Non ammetteva idoli ; ed il suo culto, cioè quello di Zoroastro, era un’adorazione dell’Essere eterno rappresentato sotto il simbolo del fuoco. […] Così da ogni parte restan convinti, o mentre ignorano quello che odiano, o mentre odiano ingiustamente quello che ignorano ; e questo è il testimonio della ignoranza, la quale, mentre scusa la poca equità, la condanna. […] Di questa sorta di gente si fanno i Cristiani,147 cioè di quelli che, deposta l’ignoranza con l’informarsi, incominciano ad odiare quello che furono e professare quello che odiarono : e son tanti quanti vedete che noi siamo. […] Contuttociò quello che è veramente male, neppure da que’ medesimi che da esso travolti sono, per cosa buona è difeso. […] Solo si attende quello che è lo scopo del pubblico odio, cioè la confessione del nome e non l’esame del delitto.
Era scritto nel libro del Fato che regnerebbe in Tebe quello dei due cugini (altri dicono gemelli) che prima nascesse nella Corte Tebana. […] Gli Antichi rammentano quattro labirinti : 1° quello di Egitto, il più grande di tutti ; 2° questo dell’isola di Creta fatto a somiglianza di quello, ma molto più piccolo ; 3° il labirinto dei Cabiri nell’isola di Lenno ; e 4° quello di Chiusi, attribuito al re Porsena. […] D’allora in poi dagli Antichi fu detto Mare Egeo quello che ora chiamasi l’Arcipelago. […] Fu un infame delitto di Ulisse quello di far comparir reo Palamede per mezzo di falsi documenti di corrispondenza col nemico, sotterrati a bella posta nella tenda di esso. […] Livio, e poi accenneremo brevemente quello in che egli concorda coi Mitologi e coi poeti.
Fra tutti quanti gli Oracoli, il più celebre del mondo pagano era senza dubbio quello di Delfo ; e Apollo a cui attribuivansi quei responsi fu perciò chiamato Delfico 283) ; e troviamo anche in Dante la perifrasi Delfica deità invece del nome di Apollo284). […] Fra tutti gli altri Oracoli di Apolló il più notabile era quello di Claro nel territorio di Colofone, perchè godeva molta rinomanza e continuò ad esser consultato anche sotto gl’Imperatori romani286), come narrano Pausania, Strabone e Tacito ; e quest’ultimo storico autorevolissimo aggiunge che il sacerdote proferiva gli oracoli in versi. […] Quest’Oracolo cominciò ad esser poco frequentato appena che acquistò fama quello di Delfo, che era il più centrale della Grecia e rendeva responsi in un modo più solenne e soddisfacente. […] Livio ne adduce diversi esempi, tra i quali il più celebre è quello, già da noi registrato, dei figli di Tarquinio il Superbo : ma per regola generale preferivano i così detti oracoli delle Sibille, vale a dire le risposte dei libri sibillini, di cui parleremo altrove. […] Perchè loro facilmente credevano che quello Dio che ti poteva predire il tuo futuro bene o il tuo futuro male, te lo potesse ancora concedere.