Con questo concetto e sotto questo punto di vista furono introdotti i Satiri nelle Belle-Arti, quando cioè si volle rappresentare qualche cosa di giocoso e di bizzarro. […] Il nome di Vertunno, che davasi al Dio delle stagioni e della maturità dei frutti, colla sua latina etimologia a vertendo, (cioè dai cangiamenti operati dalle stagioni sui prodotti della terra) dimostra l’origine italica e romana di questo Dio. […] Gli antichi Mitologi facevan derivare il nome di Pale da palea cioè dalla paglia, e i moderni filologi tedeschi dal verbo pasco. […] 2ª Palilia, vale a dire Feste Palilie, cioè in onore della Dea Pale. 3ª Romae Natalis, cioè giorno natalizio di Roma, ossia della sua fondazione.
cioè Giove, fra’ maschi, Nettuno, Vulcano, Marte, Mercurio, ed Apollo, e fra le donne Giunone, Cerere, Vesta, Minerva, Venere, e Diana. […] Fù nominata Domiduca dall’ accompagnare la novella sposa al soggiorno dell’ amato suo sposo, per qual motivo ancora dicevasi Iuga, cioè Dea de’matrimonii. […] fù detta finalmente Melene, cioè tenebrosa, e chi non sa, che le opre del sozzo amore amano la secretezza, e la notte ? […] Di quella sestina cioè, in cui sei strofe pender dovevano dai sei versi della prima, chiamata perciò il perno, non solamente nel rispettivo lor senso ; ma quel, che era il più forte nelle sue individuali parole. […] E qual giovanetto in vero può aver la fortuna di sollevar tant’alto il suo volo sichè possi non dico raggiungere, ma tenersi poco dietro alle orme di alcnne aquile generose, e specialmente de due toscani Omeri l’Ariosto cioè, ed il Tasso ?
Ninfa è parola di origine greca, che fu adottata dai Latini e conservata dagli Italiani nello stesso duplice significato primitivo, cioè di Dea inferiore e di giovane donna, perchè credevasi che le Ninfe non invecchiassero mai. […] Ammettevano per altro i Mitologi un grande assurdo, che cioè queste Divinità potessero morire ; il che è una contradizione in termini teologici. […] Tra le quali son da rammentarsi pel loro proprio nome le Ninfe che ebbero cura dell’infanzia di Giove, cioè Amaltea e Melissa. […] Dante allude più d’una volta a questa favola, come, per esempio, nel Canto xxx dell’Inferno, ove un dannato dice ad un altro : « Che s’io ho sete, e umor mi rinfarcia, « Tu hai l’arsura e ‘l capo che ti duole, « E per leccar lo specchio di Narcisso (cioè l’acqua) « Non vorresti a invitar molte parole. » E nel Canto III del Paradiso, descrivendo le anime beate che egli vide nel globo lunare, dice che gli eran sembrate immagini riflesse dall’ acque nitide e tranquille, anzi che esseri di per sè esistenti, conchiudendo con la seguente osservazione tratta dalla favola di Narciso : « Perch’io dentro l’error contrario corsi « A quel che accese amor tra l’uomo e ‘l fonte ; » cioè tra Narciso e l’immagine sua reflessa dall’acqua. […] Le Ninfe oltre ad esser giovani e belle, erano anche generalmente buone e cortesi ; e perciò tanto nelle lingue antiche quanto nelle moderne, e specialmente nella nostra, questo termine di Ninfa, anche nel senso traslato, cioè non mitologico, ha sempre un significato favorevole.