XXII Marte « Marte superbo e fero « Che i cuori indura e serra » come dice il Petrarca, era il Dio della guerra selvaggia, feroce, di esterminio. […] Perciò i Greci, che nelle loro celebri guerre contro lo straniero invasore opraron molto co senno e con la mano, e vinsero aiutando l’eroico valore colla strategia e cogli strattagemmi di guerra, preferivano il culto di Minerva a quello di Marte ; e lasciarono che lo adorassero, devotamente i Traci, i quali, come dice Orazio, avevano il barbaro costume di terminar con risse e pugne anche i conviti. […] Come poi in questo nome tanto del borgo di Atene quanto del tribunale vi entrasse Marte, lo dice la Mitologia. […] Il nome latino di Mars (Marte) consideravasi una abbreviazione di Mavors, che significa, come dice Cicerone, magna vertens 174, cioè che sconvolge grandi cose ; significato funesto, e pur troppo vero nei terribili effetti della guerra. […] Circa all’origine di Romolo creduto dai Romani figlio di Marte, Dante dice apertamente nel Canto viii del Paradiso : « …….e vien Quirino « Da sì vil padre, che si rende a Marte. » 180.
Molti pure ad ogni uomo due Geni attribuirono, l’ uno buono e l’ altro cattivo, o, come dice Orazio, l’ uno bianco e l’ altro nero. […] Mentre accolti, dice Esiodo, in Mecona o Sicione, uomini e Numi tra lor disputavano, Prometeo mise innanzi un gran bue furbescamente diviso. […] Omero dice però che Arianna fu trattenuta in Dia o Nasso espressamente da Diana ad istanza di Bacco. […] Virgilio dice invece, che l’ uccise di propria mano innanzi al patrio altare. […] Esiodo dice però ch’ ei n’ ebbe Nausitoo e Nausinoo.
Egli dice che « ……………… quando « Il Tempo colle sue fredde ali vi spazza « Fra le rovine (dei sepolcri), le Pimplèe fan lieti « Di lor canto i deserti e l’armonia « Vince di mille secoli il silenzio. » Più comuni e perciò più generalmente noti sono gli appellativi delle Muse, derivati dai monti Elicona, Pindo e Parnasso, dal bosco Castalio, dal fiume Permèsso e dalla fontana Ippocrene, luoghi da loro frequentati. […] Questo è un vocabolo greco (come dice Virgilio nel iii delle Georgiche) corrispondente al latino asilus, che in italiano significa assillo o tafano. […] A Dante piacque questo mito, e rammentando quel che dice Ovidio, che le Muse, per confonder le loro emule presuntuose, cantarono così divinamente da farle rimanere attonite ed atterrite, se ne vale stupendamente coll’ invocar per sè da quelle Dee un simil canto, che abbatta l’invida rabbia de’ suoi nemici : « Ma qui la morta Poesia risurga, « O sante Muse, poichè vostro sono, « E qui Calliopea alquanto surga, « Seguitando il mio canto con quel suono, « Di cui le Piche misere sentiro « Lo colpo tal che disperar perdono130. » (Purg. […] In Dante poi era sì grande e sì fervente il culto per queste Dee, che per loro, dice egli stesso, soffrì la fame e la sete, e si privò del sonno : « O sacrosante vergini, se fami, « Seti e vigilie sol per voi soffersi, « Cagion mi sprona ch’io mercè ne chiami. » E qual’è la mercede o il premio che egli ne chiede ? […] Dante invocando Apollo così gli dice : « Venir vedra’ mi al tuo diletto legno, « E coronarmi allor di quelle foglie « Che la materia e tu mi farai degno.