Egli stesso nell’etere è Giove, nell’aere è Giunone ; nel mare è Nettuno ; e nelle parti inferiori del mare istesso è Salacia ; su la terra Plutone ; nell’imo della terra Proserpina ; ne’fuochi domestici Vesta ; nelle fornaci de’fabbri Vulcano ; ne’pianeti il Sole, la Luna e le stelle ; nelle divinazioni Apollo ; nelle merci Mercurio ; in Giano lo iniziatore ; ne’termini il contrassegnatore de’confini ; Saturno nel tempo ; Marte e Bellona nelle guerre ; Bacco ne’luoghi piantati di viti ; Cerere nei frumenti ; Diana nelle selve ; Minerva negl’ingegni ; egli stesso del pari in tutta quella innumera turba degli Iddii plebei. […] (2), carattere degli Eraclidi, ovvero nobili dell’eroiche città, lutta con Anteo, carattere dei famoli ammutinati, ed innalzandolo in cielo.… il vince e lo annoda a terra ; di che restò un giuoco ai greci detto del nodo : ch’è il nodo erculeo, col quale Ercole fondò le nazioni eroiche, e per lo quale da’plebei si pagava agli eroi la decima di Ercole, che dovette essere il censo, pianta delle repubbliche aristocratiche, onde i plebei romani per lo censo di Servio Tullio furono nexi dei nobili ; e per lo giuramento che narra Tacito, darsi da’ Germani antichi a’loro principi, dovevano lor servire come vassalli perangarii a proprie spese nelle guerre. […] Acheloo era un fi ume di Grecia, che scorrendo tra la Etolia ed Acarnania con le sue frequenti inondazioni portava il guasto alle campagne, e continue guerre tra gli Etoli stessi e gli Acarnani.
Non godè egli però dopo tal divisione una lunga tranquillità nel suo Regno, perche più guerre a lui mosse lo tennero disturbato non poco, ed afflitto. […] Diede quindi a suo tempo alla luce un bambino, che sebbene d’un origine si gentile fosse parto ; pur tanto terribile, e fiero addivenne, che il solo suo nome riempiva di spavento ogni cuore, e perciò pel Dio delle guerre venne comunemente tenuto. […] Questo Nume perchè creduto Dio delle guerre fù da popoli anche barbari in somma stima tenuto, sicche presso di essi invalse il costume di non rivolger mai l’animo alle battaglie, se pria rivolto non si fosse il pensiere ai dovuti omaggi a questo gran Nume. […] Fra gl’altri nomi con cui veniva riverita Minerva evvi quello di Pallade dal nome di un gigante da essa ucciso, oppure come più plausibile sembra dal brandir della lancia nelle battaglie, mentre sotto tal nome era tal Dea riconosciuta per presidente delle guerre, e protettrice degl’Eroi. […] Celebre fù il tempio a due porte inalzato a questo Dio da Romolo di comun consenso con Tazio, quale per prescritto del successore Numa sempre dovea tenersi chiuso in tempo di pace, ed aperto soltanto nelle circostanze di guerre ; onde avvenne, che in lode di qualche vincitore Romano soleasi dire : Per lui son chiuse le porte di Giano.
Così nelle vicende mitologiche di Saturno troviamo rappresentate, e quasi storicamente narrate come avvengono tra gli uomini, la maggior parte delle vicende politiche di un regno, cioè successione per abdicazione del padre, patti di famiglia, violazione dei medesimi, guerre, detronizzazioni, prigionie, congiure ed esilio.
Perciò queste Divinità non erano soltanto astrazioni filosofiche o personificazioni poetiche, ma facevano parte della religione del popolo, e stavano a dimostrare che quando si stabilì il loro culto pubblico e fintantochè si mantenne, il popolo credeva nell’esistenza della Virtù ; e solo dopo le orribili guerre civili, allo spegnersi della repubblica colla vita di Marco Bruto, si udì la bestemmia che egli per disperato dolore proferì nell’atto di uccidersi : « O Virtù, tu non sei che un nome vano !
Se grandi erano le virtù, non meno grandi furono i vizii consistenti principalmente nell’abuso della forza, o come dicono i poeti, nel viver di rapina : era per lo più questa la causa delle antiche guerre.
Il Dio Summàno, quantunque avesse un tempio in Roma, da prima nel Campidoglio, e poi, al tempo delle guerre di Pirro, presso il Circo Massimo, ove tutti gli anni si celebrava la detta festa il dì 20 di giugno ; e per quanto questo Nume sia rammentato da molti dei più celebri scrittori Latini, restò peraltro incerto per lungo tempo quale ufficio egli avesse.
Le principali appo i Greci erano quelle di Adone, di Bacco, di Minerva, di Cerere, nel tempo delle quali era vietata ogni specie di lavoro, nè si potevano far leve di soldati, muover guerre o punire i colpevoli.
« Questa dottrina che ammette due principii coeterni, del bene e del male, insegnata antichissimamente da Manete, prese voga dopo stabilito il cristianesimo, per opera dei Manichei, seguaci di Manete ; ma dove gli antichi pel domma dei due principii avevano fabbricate diverse favole poetiche sulle creazioni opposte e sui combattimenti dei due principii, dai quali ripetevano le grandi catastrofi della natura, le guerre dei giganti, la corruzione ognor crescente del genere umano, il diluvio, i tremuoti, le eru zioni vulcaniche, e via discorrendo, i Manichei all’incontro sostenevano l’esistenza dei due principii con la sofistica, e maggior danno cagionavano alla morale pubblica e privata.
Tutto quello che puossi congetturare si è, che dopo lunghe guerre civili, e dopo un generale sommovimento da durare più secoli, la stirpe umana si sarebbe ridotta a prochi uomini erranti sopra rovine.