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24. (1855) Mythologie pittoresque ou méthodique universelle des faux dieux de tous les peuples anciens et modernes (5e éd.) pp. -549

Que le jeune Atys ait reçu après sa mort le privilége de l’incorruptibilité ou qu’il ait vécu depuis comme l’ombre de lui-même, il est censé avoir parcouru ensuite l’univers caché sous des habits de femme, avoir conté partout sa malheureuse aventure, et partout aussi avoir institué les fêtes de la Cybèle phrygienne alors confondue avec Rhée crétoise, fêtes d’après lesquelles fut organisée celle d’Atys. […] En vain Epiméthée, se repentant de cette imprudence, voulut refermer la boîte et faire rentrer dans la ténébreuse prison la horde fatale qui s’était envolée ; il ne resta que l’Espérance, toujours planant sur les bords de la boîte, toujours cherchant à cacher et couvrir de son ombre le mal sous ses ailes.

25. (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62

Ei nella sua Repubblica (5) per dare un’immagine del mondo, dell’uomo e della vita dell’uomo, descrive un’antro, ove va rinchiusa fin dalla infanzia una moltitudine di uomini gravati di catene, a non potere nè alzare, nè muovere il capo, irradiando a loro spalle una luce, che solo per loro splende a riflesso, e passando ombre d’avanti a loro. Con l’antro egl’intende il globo, che noi abbitiamo — con le catene le nostre passioni — con le ombre gli uomini stessi abitatori del globo, e la figura del mondo. […] Si credeva che Mercurio scendesse nello inferno per ricondurre le ombre da que’luoghi tenebrosi : con questo indicavasi l’apparente discesa del Sole sotto l’orizzonte, e che al suo apparire nel nostro emisfero ne venissero scacciate le tenebre e le larve, figlie della notte.

26. (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423

Giunti alle tombe de’ Greci, morti nell’anzidetta guerra, ne Iavavano la superfizie, e la ungevano d’oglio ; immolavano sopra un rogo il toro ; e dopo aver invocato Giove e Mercurio, v’ imban ivano un sacro convito, a cui ad alta voce invitavano le ombre di quegli Eroi (e). […] Temette questo Dio, che, aprendosi la terre in voragini, penetrasse qualche raggio di luce giù negli abissi, e mettesse in iscompiglio le ombre colà confinate.

27. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XL. Osservazioni generali » pp. 304-308

Inoltre di quegli Eroi che non son rammentati o compresi in nessuna di quelle spedizioni, e che pure compierono memorabili gesta, separatamente narrate dai Mitologi, dobbiamo ragionevolmente indurne che fossero anche più antichi del tempo in cui avvennero quelle, e già divenuti Indigeti Dei, oppure discesi nel regno delle Ombre.

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