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23. (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423

I Sacerdoti ne sigillavano le porte. […] Stavasi per trucidarlo, quando da se si aprirono le porte, che lo racchiudevano, e si sciolsero le catene, che lo tenevano avvinto(a). […] Due porte, dic’ egli, ha l’Inferno, una di corno e l’altra d’avorio. […] Queste indicano, che le porte del di lui Regno sono talmente custodite, che chi v’ entra, non può più uscirne(b). […] Sulle porte del primo si appendevano delle corna di bue.

24. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316

S’intende facilmente che l’oro col quale furon comprate le guardie da un ricco principe aprì le porte della torre di bronzo, per la stessa ragione che fece dire a Filippo padre di Alessandro Magno non esservi fortezza inespugnabile alla quale potesse accostarsi un asinello con una soma d’oro48. […] Dante asserisce che a tempo suo la Gorgone era già all’Inferno da lunga pezza ; e ci racconta che egli ebbe una gran paura, quando nel far laggiù quel suo celebre viaggio, le tre Furie infernali vedendolo da lontano dall’alto di una torre : « Venga Medusa, sì ‘l farem di smalto, « Gridaron tutte riguardando in giuso ; « Mal non vengiammo in Teseo l’assalto. » E non era un timor panico il suo, perchè Virgilio stesso gli disse tosto : « Volgiti indietro, e tien lo viso chiuso, « Chè se ‘l Gorgon si mostra e tu ‘l vedessi, « Nulla sarebbe del tornar mai suso. » Quanto poi alle belle arti sappiamo che gli antichi rappresentavano la testa di Medusa nell’Egida, e talvolta nell’usbergo della Dea Minerva ; e Cicerone rimprovera a Verre, tra gli altri delitti e sacrilegii, di avere involato una bellissima testa anguicrinita di Medusa, distaccandola dalle porte del tempio di Minerva in Siracusa49.

25. (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62

Ercole uccide Anteo, che la favola vuole figlio della terra, con sollevarlo in atto strozzandolo fra le sue braccia, scorgendo di non poterlo uccidere altrimenti, venendogli sempre dalla terra istessa porte nuove forze. […] Vna alle Ore io presiedo alle porte del Cielo, e l’aere va e viene per mio comando. […] Ma per venir meglio a’particolari su la interpetrazione di questo milo, aggiungiamo, voltandole nella nostra favella, le parole di Macrobio — Sonovi, ei dice(1), taluni, che vogliono esser Giano lo stesso che il sole e Diana, e che rappresentasi bifronte come padrone dell’una e dell’altra parte del Cielo, schiudendo il giorno col sorgere, e col suo tramonto dandogli termine ; e solevasi prima di ogni altro invocare quando si celebravano sacri riti qualche Dio, onde per lui si desse l’accesso a quel Nume, cui sacrificavasi, come se egli trasmettesse per le sue porte a gli Dei le preci dei supplicanti. […] Co’quattro lati, e le quattro porte si volevano indicare le quattro stagioni dell’anno, e con le tre finestre di ciascun lato i re mesi di ogni stagione. […] Giano è detto Patulcio, che può derivare da patet, aprire, e Clusio, da Claudere, chiudere, ossia dall’aprirsi le porte del suo tempio in guerra, e dal chiudersi in tempo di pace.

26. (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332

Corace obbedì, e, mentre egli bagnavasi, il re fece rapire la vacca, la svenò sull’altare di Diana, ne affisse le corna alle porte del tempio, ed ebbe così tutto l’onore del sacrifizio. […] Che le cose vedea per cento porte. […] Tutta la città si estendeva per un circuito di sessanta miglia, ed ebbe cento porte. […] Stando ambo innanzi alle gran porte, a piede Dei gradi ove sta un pian fra’l tempio e l’onde, La donna far del suo marito vede I canuti capei silvestri fronde ; E

27. (1841) Mitologia iconologica pp. -243

Famiglia inoltre in Roma non v’era, che privatamente ancor non l’onorasse, mentre avendo quella gente il costume di pingerlo alle porte di loro case, acciò quindi respinto avesse i ladri, di cui egli era Dio, quantunque volte avveniva passar per quelle, non potevano essi far ammeno di prestargli qualche ossequio in suo omaggio. […] Egli fa che il mortal vacilla, e trema Quando le porte del furor disserra, E quando il sacro olivo innalza, e afferra. […] Celebre fù il tempio a due porte inalzato a questo Dio da Romolo di comun consenso con Tazio, quale per prescritto del successore Numa sempre dovea tenersi chiuso in tempo di pace, ed aperto soltanto nelle circostanze di guerre ; onde avvenne, che in lode di qualche vincitore Romano soleasi dire : Per lui son chiuse le porte di Giano. Delle porte di questo tempio appunto intende parlar Virg. […] Non spera mai dalle tempeste il porto, Dalle porte d’ognuno or parte, or riede, Stender la scarna mano ognor si vede Con labbra inaridite, e viso smorto.

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