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11. (1806) Corso di mitologia, utilissimo agli amatori della poesia, pittura, scultura, etc. Tomo II pp. 3-387

L’Eroe in una sola notte rendette ciascuna madre d’un figlio, ed alcune anche di più. […] Quessa era rimasta in Micene con Clitennestra, sua madre. […] Questi era stato lasciato fanciullo appresso la madre nell’isola Eea. […] Alcmeone dopo la morta del di lui padre, Anfiarao, uccise la madre. […] Esiodo dice, che Temi è la madre non solo delle Ore, ma anche delle Parche.

12. (1841) Mitologia iconologica pp. -243

Pronto questi a voleri del padre, non si curò di stendere le mani contro la stessa sua madre. […] E cosi invero sarebbe avvenuto, se il sovrano consiglio degli Dei mosso più da motivi di affetto per la madre, che di giustizia per la figlia non avesse deciso, che sei mesi passasse Proserpina con Cerere sua madre, ed altri sei col suo marito Plutone. […] Regina del silenzio, e madre de’riposi, ne avvi pianta in selva, erba in prato, fiera in bosco, che non ne senta il valore. […] Ed in vero se madre degli Dei ella è, come non cometerle l’atteggiamento di augusta matrona ? […] E madre più non son.

13. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54

I Greci la chiamavano Demèter quali Gemèter (madre Terra) per questa stessa ragione. […] Cerere ebbe da Giove una figlia chiamata Proserpina in latino e in italiano, Persephone in greco, che rappresenta una splendida parte nelle vicende e negli attributi di sua madre. […] Cerere allora ricorse a Giove, che per questo caso strano consultò il libro del Fato, nel quale trovò il decreto irrevocabile, che se Proserpina avesse mangiato o bevuto nell’ Inferno, non avrebbe potuto esser libera e ritornar colla madre. […] Si venne allora ad una transazione, e fu convenuto per la mediazione di Giove che Proserpina restasse 6 mesi dell’anno col marito Plutone nell’inferno, e gli altri 6 mesi colla madre sulla terra54. […] Perchè madre Idèa voglia dir Cibele è spiegato all’articolo di questa Dea, ove ho riportato questo stesso verso dell’ Ariosto.

14. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLI. Perseo » pp. 309-316

Ma fu inutile questa precauzione, poichè Giove stesso trasformatosi in pioggia d’oro discese in quella torre e sposò Danae che fu poi madre di Perseo. […] Acrisio prese allora un’altra mezza misura : fece chiuder la madre e il figlio in una cassa di legno e gettarli nel mare ; ma e figlio e madre illesi, dopo varii pericoli che poco importa il descrivere, furon trasportati con tutta la cassa nell’isola di Serifo (una delle Cicladi nel mare Egeo), e ospitalmente accolti dal re Polidette. […] Era Andromeda figlia di Cefeo re di Etiopia e della ninfa Cassiopea ; e fu esposta ad esser divorata da un mostro marino, perchè o essa o sua madre erasi vantata di esser più bella delle Nereidi. […] Giunse Perseo senz’altri incidenti all’isola di Serifo, e trovò che Polidette voleva costringer Danae a sposarlo ; ed egli per toglier d’impaccio la madre, lo cangiò in una statua. […] « Disse la donna : o glorïosa Madre, « O re del Ciel, che cosa sarà questa ?

15. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLVI. Giasone e Medea » pp. 342-489

L’avo e la madre avrebber voluto che egli andasse ad Atene per mare con viaggio più breve e più sicuro ; ma egli preferì di viaggiar per terra desiderando non già di schivare, ma di affrontare i pericoli dei masnadieri e dei mostri che infestavano quelle regioni. […] Cresciuto Edipo si accorse o seppe che il pastor Forba (o secondo altri Polibo) non era suo padre, e andò a interrogare intorno ai suoi genitori l’Oracolo di Delfo ; il quale gli rispose di non cercarne, perchè avrebbe ucciso il padre e sposata la madre. […] Eaco nacque in quell’isola dell’Arcipelago che portò anticamente il nome di sua madre, e che ora con poca differenza di suono chiamasi Engía o Enghía. […] Non voleva aspettare un sol giorno le nuove armi che la madre Teti gli fece far da Vulcano (poichè delle antiche, imprestate a Patroclo, erasi impadronito Ettore) ; e appena l’ebbe indossate si mischiò tra i combattenti spingendo furiosamente il suo cocchio in cerca dell’uccisore di Patroclo. […] Questa aveva un figlio chiamato Astianatte, bambin leggiadro come stella, dice Omero, unica speranza della madre, unico rampollo di quell’eroe.

16. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43

Chiamavasi in greco e in latino Rhea (nome che fu poi dato anche alla madre di Romolo, Rhea Sylvia), da un greco verbo che significa scorrere, perchè dalla Terra scorrono, ossia provengono tutte le cose. […] Le era particolare il titolo di Gran Madre, tanto in greco (megale meter,) quanto in latino (magna mater,) perchè oltre ad esser la madre di Nettuno Dio del Mare, di Plutone Dio dell’Inferno, di Giunone regina del Cielo, era anche la madre di Giove re supremo, del quale eran figli la maggior parte degli altri Dei. […] Cicerone nelle sue opere filosofiche aggiunge un’altra notabile rassomiglianza, che essi avevano coi nostri frati mendicanti, perchè asserisce che i Galli della madre degli Dei erano i soli sacerdoti a cui fosse lasciata per pochi giorni la facoltà di far la questua ; ma non ne dice il perchè, non vedendo forse una buona ragione di questo eccezional privilegio, e, a quanto pare dal contesto delle sue parole, disapprovandolo45. […] xii chiama Cibele la Madre Idèa, cioè adorata sul monte Ida : « Cerere poi che dalla Madre Idèa « Tornando in fretta alla solinga valle, ecc. » 44.

17. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIV. Il Diluvio di Deucalione » pp. 73-78

L’oracolo rispose : gettatevi dietro le spalle le ossa della gran madre. — Tutte le risposte degli oracoli erano oscure ed avevan bisogno d’interpretazione (e a suo luogo ne diremo il perchè) ; quindi Deucalione e Pirra non credendo possibile che l’oracolo suggerisse loro (come suonavan le parole intese letteralmente), una empietà o violazione dei sepolcri, interpetrarono che la gran madre fosse la Terra, madre comune di tutti i mortali86), e le ossa della medesima le pietre. […] Anche Dante chiama la terra madre comune ; e questa espressione è al tempo stesso mitologica, biblica e filosofica. […] E particolarmente in questo senso filosofico l’usa Dante nel Canto xi del Purgatorio, facendo così parlare Omberto Aldobrandeschi dei conti di Santa Fiora, che fu ucciso per la sua superbia arrogante : « L’antico sangue e l’opere leggiadre « De’miei maggior mi fecer si arrogante, « Che non pensando alla comune madre, « Ogni uomo ebbi in dispetto tanto avante « Ch’io ne morii, come i Senesi sanno « E sallo in Campagnatico ogni fante. » (Purg.

18. (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62

Proserpina figlia di Cerere — Etimologia di questa parola — Plutone rapisce Proserpina, e la trasporta seco nell’Erebo, cercandola la madre per tutta la terra, traslato allegorico di questo mito. 38. […] Presa Cerere per la terra con ragione da greci fu detta γημητηρ, da γη terra, e μητηρ, madre, madre alimentatrice degli uomini. Da ciò fu creduta madre di Giove ; perciocchè tutto quello che porge la terra viene da Giove, ossia dall’aria. […] Cerere sua madre dolente della perdita della rapita figlia, accende una fiaccola a gl’incendii dell’Etna, e la cerca per tutta la terra. […] « Cibele, ei dice(1), o Berecintia, la terra colta, e perciò si pinge assisa sopra un leone, ch’è la terra selvosa, che ridussero a coltura gli eroi…. detta gran madre degli Dei, e madre detta ancora de’giganti, che propriamente così furono detti nel senso di figliuoli della terra : talchè è madre degli Dei, cioè de’giganti, che nel tempo delle prime città si arrogarono il neme di Dei : e le è consacrato il pino, segno della stabilità, onde gli autori de’popoli stando fermi nelle prime terre fondarono le città, Dea delle quali è Cibele.

19. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVI. Nettuno re del mare e gli altri Dei marini » pp. 173-183

La sua moglie che l’arricchì di sì numerosa prole era Teti 213), dea marina anch’essa, ben diversa però dalla Ninfa Teti, madre di Achille. […] Le Ninfe Oceanine, così chiamate perchè figlie dell’Oceano e di Teti, erano, secondo Esiodo, 3000 ; e solamente di 41 ce ne dice il nome, di cui farò grazia al lettore, riserbandomi a nominarne qualcuna a tempo e luogo, quando cioè converrà raccontare che prese marito e fu madre di qualche altra Divinità. […] Queste Ninfe, che eran qualche centinaio, hanno or l’uno or l’altro nome, cioè di Doridi derivato dalla madre, o di Nereidi dal padre ; ma il secondo è il più comunemente usato dai poeti, i quali annoverano fra le Nereidi la stessa Amfitrite moglie di Nettuno e la ninfa Teti madre di Achille. […] Dal colmo-della sventura sofferta per l’odio e le persecuzioni di Giunone (nemica acerrima di quella regia famiglia, perchè vi apparteneva Semele madre di Bacco amata da Giove), passarono ambedue all’apoteosi per compassione delle benigne Divinità marine.

20. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIV. La caccia del cinghiale di Calidonia » pp. 326-330

I più notabili erano : Meleagro figlio del re Oeneo e duce di quella eletta schiera, i suoi zii Plessippo e Tosseo, fratelli di Altea sua madre, e la sua fidanzata Atalanta valentissima cacciatrice. […] La madre, che non si sa per qual privilegio o grazia speciale potè vederle e udirle, corse a levar dal fuoco quel tizzo che già ardeva dall’ un de’ capi, lo spense e lo chiuse fra le cose più care e più preziose. […] Se la madre avesse potuto veder quegli spasimi atroci, ne sarebbe rimasta impietosita e avrebbe cercato di porvi rimedio ; chè ella sola il poteva. […] Quando lo seppe la madre, agitata dal rimorso e divenuta folle per disperato dolore si diede la morte ; il padre ne rimase affranto e istupidito e poco sopravvisse ; e le sorelle (tranne Deianira che era già moglie di Ercole), furon cangiate in uccelli detti Meleàgridi, nome che da alcuni Ornitologi si dà tuttora alle galline affricane (Numida Meleagris).

21. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151

Dante però rammenta Dione come madre di Venere, e per figura poetica adopra il nome della madre per quello della figlia, volendo indicare nel Canto xxii del Paradiso il pianeta di Venere. […] Ma quando era considerata come moglie e madre, dipingevasi splendidamente vestita con aurei ornamenti e col cinto donatole da Vulcano.

22. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXVIII. Apoteosi degl’Imperatori Romani » pp. 497-499

Infatti in Grecia richiedevasi 1° che l’eroe da considerarsi come un Dio fosse figlio di una Divinità o per padre o per madre ; 2° che vivendo avesse compiute imprese straordinarie per valore o per ingegno a prò dell’umanità ; e 3° che solo dopo la morte, e quando in lui si riconoscessero le due precedenti condizioni fosse considerato e adorato qual Nume. […] Infatti l’imperator Vespasiano sentendosi vicino a morte disse : a quanto mi pare, divengo un Dio (ut puto, Deus fio) ; e Caracalla dopo avere ucciso il fratello Geta tra le braccia stesse della madre, ne ordinò l’apoteosi dicendo : sia Divo, purchè non sia vivo (sit divus, dum non sit vivus).

23. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVI. La dea Latona » pp. 86-91

Venendo ora a parlare dell’origine mitologica di Apollo e di Diana, diremo che Latona loro madre era figlia di uno dei Titani ; e perchè fu prediletta da Giove100), era appunto perciò odiata e perseguitata da Giunone. […] Di questa sua folle empietà fu terribilmente punita nella causa stessa della sua ambizione o vanità, poichè Apollo e Diana invisibili a tutti saettarono a gara l’uno i figli e l’altra le figlie di Niobe ; e la madre per ineffabil dolore fu cangiata in pietra.

24. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIV. Vulcano e i Ciclopi » pp. 152-160

Esiodo ci dice che Vulcano nacque zoppo e deforme, che dalla stessa Giunone sua madre fu gettato giù dall’Olimpo nel mare, e pietosamente raccolto ed allevato da due Dee marine Teti ed Eurinome. Ma Omero fa raccontare a Vulcano stesso che il trattamento brutale di esser precipitato dal Cielo in Terra (per la qual caduta divenne zoppo) lo ricevè essendo già adulto, e non da Giunone, ma da Giove, poichè il poeta così introduce Vulcano a parlar colla madre : « …….Duro egli è troppo « Cozzar con Giove.

25. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXV. Bacco » pp. 161-172

I poeti classici greci diedero perciò a Bacco il titolo di Ditirambo, e i poeti latini di Bimater, cioè figlio di due madri, che meglio direbbesi due volte nato, perchè la così detta seconda madre non era una femmina, ma un maschio. […] Penteo re di Tebe che voleva abolire il culto di Bacco fu ucciso dalla propria madre Agave, che insieme con altre Baccanti venuta in furore lo aveva creduto una fiera ; e questa favola contiene il più grande esempio degli eccessi a cuipuò condurre l’ubriachezza.

26. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIX. Plutone re dell’ Inferno e i suoi Ministri » pp. 203-215

E che quel soggiorno fosse pur troppo inamabile, come dicono i poeti latini, e tetro, si può dedurre pur anco dal sapere che nessuna Dea o Ninfa, per quanto ambiziosa e vana, acconsentì a sposar Plutone per divenir regina ; e se egli volle aver moglie gli convenne rapirla, e poi contentarsi che ella stesse ogni anno per sei mesi con la madre o sulla Terra o nel Cielo. […] Tal volta gli si poneva a lato Proserpina, sua moglie per forza, di cui dicemmo il ratto e le vicende nel capitolo di Cerere sua madre.

27. (1861) Corso di mitologia, o, Storia delle divinità e degli eroi del paganesimo: Per la spiegazione dei classici e dei monumenti di belle arti (3e éd.) « Appendice. » pp. -386

Siamo ancora vostri fratelli per diritto di natura, madre comune, benchè voi siate poco uomini, perchè siete cattivi fratelli. […] È opinione di molti dotti, che la lingua sanscritta, la quale è tuttora la lingua letteraria dell’India, sia madre all’etrusca, alla greca, alla latina ; e se ne adducono prove assai speciose.

28. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VI. Il regno, la prigionia e l’eŚilio di Saturno » pp. 28-30

Giove scuoprì la congiura, ed esiliò Saturno dal Cielo ; ma non estese la condanna a Cibele sua madre, perchè questa, dopo la perdita del trono e il carcere sofferto, aveva prudentemente rinunziato ad immischiarsi negli affari di Stato.

29. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — V. Urano e Vesta Prisca avi di Giove  » pp. 25-27

Fu nonostante convenuto, ad istanza della madre Vesta Prisca, che regnasse Saturno ; ma Titano vi acconsentì soltanto a patto che Saturno non allevasse figli maschi, intendendo di riserbarsi, non meno di diritto che di fatto, aperta la strada al trono o per sè o per i propri figli Titani, quando Saturno a sua volta fosse stanco di regnare.

30. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47

E che questa Dea, prima della fondazione di Roma, fosse adorata in Alba e vi avesse un tempio e le sacerdotesse Vestali, lo deduciamo dallo stesso Tito Livio, non che da tutti gli altri storici e poeti latini, i quali concordemente ci narrano che Rea Silvia, che fu poi madre di Romolo, era stata costretta dallo zio Amulio a farsi Vestale.

31. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510

Si continuarono inoltre in Roma sino agli ultimi tempi dell’impero pagano le Feste Carmentali, cioè in onore della Dea Carmenta madre di Evandro.

32. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289

« Ma nullo ha colpa de’Celesti meco « Quanto la madre mia che di menzogne « Mi lattò, profetando che di Troia « Sotto le mura perirei trafitto « Dagli strali d’Apollo !

33. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLIII. Cadmo » pp. 321-325

Abbiamo già detto altrove che Ino fu cangiata nella Dea marina Leucotoe, e che Semele fu madre di Bacco.

34. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIX. Eolo e i Venti » pp. 295-

« Costoro ciascun dì siedon tra il padre « Caro e l’augusta madre, ad una mensa « Di varie carca delicate dapi.

35. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505

Noi abbiamo già detto nel corso di questa Mitologia che la Ninfa Carmenta era madre di Evandro, e che esulando insieme col figlio venne nel Lazio e fissò la sua dimora su quel monte che poi fu detto il Palatino.

36. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122

La qual’orsa fu poi da Giove trasformata in una costellazione per impedire un matricidio, vale a dire che fosse uccisa dal figlio di lei chiamato Arcade, bravo cacciatore, che incontrata nei boschi quest’orrida fiera e non sapendo che fosse sua madre, stava per trafiggerla con un dardo.

37. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131

Dante, nel Canto xxii del Paradiso, volendo indicare il pianeta di Mercurio, nomina invece la madre, di lui Maia ; e pare che così voglia attribuirsi una maggior licenza poetica, che non sia in uso comunemente.

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