Gli Ateniesi poi in particolare tenevano la Dea in grande venerazione. […] Ivi pure si manteneva di continuo un vivo fuoco in onor della Dea. […] Si aggiungevan leggende circa, i mariti di questa Dea. […] Allora lo colpi la vendetta dell’ adirata Dea. […] L’ arte non si sa che abbia mai preso a rappresentar questa Dea.
V, che Vesta Prisca moglie di Urano era considerata come la Dea della Terra : ora aggiungiamo che anche due altre Dee, cioè Cibele e Tellùre, avevano la stessa rappresentanza. — Eran forse uguali e comuni i loro uffici, oppure diversi e disgiunti ? […] Quello di Cibele è il più noto e comune : derivò dal nome di una città e di un monte omonimo nella Frigia, ove questa Dea fu prima che altrove adorata. […] Il viaggio di andata e ritorno era un po’ lungo e richiedea qualche mese di tempo : talchè quando giunse in Roma la statua della Dea, il morbo pestilenziale, già pago delle vittime fatte a suo bell’agio, era cessato. […] In Roma per altro Cibele in progresso di tempo acquistò forma ed emblemi degni di una Dea. […] I sacerdoti di questa Dea si chiamavano Galli, Coribanti, Cureti e Dattili : i primi due nomi son più comuni e più frequentamente usati.
La quinta Mnernosine o la Dea della memoria, da cui nacquero le nove Muse. […] Era Diana tenuta per Dea della caccia, perchè di essa formava la sua occupazione e il suo diletto. […] Fra gli Dei terrestri prima a dover nominarsi è Pale Dea delle gregge e dei pastori, che alcuni han pur confuso con Vesta o Cibele. […] Era pur tenuta Dea de’ liberti, perchè i servi nel suo tempio ricevevano il cappello della libertà. […] Nella Tracia ed in Alene qual Dea dell’ Inferno adoravasi anche Cotitto riguardata da alcuni come la stessa Proserpina, e da altri come una Dea da lei diversa.
Omero dice che questa Dea è figlia di Giove e di Dione, ninfa della stirpe dei Titani, nata dall’Oceano e da Teti. […] Questa più strana e prodigiosa origine, creduta a preferenza della prima che era più semplice e naturale, fece dare a questa Dea il greco nome di Afrodite, che significa appunto nata dalla schiuma. […] Il solo punto di contatto fra queste due opinioni, e che serve di transizione dall’una all’altra è questo, che essendo Dione una Dea marina, e Venere sua figlia nata nel mare, e comparsa per la prima volta nel mondo alla superficie delle onde spumanti, fu detto figuratamente che era nata dalle onde del mare per dire che era uscita da quelle. […] Cominciarono a dire che questa Dea, per la sua singolare e impareggiabil bellezza, era ambita in isposa da tutti gli Dei ; e questo è naturale e probabilissimo, e non sta di certo a disdoro di Venere ; ma poi vi aggiunsero che per voler di Giove suo padre fu data in moglie al più brutto, e che per di più era zoppo e tutto affumicato e fuligginoso per l’esercizio della sua professione di fabbro. […] Si aggiogavano al carro di Venere le colombe, perchè sono affettuosissime e feconde ; e la favola aggiunge che erano sacre a questa Dea, perchè fu cangiata in colomba una Ninfa sua prediletta chiamata Peristeria, per un infantile vendetta di Cupido su questa Ninfa che aveva aiutato Venere a vincere una scommessa a chi coglieva più rose.
L’anzidetta Dea avvertì allora Cadmo, che con una pietra nascostamente colpisse uno di coloro. […] Galantide non potè trattenersi dall’esternare il suo giubilo, prodotto dall’aver ingannata la Dea. […] Finalmente vi rimase ferito ; e la Dea, sua madre, con certa erba quasi in un istante lo risanò. […] I Greci riconoscevano questa Dea sotto il nome di Elpide. […] Dice poi fu considerata Dea e preside de’giudizj.
