Senofonte riporta che ai suoi tempi si vedevano ancora le vestigie di tale discesa. […] Bambino ancora, Achille fu dato come discepolo al centauro Chirone, che lo nudrì di midolla di leoni, di tigri, e di orsi. […] Vi furono ancora una figlia di Danao, una Nereide, ed uua Amazzone conosciute sotto il nome di Agave. […] Questa parola significa ancora giuocatori di mano, esperti nella sparizione degli oggetti. […] Suo padre quand’egli era ancora bambino lo condusse con sè nel Lazio, ove egli divenuto adulto fondò, secondo Virgilio la città di Alba.
Egli le donò un vaso, che doveva presentare a Prometeo, forse allora non ancora condannato al testè detto supplizio. […] Standosi ancora in culla, la Dea gli aizzò due serpi per farlo affogare. […] Ma asperso ancora di polvere spaventa le giovani donzelle, che fuggono da pertutto. […] Ciascuna città aveva la propria Fortuna, come quella de’ Napoletani, de’ Romani presso Plutarco detta ancora Pubblica. […] A questa classe possono appartenere le Grazie, Priapo, Giove Ejazio, e gl’Iddii delle Fratrie detti ancora tribules.
Anzi per indicare non tanto la forza del vino che dà alla testa, quanto ancora l’impudenza che ne deriva in chi ne abusa, si aggiungevano sulla fronte di Bacco le corna198 ; e i poeti dicono che egli non sempre le portava, il che significa che non era sempre ubriaco. […] L’immagine e similitudine dei Baccanali si è conservata e riprodotta sino a noi nel nostro carnevale, che in altri tempi più antichi dicevasi ancora carnasciale 199. […] La qual voce Evoe fu adottata come esclamazione e nello stesso senso tanto dai poeti latini201) quanto ancora dagl’italiani, come troviamo, per esempio, nell’Orfeo del Poliziano, e nel Ditirambo202) del Redi, intitolato Bacco in Toscana. […] Arianna (per chi non lo sapesse) significa molto piacente ; e Bacco a cui piaceva il bello ed il buono se ne trovò molto contento, e le regalò come dono nuziale una preziosissima corona d’oro e di gemme, opera egregia di Vulcano, la quale poi fu cangiata in una costellazione che porta ancora il nome di corona di Arianna. […] E Bacco in origine era simbolo soltanto del vino ; ma dopo tutte le favole che si raccontarono di lui, e specialmente dopo i fatti storici pur troppo veri degli stravizii ed eccessi dei Baccanali in onore di questo Dio, il nome di Bacco fu adoprato ancora come sinonimo di crapula e di gozzoviglia.
Vedonsi nel mezzo di una squallida campagna, e sotto un cielo fantasmagoricamente nuvoloso per l’umido vapore sollevato dalle recenti acque ancora stagnanti, Deucalione e Pirra seduti sul terreno l’uno di faccia all’altra in atto di scagliare dietro le spalle una pietra, e a poca distanza le pietre già prima scagliate divenir gradatamente uomini e donne. La qual trasformazione graduale è significata nella pittura col rappresentar le diverse pietre in maggiore o minor parte trasformate, talchè in alcune scorgesi abbozzata o formata la testa soltanto, in altre anche il petto e le braccia, e così di seguito gradatamente, finchè ne apparisce qualcuna tutta cangiata in forma umana, o a cui manca soltanto il complemento di un piede che vedesi ancora di rozza pietra. […] Le roccie acquee sono stratificate, e questi strati vennero a formarsi dai sedimenti delle materie contenute in dissoluzione nelle acque ; si dicono perciò ancora sedimentarie, e vi si aggiunge talvolta l’appellativo di fossilifere, perchè contengono fossili, ossia corpi o frazioni di animali e di vegetabili travolti e seppelliti nella terra per forza di successivi cataclismi. […] Mitologica secondo la favola di Deucalione e Pirra che trasformarono le pietre in uomini e donne ; biblica secondo la Genesi, che Adamo fu composto di terra, ed alcuni commentatori aggiungono ancora precisamente di terra rossa ; filosofica per l’uguaglianza dei diritti che deriva dalla comune origine. […] Ho notato più di una volta, e tornerò ancora a notare, che i termini mitologici sono adottati in quasi tutte le scienze ; e che la cognizione della Mitologia aiuta molto ad intendere il significato generale di quelle denominazioni scientifiche.
Facevano ancora giuochi e danze, e si abbandonavano ad ogni specie di pubblica gioja. […] Così spiegarono gli antichi il mirabile effetto dei raggi del sole refratli a traverso le nubi ancora pregne di pioggia dopo il temporale. […] Questo monumento prese il nome dal principe del quale conteneva le ceneri ; e ancora diamo lo stesso nome ai sepolcrali monumenti. […] Sembrava che Alcmena del primo terrore si riavesse, ma che non si fidasse ancora degli occhi proprj. […] Si legge ancora che vedendo di non poter bastare egli solo a tanta impresa, si unì a Teseo suo prode amico.
