apelle, et lui vint commander malicieusement, et comme de la part du roi de venir prendre un couvert à sa table. Il fut donc salüer ce prince, et le remercier d’une si grande faveur. Ptolomée parut un peu surpris, et lui demanda qui l’avoit invité de sa part ? Apelle fort étonné prit un charbon, et fit en quatre coups le portrait de cét oficier, que le roi reconnut d’abord, et en fut tres satisfait.

 

Palomino, Antonio, El museo pictórico y escala óptica(publi: 1715:1724), II, 8, “Propiedades accidentales de la pintura”, §5 (numéro Tomo I, Teórica della pintura) , vol. 1, p. 324 (espagnol)

No fué menos el estrecho, en que se vió, cuando habiendo aportado a Alejandría, en una tormenta, y no estando bien visto de Tolomeo, por la gran intimidad, que Apeles tenía con Alejandro Magno, dispusieron sus émulos, que un truhán le convidase, de parte del Rey, a cenar, en un célebre banquete, que tenía dispuesto: y habiendo concurrido, e irritándose de ello Tolomeo, preguntándole, quién le había mandado venir allí, ignorando el nombre del truhán, tomó un carbón del fuego; y apenas comenzó a delinearle en la pared, cuando conociéndolo el Rey, le recibió en su gracia, y le juzgò digno de su mesa.

 

Durand, David, Histoire de la peinture ancienne, extraite de l’Histoire naturelle de Pline, liv. XXXV, avec le texte latin, corrigé sur les mss. de Vossius et sur la Ie ed. de Venise, et éclairci par des remarques nouvelles(publi: 1725), p. 70-71 (fran)

Quoi qu’il en soit, Apelle s’étant embarqué, quelque tems après, pour une ville de la Grèce, fut malhûreusement jetté, par la tempête, du côté d’Alexandrie, où le nouveau roi ne lui fit aucun accueil. Outre cette mortification, à laquelle il devoit s’attendre, il y trouva des envieux assez malins, pour chercher à le faire tomber dans le piège. Dans cette vuë, ils engagerent un des espions[1] de la cour à l’inviter au souper du roi, comme de sa part ; ne doutant pas de lui attirer par là le ressentiment, ou du moins l’indignation d’un prince, qui ne l’aimoit pas, et qui ne savoit rien de la fourberie. En effet, Apelle s’y étant rendu par déférence, le roi irrité de son audace, lui demanda brusquement qui étoit celui de ses gentilshommes, qui l’avoit appelé à sa table, et lui montrant de la main ses invitateurs ordinaires, il ajouta, qu’il vouloit savoir absolument à l’indication duquel il avoit pris cette hardiesse. Mais le peintre, sans s’émouvoir, se tira de ce pas en homme d’esprit et en dessinateur consommé. Il prit d’un réchaut qui étoit là, un charbon éteint, et en trois ou quatre coups, il crayonna sur le champ, contre la muraille, l’ébauche de celui-là même, qui l’avoit effectivement invité ; au grand étonnement de Ptolémée, qui reconnut aussitôt le visage de l’imposteur, dès les premiers traits.

Note au texte latin, p. 268-269 :

