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Type de textesource
TitreLe vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architetti
AuteursVasari, Giorgio
Date de rédaction
Date de publication originale1568
Titre traduit
Auteurs de la traduction
Date de traduction
Date d'édition moderne ou de réédition1973
Editeur moderneMilanesi, Gaetano
Date de reprint

(t. I), p. 97

E quando questa[[5:l’eccellenza dell’arte.]] non serva nè si trovi prezzo maggiore, come sarebbe facil cosa a chi volesse diligentemente considerarla, trovino un prezzo maggiore del maraviglioso, bello e vivo dono, che alla virtuosissima ed eccellentissima opera d’Apelle fece Alessandro il Magno, donandogli non tesori grandissimi o stato, ma la sua amata e bellissima Campaspe ; ed avvertiscano di più, che Alessandro era giovane, innamorato di lei, e naturalmente agli affetti di Venere sottoposto, e re insieme e greco ; e poi ne facciano quel giudizio che piace loro.

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(t. I), p. 383

[[6:anecdote proche]] Giotto, che cortesissimo era, squadrato il cortigiano prese un foglio di carta et in quello, co un pennello che egli aveva in mano tinto di rosso, fermato il braccio al fianco per farne compasso e girato la mano, fece un tondo si pari di sesto e di profilo, he fu a : vederlo una maraviglia grandissima. E poi, ghignando, volto al cortigiano gli disse : “Eccovi il disegno”. Tennesi beffato il mandato del papa, dicendo : “Ho io a avere altro disegno di questo?” Rispose Giotto: “Assai e pur troppo è quell che io ho fatto: mandatelo a Roma insieme con gli altri e vedrete se sarà conosciuto”. [...] fu conosciuto dal papa e da molti cortigniani intendenti quanto egli avanzasse di eccellenia tutti gli altri artefici de’suoi tempi. E percio, divulgatasi questa cosa, ne nacque quel proverbio famigliare e molto ancora ne’notri tempi usato : « Tu sei più tondo che l’O di Giotto ». Il quale proverbio non solo per il caso dondo nacque si puo dir bello, ma molto più per il suo significato, che consiste nella ambiguità del tondo, che oltra a la figura circulare perfetta significa ancora tardità e grossezza d’ingegno.

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, p. 209

Successe nel terzo grado Policlete e gli altri tanto celebrati, i quali, come si dice e credere si debbe, interamente le fecero perfette opere. Questo medesimo progresso dovette accadere nelle pitture ancora, perché e’ si dice, e verisimilmente si ha da pensare che fussi cosi nell’opere di quelli che con un solo colore dipinsero, e pero furon chiamati monocromati, non essere stata una gran perfezzione. Di poi nelle opere di Zeusi e di Polignoto e di Timante, o degli altri che solo ne messono in opera quatro, si lauda in tutto i lineamenti, et i dintorni e le forme, e senza dubbio vi si doveva pure desiderare qualcosa. Ma poi in Ethione, Nicomaco, Protogene et Apelle, è ogni cosa perfetta e bellissima, e non si puo imaginar meglio, avendo essi dipinto non solo le forme e gli atti de’corpi eccellentissimamente, ma ancora gli affetti e le passioni dell’animo. Ma lasciando ire questi, che bisogna riferirsene ad altri e molte volte non convengano i giudizii e, che è peggio, neppure tempi, ancora che io in cio seguiti i migliori autori, vegniamo a’tempi nostri, dove abbiamo l’occhio, assai miglior guida e giudice che non è l’orecchio.

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, t. IV, p. 8

La maniera venne poi la più bella dall’avere messo in uso il frequente ritrarre le cose più belle, e da quel più bello o mani o teste o gambe aggiungerle insieme, e fare una figura di tutte quelle bellezze che più si poteva, e metterla in uso in ogni opera per tutte le figure; che per questo si dice esser bella maniera.

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