Scendendo ora a parlare dei principali Eroi, e Semidei e Indigeti di quest’epoca, convien prima di tutto determinare l’estensione, o vogliam dire la durata dell’età eroica ; ed io l’accennerò prima di tutto colle parole stesse del nostro Giovan Battista Vico : « Tutti gliStorici, egli dice, danno il principio al Secolo eroico coi corseggi di Minosse e con la spedizione navale che fece Giasone in Ponto, il proseguimento con la guerra Troiana e il fine con gli error degli Eroi, che vanno a terminare nel ritorno di Ulisse in Itaca. » Volendo poi determinare cronologicamente quest’epoca, non abbiamo dati certi neppure dell’anno preciso della distruzione di Troia, poichè si trova in taluni Autori la differenza di più di un secolo ; ma seguendo la Cronologia greca più accreditata colle modificazioni di Petit-Radel nel suo Examen critique, troveremo almeno in qual ordine di tempo vissero gli eroi più antichi di quelli che presero parte attiva nella guerra di Troia. E a far questo ci aiuteranno diverse celebri imprese a cui intervennero quasi tutti gli Eroi contemporanei, che i Mitologi ed i Poeti si son dati cura di rammentare : tali sono la caccia del cinghiale di Caledonia, la spedizione degli Argonauti, la guerra di Tebe o dei 7 Prodi, e finalmente la guerra di Troia. […] Prima di por termine a questo Capitolo convien fare un’altra osservazione generale ; ed è questa : che attribuendosi oltre che una forza straordinaria, anche una lunghissima vita a tutti gli Eroi, non devesi calcolare la loro media e la loro probabile esistenza secondo le moderne tavole di Statistica ; e basta soltanto il sapere quel che dice Omero del Pilio Nestore, il più vecchio dei Duci che andarono alla guerra di Troia, che cioè « Di parlanti con lui nati e cresciuti.
— Tanta dei numi era la guerra: I venti Mescon fremiti, polve, e grida, e pianto, E tutto il fulmin vince arme di Giove. […] I Messenj al nume signor della guerra facevano sacrifizj detti Ecatomfonie, come se cento nemici avessero uccisi. […] Per troncar Giove ogni sospetto e guerra, Che la gelosa già nel suo cor sente. […] Così chiamavasi per la pietra che adoperavano nel giuramento, di cui ci ha conservato memoria Polibio nella guerra fra i Romani ed i Cartaginesi. […] Flaminio nella sua guerra contro i Liguri avea promesso di edificare alla consorte del Tonante.
Il medesimo tempio tre volte rimase abbruciato : la prima al tempo della guerra civile tra Mario e Silla, la seconda sotto Vitellio, e la terza sotto Tito. […] La Beozia avea mosso guerra ad Atene per un Territorio limitrofo. […] I, Romani, dio’ egli, mauravano d’argento nella guerra, che sostenevano contro Pirro e i Tarrentini. […] Nettuno, squarciata col tridente la terra, ne fece uscire un cavallo, simbolo di guerra ; Minerva alli opposto fece pullulare un germoglio d’ulivo, simbolo di pace. […] Questi fu allevato da Priapo, che lo addestrò nella danza e in altri esercizj del corpo, per cui divenne siffatamente atto alla guerra, che ne fu poscia tenuto come la principale Divinità.
Le viscere delle vittime, il canto o il volo degli uccelli, tutte quelle minute osservanze che la guerra mai sempre teneva in vigore, davano continuo alimento alla fede dei soldati. […] I disastri della guerra, la schiavitù, il commercio avean cominciato la dispersione de’ Giudei e diffuso nel mondo le pagine dei loro libri sacri. […] Di qui l’accanimento di quella guerra spaventevole che fece terrore ai Romani medesimi, e diè loro per la prima volta a combattere il fanatismo religioso. […] Allora comincia una guerra sterminatrice : non si perdona nè a sesso nè ad età ; le pubbliche piazze, le vie, le campagne, e persino i luoghi più deserti, si coprono di stromenti da tortura, di eculei, di roghi ; i giuochi si frammettono al macello ; da tutte parti s’accorre a goder dello spettacolo dell’agonia e della morte degli innocenti sgozzati ; e il barbaro grido : I Cristiani alle fiere, fa fremer di gioja una moltitudine ebbra di sangue. […] A qual guerra non saremmo idonei e pronti, anche ineguali di numero, noi che tanto volentieri ci lasciamo trucidare ?
