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Titre | L’Arte Poetica del Sign. Antonio Minturno, Nella quale si contengono i precetti Heroici, Tragici, Comici, Satyrici, e d’ogni altra Poesia |
Auteurs | Minturno, Antonio Sebastiano |
Date de rédaction | |
Date de publication originale | 1563 |
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Editeur moderne | |
Date de reprint | Reprint Münich, W. Fink, 1971 |
, p. 8
Laonde, percioché mirando appariamo, e nel pensiero ci rechiamo, che sia quel, che l’imagine dipinta ci rappresenta, grandissimo piacere della pittura sentiamo. Perché, dove in nostra notizia la cosa per l’imagine rappresentata venuta ancora non fusse, se pur la vista di quella imagine ci dilettasse, non già per l’imitazione, ma per la vaghezza dell’opera, o per la bellezza de’ colori, o per altra simile cagione di diletto ciò n’avverrebbe. Parimente diciamo delle cose, con le quali imitiamo. Perciò che siam nati al dire, e al canto, e al tempo, e alla misura [...]. Né sia, chi neghi il modo dell’imitazione esser cosa naturale. Percioché dalla fanciullezza ci sentiamo naturalmente sospinti e indutti a udir novelle, e a narrarle, e a trasformarci in altrui persona vestandoci, e l’altrui voce, l’altrui parlare, gli atti altrui fingendo.
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, p. 95
Se volete ch’io pianga, o rida, piangere, o ridere voi prima dovete. Percioché i riguardanti, come s’allegrano con gli allegri, così anco s’attristano co’ dogliosi. Laonde qual’è l’animo, tal sarà il volto, e tali saranno le persone, che nel teatro si recano. Consiosiacosa, ch’al doloroso volto dolorose parole si convengano : all’irato minaccievoli ; al gioioso festevoli ; al severo gravi. E così qual sia la natura e il costume e l’affetto di ciascuno ; tal converrà, che in atto, et in parole si mostri.
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, p. 2
Le cose, che ad imitar prendiamo, sono i costumi, gli affetti, e i fatti delle persone ; le quali sono di tre qualità. La prima è de’ migliori, che gli uomini dell’età nostra. La seconda è de’ simili a questi. La terza è de’ peggiori. Migliori intendiamo gl’idii, gli heroi, o semidei, che dir vogliamo. Peggiori i satiri, i sileni, i cyclopi, e tutti quelli, che ci muovono a ridere. Migliori ancora intender possiamo i principi, e tutti gli uomini illustri, e eccellenti, o per valore, o per dignità maggiori degli altri, così in questa, come in ogni altre età. Peggiori i contadini, i pastori, i lavoratori, i parasiti, che li cui ci ridiamo ; e tutti coloro, che per qualche notabil vizio, o bassezza di stato, vili sono riputati. Simili i mezzani, quali sono i cittadini, che né per eccellenza di vertu, né di fortuna, si levano sopra gli altri. Ne più la poesia, che la pittura questa varietà di persone ci descrive. Percioché tra pittori Polignoto i migliori dipinse ; Pausone i peggiori ; Dionisio i mezzani.
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