I Chinesi vi credono ancora oggidì. […] Perciò Dante oltre al chiamarli Demonii e Diavoli, li chiama ancora angeli neri, come nel Canto xxiii dell’ Inferno : « Senza costringer degli angeli neri, « Che vengan d’esto fondo a dipartirci. » Nelle Belle Arti spesso i Genii dei Pagani furono rappresentati in figura d’imberbi giovanetti colle ali come Cupido, e allora potrebbero facilmente confondersi cogli Angeli dei Cristiani ; ma per altro hanno quasi sempre qualche distintivo, perchè per lo più tengono nelle mani la patera o il cornucopia. […] Quando poi i Genii sono senza le ali, indossano ancora la toga romana. […] I Pagani credevano ancora che esistessero i Genii delle città e dei diversi luoghi o territorii ; ma per lo più li rappresentavano in forma di serpenti e in atto di cibarsi delle frutta a loro offerte in una patera 278. […] Il Vocabolario della Crusca del passato secolo (non posso citar quello in corso di stampa, perchè non giunto ancora alla lettera G), dopo la spiegazione della parola Genio e la sinonimia latina e greca, aggiunge le tre seguenti eccezioni : Iª Per inclinazione d’animo o affetto.
La parola Orco fu adoprata dai poeti romanzeschi, e tra gli altri anche dall’Ariosto, per significare un mostro immaginario, come il Polifemo e l’Orca dei mitologi ; della quale invenzione, come di quella delle Fate, si abusò, e forse ancora, specialmente nelle campagne, si abusa, in tutte quante le novelle e favole « Che raccontano ai putti le bisavole243. » Tutta la guardia pretoriana del re e della regina dell’Inferno consisteva nel Can Cerbero che aveva 3 teste, e difendeva meglio e con maggior fedeltà i suoi padroni che far non potesse una coorte di Svizzeri. […] In origine i Greci conoscevano una sola Dea Mira uguale in potenza e in ufficio al Fato dei Romani245 ; e poi ne inventarono tre, distinguendole coi nomi di Cloto, Lachesi ed Atropo, nomi che furono adottati dai poeti latini per le loro Parche, e passarono ancora nel frasario poetico degl’Italiani. […] Insieme con queste si annoveravano ancora la Morte, il Lutto, il Timore, la Fatica, la Povertà, la Fame e perfino la Vecchiezza, funeste divinità allegoriche, ben note in tutta la loro orrenda realtà ai miseri mortali, e delle quali perciò i poeti rammentano soltanto il nome, tutt’al più con qualche epiteto espressivo senza estendersi in descrizioni247, tranne qualche rara eccezione, come quella del Petrarca nel Trionfo della Morte. […] Son questi i versi di Dante riferibili ai nomi ed agli ufficii delle tre Parche : « Ma po’ colei che di e notte fila « Non gli avea tratta ancora la conocchia, « Che Cloto impone a ciascuno e compila. » (Purg. […] Dal greco nome di questa specie di Sogni son derivate ancora le parole Fantasma e Fantasima.
» Per tôr cotali esecutori a Marte. » Non di rado significa ancora il complesso delle cose create. […] Di più nella lingua italiana, oltre il verbo naturare che è antico, si è formato modernamante il verbo naturalizzare, che è stato introdotto ancora nel linguaggio delle nostre leggi, forse ad imitazione e per copia conforme del Codice Napoleone13. […] Ai sette pianeti visibili ad occhio nudo, e perciò conosciuti ancora dagli antichi, diedero questi il nome di sette divinità del primo ordine, cioè la Luna, Mercurio, Venere, il Sole, Marte, Giove e Saturno ; e gli stessi nomi assegnarono ancora ai giorni della settimana.
Era detto ancora Ospitale, perchè gli Antichi attribuirono a Giove l’invenzione e la protezione della ospitalità ; Tonante perchè era creduto signore del fulmine. […] I paleontologi hanno dato il nome di Ammonite ad una conchiglia fossile, perchè ha la forma di un corno simile a quelli di Giove Ammone, cioè di ariete ; e la chiamano ancora, specialmente i Francesi, corno di Ammone. […] Ma disgraziatamente ci fu tramandato ancora il racconto della vita privata di questo Dio, indegna d’un uomo non che d’un nume. […] Giove fu detto Olimpico non solo perchè credevasi che spesso abitasse sul monte Olimpo, ma ancora perchè era adorato in Olimpia città dell’ Elide nel Peloponneso ; presso la qual città (alla distanza di un miglio e mezzo) sorgeva il magnifico tempio del Nume, e facevansi ogni 4 anni i celebri giuochi detti appunto perciò Olimpici.
