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10. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114

Perciò gli Antichi avevano in proverbio che tanto sappiamo quanto teniamo a memoria 125 ; e Dante aggiunge « ……….. che non fa scïenza « Senza lo ritenere, avere inteso. » Le Muse erano nove, ed avevano questi nomi : Calliope, Polinnia, Erato, Clio, Talia, Melpomene, Euterpe, Terpsicore, Urania 126. […] Oltre i preaccennati nomi proprii, avevano le Muse anche degli appellativi comuni a tutte loro, derivati dai luoghi ov’esse abitavano ; i quali termini son più usati dai poeti greci e latini che dagl’italiani.

11. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLV. La spedizione degli Argonauti alla conquista del Vello d’oro » pp. 331-341

Le Arpie eran mostri che Dante dipinge così : « Ale hanno late e colli e visi umani, « Piè con artigli e pennuto il gran ventre, « Fanno lamenti in sugli alberi strani. » E bisogna aggiungere quel che ne dicono i poeti greci e i latini, che cioè questi mostri avevano l’istinto di rapire i cibi dalle mense e di contaminarle con escrementi che fieramente ammorbavano. […] Approdati gli Argonauti nella Tracia o bene accolti da Fineo, vollero per gratitudine liberarlo dalle Arpie, ed oltre a cacciarle dalla reggia colle armi, le fecero inseguire per aria da Calai e Zete, figli di Borea, che avevano le ali come il loro padre ; i quali le respinsero fino alle isole Strofadi, ove poi furono trovate da Enea nel venire in Italia, come a suo luogo diremo. […] Per quanto cercasse, non lo trovò più ; e fu detto dai poeti che le Ninfe Naiadi avevano rapito il giovinetto Ila ; il che in prosa significherebbe che era annegato in quella fonte ov’egli andò ad attingere l’acqua.

12. (1880) Lezioni di mitologia

Quelle che avevano ricevuto maggior grado di calore divennero volatili; quelle che in loro avevano più terra, furono rettili ed animali terrestri; quelle nella di cui generazione preponderò l’acqua, balzarono come pesci nell’elemento che loro conveniva. […] Avea l’accorto vecchio consultati gli oracoli, che predetto gli avevano che uno dei suoi figli gli avrebbe tolto l’impero del cielo, onde questo padre snaturato tutti gli divorava subito che Rea gli dava alla luce. […]   Solenne il rispetto che gli antichi avevano per gli altari, onde nè lume profano poteva accendere il loro foco, nè da questo poteva accendersi lume profano. […] I sacrifizj statuiti avevano luogo in tutti i mesi. […] Veleno non avevano i serpenti, nè avidità di sangue i lupi; il mare non aveva procelle.

13. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489

Diremo soltanto che i Centauri erano mezzi cavalli e mezzi uomini ; cavalli dalle estremità dei piedi sino al collo ; invece del quale avevano il petto, le braccia e la testa di uomo. […] Ebbero poi a sostenere un duello coi pretendenti delle spose che avevano scelte. […] Trovarono forse degli ostacoli che non avevano preveduti : la mancanza di provvisioni li costringeva a sbandarsi per vettovagliare, e non potevano perciò cingere talmente d’assedio la città da bloccarla ; nè fino al decimo anno osarono di assaltarla ; nè i Troiani di abbandonare il sistema difensivo. […] Apparisce invece che per la stanchezza delle precedenti battaglie e per le gravi ferite che avevano tocche i più dei capitani di ambe le parti, vi fosse, senza bisogno di pattuirla, una tregua necessaria indispensabile. […] La mattina seguente fu osservato che le punte del parafulmine del telegrafo avevano perduto la doratura, e che v’ erano dei segni a zig-zag sulla lamina che comunica col suolo.

14. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XV. Giunone regina degli Dei e Iride sua messaggiera » pp. 79-85

Giunone non potendo risuscitarlo (tanta potenza non avevano gli Dei pagani), si contentò di trasformarlo in pavone, serbandogli nelle penne l’immagine e il ricordo de’suoi cento occhi, e lo prescelse per l’animale a lei sacro. […] Gli astronomi però non avevano trascurato di rendere onore alla regina degli Dei anche prima che ad Iride sua ancella, e furon solleciti di dare il nome di Giunone ad uno dei primi asteroidi scoperti in questo secolo, e precisamente al 3°, veduto per la prima volta da Harding il 1° settembre 1804.

15. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXI. Il Genio e i Genii » pp. 232-241

« Questa dottrina che ammette due principii coeterni, del bene e del male, insegnata antichissimamente da Manete, prese voga dopo stabilito il cristianesimo, per opera dei Manichei, seguaci di Manete ; ma dove gli antichi pel domma dei due principii avevano fabbricate diverse favole poetiche sulle creazioni opposte e sui combattimenti dei due principii, dai quali ripetevano le grandi catastrofi della natura, le guerre dei giganti, la corruzione ognor crescente del genere umano, il diluvio, i tremuoti, le eru zioni vulcaniche, e via discorrendo, i Manichei all’incontro sostenevano l’esistenza dei due principii con la sofistica, e maggior danno cagionavano alla morale pubblica e privata. […] Si trovano talvolta rammentati i Genii femmine, che spingevano al bene o al male le femmine ; ma avevano il particolar nome di Junones.

16. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXXII. Gli Oracoli » pp. 242-252

Sebbene i primi scrittori ecclesiastici si affatichino a citare centinaia di autori che avevano scritto contro gli Oracoli, per noi non è necessario tanto lusso di erudizione, tanta ricchezza di testimonianze ; e ci basterà il sapere che ne pensassero Demostene, Cicerone e Catone Uticense, di ciascuno dei quali l’autorità val per mille. […] Ha la stessa etimologia la parola orazione, tanto che Cicerone dichiara : « Oracula ex eo ipso appellata sunt, quod inest in his deorum oratio. » In greco avevano due o tre termini che non furono adottati nella lingua italiana, e soltanto da manteion furon composte le denominazioni di Necromanzia e Geomanzia ecc. di cui parleremo altrove.

17. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVII. I Mostri marini Mitologici e Poetici » pp. 184-194

XXVII I Mostri marini Mitologici e Poetici Distingueremo subito i mostri marini che avevano in parte figura umana da quelli che erano soltanto animali marini di orribili forme. […] Queste e simili notizie sulle Balene non potevano averle non solo i più antichi mitologi greci e latini, ma non le avevano neppure i poeti classici e i dotti del secolo di Augusto232, e neppure lo stesso Plinio il Naturalista che morì l’anno 79 dell’era cristiana il 2° giorno della prima eruzione del Vesuvio.

18. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172

XXV Bacco I mitologi greci avevano una fantasia inesauribile per inventar cose strane e fuori dell’ordine naturale, che perciò appunto si dicono prodigiose, e più veramente favolose. […] Anche le Baccanti avevano altri nomi, cioè di Menadi, Tiadi, Bassaridi ; il primo dei quali significa furenti, il secondo impetuose, ed il terzo è derivato da uno degli appellativi di Bacco accennati di sopra.

19. (1841) Mitologia iconologica pp. -243

(1) Gli altri otto poi, che luogo non avevano a tal consiglio, chiamavansi ordinariamente Dei selecti, e questi erano il Destino, Saturno, Giano, Genio, Plutone, Bacco, Cibele, e Proserpina, benchè sù questi nomi non da tutti si conviene. […] che formate avevano i grandi Eroi, come la Prudenza ecc. come ancora le stesse passioni dell’uomo deificate, come la Invidia ecc. […] Scorgesi finalmente in molti suoi ritratti una verga, onde divisar il suo impiego di sciogliere da ligami degl’egri corpi le anime, guidarle all’ inferno, e di riporre in nuovi corpi, giusta la dottrina della Metempsicosi, le anime, che compiute avevano negl’Elisii campi il prefisso lor tempo, come cel descrive Virgilio : Tunc virgam capit hac animas ille evocat Orco : Pallentes alias sub tristia tartara mittit, Dat somnos, adimitque, et lumina morte resignat (1). […] Vero è che i Dei avevano la facoltà di leggere in quel libro gl’eventi ; ma qual prò per essi, e per gl’uomini, se neppur un’apice potevano togliere da quegli indelebili caratteri ? […] Scorgendo impertanto l’addolorata Dea, che tutte le premure dell’afflitta Genitrice altro in tutto non le avevano potuto impetrare, che una dimezzata libertà, come cel descrive Ovid.

20. (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387

Mnasea appresso lo Scoliaste d’ Apollonio dice, ch’ Ercole mise a morte non uccelli, ma certe donne Stinfalidi, perchè erano figlie d’un eroe, di nome Stinfalo ; e ch’ Ercole ciò fece, perchè élleno avevano negato l’ospizio a lui, mentre lo avevano accordato ad altri(b). […] Albione e Borgione erano due giganti, i quali avevano tratta la loro origine da Nettuno. […] Teseo, e gli altri giovani, mandati in Creta per essere divorati dal Minotauro, avevano fatto voto d’andarsene a visitare il tempio d’Apollo in Delo, se fossero ritornati salvi alla patria. […] I Romani pure eressero alla Vittoria un tempio durante la guerra, che avevano co’Sanniti sotto il Consolato di L. […] Quelli, che avevano perduto la traccia della fieta, incontrarono Leusona, e la fecero a brani.

