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8. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489

Gli Spagnoli coniarono con questa iscrizione posta fra due colonne le loro monete, dette perciò volgarmente colonnati. […] Ma fra tutte le mogli di lui merita special menzione Deia-nira, perchè per essa Ercole dovè combattere, per essa dovè morire. […] Non v’era però fra questi il Centauro Chirone, che fu il più umano e il più sapiente e dotto, non solo fra i Centauri (il che non sarebbe un gran vanto) ma fra tutti gli antichi Eroi ; e di lui dovremo parlare particolarmente altrove. […] Il poema comincia dal narrare la causa che produsse l’inimicizia fra Achille ed Agamennone, e termina con la morte e le esequie di Ettore. […] Chi fosse vago di conoscere le particolarità relative a questa scoperta ed alla questione di priorità fra il dott.

9. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-

« Eglino impetuosi e ribellanti « Tal fra lor fanno e per quei chiostri un fremito, « Che ne trema la terra e n’urla il monte. […] 41 » Questa regione dell’Eolia non è già quella dell’Asia Minore situata fra la Troade e l’Ionia, e detta più anticamente la Misia, ma corrisponde al gruppo delle isole chiamate ancora oggidì Eolie, o di Lipari, nel mar Tirreno fra la Sicilia e l’Italia. […] Soltanto del più impetuoso e del più mite fra loro, cioè di Borea e di Zeffiro, narrano brevemente qualche fatto. […] I Geografi moderni non si accordano nell’assegnare il corrispondente nome latino o greco ai diversi Venti ora conosciuti e contrassegnati nella così detta Rosa dei Venti ; e la ragione è questa, che gli Antichi stessi furono incerti nel determinare da qual punto preciso quei Venti da loro notati e denominati spirassero ; e poi perchè invece di fare in principio la bisezione dell’angolo retto fra i punti cardinali e quindi suddividerlo, ne fecero la trisezione, ossia lo divisero in 3 : quindi è matematicamente impossibile il far corrispondere i loro punti intermedii a quelli determinati dai moderni. […] Fra Borea ed Euro spiravano Aquilone e Volturno ; fra Euro e Noto, Subsolanus e Austro ; fra Noto o Zeffiro, Affrico o Libico e Favonio ; fra Zeffiro e Borea, Cirico o Iapige e Cauro o Coro.

10. (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359

Perciò tanti popoli diversi vantavano Giove esser nato fra loro, e additavano sì gran numero di monumenti per attestarlo. […] In Efeso, città dell’Jonia nell’Asia minore, ebbe un celebre tempio annoverato, al pari del colosso di Rodi (135), fra le sette maraviglie del mondo. […] Morta questa principessa, la sua corona fu posta fra le costellazioni. […] Fra gli antichi, niuno forse meglio d’ Anacreonte greco seppe piacevolmente scherzare intorno a Bacco. […] Ercole fu annoverato fra gli Dei, e accolto in cielo, dove sposò Ebe (87) Dea della giovinezza.

11. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252

Fra tutti quanti gli Oracoli, il più celebre del mondo pagano era senza dubbio quello di Delfo ; e Apollo a cui attribuivansi quei responsi fu perciò chiamato Delfico 283) ; e troviamo anche in Dante la perifrasi Delfica deità invece del nome di Apollo284). Delfo (oggi Kastri), città della Focide nell’Acaia, situata fra il monte Cirfide e il monte Parnaso, conteneva fra le sue mura il tempio e il famosissimo oracolo di Apollo. […] Fra tutti gli altri Oracoli di Apolló il più notabile era quello di Claro nel territorio di Colofone, perchè godeva molta rinomanza e continuò ad esser consultato anche sotto gl’Imperatori romani286), come narrano Pausania, Strabone e Tacito ; e quest’ultimo storico autorevolissimo aggiunge che il sacerdote proferiva gli oracoli in versi. […] Il più antico di tutti gli Oracoli della Grecia, secondo Erodoto, fu quello di Giove in Dodona città dell’Epiro ; e i responsi si deducevano per interpretazione o divinazione in tre modi : 1° dal movimento impresso dal vento alle foglie delle quercie consacrate a Giove ; 2° dal romore dei bacini di bronzo sospesi a contatto fra loro, e ciecamente o a caso percossi ; 3° dal mormorio delle acque di una sacra fontana, modi affatto primitivi e d’immaginaria interpretazione. […] Fu poi riconosciuto anche dai filosofi che i primi civilizzatori dei popoli si valsero del principio teocratico, facendosi credere o figli degli Dei o interpreti dei supremi voleri di quelli, per rimuovere i primitivi uomini ignoranti e barbari dalla vita selvaggia e brutale e condurli a collegarsi ed unirsi fra loro in un più umano consorzio.

12. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194

Oltre al dire che erano bellissime, aggiungevano i mitologi ed i poeti, che esse cantavano dolcissimamente, e suonavano egualmente bene diversi strumenti musicali ; e dimorando nel mar Tirreno fra la Sicilia e l’Italia meridionale attraevano col canto e col suono i naviganti, per avere il barbaro diletto di annegarli nel mare o di divorarseli. […] Alcuni naturalisti (specialmente fra gl’Inglesi) danno ancora il nome di Sirene ai cetacei erbivori, detti comunemente Lamentini (Manatus), che formano la transizione fra le balene e le foche, e la cui forma, nelle parti superiori del corpo, si discosta meno di quella degli altri cetacei dalla figura umana, mentre poi vanno a finire in una coda orizzontale, come una gran parte dei pesci227. […] Non si può parlar di Scilla senza che ricorra alla mente anche Cariddi, essendo questi due termini collegati fra loro nel detto proverbiale : trovarsi fra Scilla e Cariddi, e collocati fronte a fronte geograficamente. […] L’antico volgo esagerò i pericoli che v’ erano a passar lo stretto fra Scilla e Cariddi ; e i poeti, incominciando da Omero229, abbellirono con straordinarie invenzioni favolose le fantastiche ed esagerate paure del volgo. E poichè stimavasi difficile schivare l’un pericolo senza incappare nell’altro, ne derivò il proverbio : trovarsi fra Scilla e Cariddi 230.

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