Chiamavasi ancora Gradivo, titolo derivato da un verbo che significa camminare, o avanzarsi a passo misurato, ed appella evidentemente alla marcia militare e all’uso degli antichi di scagliarsi contro il vicino nemico a passi accelerati e quasi correndo175. […] Anche le colonie Romane adoravano Marte come loro Dio protettore : e tra queste Firenze che non fu già tutta plasmata da « ….quell’ingrato popolo maligno « Che discese di Fiesole ab antico « E tiene ancor del monte e del macigno, » ma vi fu mista ancora « …….la sementa santa « Di quei Roman che vi rimaser, quando « Fu fatto il nido di malizia tanta. » (Inf. […] E inoltre Dante ricorda che Firenze, quand’era pagana, aveva per suo protettore Marte, che cangiò nel Battista, allorchè divenne cristiana, facendo dire (nel Canto xiii dell’Inferno) a quell’anima, che fe gibetto a sè delle sue case : « Io fui della città che nel Batista « Cangiò il primo padrone, ond’ei per questo « Sempre coll’arte sua la farà trista. » E-aggiunge che vi rimaneva ancora a quel tempo sul ponte vecchio l’antica statua un po’guasta del Dio Marte : « E se non fosse che sul passo d’Arno « Rimane ancor di lui alcuna vista, « Quei cittadin che poi la rifondarno « Sovra ’l cener che d’Attila rimase178 « Avrebber fatto lavorare indarno. » A Marte era sacro il gallo, animale vigile e pugnace, emblema della vigilanza e del coraggio necessario nelle battaglie. […] Al Dio Marte fu dedicato il martedì, del qual giorno conservasi ancora lo stesso nome nelle lingue affini alla latina.
Nel medio evo, al risorger delle lettere e delle scienze, si risvegliò ancora la manìa di costruire automi ; e sappiamo che Alberto Magno fece un bellissimo androide che apriva la porta di casa a chi battesse a quella, e quando le persone entravano le salutava. […] Anche i geologi seguaci della scuola di Hutton194, che spiegavano, coll’ammettere l’esistenza del fuoco centrale, la formazione della maggior parte delle roccie del nostro globo, furon chiamati Vulcanisti ; e Vulcanismo dicesi ancora questo sistema di geologia, e Vulcanologia la storia e la teoria dei Vulcani. […] Così distinguevano ancora il fuoco celeste dal fuoco terrestre : a quello facean presieder Vesta, e a questo Vulcano. […] Gli archeologi chiamano ciclopiche quelle antichissime costruzioni composte di grandi massi o macigni talvolta irregolari, ma spesso ancora tagliati a poliedri regolari, e notabili inoltre per l’assenza di qualunque cemento : la loro pesante mole ne rende sicura la stabilità, e fece attribuire tali costruzioni alla gigantesca forza dei Ciclopi.
Non dovrà dunque recar maraviglia che per associazione d’ idee Apollo fosse riguardato ancora come dio della Musica e di tutte quelle altre belle arti speciali a cui presiedeva ciascuna delle nove Muse, delle quali egli era il maestro. […] 132 e ne hanno non solo l’esempio delle Muse nella metamorfosi delle Piche, ma altresì di Apollo, che in un modo più tremendo (e diremo ancora crudele) fece scorticar vivo il satiro Marsia, dopo averlo vinto nella sfida da lui ricevuta a chi meglio cantasse. […] Sappiamo già come perdè il suo figlio Fetonte : dicemmo ancora che perì fulminato da Giove l’altro suo figlio Esculapio, ad istanza di Plutone, che si vedeva rapire i sudditi dell’Inferno per opera di questo medico incomparabile. […] Su tale argomento basti l’ aver citato i due grandi poeti, padri dell’ italiana poesia : « Degli altri fia laudabile tacere, « Chè il tempo saria corto a tanto suono. » Ad Apollo avvenne ancora un caso opposto, ma non meno funesto.
« Bastiti, e batti a terra le calcagne ; « Gli occhi rivolgi al logoro che gira « Lo rege eterno con le rote magne. » I mitologi pretendevano ancora di sapere i nomi delle Sirene, e ne rammentano tre, cioè Lisia, Leucosia e Partenope ; ed aggiungono che la sirena Partenope andò a morire sulla costa del Tirreno dove fu poi fabbricata una città che in memoria di lei ebbe il nome di Partenope o Partenopea, e che in appresso rifabbricata fu detta, come dicesi ancora, Napoli, che significa città nuova. […] Alcuni naturalisti (specialmente fra gl’Inglesi) danno ancora il nome di Sirene ai cetacei erbivori, detti comunemente Lamentini (Manatus), che formano la transizione fra le balene e le foche, e la cui forma, nelle parti superiori del corpo, si discosta meno di quella degli altri cetacei dalla figura umana, mentre poi vanno a finire in una coda orizzontale, come una gran parte dei pesci227. […] In fatti di diverso vi è soltanto la fantastica invenzione ariostesca, che Orlando fosse così ardito (e che inoltre gli riuscisse) di entrar nella bocca dell’ Orca con tutta la nave, e che ficcasse l’ancora « E nel palato e nella lingua molle ; » mentre è noto che si scaglia e s’infigge il rampone o la fiocina nella pelle del cetaceo, che è grossa circa un pollice, e si fa penetrare nel sottoposto strato di grasso che è alto almeno quindici pollici.