21. (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo I pp. 3-423

Gli Oracoli avevano altresì dichiarato, che Cibele fosse ricevuta in Roma dal più onesto cittadino. […] Certi Argivi avevano lasciato divorare da’cani un figliuolo, che Apollo aveva avuto da Psamate, figlia di Crotopo. […] Si consultarono i Libri Sibillìni, e se ne intese, che le giovani Romane erano minacciate di castigo, perchè avevano abbandonata la virtù. […] Que’di Cnido le avevano alzato un tempio sotto questo nome. […] I Romani gli avevano consecrato tutto il mese di Febbrajo, affinchè egli fosse propizio nella Primivera a’naviganti(a).

22. (1836) Mitologia o Esposizione delle favole

In seguito partorì i Ciclopi, Sterope, ed Arge, così detti dal solo occhio circolare, che avevano in mezzo alla fronte, poi Coito, Gige, e Briareo, ciascun de’ quali aveva cinquanta teste, e cento braccia. […] Sdegnato però Giove che tanto potere ei si arrogasse, lo fulminò e Apollo, che prese a farne vendetta col saettare i Ciclopi, che fabbricati avevano i fulmini a Giove., venne esigliato dal cielo. […] I Satiri, Dei Campestri seguaci di Pane; di cui dicevansi anche figli, figuravansi in tutto simile a lui; e la lor differenza da’ Fauni consisteva nell’ avere peloso il mento ed’ il petto, laddove i Fauni l’ uno e l’ altro avevano senza peli. […] Oltre agli Dei fin qui rammentati, alcuni de’ quali particolari erano a’ Romani, altri comuni a’ Romani ed a’ Greci, alcuni altri i Romani adottati ne avevano pur da altre nazioni, e siugolarmente dagli Egizi. […] Giunti gli Argonauti all’ isola di Lenno trovaronla abitata da sole donne: perocchè esse, onde vivere in lor balìa, uccisi avevano tutti gli uomini.

23. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — Epilogo » pp. 253-254

anche la Notte, ossia l’oscurità, l’assenza della Luce, era una Dea ; e tutti questi Dei e Dee avevano figli e figlie che erano altrettante Divinità ; le quali venivano a rappresentare i diversi effetti o fenomeni speciali, che, secondo le antiche idee (vere o false che fossero), dalla combinazione di quei principali elementi si producevano.

24. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXXI. Decadenza e fine del Politeismo greco e romano. Primordii e progressi del Cristianesimo. » pp. 511-

Dante estese il significato legale di gentili a tutte le persone dello stesso partito, e precisamente a tutti i Ghibellini (considerandoli come componenti una sola famiglia per gl’interessi comuni che avevano) quando egli disse all’ Imperatore Alberto Tedesco nel Canto vi del Purgatorio : « Vien, crudel, vieni, e vedi la pressura « De tuoi gentili, e cura lor magagne. »

25. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — II. Il Caos e i quattro elementi » pp. 11-14

Dopo che Esiodo aveva asserito che il Caos esisteva prima di tutti gli Dei, vennero altri a dire che il Caos stesso era un dio, ed aggiunsero che egli era stato l’ordinatore dell’Universo ; ed una volta che lo avevano personificato, dìssero ancora che aveva figli e che la sua moglie era la Notte.

26. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27

I moderni astronomi, che seguendo il sistema Copernicano abolirono anche le sfere, non che il loro movimento intorno al nostro globo, diedero il nome di Urano al pianeta scoperto da Herschel nel 1781, imitando così gli antichi astronomi, che ai pianeti più vicini al centro del loro sistema planetario avevano dato il nome dei principali figli di Giove, e al più lontano quello del padre di esso, cioè di Saturno ; perciò al pianeta che è più lontano di Saturno assegnarono il nome del padre di questo, cioè di Urano.

27. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47

Ignare o immemori degli usi di famiglia, difficilmente potevano adattarvisi e non rimpiangere l’impareggiabil condizione di vita a cui avevano rinununziato.

28. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIII. Osservazioni generali » pp. 260-263

Agostino, cioè in più di quattro secoli, poichè i Pagani avevano libertà di adottare anche gli Dei stranieri, e poi per mezzo della cerimonia detta l’Apoteosi facevano diventar Divi i loro Imperatori dopo la morte, e spesso li consideravano tali anche in vita4.

29. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIII. Difetti e vizii del Dio Giove » pp. 69-72

Parve esorbitante e tirannico questo supplizio agli stessi Dei, che inoltre rimasero indispettiti delle pretese di Giove di arrogarsi per sè solo la facoltà di creare gli uomini ; ma invece di protestare con parole o con dimostrazioni clamorose, asserirono il loro diritto, esercitandolo di fatto e creando una donna fornita di tutte le più rare doti di corpo e di spirito, la quale chiamarono Pandora, che in greco significa tutto dono, perchè tutti avevano contribuito a darle qualche particolar pregio.

30. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVIII. Gli Dei Penati e gli Dei Lari » pp. 290-294

Vero è che lo stesso poeta aggiunge che i Penati avevano special culto anche nella reggia di Priamo : « Era nel mezzo del palagio all’aura « Scoperto un grande altare, a cui vicino « Sorgea di molti e di molt’anni un lauro « Che co’rami all’altar facea tribuna, « E coll’ombra a’Penati opaco velo35. » Ma se il capo dello Stato onorava di un culto speciale gli Dei protettori della sua città e del suo regno, questo fatto non toglie agli Dei Penati il loro carattere generale e il loro principale ufficio, che essi non avrebber perduto ancorchè in ogni famiglia avessero ricevuto un simil culto.

31. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289

E quanto ai nomi li presero dalla Geografia, vale a dire adottarono quegli stessi nomi che avevano i diversi fiumi nei diversi paesi.

32. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78

Trovò che la fama era minore del vero, poichè alla crudeltà ed alla barbarie univasi l’empietà ed ogni altra scelleraggine più nefanda ; e se egli non era un Dio, sarebbe toccata anche a lui la stessa sorte di quei miseri ospiti che lo avevano preceduto.

33. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91

Nei primi tempi non fecero distinzione fra stelle e pianeti ; e questi pure chiamarono stelle ; e solo quando si accorsero che avevano un movimento molto diverso da quello apparente delle Stelle, e apparentemente molto irregolare, li chiamaron pianeti, cioè corpi erranti.

34. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54

L’adoravano ancora e le facevano splendidissime feste sotto il nome di Tesmòfora, cioè legislatrice, sapientemente considerando quel che anche oggidì ammettono tutti i pubblicisti e gli storici filosofi, che gli uomini solivaghi e nomadi, pescatori e cacciatori conduc endo una vita errante e senza dimora fissa, mal potevano assoggettarsi al consorzio sociale e vincolarsi con leggi ; e che solo allorquando per mezzo dell’agricoltura si fissarono su quei terreni che avevano coltivati, potè cominciare la civil società retta dal Governo e dalle leggi.

35. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXII. Marte » pp. 138-143

Perciò i Greci, che nelle loro celebri guerre contro lo straniero invasore opraron molto co senno e con la mano, e vinsero aiutando l’eroico valore colla strategia e cogli strattagemmi di guerra, preferivano il culto di Minerva a quello di Marte ; e lasciarono che lo adorassero, devotamente i Traci, i quali, come dice Orazio, avevano il barbaro costume di terminar con risse e pugne anche i conviti.

36. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VII. Saturno esule dal Cielo è accolto ospitalmente in Italia da Giano re del Lazio » pp. 31-38

In quelle feste gli schiavi dei Romani erano serviti a mensa dai loro padroni, ed avevano libertà di rimproverarli dei loro difetti36).

37. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151

Così venne a significarsi che la Bellezza, l’Amore e le Grazie avevano strettissima parentela, e che le Grazie erano il necessario complemento della Bellezza e dell’Amore.

38. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131

Non già che egli, come Dio, avesse bisogno di rubare, ma così per trastullo149 e per dimostrare la sua scaltrezza si divertiva a far delle burle agli Dei, involando ad essi quel che avevano di più caro e prezioso.

39. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160

Parlando poi della formazione dei fulmini, dei quali gli Antichi attribuirono la costruzione meccanica a Vulcano, tanto i mitologi quanto i poeti dissero più spropositi che parole, perchè non avevano veruna idea del fluido elettrico, di questa misteriosa e tremenda forza invisibile e imponderabile della Natura, di cui la scienza è giunta in questo secolo a sapersi valere per eseguir lavori di precisione matematica e per trasmettere i concetti e i desiderii degli uomini anche agli antipodi colla velocità del lampo.

40. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXV. I Satiri ed altre Divinità campestri » pp. 270-278

Anche i fiori avevano la loro Dea, e questa chiamavasi Flora ad indicarne col nome stesso l’ufficio.

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