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10. (1841) Mitologia iconologica pp. -243

Venne ancor chiamata Partenia titolo designante la verginità, di cui era amante. […] Questo appunto accadde alla Dea, di cui in quest’ultimo capitolo si parla. […] Beatum dixerunt populum, cui haec sunt : beatus populus, cuius dominus Deus eius. […] o quel S. in particolare, cui il poema è sagrato. […] Otto di questi versi, non soggetti però sempre a tal numero, costituiscono una strofa nel lor metro, di cui eccone l’esempio.

11. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489

Tali erano Orfeo ed Anfione, la cui esistenza appartiene ai tempi eroici più remoti. […] Ma il modo con cui Pelope ottenne la sposa non è senza delitto. […] Il tempo in cui avvennero tutti i fatti ivi narrati si estende, secondo i computi degli eruditi, tutt’al più a 51 giorno. […] 3ª La Sibilla Dèlfica, di cui parlò il filosofo Crisippo in quel libro che egli compose sulla Divinazione. […] Disgraziatamente la Storia ci fa sapere che questo barbaro metodo curativo (il quale, generalmente, scorciava o troncava la vita ai giovani a cui toglievasi il sangue senza prolungare quella dei vecchi a cui s’infondeva) fu posto in pratica più volte per alcuni principi e potenti della Terra.

12. (1824) Breve corso di mitologia elementare corredato di note per uso de’ collegi della capitale, e del regno pp. 3-248

Vi sono bensì delle favole, il di cui sviluppo è si chiaro, che per negarlo bisognerebbe rinunciare all’istessa evidenza. […] La Venere di cui parliamo, non è certamente un sogno di Platone. […] Il primo tratto della sua fortezza fu l’aver ucciso un lione che infestava la selva Nemèa, della cui pelle si vestì. […] Fegèa re del paese lo accolse, e gli diede per moglie Alfesibea sua figlia, a cui Alcmeone donò la fatale collana. […] L’ Odissèa, di cui ci accingiamo a fare l’analisi, racchiude la storia de’ viaggi di un Eroe, la cui prudenza e saviezza abbiamo già ammirata.

13. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252

Inoltre la parola Oracolo significa talvolta lo stesso che responso, e tal’altra il luogo sacro in cui si rendevano i responsi : e questa differenza di significato facilmente s’intende dal contesto delle diverse frasi. […] Quanto all’origine del tempio e dell’Oracolo di Giove Ammone nella Libia parlammo a lungo nel N° XI : ora basterà dire che in quest’Oracolo i responsi deducevansi dalle osservazioni degli smeraldi e delle altre pietre preziose, di cui era formata l’immagine del Nume, come asseriscono Diodoro Siculo e Q. […] Livio ne adduce diversi esempi, tra i quali il più celebre è quello, già da noi registrato, dei figli di Tarquinio il Superbo : ma per regola generale preferivano i così detti oracoli delle Sibille, vale a dire le risposte dei libri sibillini, di cui parleremo altrove. […] E come se tutto ciò fosse poco, vi si aggiunsero gli Augurii, di cui eran solenni mæstri gli Etruschi ; e da essi li appresero i Romani che ne facevano un uso frequentissimo negli affari pubblici e nei privati, come sappiamo anche dagli storici di Roma. […] Che mi va dunque fantasticando Plutarco nel suo trattato sulla Deficienza degli Oracoli coll’attribuire alla morte di alcuni Dèmoni o Genii che vi presiedevano la cessazione di alcuni oracoli, che derivò soltanto dal discredito in cui eran caduti ?

14. (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Della mitologia in generale. » pp. 17-359

E qualora questi decreti fossero la conseguenza degli eterni veri, quanta filosofia non racchiude la immutabilità del Fato, cui non vincono nè i potenti della terra nè gli stessi Dei ! […] Periandro offerse il treppiede a Solone, il quale riponeva la vera ricchezza nella virtù, solo tesoro cui nè tempo nè fortuna possono far perire. […] Apre, e ne scaturisce un fumo nero che le si ferma sul volto : si specchia, e scorge la deforme maschera da cui è rimasta coperta. […] Apollo, a cui piacque vivere insieme con loro, statuì che la concordia fosse fondamento del bel collegio, e perciò volle che si chiamassero Muse, per indicare la loro eguaglianza. […] Cosi Ercole viaggiava gastigando i malvagi, soccorrendo gli sventurati, liberando gli uomini dalle calamità da cui erano oppressi.

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