E qui mi piace avvertire che lo scopo di questo lavoro sulla Mitologia non è già di risalire alle origini primitive dei miti, indicando le migrazioni e le trasformazioni delle idee mitologiche dall’oriente all’occidente ; ma soltanto di far la storia e spiegare il significato dei miti e delle idee ed espressioni mitologiche che si trovano nei poeti greci, latini ed italiani, e per conseguenza ancora delle altre nazioni che hanno adottato la Mitologia e il linguaggio dei classici greci e latini. […] Io dunque non intendo di scrivere un trattato di Mitologia appositamente per gli studiosi delle lingue greca e latina ; chè sarebbe un portar vasi a Samo e nottole ad Atene, mentre sì fatti libri di antichissima e minuta erudizione esistono in tutte le lingue e specialmente in latino, e se ne trovano ancora tradotti in italiano dal francese e dal tedesco ; ma son libri troppo eruditi e di una erudizione troppo antiquata, e contengono un cibo non solo difficile alla assimilazione, ma talvolta ancora ostico, o almeno poco soave al gusto.
Sappiamo poi che nelle case dei più ricchi politeisti romani v’era il Larario, ossia la cappella dei Lari ; e nelle altre, almeno un tabernacolo colle statue o immagini di questi Dei, le quali spesso ponevansi ancora dentro certe nicchie nei focolari, parola questa che alcuni etimologisti notano come composta colla voce Lari 38. […] Vero è che potrebbe citarsi ancora qualche esempio in contrario ; ma qualche rara eccezione non distrugge mai la regola generale ; e a sostegno di questa terminerò coll’ esaminare una filosofica osservazione di Cicerone, nel lib. […] Perciò, oltre al distinguer gli Dei Penati dagli Dei Lari, e decider così la question mitologica sulla diversa loro personalità, viene ancora a significare che i primi eran protettori dei diritti del cittadino, ed i secondi di quelli del padre di famiglia ; senza dei quali, come egli sapientemente dichiara, non può esser buona una repubblica, nè ben viversi in essa 39.
Tibullo si maravigliava che il Padre Nilo nascondesse il suo capo in ignote terre26 ; e per quanto i Geografi e i più arditi viaggiatori si sieno affaticati a cercarlo, non son riusciti ancora ben bene, dopo circa 2000 anni, a levarsi questa curiosità : sembra che il Padre Nilo si diverta a far capolino tra i monti dell’Abissinia e si ritiri sempre un poco più in là. […] Virgilio inoltre si dà premura di presentarci ancora il ritratto del Dio Tevere, « ….. che già vecchio al volto « Sembrava. […] Inoltre la corona o ghirlanda del fiume è composta di canne, come del Tevere ha detto Virgilio, o ancora delle fronde di quegli alberi che più facilmente vegetano sulle sue rive, o che sono particolari alla regione nella quale scorre quel fiume.
xi dell’ Inferno : « E ’l Carro tutto sopra il Coro giace. » Rammentò ancora le Orse nel C. […] In tempi più civili si rappresentò Ecate con tre faccie, ma tutte di donna ; e questa triplice immagine ponevasi nei trivii, ond’ebbe ancora il nome di Trivia 143. […] Questo secondo tempio esisteva ancora quando l’apostolo Paolo andò a predicare il cristianesimo agli Efesii ; e poichè egli voleva abolire il culto di Diana, poco mancò che non fosse massacrato dagli orefici di quella città, che guadagnavano molto vendendo tempietti d’argento fatti ad imitazione di quello di Diana Efesina146.
Le credevano figlie di Forco divinità marina, e perciò le chiamavano ancora le Fòrcidi. […] Non v’è però da spaventarsi a veder queste Meduse, perchè son piccoli animali marini gelatinosi, e fosforescenti durante la notte, nè producono altro maligno effetto, non già a vederli, ma a toccarli, che quello stesso dell’ortica, e perciò si chiamano ancora volgarmente Ortiche di mare. […] « Aurum per medios ire satellites « Et perrumpere amat saxa potentius « Ictu fulmineo : concidit auguris « Argivi domus ob lucrum « Demersa exitio, diffidit urbium « Portas vir Macedo et subruit æmulos « Reges muneribus ; munera navium « Sævos illaqueant duces. » Di Danae e della pioggia d’ oro parlano ancora e Pindaro nella 12ª delle Odi Pitie e Ovidio nelle Elegie e nelle Metamorfosi, e inoltre più e diversi poeti italiani.