Per dare anche a questa un qualche ufficio fu inventato che presiedesse al fuoco, il quarto degli elementi del Caos ; e siccome il fuoco nulla produce, fu detto che Vesta minore non prese marito e fu Dea della castità. Quindi il culto di questa Dea fu affidato ad alcune sacerdotesse chiamate le Vergini Vestali. […] Nel tempio di Vesta non vedevasi alcuna statua o immagine della Dea ; ma soltanto un’ara col fuoco perpetuamente acceso, come simbolo della creduta perpetuità del romano impero47. […] Se poco hanno avuto da inventare e da raccontarci i mitologi sulla vita semplice e monotona che attribuirono a questa Dea, molto ci hanno narrato gli storici romani sulla importanza del culto di Vesta e dell’ufficio delle Vergini Vestali in Roma. […] I due punti principali erano : primo, la conservazione perpetua del fuoco sacro, che simboleggiava, come abbiam detto, la perpetua durata di Roma e del suo impero ; e secondo, la più scrupolosa illibatezza delle Vestali che si erano dedicate al servizio della Dea della castità.
I Romani adoravano come Dea anche Giuturna, sorella di Turno re dei Rutuli, resa celebre da Virgilio nel suo poema dell’Eneide. […] Anna Perenna era una Dea adorata soltanto dai Romani, perchè credevano che fosse quella stessa Anna sorella di Didone, rammentata da Virgilio nel lib. […] Ovidio ne dà l’etimologia latina con un giuoco di parole, facendo dire alla stessa Dea : « Amne perenne latens Anna Perenna vocor. » Nel mese di Aprile troviamo notata il dì 6 la Natività di Diana e il dì 7 la Natività di Apollo. […] Questo titolo di Monèta dato a Giunone è di origine latina : deriva a monendo (dall’avvertire) perchè gli antichi Romani dicevano che questa Dea li aveva avvertiti che facessero un sacrifizio di espiazione immolando una scrofa pregna. […] I sacerdoti di questo culto si chiamavano Bellonarii, derivando il loro nome da quello della Dea.
Qual Nume dunque poteva esser perfetto, se tale non era neppur la Dea della Sapienza ? […] Anche Orazio mette in versi la preghiera di un ladro a Laverna, Dea dei ladri, in cui alla furfanteria è congiunta la ipocrisia colle parole da justum sanctumque videri, perchè cioè quel ladro non si contentava di rimanere impunito, ma voleva anche apparire agli occhi del mondo uomo santo e pio per ingannare più facilmente il prossimo suo. […] Ma della Dea Nèmesi, Dea della vendetta, era pubblico il culto ; e fu generale tra i Pagani il sentimento che lo ispirava. Nè già si contentavano essi di lasciare le loro vendette a questa Dea, ma davano opera ad ottenerle e compierle col proprio braccio e co’propri mezzi. Vero è che in Roma nel culto pubblico e nel tempio che erale stato eretto, questa Dea fu adorata come figlia di Giove e della Giustizia, e perciò come rappresentante la giusta vendetta, ossia la punizione di quelle colpe che non cadono sotto la sanzione penale delle comuni leggi umane : riferivasi dunque piuttosto alla pubblica vendetta del Popolo Romano per mezzo della guerra, che alle vendette particolari dei privati cittadini.
La Dea avea dato ad Aglauro un canestro chiuso vietandole di aprirlo. […] Essa era riverita come una Dea. […] Ancarla. — Dea che veniva invocata nell’escursione dei nemicl. […] Annona. — Dea dell’abbondanza e delle provvigioni da bocca. […] Astrea. — Figlia di Giove e di Temi e Dea della giustizia.