Minerva poi è voce di origine tutta latina, e Cicerone stesso ne dà l’etimologia derivandola dai verbi minuere e minitari (diminuire e minacciare) ; e perciò sotto questo nome sarebbe considerata come della guerra. […] Dante rammenta Pallade come Dea della guerra nel Canto xii del Purgatorio : « Vedea Timbreo, vedea Pallade e Marte « Armati ancora in mezzo al padre loro « Mirar le membra de’giganti sparte. » E nel Canto ii del Paradiso nomina Minerva come Dea della sapienza : « Minerva spira e conducemi Apollo. » Questa Dea ricevè dai Greci anche il nome di Atena che alludeva all’origine ed alla mitologica denominazione della famosa città d’Atene. […] Di Minerva avremo occasione di parlare molte altre volte, ma specialmente raccontando il giudizio di Paride, la guerra di Troia e la vita di Ulisse e di Telemaco.
. — La guerra degli Dei contro Tifeo (nella Campania e ad Inarìme o Ischia), quella dei Giganti contro Giove, indicanti i grandi sconvolgimenti del suolo per opera di terremoti o di vulcani, il Vesuvio, l’Etna, Stromboli, i campi Flegrei, danno copiosa materia alle favole mitologiche. […] Dicesi che questa guerra costasse ai Greci 800,000 uomini ed ai Trojani 600,000. […] Fiorisce Omero 163 poeta sommo, autore della Iliade (la guerra di Troja) e dell’Odissea (i viaggi d’Ulisse) ec.
Marte — Dio della guerra nacque in mente de’poeti greci come un carattere eroico, per indicare coloro, che con le armi avevano fatto prodigii di valore. […] A Marte era sacro l’avoltoio, chè siffatti uccelli a stormi sogliono volitare per quei campi, ove la guerra fa strage di uomini, e sogliono presagirla col canto di loro. […] Credendosi essere uscita armata dal cervello di Giove, i Greci le davano il nome di Αρεια marziale, duce e governatrice della guerra, pugnando acremente per tutelare la giustizia. […] Ercole alzando alte dighe a questo fiume, regolonne il corso, cessarono le inondazioni, si tolsero di mezzo le discordanze di guerra. […] Di letiforo sangue verrà rimescolato tutto l’orbe, se gli uomini infieriti non si rattengono dalla guerra.
Feciali, sacerdoti romani che avevano ufficj analoghi a quelli dei nostri araldi di guerra o ambasciatori straordinarj ; poichè generalmente erano destinati a dichiarare la guerra ed a presiedere ai trattati di pace. […] Il feciale tornava allora sul territorio nemico, e vi lanciava una picca insanguinata, intimando guerra con cerimonie religiose.
Ma Titano si accorse della frode e della violazione dei patti, e insiem co’ suoi figli mosse guerra a Saturno, lo detronizzò e lo chiuse con Cibele in una oscura prigione. Quando Giove fu adulto, coll’aiuto de’ suoi fratelli Nettuno e Plutone fece guerra allo zio Titano, lo vinse e lo cacciò dal trono e dalle celesti regioni con tutta la famiglia dei Titani ; liberò di carcere i suoi genitori, ma prese per sè il regno del Cielo e diede ai fratelli i regni del Mare e dell’ Inferno.
Calidone o Calidonia era la capitale dell’Etolia a tempo del re Oeneo, circa un secolo prima della guerra di Troia. […] Accorsero all’invito i più distinti eroi che vivessero in quel tempo : alcuni dei quali divennero anche più celebri in appresso per altre più importanti e mirabili imprese, come Giasone che fu poi duce degli Argonauti, Teseo vincitore del Minotauro, Piritoo suo fidissimo amico, Castore e Polluce gemelli affettuosissimi, che poi divennero la costellazione dei Gemini, l’indovino Anfiarao che fu uno dei sette prodi alla guerra di Tebe, Nestore ancora nella sua prima gioventù, Peleo che fu poi padre di Achille, Telamone padre di Aiace e Laerte di Ulisse ; dei quali tutti dovremo parlare anche in appresso.
Figli di essa e di Giove furono Ebe dea della gioventù, Vulcano dio del fuoco e della metallurgia e Marte dio della guerra. […] Questo mito è un anello di congiunzione fra la Mitologia classica e il Feticismo egiziano, e rende qualche probabile ragione di così strano culto, come osservammo pur anco nella guerra dei Giganti, quando gli Dei che ebber paura si trasformarono in bestie.
Il lauro d’allora in poi fu sempre la pianta sacra ad Apollo, che se ne fece una corona di cui portò sempre cinta la fronte ; e i poeti subito lo imitarono, e dopo i poeti anche i generali trionfanti e tutti gl’ imperatori, ancorchè non fossero poeti nè mai stati alla guerra. […] Ei se ne andò allora in Frigia, ove si mise a fare il muratore ; e insieme con Nettuno fabbricò le mura della città di Troia ; della cui divina origine e costruzione parlano Omero e Virgilio e molti altri poeti ; e noi dovremo discorrerne narrando la famosa guerra troiana e la distruzione di quella antica città.