(E) Subornato, fraude aemulorum, plano regio. Planus, en grec πλάνος, un fourbe ; planus regius, un espion de cour, un imposteur, un homme d’intrigue, qui joint l’impudence à l’artifice : S. Cyprien a dit aussi inplanare, pour tromper, séduire. Cicéron, Horace, Gellius, Pétrone ont employé Planus, dans le même sens. La I. Ed. porte, subornato, fraude aemulorum, plano regio invitatus ad coenam, indignantique Ptolemaeo et vocatores suos ostenderet aut diceret a quo eroum invitatus esset. Voilà deux mots qu’elle supprime regis et venit, qui sont assez inutiles ; car il paroit assez, par la suite que ce fut au souper du roi qu’il fut invité, puisque Ptolémée s’en offença : et pour ce qui est de venit, il n’est gueres naturel de refuser un roi qui nous appelle à sa table : cependant on peut le conserver, si l’on veut. Pour ce qui est d’ostenderet, c’est une corruption d’ostendenti. Un MS. de Dalecamp porte, indignanteque Ptolemaeo et vocatores suos ostendente, ut diceret, etc. ce qui n’est pas mal, parce que le datif de la leçon ordinaire n’est régi par aucun verbe, si ce n’est delineavit. Il me semble donc qu’on peut fort bien lire : Non fuerat ei gratia, in comitatu Alexandri, cum Ptolemaeo : quo regnante, Alexandriam vi tempestati expulsus, subornato fraude aemulorum plano regio, invitatus ad coenam, venit ; indignanteque Ptolemaeo et vocatores suos ostendente, ut diceret a quo eroum invitatus esset ? adrepto carbone e foculo extincto, imaginem in pariete delineavit, agnoscente voltum plani rege, ex inchoata protinus. Je lis inchoata, d’après la I. de Rome, en le rapportant à imaginem. Cela est plus naturel que de lui faire dire, agnoscente vultum, ex vultu inchoato. Du reste, ce que fit ici Apelle, marque la force de son imagination : car il n’avoit vû l’espion qu’une seule fois. D’autres ont peint des gens sans les avoir vûs. Il nous est venu de Suisse, depuis peu, un portrait gravé de M. Ostervald, qui a été fait par un homme, qui ne le vit jamais. C’est une très mauvaise pièce, et qui mériteroit d’être anéantie par une meilleure.

Note de bas de page de l'auteur :
  • [1] Planus, un imposteur, un homme de cour et d’intrigue. On a dit aussi implanare, tromper.
 

Rollin, Charles, Histoire ancienne, tome XI, livre XXIII(publi: 1730:1738), p. 177-178 (fran)

Quoi qu’il en soit, Apelle s’étant embarqué, quelque tems après la mort d’Alexandre, pour une ville de la Gréce, fut malheureusement jetté par la tempête du côté d’Alexandrie, où le nouveau roi ne lui fit aucun accueil. Outre cette mortification à laquelle il devoit s’attendre, il y trouva des envieux assez malins pour chercher à le faire tomber dans un piége. Dans cette vûe, il engagérent un des officiers de la cour à l’inviter au souper du roi comme de sa part, ne doutant point de cette liberté, qu’il paroitroit avoir prise de lui-même, ne lui attirât l’indignation d’un prince qui ne l’aimoit pas, et qui ne savoit rien de la supercherie. En effet, Apelle s’y étant rendu par déférence, le Roi, irrité de son audace, lui demanda brusquement qui étoit celui de ses officiers qui l’avoit appellé à sa table, et lui montrant de la main ses invitateurs ordinaires, il ajouta qu’il vouloit savoir absolument qui d’eux lui avoit fait prendre cette hardiesse. Le peintre, sans s’émouvoir, se tira de ce pas en homme d’esprit et en dessinateur consommé. Il prit d’un réchaut qui étoit là un charbon éteint, et en trois ou quatre coups il craionna sur le champ contre la muraille l’ébauche de celui qui l’avoit invité, au grand étonnement de Ptolémée, qui reconnut dès les premiers traits, le visage de l’imposteur. Cette avanture le réconcilia avec le Roi d’Egypte, qui le combla ensuite de biens et d’honneurs.

 

Dictionnaire d’anecdotes, de traits singuliers et caractéristiques, historiettes, bons mots, naïvetés, saillies, reparties ingénieuses, etc. etc.(publi: 1766), art. « Apelle », p. 120 (fran)

Dans un voyage qu’il fit par mer, une tempête l’obligea de relâcher à Alexandrie. Quelques envieux qu’il avoit en cette ville, et qui sçavoient que le roi Ptolémée ne l’aimoit pas, le firent inviter à souper de la part de ce prince. Ne se doutant point que c’étoit un tour qu’on lui jouoit, il se rendit au palais. Ptolémée, à qui sa vue déplut, appella tous ceux qui étoient chargés d’avertir les convives, et dit au peintre de montrer celui qui l’avoit invité ; Apelle, ne le trouvant point parmi ces officiers, prit un charbon avec lequel il traça sur la muraille le visage de celui qui l’avoit invité : alors le roi reconnut que c’étoit son bouffon.