Mentre era ancora fanciullo rubò il tridente a Nettuno, la spada a Marte, a Venere il cinto. […] Là rinnovavansi ancora i più lusinghieri piaceri della vita. […] Avendo egli uccisa inavvertentemente Procri mentre era a caccia, Aurora lo condusse in Siria ove lo aposò e n’ebbe Fetonte ; disgustata anebe di esso, rapì Orione e dopo di lui molti altri ancora. […] Partite dalla Sicilia andarono a stabilirsi nell’isola di Capri dirimpetto a Napoli o in alcune isolette colà vicine che ancora si chiamano le isole delle Sirene. […] Osservisi ancora che le colonne misteriose innalzate dagli antichi erano sacre tutte agli astri, prima base della loro religione.
All’invito di Giasone accorsero gli Eroi da tutte le parti della Grecia, alcuni dei quali eran già stati con lui alla caccia del cinghiale di Calidonia, cioè Teseo, Piritoo, Castore, Polluce e Telamone ; ed altri di cui non si è ancora parlato, cioè Calai e Zete figli di Borea, Ercole, Orfeo, Linceo, Tifi, Tideo, ecc. […] Convenne far diverse fermate per prender, come suol dirsi, paese, ossia per avere a mano a mano opportune notizie riferibili al luogo e allo scopo del loro viaggio, ed anche per rinnovare le loro provvisioni da bocca, perchè Ercole, oltre ad essere il più forte e robusto eroe, era anche il più gran divoratore, e mangiava per cinquanta, bevendo ancora in proporzione ; e perciò gli avevan messo il soprannome di Panfago, che vuol dir mangia-tutto. […] E sebbene la presenza e il braccio di tanti famosi Eroi rendesse sicura qualunque impresa da compiersi colla forza, trovaron per altro che questa non bastava a conquistare il Vello d’oro : bisognava ancora vincer gl’incanti, nelle quali arti i Greci eran novizii in confronto dei Colchi70.
A tal vista, per quel che accennano alcuni Mitologi, armaronsi non solamente gli Dei, ma ancora le Dee, e per quello che dicono altri, tutti gl’ Iddii fuggirono spaventati in Egitto, e si nascosero sotto le forme di varii animali, onde poi sotto queste adorati furono dagli Egizii. […] In una congiura degli Dei contro di Giove, avendo Giunone ancora pigliata parte, Giove la fè dà Vulcano legar con una catena d’ oro le mani dietro le spalle, ed attaccare un’ incudine d’ oro a’ piedi, e per tal modo in aria la sospese. […] Questi scoperse la frode togliendo il grasso, e per punire non solo Prometeo, ma gli altri uomini ancora, tolse il fuoco, e lo seppellì sotto terra. […] Evandro, che allor regnava sul Palatino, per gratitudine di aver purgalo il paese da quel ladrone gli eresse un’ ara, che in grande onore fu poi ancora presso i Romani col nome di Ara massima. […] Plutarco vi aggiugne ancora Teseo, del quale altri tacciono: e unito crasi ad essi ancor Ercole; ma perduto Ila nella Misia, ivi poi si rimase per ricercarlo.
Nei tempi eroici della romana Repubblica (eroici non solo per valore, ma ancora per senno e per moralità), i riti degli Dei stranieri non erano ammessi in Roma, come avverte T. […] Negli scrittori ecclesiastici i politeisti son detti ancora Ethnici e Gentiles, vocaboli che sono sinonimi, il primo in greco e il secondo in latino ; onde è derivata in italiano la parola gentilesimo che si può usare indifferentemente per paganesimo ; ma non così la parola gentili per pagani, perchè il vocabolo gentili ha due altri diversi significati : uno più usato e comune invece di cortesi ; e l’altro legale, che sta ad indicare le persone della stessa famiglia, la quale in latino dicevasi più comunemente gens, mentre familia significava anche i servi o schiavi.
Accorsero all’invito i più distinti eroi che vivessero in quel tempo : alcuni dei quali divennero anche più celebri in appresso per altre più importanti e mirabili imprese, come Giasone che fu poi duce degli Argonauti, Teseo vincitore del Minotauro, Piritoo suo fidissimo amico, Castore e Polluce gemelli affettuosissimi, che poi divennero la costellazione dei Gemini, l’indovino Anfiarao che fu uno dei sette prodi alla guerra di Tebe, Nestore ancora nella sua prima gioventù, Peleo che fu poi padre di Achille, Telamone padre di Aiace e Laerte di Ulisse ; dei quali tutti dovremo parlare anche in appresso. […] » E Virgilio a lui : « Se t’ammentassi come Meleagro « Si consumò al consumar d’un tizzo « Non fora, disse, questo a te sì agro. » Ma accorgendosi Virgilio che con questo esempio pretendeva di spiegare un mistero con un altro mistero, citò ancora un fenomeno fisico : « E se pensassi come al vostro guizzo « Guizza dentro allo specchio vostra image, « Ciò che par duro ti parrebbe vizzo. » E per quanto anche il poeta Stazio, a richiesta di Virgilio, gli desse bellissime spiegazioni scientifiche sulla generazione dell’uomo, sull’unione dell’anima col corpo e lo stato di essa dopo la morte, nulladimeno non sembra che Dante rimanesse tanto convinto quanto altra volta che Virgilio gli disse : « A sofferir tormenti e caldi e geli « Simili corpi la Virtù dispone « Che come sia non vuol che a noi si sveli. » E così con esempii mitologici, cattolici e scientifici viene a far conoscere che spesso s’incontrano nelle umane cognizioni misteri inesplicabili.
