Non temer, che quel dio vero e soprano, Ch’ha lo scettro del ciel, mai gliel consenta Quel dio, che con la sua sicura mano Il tremendo dal ciel folgore avventa. Non fuggir, ninfa, a me, che son quell’io Del ciel signore, e folgorante dio. […] Del marito ha timor, che in ciel non vede, E conosce i suoi furti e la sua fede. […] Quasi dessa non pargli, e al par sorpreso Di lei, di se: Tu qui dal ciel? […] Va per lo ciel rapidamente a volo.
Tel un trait de lumière Des sept couleurs d’iris peint les voûtes du ciel. […] Elles ouvrent les portes du ciel et attèlent avec l’Aurore le char du Soleil. […] Mais voyant leurs mœurs s’altérer dans l’Age d’argent, elle remonta au ciel. […] Cyrène partageant la douleur de son fils, lui conseilla d’aller consulter Protée, pâtre de Neptune, à qui le ciel révéloit tous les secrets. […] Ce bienfait du ciel le consola de ses pertes.
Il ver, la fede e ogni bontà dal mondo Fuggiro, e verso il ciel spiegaro l’ali, E in terra usciro dal tartareo fondo La menzogna, la fraude e tutti i mali : Ogn’ infame peusiero, ogni atto immondo Entrò ne’ crudi petti de’ mortali ; E le pure virtù, candide e belle, Gîro a splender nel ciel fra l’ altre stelle. […] Cupido o l’Amore, che’l ciel governa (Dante, Parad. […] Mostri di cader col capo innanzi fitto in un’ ombra più folta, e ’l ciel d’intorno sia d’azzurro più carico, e sparso di molle stelle. […] Crescete, erbette e fior, crescete lieti, Se’l ciel benigno a voi giammai non neghi Tepidi soli e temperata pioggia. […] Era dintorno il ciel tanto sereno, Che per tutto ’l desio ch’ardea nel core L’occhio mio non potea non venir meno.
E poichè Virgilio, nel dare un’idea generale dello stato delle anime dopo la morte, accenna ancora la dottrina della Metempsicòsi, ne riporterò qui la traduzione di Annibal Caro, e in nota i versi stessi del poeta latino : « Primieramente il ciel, la terra e ’l mare « L’aer, la luna, il sol, quant’è nascosto, « Quanto appare e quant’è, muove, nudrisce, « E regge un che v’è dentro o spirto o mente « O anima che sia dell’Universo ; « Che sparsa per lo tutto e per le parti « Di sì gran mole, di sè l’empie e seco « Si volge, si rimescola e s’unisce. « Quinci l’uman legnaggio, i bruti, i pesci, « E ciò che vola, e ciò che serpe, han vita, « E dal foco e dal ciel vigore e seme « Traggon, se non se quanto il pondo e ’l gelo « De’ gravi corpi, e le caduche membra « Le fan terrene e tarde.
Di quel fier Telamone io sono erede, Da cui fu vinto già Laomedonte : Ei d’Eaco usci, che giudice risiede Nel formidabil regno di Acheronte, Eaco dal re ch’ha in ciel la maggior sede, Trasse il sembiante dell’umana fronte : Ed io, s’il re dell’universa mole Non mente, or son di lui la terza prole, (Ovidio. — Metamorfosi, Libro XIII. […] Per contentarla più Bacco poi volse Far sempre il nome suo splender nel cielo, E l’aurea sua corona al bel crin tolse ; Ed a farla immortal rivoltò il zelo : Al ciel ver quella parte il braccio sciolse Onde settentrion n’apporta il gelo ; Prese al ciel la corona il volo, e corse Ver dove Arturo fa la guardia all’ Orse. L’aurea corona al ciel più ognor si spinge E di lume maggior sè stessa informa ; E giunta presso a quel che ’l serpe stringe ; Ogni sua gemma in foco si trasforma Un fregio pien di stelle or la dipinge, E di corona ancor ritien la forma : Laddove quando il sol la notte appanna, La vede il mondo e chiama d’ Arianna. […] Di divolte montagne arman le destre E fan con rupi e scogli la battaglia, Odonsi cigolar sotto l’alpestre Peso, le membra e ognun fatica e scaglia : Tre volte all’arduo ciel diero la scossa Sopra Pelio imponendo Olimpo ed Ossa.
xxvii del Paradiso : « E la virtù che lo sguardo m’indulse, « Del bel nido di Leda mi divelse, « E nel ciel velocissimo m’impulse. » L Minosse re e legislatore dei Cretesi Dicemmo nel N° XXX che Minosse era figlio di Giove e di Europa, la quale fu rapita da Giove stesso trasformato in toro, e trasportata nell’isola di Creta. […] Nel Canto ix del Purgatorio ne ricorda il ratto : « In sogno mi parea veder sospesa « Un’aquila nel ciel con penne d’oro, « Con l’ale aperte ed a calare intesa : « Ed esser mi parea là dove foro « Abbandonati i suoi da Ganimede « Quando fu ratto al sommo concistoro. » Inoltre nel Canto xxiv dell’Inferno nomina la costellazione o segno del Zodiaco in cui fu cangiato Ganimede : « In quella parte del giovinett’anno « Che ‘lSole i crin sotto l’I]Aquario tempra, « E già le notti al mezzo dì sen vanno. » Laomedonte fu l’unico figlio di Ilo e il penultimo re di Troia ; e di lui parlano più a lungo i Mitologi che di tutti i suoi predecessori ; ma lo rappresentano con caratteristiche poco favorevoli, cioè come un gran mancator di fede, non però impunemente. […] Quindi Virgilio lo scelse per protagonista nel suo poema epico intitolato perciò appunto l’Eneide ; e Dante disse lui « Ch’ei fu dell’alma Roma e del suo Impero « Nell’empireo ciel per padre eletto. » Ma poichè noi troviamo ad un tempo in Enea l’Eroe mitologico e lo stipite del fondatore di Roma, l’ufficio del Mitologo è compiuto dove di Enea s’impadronisce lo Storico per narrar di lui ciò che crede conforme alla verità, o almeno alla morale certezza. […] Ne riporterò due strofe della prima Ode delle Nemee : « Noto a Giunon superba il divin germe « Godea del ciel sereno, « E col fratel posava in crocei veli : « Ma la Saturnia, lacerato il seno « D’aspro gelato verme, « Due volanti spedia draghi crudeli, « Che ratti entrâr le soglie, « Ove del rege partoria la moglie.
« Morir non puote alcuna Fata mai, « Finchè ’l sol gira, o il ciel non muta stile. » (Ariosto, Orl.
E non per questo « Dal ciel trarrete in terra il sommo Giove, « Supremo senno, neppur tutte oprando « Le vostre posse.