Omero parla degli Oracoli, delle divinazioni e degli augurii come di cose antiche ai tempi della guerra Troiana, nella quale l’indovino Calcante rappresenta una parte importantissima, come interprete degli Dei, nei parlamenti di quei famosi guerrieri e nei segreti consigli di Stato. […] Se ne trovano riportate alcune anche nei libri di rettorica e belle lettere, come quella che si suppone data a Pirro re dell’Epiro prima di muover guerra ai Romani : « Aio te, Æacida, Romanos vincere posse. » E l’altra : « Ibis, redibis, non, in bello morieris. » Notabilissima è poi la risposta dell’Oracolo di Delfo ai figli di Tarquinio il Superbo che insieme con Bruto erano andati a consultarlo per sapere chi dovesse regnare in Roma.
Ma quantunque l’Oceano sia venerato come il più antico Dio marino, non ha peraltro l’impero assoluto del mare, che toccò in sorte a Nettuno fratello di Giove, dopo la guerra contro i Giganti, alla quale l’Oceano non prese parte. […] I Romani avanti la prima guerra punica poco lo consideravano ed adoravano come Dio del mare, ma più generalmente, a tempo di Romolo, come Dio del consiglio sotto il nome di Conso, e in appresso anche come protettore dei cavalli e dei cavalieri col titolo di Nettuno equestre, alludendosi alla favola che questo Dio nella gara con Minerva per dare il nome alla città di Cecrope avesse prodotto il cavallo.
Sarà mia gloria il dir, che questa terra Benigna accolse il primo sudor mio, Ad onta del destin, che mi fa guerra. […] Pingevasi egli colle ali alla testa, ed a’piedi, mentre essendo suo ufficio portare i comandi di Giove, servire agli Dei nelle loro ordinanze, ed il presidente altresì essendo alla negoziatura, al governo della guerra, e della pace, a giuochi, alle adunanze, alle pubbliche arringhe, come possibil era potersi spedire di tante faccende, se il vantaggio non avea de suoi celeri vanni ? […] giano Sonetto D uplice aspetto in Maestà Suprema Dimostra per donar leggi alla terra Il Nume della pace, e della guerra, Che sa riunir in lui speranza, e tema. […] Sorda, cruda, spietata, e senza legge, In pace, e in guerra d’atterrar non resta, tien soggetti dal pastore al regge. […] Come suole apparir tra nubi il Sole, Tal’ essa apparve fra tempesta, e guerra, E col vasto poter di sue parole Spesso fece cangiar volto alla terra.
I Romani sino al termine della seconda guerra punica furono i puritani della pagana religione, e considerarono sin dal tempo di Numa il sentimento religioso e morale come il primo fattore dell’incivilimento ; e perciò ebbero cura di tenerne lungi qualunque elemento che tendesse a viziare la moralità delle azioni, senza la quale non può esistere vera civiltà.
Vero è che in Roma nel culto pubblico e nel tempio che erale stato eretto, questa Dea fu adorata come figlia di Giove e della Giustizia, e perciò come rappresentante la giusta vendetta, ossia la punizione di quelle colpe che non cadono sotto la sanzione penale delle comuni leggi umane : riferivasi dunque piuttosto alla pubblica vendetta del Popolo Romano per mezzo della guerra, che alle vendette particolari dei privati cittadini.
Personaggi della guerra di Tebe.
Dal che si deduce che le Divinità adorate allora nel Lazio e nel territorio stesso ove sorse Roma esser dovevano per la massima parte quelle stesse dei Troiani e dei Greci al tempo della guerra di Troia, poichè Omero in tutta quanta l’Iliade ne rammenta sempre almeno le principali, come adorate egualmente da entrambe le nazioni.
Il culto di Cibele fu introdotto in Roma ai tempi della seconda guerra punica allorchè, infierendo una pestilenza, le risposte dei libri sibillini prescrissero che per farla cessare si ricorresse alla Gran Madre.
Omero ci racconta che il fiume Xanto (chiamato altrimenti lo Scamandro 31, nel tempo della guerra di Troia vedendo le stragi che Achille faceva dei Troiani, congiurò col Simoenta, suo fratello, di annegar quell’Eroe nelle loro acque ; ed avrebbe ottenuto l’intento, se non accorreva Vulcano con una gran fiamma a vaporizzarle.
Si eran provati pur anco ad inventare che i Venti avessero mosso guerra a Giove ; ma i poeti trovaron poco spiritosa questa invenzione e la trascurarono affatto.
Bellona, il cui nome è di origine tutta romana, derivando da bellum cioè dalla guerra, era creduta sorella del Dio Marte ed auriga del medesimo nelle battaglie, quando egli combatteva dal suo carro.
Celebre era in Roma il suo tempio, che stava chiuso in tempo di pace ed aperto in tempo di guerra ; il quale in più di settecento anni fu chiuso soltanto, e per poco tempo, tre volte, come sappiamo dalla storia romana.
Di Enea figlio di Venere e di Anchise dovremo parlare a lungo nella celebre guerra dei Greci contro la città di Troia, e nelle origini mitologiche del popolo romano.