In una congiura degli Dei contro di Giove, avendo Giunone ancora pigliata parte, Giove la fè dà Vulcano legar con una catena d’ oro le mani dietro le spalle, ed attaccare un’ incudine d’ oro a’ piedi, e per tal modo in aria la sospese. […] Eran essi eunuchi ad imitazione di Ali, che tal si rese allor quando mirò trafitta da Cibele la ninfa Sangaride, colla quale violato egli avea il precetto di castità impostogli da Cibele nel farlo suo sacerdote. […] Pausania pretende che di tal pena ei sia stato punito da Giove pei’ aver ad Asopo rivelato il luogo, in cui egli teneva Egina nascosta. […] Desolato per una tal perdita fu confortato dar Minerva a combattere il drago, e seminare i denti colla promessa che nati di là sarebbono altrettanti uomini. […] Questi fu il proprio figlio; ed avendolo immolato, sopravvenne tal pestilenza, che discacciato dal regno ei dovette rifuggiarsi in Calabria nel paese de’ Salentini.
Per tal credenza, presso alcuni popoli, gettavansi ad ardere nel rogo del defunto o seppellivansi nella stessa tomba, gli schiavi, i cavalli, i cani ed anche i materiali oggetti che gli furono più cari in vita, non dubitando che per tal via andassero a raggiungere l’anima di lui nell’altro mondo ; e per la stessa ragione anche oggidì tra gl’Indiani adoratori del Dio Brama spontaneamente si ardono vive le predilette mogli di quegli idolatri colla certezza di riunirsi compagne indivisibili ai loro mariti nel soggiorno dei beati. […] L’antichissima invenzione dell’ obolo da pagarsi a Caronte fu bonariamente creduta una indubitabile verità nei secoli più rozzi ; e perciò nelle funebri cerimonie ponevasi una piccola moneta di tal nome nella bocca degli estinti258. […] Tantalo era figlio di Giove e perciò ammesso ai segreti degli Dei ; ma egli abusando di tal fiducia, li rivelò ai mortali, e per far prova se i Numi avessero l’onniscenza, li invitò a pranzo e imbandì loro le membra del suo figlio Pelope da lui stesso ucciso. […] In tal graduazione Dante si manifesta superiore non solo a tutti i poeti, ma pur anco ai legislatori ed ai criminalisti.
Anche la loro figura e il loro umore bizzarro e petulante si confaceva a tal qualificazione. […] Anticamente, e molto prima della fondazione di Roma, la festa di questa Dea celebravasi soltanto nelle campagne dai pastori e dagli agricoltori, per implorare la protezione di essa ; ed oltre le usate libazioni e le offerte di sacre focacce e di latte accendevansi fuochi di paglia, a traverso le cui vivide fiamme saltavano quei villici, credendo con tal atto di espiare le loro colpe. […] I Romani ponevano la statua di Priapo nei loro orti o giardini, ma per far soltanto da spauracchio agli uccelli ; e a tal fine ed effetto nell’alto della testa gli piantarono una canna con stracci in balìa del vento. […] Se ne attribuisce l’invenzione a Numa Pompilio, che volle così santificare con una idea religiosa il diritto di proprietà e renderlo inviolabile coll’attribuire la rappresentanza di una Divinità tutelare di tal diritto a un segno materiale dei legittimi confini di esso.