viii della Farsalia : « Nos in templa tuam Romana accepimus Isim. » Di questa Dea eran devote principalmente le donne ; tra le quali è rammentata da Tibullo la sua Delia, che passò ancora qualche notte avanti le porte del tempio d’Iside a pregar la Dea per la salute di Tibullo stesso che era infermo in Corfù. […] Osìride è chiamato ancora Seràpide ; sotto ambedue i quali nomi è rammentato dagli scrittori latini.
Alcuni autori la chiamano ancora Cibebe, e fanno derivar questo nome da cubo, ossia dado, che è la più salda e stabile figura geometrica, essendo uguale nelle tre dimensioni di lunghezza, larghezza e profondità ; e venendosi perciò a significare la creduta stabilità o immobilità della Terra, a cui presiedeva Cibele. […] Fu rappresentata come una matrona con lunga veste ornata di piante e di animali ; in capo aveva una corona turrita, ossia in forma di torri ; presso di sè un disco ossia tamburo ed un leone ; e spesso le si dava ancora un carro tirato da due leoni.
Ma non è così, perchè v’è ancora da parlare delle Ninfe dei monti, delle valli, delle fonti, dei boschi e perfino degli alberi. […] In Architettura poi sin dal tempo dei Classici greci e latini chiama vasi Ninfèo non solo il tempio sacro alle Ninfe, ma altresì una particolar costruzione architettonica, o fabbrica sui generis, destinata il più spesso ad uso di bagni, annessa ai palazzi e alle ville dei più doviziosi cittadini, ove, oltre le acque scorrenti in ruscelli e zampillanti in fontane (e necessariamente le vasche e i bacini), aggiungevansi per ornamento e statue e vasi e talvolta ancora un tempietto dedicato alle Ninfe.
Che Delo fosse stata nei tempi preistorici un’isola galleggiante fu detto la prima volta dal poeta Pindaro, il quale vi aggiunse ancora che Nettuno la rese stabile, perchè servisse di ricovero a Latona. […] Nella sala detta della Niobe in Firenze vi sono 14 statue di Niobidi, ma due sono ripetute per copia conforme : perciò restano 12, come asserisce Omero. — Inoltre sappiamo ancora dal seguente epitaffio di Ausonio che anticamente esisteva una bellissima statua di Niobe sculta da Prassitele : « Vivebam : sum facta silex, quæ deinde polita « Praxitelis manibus, vivo iterum Niobe.
L’adoravano ancora e le facevano splendidissime feste sotto il nome di Tesmòfora, cioè legislatrice, sapientemente considerando quel che anche oggidì ammettono tutti i pubblicisti e gli storici filosofi, che gli uomini solivaghi e nomadi, pescatori e cacciatori conduc endo una vita errante e senza dimora fissa, mal potevano assoggettarsi al consorzio sociale e vincolarsi con leggi ; e che solo allorquando per mezzo dell’agricoltura si fissarono su quei terreni che avevano coltivati, potè cominciare la civil società retta dal Governo e dalle leggi. […] Per maggior distinzione fu rappresentata ancora talvolta con una doppia fila di mammelle, per cui le si dava il titolo di Mammosa.
Ma la spiegazione che soglion dare delle diverse parti della figura del Dio Pane, e più specialmente delle corna, dei velli e degli zoccoli caprini, non solo i Mitologi quanto ancora il celebre filosofo Inglese, potrà sembrare ai dì nostri piuttosto uno sforzo d’immaginazione, che una indubitabile interpretazione, poichè dicono sul serio che le corna significano i raggi del Sole e la Luna crescente, i velli gli alberi e i virgulti del nostro suolo, e i solidi zoccoli caprini la stabilità della Terra. […] Anche Cicerone nelle sue Opere usa almeno due volte, per quanto mi ricordi, l’aggettivo pànico riferito a timore o romore, ma lo scrive con lettere greche, perchè greca è l’origine di questo aggettivo al pari del nome Pan da cui deriva, e perchè quel celeberrimo oratore lo credeva un neologismo che non avesse ancora acquistato la cittadinanza romana.