 

Falconet, Etienne, Traduction des XXXIV, XXXV et XXXVI livres de Pline l’Ancien, avec des notes(publi: 1772) (t. I), p. 162-163 (fran)

Il fit des portraits si ressemblants, qu’Appion le grammairien a écrit à ce sujet un fait incroyable. Il dit qu’un de ces gens qui font métier de prédire d’après les traits du visage (et qu’on appelle métoscopes), avoit, sur des portraits de cet artiste, déviné les années de la mort, ou déjà arrivée ou future, de ceux qu’ils réprésentoient. Dans le temps qu’Apelles étoit à la suite d’Alexandre, il n’étoit pas bien avec Ptolémée. Sous le regne de ce prince une tempête l’ayant jetté à Alexandrie, ses envieux subornèrent un mauvais plaisant de la cour pour le faire inviter, comme de la part du Roi, à manger à sa table : il y alla : mais le Roi indigné lui montrant ceux qui faisaient les invitations de sa part, pour qu’il lui indiquât celui qui l’avoit invité, il prit un charbon éteint dans un foyer, et traça sur la muraille son portrait, de manière que le Roi dès les premiers traits, reconnut la figure de l’adroit imposteur.

 

Nougaret, Pierre Jean Baptiste ; Leprince, Thomas , Anecdotes des beaux-Arts, contenant tout ce que la peinture offre de plus piquant chez tous les peuples du monde(publi: 1776) (t. I), p. 213-214 (fran)

Peu s’en fallût qu’Apelle n’éprouvât combien est dangereuse la colère d’un roi justement offensé. Dans un voyage qu’il fit par mer, une tempête l’obligea de relâcher à Alexandrie ; quelque soin qu’il eût sans doute de se cacher, les envieux que son mérite lui avoit suscités à la cour du roi d’Égypte, apprirent bientôt que le hasard venoit de le conduire auprès d’eux ; sachant que Ptolémée ne l’aimoit pas, ils le firent inviter à souper de la part de ce prince. Ne pouvant se dispenser d’obéir, et ne se doutant point d’ailleurs qu’on cherchât à lui jouer un mauvais tour, Apelle se rendit au Palais. Ptolémée, aussi mécontent qu’étonné de sa vue, manda tous ceux qui étaient chargés d’avertir les convives, et dit au peintre de montrer celui qui l’avait invité. Apelle ne le trouvant point parmi ces officiers, prit un charbon et traça sur la muraille le portrait de celui qui l’avoit fait venir : alors le roi reconnut que c’étoit son bouffon et ne témoigna rien davantage au peintre, sinon qu’il le traita avec beaucoup de froideur.

 

Arnaud, François,  Mémoire sur la vie et les ouvrages d’Apelle(redac: 1783/06/02) (t. III), p. 176-177 (fran)

Apelle n’avait goûté jusqu’alors que les douceurs de la gloire, car la gloire a des amertumes qui se font sentir tôt ou tard. L’envie avec toutes ses fureurs l’attendait à la cour de Ptolémée. Un jour, s’étant embarqué, et ayant été jeté par les vents sur la côte d’Alexandrie, il aborde, et va droit à la cour. Jaloux de ses talents et de sa renommée, les peintres de cette ville imaginent de le faire inviter à venir dîner chez Ptolémée. L’ami d’Alexandre accepte, et se présente avec confiance à l’heure du repas. Ptolémée en est indigné ; Apelle allègue pour excuse l’invitation qui lui a été faite ; le roi ordonne aux principaux officiers de sa maison de se rassembler, et au peintre de nommer celui qui l’avait invité ; Apelle le cherche des yeux, et ne le trouvant point parmi ceux qui étaient présents, il prend un morceau de charbon qu’il trouve sous sa main et le dessine sur le mur d’une manière si ressemblante, qu’aux premiers traits il est reconnu de Ptolémée, qui passant du ressentiment à l’admiration attache Apelle à son service, et le comble de faveurs (6). 

Note (6), p. 196 : Plus de vingt siècles après, Annibal Carrache ayant été volé sur le chemin de Crémone à Boulogne, par une troupe de paysans, les dessina tous les lendemain si parfaitement, que le magistrat à qui le dessin fut présenté reconnut sur le champ les auteurs du vol, et fit restituer à Carrache tout l’argent qui lui avait été enlevé.