/ 54
8. (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387

Ercole fu obbligato ad impadronirsi de’pomi d’oro dell’ Esperidi. […] Ercole acquistò il nome di Buraico da Bura, città dell’ Acaja. […] Giunto alle rive dell’ Eveno, fiume dell’ Etolia(25), lo trovò cresciuto assai più dell’ usato, e pericoloso a tragittarsi. […] Ha il ventre simile a quello dell’ idropico. […] I fiori sono segno d’allegrezza, conseguenza dell’ abbondanza.

9. (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62

Si rafforzano i principii antecedenti rannodando la istoria alla intel lettiva — L’uomo non nacque nè parvolo nè selvaggio, ma invece adulto, educato nella scuola di Dio, onde potè aver lo intuito della Idea, da cui nacque la vera religione — L’uomo cadde da questo stato, addivenne selvaggio, la iniziativa dalla dispersione del genere umano, e cagioni fisiche che disciolsero l’uomo dal culto e dagli ordini civili, onde offuscossi il concetto dell’ atto creativo, e si disperse la intuitiva dell’ Ente e l’ unità di religione, e furono immaginati gl’ Iddii — 4. […] La religione figlia ingegnosa del cielo dipartendosi dal trono di Dio, ed appresa dall’uomo dal solo intuito, o, per meglio dire, dalla semplice apprensione dell’ Ente, non può nascere che dal vero perfetto e non mai dall’errore. […] E rannodando insieme la parte istorica alla intellettiva, è d’uopo far meglio vedere lo sdrucciolo di non poca parte dell’umana famiglia dalla vera religione dell’ Ente in quella degli esistenti, della pluralità degli Iddii. […] Vomini, esseri esistenti elevati alla nozione dell’ Ente per pubblica riconoscenza, Diodoro Sicolo parla della maggior parte delle loro intraprese, delle conquiste, delle scoperte, degli amori, delle glorie, delle dissavventure, non obbliando a un tempo e il nascer loro e la culla, e la morte e loro tomba. […] Levata dell’ Orsa detta ancora il Parco, o lo animale di Erimante.

10. (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Indice alfabettico. » pp. -424

Corno dell’ abbondanza, 77. […] Erebo, fiume dell’ Inferno, 223. […] Lete, fiume dell’ Inferno, 224. […] Stige, fiume dell’ Inferno, 221. […] Testio, re dell’ Etolia, 74.

11. (1855) Compendio della mitologia pe’ giovanetti. Parte I pp. -389

Esiodo dice che fu esso così detto da πηγη, fonte, sorgente, per esser nato presso alle fonti o sorgenti dell’ oceano. […] Marito dell’ Aurora fu Titono, fratello, o meglio, fig. di Laomedonte e fratello di Priamo. […] Apollo Delio, Delius, da Delo, isola dell’ Egeo, ove Apollo era nato. […] Il Sonno poi fu creduto fig. dell’ Erebo e della Notte, e fratello della Morte, perchè esso sembra una morte di breve tempo. […] Figliuoli del Sonno erano i sogni, sebbene Euripide chiama la Terra madre de’sogni dalle nere ali ; ed Igino li faccia fig. dell’ Erebo e della Notte.

12. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXX. Stato delle anime dopo la morte, secondo la Mitologia » pp. 216-231

L’antichissima invenzione dell’ obolo da pagarsi a Caronte fu bonariamente creduta una indubitabile verità nei secoli più rozzi ; e perciò nelle funebri cerimonie ponevasi una piccola moneta di tal nome nella bocca degli estinti258. […] Nella descrizione delle pene del Tartaro l’immaginazione degli Antichi era stata un poco più feconda che in quella delle beatitudini dell’ Elisio, avendo ideato diversi generi straordinarii di pene inflitte ad alcuni dei più famosi scellerati. […] « L’ipotesi dell’ anima del mondo, dice il Pestalozza, non è erronea per sè stessa, ma pel solo motivo che in essa l’anima s’immedesima colla divina sostanza, supponendosi emanata da questa, ovvero sussistente eternamente con essa. » Questo stesso filosofo rosminiano chiama Antropomorfismo il politeismo greco e romano, perchè, dic’ egli, « gli Dei della natura presero forma e natura umana. […] Ambrosia in greco significa immortalità, e nettare che non uccide. — Questo passo di Pindaro ha dato luogo recentemente a qualche divergenza filologica tra alcuni rinomati grecisti, come può vedersi nell’ Ateneo di Firenze (fascicoli dell’ agosto e del settembre 1874). […] Anche Virgilio nel vi dell’ Eneide così descrive la pena di Tizio : « Nec non et Tytion, Terræ omniparentis alumnum, « Cernere erat, per tota novem cui jugera corpus « Porrigitur ; restroque immanis vultur obunco « Immortale jecur tondens, fecundaque pœnis « Viscera, rimaturque epulis, habitatque sub alto « Pectore ; nec fibris requies datur ulla renatis. » E più brevemente Tibullo nell’ Elegia iii del lib. 

/ 54