Cerere figlia di Saturno e di Cibele (che è lo stesso che dire del Tempo e della Terra), era considerata come la Dea delle biade che in sua stagiòne (in tempore suo), producevansi dalla terra. […] La vittima che sacrificavasi a Cerere era la scrofa, perchè, dice Ovidio, scava col suo grifo le biade sacre a questa Dea. […] Questo re di Tracia (o di Tessaglia) aveva atterrato per dispregio una selva sacra al culto di Cerere ; e la Dea lo punì col farlo invadere dalla Fame (considerata come una Dea malefica), la quale lo ridusse a divorarsi in poco tempo tutto il suo ricco patrimonio, vendendo perfino la figlia Metra, ed a morire ciò non ostante di estenuazione e di tal disperazione « Che in sè medesmo si volgea co’denti. » Dante rammenta questo celebre mito, e se ne vale per una similitudine della magrezza a cui per pena eran ridotti i golosi nel Purgatorio : « Non credo che così a buccia strema « Erisiton si fosse fatto secco « Per digiunar quando più n’ebbe tema. » E il Giusti, nella Scritta, rammenta una pittura che rappresenta Eresittone come simbolo di un insaziabile usuraio : « Da un lato un gran carname « Erisitone ingoia, « E dall’aride cuoia « Conosci che la fame « Coll’intimo bruciore « Rimangia il mangiatore56. » Il nome di Cerere in latino stava a significare, per figura rettorica di metonimia, il grano o le biade, come Bacco il vino, Minerva la sapienza ecc. ; e nello stesso Virgilio troviamo l’espressione Cerere corrotta dalle onde (Cererem corruptam undis), per indicare il grano avariato dall’acqua del mare. […] Perchè madre Idèa voglia dir Cibele è spiegato all’articolo di questa Dea, ove ho riportato questo stesso verso dell’ Ariosto.
Fu detta Vesta, Dea delle divine cerimonie presso i romani, perchè le terre in quel tempo arate furono le prime are del mondo. » 40. […] I latini ne traggono la etimologia da Dea iens, cioè Dea che trovasi in continuo movimento, per alludere al trasporto, che credevasi di avere per la caccia, se pur non si voglia derivare da dies giorno, che’è una stella, che precede la comparsa del Sole su l’orizzonte, ond’è detta Lucifer apportatrice del giorno. […] Fu creduta come Dea della caccia, e perciò si dipingeva con l’arco, con il turcasso, e seguita da cani. […] Vesta — Figlia di Saturno e di Rea veniva riconosciuta come la Dea del fuoco. […] Quae autem Dea ad omnes veniret Venerem nostri appellaverunt.
Pale era la Dea dei pascoli e dei pastori18. Anticamente, e molto prima della fondazione di Roma, la festa di questa Dea celebravasi soltanto nelle campagne dai pastori e dagli agricoltori, per implorare la protezione di essa ; ed oltre le usate libazioni e le offerte di sacre focacce e di latte accendevansi fuochi di paglia, a traverso le cui vivide fiamme saltavano quei villici, credendo con tal atto di espiare le loro colpe. Questa placida Dea, come la chiama Tibullo19, e queste rozze e semplici cerimonie sarebbero rimaste ignote o presto obliate, se non fosse avvenuto che nel giorno stesso di quella festa avesse Romolo incominciato la fondazione di Roma, tracciando coll’aratro la prima cinta dell’eterna città. […] Anche i fiori avevano la loro Dea, e questa chiamavasi Flora ad indicarne col nome stesso l’ufficio.
Infatti si racconta che questa Dea cominciò a perseguitarlo prima che egli nascesse. […] Giunone come Dea dei parti fece in modo che nascesse prima Euristèo, e perciò Ercole fosse a lui sottoposto. […] Giove stesso se ne scusò prudentemente, e propose di farne giudice un semplice pastore che senza prevenzione alcuna dichiarasse qual Dea gli paresse più bella. […] Fu giusto giudice di certo, poichè Venere, come tutti sanno, era la Dea della Bellezza : non ostante s’inimicò le altre due Dee. […] Era un tal nodo gordiano da non potersi sciogliere facilmente neppur da una Dea.