41 » Questa regione dell’Eolia non è già quella dell’Asia Minore situata fra la Troade e l’Ionia, e detta più anticamente la Misia, ma corrisponde al gruppo delle isole chiamate ancora oggidì Eolie, o di Lipari, nel mar Tirreno fra la Sicilia e l’Italia. […] Non immaginavano neppure l’esistenza del Grande Oceano ; non avevan mai passata la linea nell’Oceano Atlantico ; e il non plus ultra delle colonne d’Ercole li tratteneva ancora dal passar lo stretto di Gades (ora di Gibilterra) e dall’andar navigando lungo le spiaggie occidentali dell’Affrica.
Da questa mitologica frivolezza non si è ancora ben purgato neppure il nostro secolo. […] Le si dava ancora un elegantissimo carro tirato dalle colombe : il fiore a lei sacro era la rosa, l’albero il mirto.
« Vedea Timbrèo76), vedea Pallade e Marte, « Armati ancora, intorno al padre loro, « Mirar le membra de’ giganti sparte. » I mitologi greci e latini inventarono, a proposito della disfatta e della punizione dei Giganti, molte e strane vicende. […] Finalmente contiensi solfo in uno stato di particolare combinazione nelle sostanze proteiche di provenienza di ambedue i regni organici ; e fra i prodotti che son propri degli animali si distinguono, quanto alla proporzione dello solfo, i peli, i capelli ed altre materie cornee. » — Cosi risponderebbe tutto in un fiato quel chimico ; e a chi volesse sapere ancora come si fa a liberare, ossia ad estrarre lo zolfo dalle sue molteplici combinazioni, soggiungerebbe : La spiegazione è troppo lunga ; e se volete saperla, studiate la chimica, e vi troverete più maraviglie e metamorfosi, visibili e palpabili, che in tutte quante le Mitologie dei poeti e degl’ideologi le fantastiche e immaginabili.
Gli Oracoli e tutti gli altri modi di divinazione preindicati erano altrettante solenni imposture del Politeismo, e sì abilmente organizzate da allucinare per molti secoli non solo i popoli rozzi e barbari, ma quelli ancora « ………..che fenno « L’antiche leggi e furon sì civili. » Che fossero un’impostura dei sacerdoti pagani non credo che sia d’uopo dimostrarlo ai tempi nostri, tanti secoli dopo che furon riconosciuti falsi e bugiardi gli stessi Dei a cui quegli oracoli erano attribuiti. […] Perchè loro facilmente credevano che quello Dio che ti poteva predire il tuo futuro bene o il tuo futuro male, te lo potesse ancora concedere.
Le si dà ancora un carro a conto suo, simile a quello di Nettuno, con un particolar corteo di Ninfe e di Tritoni. […] Vi aggiunsero ancora una sua stranezza, che egli cioè non volesse presagire il futuro se non costretto, e che per esimersene si trasformasse in mille guise ; ed inventarono che bisognava legarlo mentre dormiva per costringerlo a dare i responsi, perchè allora, per quanto si sbizzarrisse a trasformarsi, se finalmente voleva riprender la primitiva sua forma e figura di Nume, trovavasi come prima legato, ed era costretto a rispondere veracemente alle domande che gli erano fatte.
Fornito di queste e di altre forze ancora, voleva subito Agamenonne spiegare le vele alla volta della nemica città ; ma una calma nojosissima lo andava tenendo invece sulle ancore nel porto d’Aulide. […] Menelao prese seco tre de’più robusti suoi compagni, entrò di buon mattino nella grotta di Proteo, lo strinse fortemente, e più ancora, quando cangiava di figura ; cossicchè colui, veggendo vana ogni sua arte ; ripigliò le primiere sembianze, e diede a Menelao quelle notizie, delle quali era ricercato(a). […] Edipo fu condotto presso Colono, borgo dell’Attica, in un bosco sacro all’Eumenidi, il di cui ingresso era vietato a tutti i profani, e più ancora a’ delinquenti, perseguitati dalla celeste vendetta. […] Era stato predetto a quelle genti, che felicemente avrebbono trionfato de’ loro nemici, qualora l’ultimo della stirpe di Cadmo, ch’era Meneceo, avesse voluto spontaneamente sacrificarsi a Marte, il quale mostravasi ancora sdegnato contro i Tebani, perchè Cadmo aveva ucciso il famoso Dragone, a lui sacro. […] Erano ormai trascorsi molti giorni, e la donna ancora conservavasi in vita.
