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23. (1866) Dictionnaire de mythologie

Ceci a tué cela. […] Beau jeune homme, aimé de Vénus, tué par un sanglier. […] L’hydre aux cent têtes que tua Hercule était un dragon. […] Néron tua sa mère parce qu’il ne pouvait point souffrir d’Égérie. […] Dans une île régnait une déesse qui tuait les naufragés ; dans une autre, une magicienne changeait les hommes en pourceaux.

24. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489

« Partiti, bestia, chè questi non viene « Ammaestrato dalla tua sorella, « Ma vassi per veder le vostre pene. » Se gli Dei stessi del Paganesimo avevano difetti e vizii, come abbiamo notato più volte, non è sperabile di trovar perfetti i Semidei e gli Eroi mitologici. […] Dante che aborre gli empi senza alcuna religione, e li chiama violenti contro Dio, ci narra che egli vide Capaneo nell’Inferno sotto una pioggia di fuoco che cadeva dall’alto « ……….. in dilatate falde, « Come di neve in alpe senza vento ; » e aggiunge che anche laggiù quell’anima dannata sfidava il supremo dei Numi, dicendo che quantunque Giove lo sættasse di tutta sua forza, « Non ne potrebbe aver vendetta allegra. » A questo punto Dante fa che Virgilio gli rintuzzi severamente la sua impotente stizza con queste parole : « O Capaneo, in ciò che non s’ammorza « La tua superbia, se’ tu più punito : « Nullo martirio, fuor che la tua rabbia, « Sarebbe al tuo furor dolor compito. » Quest’uomo bestiale aveva una moglie affettuosissima chiamata Evadne che non volle sopravvivere ad esso, e si gettò nel rogo mentre rendevansi al marito i funebri onori. […] « Uomini fummo, ed or sem fatti sterpi ; « Ben dovrebb’esser la tua man più pia, « Se state fossim’ anime di serpi. […] « Ancisa t’hai per non perder Lavina ; « Or m’hai perduta ; i’son essa che lutto, « Madre, alla tua pria ch’all’altrui ruina. » Dante asserisce ancora di aver veduto nel Limbo « ………….il re Latino « Che con Lavina sua figlia sedea. » 153.

25. (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332

…… e tu con le tue mani Sosterrai, padre mio, de’santi arredi E de’patrii Penati il sacro incarco. […] Giocasta infin. già tua sorella, e cara.

26. (1831) Mitologia ad uso della gioventù pp. -

Così chiuse poi il discorso con alcuni versi che si potrebbero dire un Inno di vittoria cantato in onore della Mitologia dopo sconfitti i nemici : Ah riedi al primo officio, o bella Diva, Riedi, e sicura in tua ragion col dolce Delle tue’ vaghe fantasie l’amaro Tempra dell’aspra Verità. […] Essa medesma, tua nemica in vista, Ma in segreto congiunta, a sè t’invita : Che non osando timida ai profani Tutta nuda mostrarsi, il trasparente Mistico vel di tue figure implora, Onde mezzo nascosa e mezzo aperta, Come rosa che al raggio mattutino Vereconda si schiude, in più desío Pungere i cuori ed allettar le menti. […] Narrasi a questo proposito che un certo Parebio stava per abbattere una superba quercia, la più bella di tutta la provincia, quando gli apparve una Ninfa, e lo supplicò di non offendere quell’albero, dicendogli : « La mia esistenza dipende da questa pianta : converrà ch’ io perisca nel momento stesso ch’essa cadrà sotto i colpi della tua scure : rispetta un’Amadriade alla quale tu sei debitore dei più dolci momenti di tua vita ; all’ombra di queste foglie incontrasti la donna che ti rese il più felice fra i mariti e fra i padri ; tu allora benedicesti quest’officiosa quercia, ai rami della quale poi sospendesti la culla del pargoletto tuo figlio. » Non si lasciò neppur terminar il discorso all’afflitta Amadriade, che la quercia venne abbattuta ; ma la Ninfa se ne vendicò, poichè la sera stessa l’empio ed avido legnaiuolo fu colpito assieme col figlio da inaspettata morte immatura.

27. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122

iv dell’ Eneide : « Tergeminamque Hecaten, tria virginis ora Dianæ. » E l’Ariosto nell’ Orlando Furioso, Canto XVIII : « O santa Dea, che dagli antichi nostri « Debitamente sei detta Triforme : « Che in cielo, in terra e nell’ inferno mostri « L’alta bellezza tua sotto più forme. » 136.

28. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XII. La Titanomachia e la Gigantomachia » pp. 60-68

propizio ai be’ desiri « D’un raggio di tua luce illuminarmi. » 69.

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