Type de texte | source |
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Titre | Trattato della pittura |
Auteurs | Bisagno, Francesco |
Date de rédaction | |
Date de publication originale | 1642 |
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, “Di alcuni essempi avvenuti d’essersi ingannati, pittori istessi, huomini, e animali per la virtù, e forza del colorito” (numéro cap. XXXVI) , p. 227
[[7:voir le reste dans Zeuxis et Parrhasios]] Mi sovviene ancora di quella grandissima maraviglia del cavallo dipinto per mano di Apelle, a confusione di alcuni pittori, che lo gareggiavano: il quale tantosto che i cavalli vivi hebbero visto, cominciarono a nitrire, sbuffare, e calpestar coi piedi in atto d’invitarlo a combattere.
Dans :Apelle, le Cheval(Lien)
, « Avvertimenti nel dipingere i paesi diversi » (numéro cap. XXXIII) , p. 204-205
Il primo, che fra gli antichi esprimesse nel far paesi, i fulgori, i baleni, i mari, e i tuoni fù Apelle, e frà moderni Italiani, è stato Titiano, che ne’ paesi ha espresso tutto quello, che con tal’arte è possibile a rappresentarsi, e tra li molti altri fù Raffaello, massime nell’esprimere la tenebrosa notte, il chiaro giorno, e la vaga Aurora, Gaudentio nei sassi, grotte, rupi, monti, e caverne, nell’herbette, e fiori, investigati nella sua natural bizzarria è stato felicissimo, Giorgione da Castelfranco nel dimostrar sotto l’acque chiare i pesci, gli alberi, i frutti, e ciò che gli voleva con bellissima maniera, e così, si potrebbe dire di molti altri eccellenti nelle loro inchinationi, intorno questa materia, nella quale io non tacerò, Francesco Vicentino; espresse egli talmente la polvere nell’aria, che veramente chi la vedeva, che da’venti sia agitata, e massime sopra certe figure alquanto lontane dall’occhio.
Dans :Apelle et l’irreprésentable(Lien)
, « Non è cosa più lodevole al pittore, che il finir bene l’opere sue, e quanto l’opposito sia dispiacevole, e con qual arte si devono ritoccare per condurle a perfettione » (numéro cap. XV) , p. 126-127
Devo credere, che l’ufficio d’ogni elevato ingegno per condurre a perfettione tutti gli estremi delle sue opere sia lo specchiarsi in tante, e così belle opere di Raffaello, di Michel’Angelo, del Correggio, e di Meccarino, con innumerabili altri, i quali tutti diligentissimi furono in questi estremi, comparendo cose di costoro dipinte in questi tre modi, cioè a fresco, a secco, e ad oglio con tanta patienza, e unione di colori, che etiandio le loro opere a fresco passano ogni uso di minio, e nel vero è manifesto, che si trova in molte cose non essere men grata la diligenza, che l’ingegno: io non dico che perciò si debba cadere in quegli estremi, del non saper mai levar le mani di sopra l’opere, del qual vitio, ne fù biasimato Protogene da gli antichi, ma bensi desidero una diligenza, che sia bastevole, e non ostinata, e ciò specialmente si deve in quelle cose, che sono per dovere stare molti anni al bersaglio di ogn’uno: il che avviene in quelle, che sono ne’luoghi communi, e ne’ magnifici, e discoperti.
Dans :Apelle et la nimia diligentia(Lien)
, “Di alcuni essempi avvenuti d’essersi ingannati, pittori istessi, huomini, e animali per la virtù, e forza del colorito” (numéro cap. XXXVI) , p. 227
[[7:voir le reste dans Zeuxis et Parrhasios]] Fù cosa più maravigliosa quella pittura nel Teatro di Claudio il bello; ove si dice, che gli volarono negli occhi i corvi ingannati dall’apparenza delle tegole finte, e volsero uscire per quelle finestre finte, con grandissima maraviglia, e riso de’riguardanti.
Dans :Les oiseaux picorent les tuiles du théâtre de Claudius Pulcher(Lien)
Riferisce di più Plinio, che da’Greci, e da’Romani ella[[5:pittura.]] fù posta nel primo grado delle arti liberali, e che fecero uno edito perpetuo, il quale vietava, che ne a servi, ne a persone di basso grado fosse concesso di apprenderal, né di usarla in modo alcuno, così loro dinotando forse, che un’arte di tal qualità non era da essercitarsi per mani di persone vili, e plebei, ma da savii, e nobili spiriti, perche quelli prevedevano, che cadendo questa in mano a simili genti, era agevol cosa il condursi in dispreggio ; e questo trattato basterà circa la sua diffinitione.
Dans :Pamphile et la peinture comme art libéral(Lien)
, “Di alcuni essempi avvenuti d’essersi ingannati, pittori istessi, huomini, e animali per la virtù, e forza del colorito” (numéro cap. XXXVI) , p. 227
[[7:voir le reste dans Zeuxis et Parrhasios]] Si legge anco gli uccelli, esser volati ad altri uccelli perfettamente rappresentati; come fecero quelle perini, che volarono alla pernice dipinta da Parrasio sopra una colonna nell’isola di Rodi.
Dans :Protogène, Satyre et parergia(Lien)
, “Di alcuni essempi avvenuti d’essersi ingannati, pittori istessi, huomini, e animali per la virtù, e forza del colorito” (numéro cap. XXXVI) , p. 223-229
A maggior gloria, e lode di questa nobilissima virtù della pittura, e divina scienza del colorire, narrarò alcuni casi avvenuti, medianti li quali, si potrà con raggione concludere quanto questa scienza, fra tutte l’altre del mondo sia di maggior grado, e dignità, e si rassomigli alla divina, poiche non solamente gli animali irrationali, ma gli huomini stessi, e i professori medesimi sono rimasti più volte delusi; cosa che non ha potuto operare già mai la scoltura. [[4:voir Zeuxis mort de rire]]
E historia già nota a ciascuno di Zeusi, che dipinse certi graspi d’uva tanto naturali, che nella piazza del teatro, vi volarono gli uccelli per beccargli ; e che egli medesimo restà poi ingannato del velo, che sopra quei grappi d’uva haveva dipinto Parrasio.