In tre Parti perciò è quest’ Opera divisa : nella prima si descrivono le Maggiori Divinità, e delle Minori pure per mezzo di Annotazioni al fine di ogni Capo, onde non interrompere il filo della lettura, si ragiona ; nella seconda gli Eroi più celebri vengono indicati, e degli altri ancora con Note per lo più si fa parola ; nella terza finalmente trattasi delle Virtù e de’ Vizj, de’ Beni e de’ Mali di questa vita, secondochè furono dal Gentilesimo divinizzati. […] Se questo per loro negligenza mancava, esse venivano severamente punite(18) ; e a maggiori supplizj ancora si condannavano, qualota aveano macchiata la loro verginirà(19). […] Alle volte ancora dipingesi in un carro, tirato da bianchi servi (f). […] Restò ancora ne’posteriori tempi in venerazione il tempio, là dedicato a quel Dio ; e tanto lo restò, che da Strabone e Pausania si sa aver servito d’asilo, ed esservisi ritirato anche Demostene, di cui vi si mostrava il sepolcro.
Il che ora io vo tentando di fare col presente Manifesto ; e confido che gl’illustri Direttori e gli egregi Insegnanti che hanno favorevolmente accolti e adottati nelle loro Scuole gli altri miei libri, vorranno accogliere e proporre ai loro scolari ed ai loro amici la soscrizione a questa Mitologia ; la quale spero che possa esser utile non solo agli scolari, ma ancora ad ogni colta persona, poichè voile il Tommasèo che cosi fosse detto nel titolo della medesima.
Tutte le cerimonie dell’apoteosi, o consacrazione degl’ Imperatori romani, ci furono descritte estesamente non solo da Erodiano, ma ancora da Dione Cassio senatore, che assistè per dovere d’ufficio a quella dell’Imperator Pertinace l’anno 193 dell’E.
Dopo che Esiodo aveva asserito che il Caos esisteva prima di tutti gli Dei, vennero altri a dire che il Caos stesso era un dio, ed aggiunsero che egli era stato l’ordinatore dell’Universo ; ed una volta che lo avevano personificato, dìssero ancora che aveva figli e che la sua moglie era la Notte.
E a render più facile il còmpito di chi vuole imparar la Mitologia contribuisce ancora il non avere inventato i Pagani molti miti o fatti miracolosi riferibili a questi Dei Inferiori, perchè molto limitata credevano la loro potenza.
Le fu dato ancora volgarmente dai pescatori settentrionali il nome di Regalec, ossia di re delle Aringhe, perchè la trovano sempre in mezzo alle innumerevoli legioni delle aringhe.
E se nei pubblici monumenti non vedonsi che personificazioni di Virtù e di novelli pregi derivati dall’incremento e dal perfezionamento delle Scienze e delle Arti, nei poeti moderni trovansi ancora descritti e personificati i Vizii del loro secolo ; e basterà per tutti citare il Giusti, che ci rappresentò quelli predominanti a tempo suo (cioè nella prima metà del presente secolo) facendone poeticamente l’apoteosi mitologica nei seguenti versi : « Il Voltafaccia e la Meschinità « L’Imbroglio, la Viltà, l’Avidità « Ed altre Deità, « Come sarebbe a dir la Gretteria « E la Trappoleria, « Appartenenti a una Mitologia « Che a conto del Governo a stare in briglia « Doma educando i figli di famiglia, « Cantavano alla culla d’un bambino, « Di nome Gingillino, « La ninna nanna in coro, « Degnissime del secolo e di loro. »
In italiano è comune ancora il termine di fatalità nel significato di decreto o effetto di inesorabil destino.
Un uguale effetto deriva ancora talvolta per la prolungata agitazione del vento, che confricando tra loro in una selva selvaggia diversi rami degli alberi, produce estesissimi e spaventevoli incendii ; ed anche il fulmine (che credevasi venir dal Cielo e dalla mano stessa di Giove) comunica il fuoco alle materie combustibili che trovansi sulla Terra.
Dante rammenta Pallade come Dea della guerra nel Canto xii del Purgatorio : « Vedea Timbreo, vedea Pallade e Marte « Armati ancora in mezzo al padre loro « Mirar le membra de’giganti sparte. » E nel Canto ii del Paradiso nomina Minerva come Dea della sapienza : « Minerva spira e conducemi Apollo. » Questa Dea ricevè dai Greci anche il nome di Atena che alludeva all’origine ed alla mitologica denominazione della famosa città d’Atene.
Sino al presente secolo non se ne dubitava, ed oltre al dirsi precisamente quali erano le sedici lettere importate da Cadmo, si notavano ancora le quattro inventate da Palamede al tempo dell’assedio di Troia, e le altre quattro aggiuntevi da Simonide cinque secoli dopo ; che in tutte vengono a formar l’alfabeto greco di ventiquattro lettere61.
Anche Dante descrivendo nel Canto xxix del Purgatorio il carro in cui era trionfalmente portata Beatrice e facendolo simile a quello descritto dal profeta Ezecchielle, assomiglia ancora i molti occhi dei quattro mistici animali a quelli del mitologico Argo : « Ognuno era pennuto di sei ali, « Le penne piene d’occhi ; e e gli occhi d’Argo « Se fosser vivi, sarebber cotali. » Un’altra particolarità che si riferisce alla dea Giunone è il mito della sua ancella e messaggiera Iride.