La Necessità considerata dai Politeisti come una Dea è la personificazione e la deificazione dell’ idea di conseguenza inevitabile di una o più cause destinate a produrre certi determinati effetti ; e poichè la Necessità costringe gli uomini a fare o soffrire, perciò fu-creduta una Dea avversa anzi che propizia agli umani desiderii. Quindi Orazio la chiama sœva Necessitas (crudel Necessità) e la rappresenta in atto di portar colla mano di bronzo lunghi e grossi chiodi da travi, e cunei, ossia biette o zeppe, e uncini e piombo liquefatto, simboli tutti di costrizione o coazione15 La parola Fortuna è di origine latina ; deriva da fors significante il caso ; Fortuna è dunque la Dea delle casuali vicende, ma per lo più buone ossia favorevoli agli uomini ; e perciò Cicerone ne deduce l’etimologia a ferenda ope, dal recar soccorso.
viii della Farsalia : « Nos in templa tuam Romana accepimus Isim. » Di questa Dea eran devote principalmente le donne ; tra le quali è rammentata da Tibullo la sua Delia, che passò ancora qualche notte avanti le porte del tempio d’Iside a pregar la Dea per la salute di Tibullo stesso che era infermo in Corfù. […] I Romani adoravano Iside sotto la forma di donna ; ma gli Egiziani sotto quella di vacca, perchè credevano che questa Dea insieme col suo fratello e marito Osiride, dopo avere insegnato a loro l’agricoltura, si fossero trasformati essa in vacca ed Osiride in bove o toro.
Differiva pertanto da Minerva, quando era considerata anch’essa come Dea della guerra, quanto le furibonde sommosse differiscono dalle regolari battaglie. […] Ben pochi fatti raccontavano di questo Dio che stessero ad onore di lui, perchè credevano che gli fosse nemica la stessa loro Dea protettrice, la quale in quelle pugne in cui prendevano parte anche gli Dei, come nella guerra di Troia, si metteva sempre dalla fazione contraria a Marte. […] Seì di quei giudici condannarono Marte, e gli altri sei lo assolsero ; e la parità dei voti fu tenuta per favorevole all’imputato, tanto più che per l’assoluzione era dato il voto di Minerva, Dea della sapienza173.
Discorrendo di nobiltà di sangue 112) con un vanerello par suo, cioè con Epafo figlio di Giove e della Ninfa lo, già vacca e poi Dea, si trovò impegnato per fanciullesco puntiglio a dimostrare ad Epafo ed al mondo che egli era figlio di Apollo col guidar per un giorno il carro della luce. […] Inoltre gli attribuirono un figlio che fu il più valente medico sulla Terra, e dal quale nacque una figlia che fu la Dea della Salute. […] Fu questa una personificazione, o vogliam dire deificazione dellaSanità, come significa il greco nome di questa Dea.
Le fu aggiunto in appresso l’aggettivo di Prisca, per distinguerla da un’altra Vesta sua nipote, Dea del fuoco del culto delle Vestali in Roma. […] Anche il nome di Vesta fu attribuito al 4° piccolo pianeta o asteroide scoperto da Olbers nel marzo del 1807 : ma poichè il segno simbolico che nelle carte uranografiche rappresenta questo pianeta è un’ara sormontata da viva fiamma, convien dedurne che gli astronomi abbiano inteso di rappresentar Vesta giovane, Dea del fuoco, anzi che Vesta Prisca moglie di Urano.