Si legge anco gli uccelli, esser volati ad altri uccelli perfettamente rappresentati; come fecero quelle perini, che volarono alla pernice dipinta da Parrasio sopra una colonna nell’isola di Rodi.
Raccontano gl’historici, che fù già dipinto un drago in Roma così naturale nel Triumvirato, che fece cessar gli uccelli dal canto.
Fù cosa più maravigliosa quella pittura nel Teatro di Claudio il bello; ove si dice, che gli volarono negli occhi i corvi ingannati dall’apparenza delle tegole finte, e volsero uscire per quelle finestre finte, con grandissima maraviglia, e riso de’riguardanti.
Mi sovviene ancora di quella grandissima maraviglia del cavallo dipinto per mano di Apelle, a confusione di alcuni pittori, che lo gareggiavano: il quale tantosto che i cavalli vivi hebbero visto, cominciarono a nitrire, sbuffare, e calpestar coi piedi in atto d’invitarlo a combattere.
L’istesso Apelle dipinse quel mirabile Alessandro co’l folgore in mano; il qual mostrava tanto rilievo.
In Roma ai giorni nostri in Tanstevero si vedono dipinti da Baldassar da Siena certi fanciulletti, che paiono di stucco, talche hanno ingannato tal volta gl’istessi pittori; i quali essempi con tutti gli altri, che si leggono della virtù del colorire, facilmente si possono ammettere per veri, poiche più modernamente Andrea Mantegna ingannò il suo maestro, con una mosca dipinta sopra il ciglio d’un leone.
E un certo pittore dipinse un papagallo, così naturale, che fce ammutire ad un pappagallo vero.
E noto a molti, che Bramantino espresse in certo loco di Milano, nella porta Verellina, un famiglio così naturale, che i cavalli non cessarono mai di lanciarli calci, finche non gli rimase più forma d’huomo.
Il Barnazano eccellente in far paesi rappresentò certe fragole in un paese sopra il muro, così naturali, che gli pavoni le beccarono, credendole naturali, e vere.
Il medesimo accadde in una tavola dipinta da Cesare, da Sesto, del Battesimo di Christo, nella quale fece i paesi: dipinse sopra l’herbe alcuni uccelli tanto naturali, che essendo posta quella tavola fuori al sole, alcuni uccelli vi volarono intorno, credendogli vivi, e veri.
Dans :Zeuxis et Parrhasios : les raisins et le rideau(Lien)
, p. 66-68
Ma in quanto al modo poi di ritrarre il naturale, ancorche questo deve essere imitato per ogni parte, ed in ogni cosa, io però mi rido di coloro, che approvano ogni naturale per buono, quasi che la natura per manifestare la sua grandezza, non dimostrasse errare intorno alle bellezze sue facendole più, e meno, che a fatica se ne ritrovano ai tempi nostri, e certo è che molti vi si fondano sù talmente, che essi non curano più una cosa, che un’altra, e così schivano il porger loro aiuto con la lor maniera in modo alcuno, là onde io dirò, che se Zeusi, il quale tante belle nude, accolse per formarne solo una ai Crotoniati, havesse havuto a formare un huomo, io stimo, che di molti più huomini bisogno vi era, che delle donne, non hebbe, percioche altro magistero di muscoli, di nervi, e di vene si scuopre in un homo, che in una donna si vede, poiche il suo bello consiste dopo le debite proportioni nell’esser piene di delicate morbidezze.
Fuggasi dunque così sciocca opinione, che si hanno finto nel capo molti, e credasi che se Zeusi, oltre la tanta diligenza, ch’egli usò, non havesse posseduto da se singolar maniera, non avrebbe mai accordato insieme le belle membra divise, che lui tolse da tante vergini, né meno l’harebbe condotto a quella perfettione, che da principio si giudicò. Concludasi dunque, che oltre al cercar le migliori cose della natura, e più perfette si supplisca dipoi tuttavia con la maniera buona, e con essa si arrivi tanto oltre, quanto si può giudicar che basti, perche accordata che sia quella col natural buono, si fa una compositione di eccellente bellezza.
Dans :Zeuxis, Hélène et les cinq vierges de Crotone(Lien)
, “Di alcuni essempi avvenuti d’essersi ingannati, pittori istessi, huomini, e animali per la virtù, e forza del colorito” (numéro cap. XXXVI) , p. 223
[[4:suit Zeuxis et Parrhasios]] Ma prima dirò alcuni accidenti avvenuti, che non saranno fuori di proposito per dimostrare la forza, e eccellenza del colorito, quali saranno li seguenti. Un eccellentissimo pittore francese un dì per suo capriccio, dipinse ad una sua villa vicino a Parigi sopra il muro una antica femina di turpissima forma, sicome si vede che avviene ad alcune per la gravezza del troppo tempo, e dettolo ad un suo carissimo amico, che desideroso era ciò veder prestamente, come quello, che molto ben sapeva quanto egli in quel fare si portasse bene, di subito vi corse, e senza indugio alcuno incominciò con sì smisurata attentione a riguardar fisso in quelle difformità sì straordinarie, che divenuto tutto immoto per il soverchio piacere dell’animo, nel quale lui era, che al fine ricopertoseli gli occhi, e perduto ogni sentimento, e vigore, il misero si morì.
Dans :Zeuxis mort de rire(Lien)