La pittura, che fa Ovidio di questo Dio, è sì bella, che ci fa chiaramente conoscere la natura, e gli effetti del sonno. […] Fa di mestieri distinguere di Lari dai Penati. […] Stupenda è la descrizione, che fa Virgilio di questa grotta nel lib. 8. […] Venere allora fa sgombrare la nuvola, e vedesi Enea in atto di offrire i suoi omaggi alla regina. […] Tal’è il ritratto che ne fa Apuleio, e gli altri autori.
Sarà mia gloria il dir, che questa terra Benigna accolse il primo sudor mio, Ad onta del destin, che mi fa guerra. […] Assai dì più mostra quel velo, che innalza, mentre con esso velando gli occhi fa sì, che l’uomo non ri accorga della occasione offertasi, e per tale ignoranza la perde. […] Del mantice ella la iniqua donna fa uso per muovere gli affetti allo sdegno ; del flagello si serve per aizzare contro uno l’altro uomo ; vera madre d’iniquità ! […] Ma che se magnifica pomba ne fa il Sol del melico emisfero Pietro Metastasio ? […] Un tal verso entra in tutte le composizioni liriche, e specialmente nel ditirambo, in cui fa maggior pompa, sempre per altro adattabile assai più al boscareccio, che al serio.
Claudiano, del quale esiste un frammento di 127 versi della Gigantomachia, non ci fa molto rimpiangere la perdita del rimanente di questo suo mitico poema ; ma il titolo soltanto dimostra che egli cantò dei Giganti e non dei Titani. […] Eran tutti però molto alti e grossi, talchè da lontano tra la caligine infernale li aveva presi per torri, quantunque non apparissero che per metà, cioè dai fianchi in su ; e Virgilio lo disingannò dicendogli : « Acciò che il fatto men ti paia strano, « Sappi che non son torri, ma giganti. » Per quanto Dante ci confessi sinceramente ch’egli ebbe una gran paura al primo vederli, non lasciò per questo di guardarli bene e di misurarne a occhio le dimensioni ; e a forza di perifrasi e di confronti ci fa capire che quelli che vide dovevano essere alti in media più di venticinque braccia, ossia circa quattordici metri ciascuno, e di grossezza proporzionati all’altezza come nella specie umana. […] Lo stesso Dante la rammenta più e più volte nel suo poema sacro, e fa nascere l’opportunità di parlarne perfino nel Purgatorio, immaginando che ivi esistessero dei bassirilievi rappresentanti i fatti veri o allegorici di superbia punita. […] Infatti Virgilio, che Dante scelse per suo maestro 78), e. che egli chiama il mar di tutto il senno, dovendo come poeta pagano raccontar questa favola, le fa precedere una dottissima e splendida descrizione delle eruzioni del monte Etna, così egregiamente tradotta dal Caro : « ….. […] Finalmente contiensi solfo in uno stato di particolare combinazione nelle sostanze proteiche di provenienza di ambedue i regni organici ; e fra i prodotti che son propri degli animali si distinguono, quanto alla proporzione dello solfo, i peli, i capelli ed altre materie cornee. » — Cosi risponderebbe tutto in un fiato quel chimico ; e a chi volesse sapere ancora come si fa a liberare, ossia ad estrarre lo zolfo dalle sue molteplici combinazioni, soggiungerebbe : La spiegazione è troppo lunga ; e se volete saperla, studiate la chimica, e vi troverete più maraviglie e metamorfosi, visibili e palpabili, che in tutte quante le Mitologie dei poeti e degl’ideologi le fantastiche e immaginabili.
La favola ci fa sapere che egli era figlio dell’ Erebo e della Notte ; che era vecchio e canuto, ma pur sempre robusto ; orrido e sozzo di persona e di vesti, e di modi zotici ed aspri. […] Omero fa dire poeticamente ad Achille : « Odio al par delle porte atre di Pluto « Colui ch’altro ha sul labbro, altro nel core. » 242. […] Basterà sentire la descrizione che l’ Ariosto fa dell’ Orco di Norandino nel Canto xvii dell’ Orlando Furioso per vedervi il vero modello di tutti gli Orchi delle più volgari novelle : « Mentre aspettiamo, in gran piacer sedendo, « Che da cacciar ritorni il signor nostro, « Vedemo l’ Orco a noi venir correndo « Lungo il lito del mar, terribil mostro. […] « Mostra le zanne fuor come fa il porco ; « Ha lungo il naso, il sen bavoso e sporco. […] « Poco il veder lui cieco ne conforta, « Quando fiutando sol, par che più faccia, « Ch’altri non fa ch’abbia odorato e lume ; « E bisogno al fuggire eran le piume.