« Surge age, nate Dea ; primisque cadentibus astris, « Junoni fer rite preces, iramque minasque « Supplicibus supera votis : mihi victor honorem « Persolves. […] Virgilio che nelle sue Egloghe imitò Teocrito’ Siracusano, (e lo dice egli stesso al principio dell’ Egloga 6ª in questi due versi : « Prima Syracosio dignata est ludere versu « Nostra, nec erubuit silvas habitare, Thalia), » invoca nel 1° verso della famosissima Egloga 4ª le Muse Siciliane : « Sicelides Musœ, paulo majora canamus ; » e nell’ultima Egloga la Ninfa Aretusa, perchè Dea siciliana : « Extremum hunc Arethusa, mihi concede laborem. » 30.
98) » Quanto poi al globo lunare sappiamo che la Dea che lo dirigeva prima della nascita di Diana chiamavasi, con greco nome Selene, che significava Luna, figlia essa pure d’Iperione, e perciò sorella di Elio99). […] Era Niobe figlia di Tantalo e moglie di Anfione re di Tebe ; e andava superba, come se fosse un gran merito, di aver sette figli e sette figlie ; e perciò dispregiava, non solo in cuor suo, ma pubblicamente, Latona e la stimava a sè inferiore, perchè questa Dea aveva soltanto un figlio ed una figlia.
anche la Notte, ossia l’oscurità, l’assenza della Luce, era una Dea ; e tutti questi Dei e Dee avevano figli e figlie che erano altrettante Divinità ; le quali venivano a rappresentare i diversi effetti o fenomeni speciali, che, secondo le antiche idee (vere o false che fossero), dalla combinazione di quei principali elementi si producevano.
Erano figli o d’un Dio e di una donna mortale, quali furono Perseo ed Ercole ; oppure di una Dea e di un uomo mortale, come credevasi di Achille e di Enea.
Ed io aggiungerò che raramente trovasi rammentata e rappresentata come Dea, e per lo più confondesi coll’ Abbondanza di tutte le cose naturali.
Ninfa è parola di origine greca, che fu adottata dai Latini e conservata dagli Italiani nello stesso duplice significato primitivo, cioè di Dea inferiore e di giovane donna, perchè credevasi che le Ninfe non invecchiassero mai.
Abbiamo già detto altrove che Ino fu cangiata nella Dea marina Leucotoe, e che Semele fu madre di Bacco.
XXXIX Eolo e i Venti Non bastò ai Greci ed ai Romani politeisti, dopo aver considerata l’Aria come uno dei 4 elementi del Caos, il farne anche una Dea, che, sposato il Giorno (sinonimo di luce), produsse Urano, ossia il Cielo ; in quanto che osservando in appresso che nell’aria esiste « Quell’umido vapor che in acqua riede, » ne fecero un Dio sotto il nome di Giove Pluvio ; ed inoltre, poichè l’aria, movendosi, « ….. or vien quinci ed or vien quindi, « E muta nome perchè muta lato, » e produce il fenomeno dei Venti, vollero deificare anche questi.
« L’aspetto del tuo nato, Iperione, « Quivi sostenni, e vidi com’si muove « Circa e vicino a lui Maia e Dione. » Le stesse osservazioni son da farsi sul nome di Dione, che è qui posto a significare il pianeta di Venere, la qual Dea era figlia di Dione.
Chi si ricorda che anche Vesta giovane era considerata come Dea del fuoco, non si dovrà maravigliare che due Divinità fossero assegnate dai mitologi a questo elemento, quando pur si rammenti che avevan fatto presiedere alla Terra tre Dee, come notammo nel N° VIII, e trovammo che ciascuna aveva speciali attributi per distinguersi dall’altra.
XI, che di Inaco re d’Argo era figlia la Ninfa Io trasformata in vacca, e poi in Dea, sotto il nome di Iside ; e parimente d’Argo era re Danao padre delle Danaidi, di cui parlammo nel N.
Esse eran figlie di Giove e di Mnemosine che era la Dea della Memoria (come indica il greco vocabolo), per significare che questa facoltà dell’anima, la Memoria, è la madre delle scienze e delle arti, poichè raccoglie e conserva le utili cognizioni e le presenta all’intelletto affinchè le elabori e le faccia fruttificare.