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7. (1874) Ristretto analitico del dizionario della favola. Volume I pp. -332

Certo le allegorie, i fatti, i simboli, che formano il sostrato mitologico, il tutto configurato e misterioso delle credenze dei pagani ; sono quelli e non altri ; e noi, al certo, non potevamo inventarne dei nuovi, rivestirli di altre immagini, che non fossero quelle trasmesseci dalle cronache mitologiche. […] Che i nostri concittadini accettino di buon animo la nostra intenzione, che fu quella di esser loro utili con l’eterno insegnamento della storia, e facciano buon viso al nostro lavoro : noi non osiamo chiedere, sperare di più. […] Similmente è chiaro che non bisogna cercare, nello studio della Mitologia, date cronologiche fisse, certe e limpide genealogie. […] Ciò avviene perchè sotto l’impero della forma mitica, il mondo delle idee, quello dei fatti, sono concepiti l’uno dall’altro in modo distinto e spiccato. […] Non minore era la venerazione che gli antichi Persiani avevano per l’acqua, i quali, secondo Erodoto, spingevano la loro superstizione fino a non servirsi dell’acqua per lavare il corpo per estinguere il fuoco.

8. (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62

Il volgo ignaro piegovvi spontaneo l’orecchio ; lo scorgerli insussistenti alla intellettiva, il trovarli distruttori della purezza de’costumi, il vederne sorgere tante contraddizioni valsero ad aprir gli occhi e presentar loro lo insano spettacolo di tante fole e smentirle e rigettarle come cose da trivio e viete. […] L’uomo non uscì dalle mani del Creatore selvaggio, parvolo, ma invece adulto e virile, educato nella scuola dello stesso Dio per vie tutte misteriose ed arcane. […] Ei nella sua Repubblica (5) per dare un’immagine del mondo, dell’uomo e della vita dell’uomo, descrive un’antro, ove va rinchiusa fin dalla infanzia una moltitudine di uomini gravati di catene, a non potere alzare, muovere il capo, irradiando a loro spalle una luce, che solo per loro splende a riflesso, e passando ombre d’avanti a loro. […] Esiodo nella sua Teogonia vuole che a loro nulla andava ignoto, il presente il passato, e che nulla allegrava di tanto lo augusto congresso degli Dei, quanto il melodioso concento di loro voce. […] Nè tre nove erano le Muse ; ma co’loro nomi dagli antichi sapienti altro non intendevasi, che personificazioni allegoriche delle belle arti, della poesia, della musica, delle danze, e degli effetti da queste prodotti.

9. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489

Erano sempre insieme in tutte le imprese per aiutarsi scambievolmente : li abbiamo trovati insieme nella spedizione degli Argonauti, mai si disgiunsero in qualunque altra occasione sino alla morte di Castore. […] Ma i Troiani non vollero rendere l’una gli altri. […] Trovarono forse degli ostacoli che non avevano preveduti : la mancanza di provvisioni li costringeva a sbandarsi per vettovagliare, e non potevano perciò cingere talmente d’assedio la città da bloccarla ; fino al decimo anno osarono di assaltarla ; i Troiani di abbandonare il sistema difensivo. […] Se però il fatto esiste, qualunque ne fosse il motivo, nessuno scusa assolve Ulisse di avere inventato una sì nera calunnia. […] « Chè di patria, di gente esterno « Son io da te ; questo atro liquore « Esce da sterpi, ma da membra umane.

10. (1841) Mitologia iconologica pp. -243

Presentavansi al suo cospetto venti verginelle delle principal i famiglie di Roma nonimen di sei anni, più di dieci, non prive però di padre, o di madre, secondo la legge Papia, mostruose per qualche difetto. […] La sua crudelià però nol fé riguardar per tale, mai ottener gli fece il bel titolo di padre degli Dei a lui per natural dritto dovuto. […] Mostra finalmente un sembiante non tristo, lieto per significar esser proprio di chi l’amministre accoppiar mirabilmente la severità alla clemenza. […] Coll’ opre, cogli affetti, e con favella, Col voler, col saper, co’ suoi costumi Tanto fece avvanzar la navicella, Che obice non le son mar, fiumi. […] Tali fregi però non debbono con modi troppo lussureggianti, con relazioni poco coerenti comparir nel corpo della narrativa, mentre la parsimonia, e l’ analogia in tal punto scorgiam prese in mira da più classici autori nei loro incomparabili poemi.

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