cioè Giove, fra’ maschi, Nettuno, Vulcano, Marte, Mercurio, ed Apollo, e fra le donne Giunone, Cerere, Vesta, Minerva, Venere, e Diana. […] La III classe abbracciava tutti que’Dei, che riconoscevano la loro origine da qualche donna mortale esibitasi a qualche Dio, oppure da uomo mortale unito a qualche Dea, detti Dei Ascrittizii. […] L’allegrezza dolce moto del cuore pinta venne sotto l’aria di giovane donna, perchè il sesso feminile nell’età verde è sempre lieto. […] Del mantice ella la iniqua donna fa uso per muovere gli affetti allo sdegno ; del flagello si serve per aizzare contro uno l’altro uomo ; vera madre d’iniquità ! […] Telesilla disposta a combattere con altre donne contro gli assediatori Spartani.
Tu donnes l’ame à mille êtres divers. […] On donne aussi le nom de Mânes aux ames des morts. […] Ils lui donnent le prix, et lui vantent sa gloire. […] On lui donne aussi un cœur et des entrailles de fer. […] ô s’il m’étoit donné.
Da molte altre e donne e ninfe, secondo gli altri Mitologi, ebbe egli poscia altri figli. […] I Geni delle donne più comunemente erano detti Giunoni. […] Le donne di Eripilo insofferenti di veder condotte da Ercole queste vacche pe’ loro campi furon esse medesime cangiate in vacche. […] Tiresia tebano veggendo due serpi accoppiati li percuote col bastone e diventa donna. […] Le donne di Euripilo sono cangiate in vacche.
In Sicilia, nel tempo di questa processione, le donne correvano qua e là con fiaccole accese chiamando ad alta voce Proserpina. […] Qualche volta aveva sulla fronte una corona di dittamo, perchè la superstizione credeva che questa pianta procurasse alle donne un parto pronto e felice. […] Queste Sirene avevano la testa e il corpo di donna fino alla cintura, e nel rimanente erano uccelli. […] Quindi il suo nome fu dato a tutte le donne che pretendevano d’imitarla, e furon dette Fatue o Fate. […] La donna troppo credula accettò il dono, e aspettò l’ occasion di valersene.
gli disse, con infausto augurio una tal donna tu meni a casa, donna che tutta in armi ripeterà la Grecia congiurata a distruggere la spergiura reggia di Priamo. […] Avea particolar cura degli ornamenti delle donne ; e Giunoni furon detti i Genii delle donne ; percui una donna giurava per la sua Giunone, come un uomo, pel suo Genio(2). […] Quelle donne ricamavano un velo o stoffa detta peplo, che consacravano a Giunone. […] Ragunati i cittadini allo squittino, gli uomini tennero per Nettuno, e per Minerva, le donne. […] La fatidica Manto, fig. di Tiresia, imposto avea alle donne Tebane di offrir sacrificii a Latona.
Tavole(1), cui presso gli antichi romani era vieto a’plebei impalmare le donne patrizie, e non l’ottennero che dopo lunga lotta tra i nobili ed il volgo. […] Attribuzioni, che si davano a questa Dea — si rappresentava sotto le forme di una donna a tre teste, interpetrazione di questa forma — Altra interpetrazione tolta dallo scrittore della Scienza Nuova. 47. […] Ella rappresentavasi come una donna robusta e possente, onde dare una immagine della fermezza e stabilità della terra. […] Flora — Alcuni eredono che sia Acca Larenzia donna di partito, la quale avendo mutato colore nel tempio di Apollo e Diana, fu detta Elori. […] Lo stesso della donna mercè di Libera.
Le donne non potevano accostarsi alla medesima, nè mangiare cosa alcuna ivi posta : e ciò in pena d’avere una donna ricusato di somministrare dell’ acqua ad Ercole sitibondo, perchè ella celebrava là festa della Dea delle donne, al tempo della quale non era lecito agli uomini gustare alcuna cosa. […] Là non veniva rappresentato sotto alcuna figura, nè era permesso alle donne l’entrarvi. […] Iria, donna pure della Beozia, avea un figlio di rara bellezza, nominato Cigno. […] Erano ormai trascorsi molti giorni, e la donna ancora conservavasi in vita. […] La Pudicizia avea la figura di donna velata, e modestissima nel portamento.
Le Sirene, credute figlie del fiume Acheloo e della ninfa Calliope, erano rappresentate dalla testa ai fianchi come donne e nel rimanente del corpo come mostruosi pesci con doppia coda224. […] Nel Canto xix del Purgatorio immagina di aver fatto un sogno, nel quale, per quanto parvogli, una donna « Io son, cantava, io son dolce sirena « Che i marinari in mezzo al mar dismago, « Tanto son di piacere a sentir piena. […] « Ma così tosto al mal giunse lo empiastro, » in quanto che subito dopo soggiunge : « Ancor non era sua bocca richiusa, « Quando una donna apparve santa e presta « Lunghesso me per far colei confusa. » E questa donna santa era la Virtù, che stracciando le pompose vesti che cuoprivano quella immagine del vizio, ne mostrò a Dante la turpitudine, « E lo svegliò col puzzo che n’usciva. » Nè al divino Alighieri bastò riferire la lezione di morale che immaginava di aver ricevuta in sogno, ma volle che gliela commentasse il suo duca, signore e maestro, Virgilio : « Vedesti, disse, quell’antica strega « Che sola sovra noi omai si piagne ? […] Perciò supposero che fossero animali carnivori che divorassero gli uomini e tanto più volentieri le donne ; e credettero che talvolta uscisser dal mare, e sulle terre vicine facessero stragi e devastazioni. […] Ma oggidì può chiunque sa leggere sapere dai libri di Storia Naturale, o aver sentito raccontare da chi li ha letti, che la vera e propria Balena,231 senza pinna dorsale e con due sfiatatoi, mentre è il più grosso degli animali viventi, non è vero che sia un animale carnivoro, perchè i suoi stromenti masticatorii sono atti appena a maciullare una meschina aringa, e il suo esofago non è più largo di 4 pollici inglesi, ossia dieci centimetri circa ; e quindi non può trangugiare nè uomini nè donne e neppure un bambino appena nato : di fatti suo cibo prediletto sono i molluschi del genere Clio Borealis, non più grossi di un dito, non più lunghi di 2 pollici.
La Sfinge era un mostro col capo e le zampe di leone alato, e col petto e la testa di donna. […] « Sol dal suo regno e dalla casta donna « Rimanea lungi Ulisse. » (Om., Odiss. […] Livio, e che si ammetta tra i fatti istorici che Tarquinio Prisco avesse comprato da una donna misteriosa, creduta una Sibilla, i libri sibillini. […] Se poi quelle donne girovaghe e misteriose che si spacciavano per Sibille fossero state o no sacerdotesse di Apollo, nessuno avrebbe potuto assicurarlo, e si credeva più facilmente l’inesplicabile maraviglioso che il dimostrabile positivo. […] Perciò Medea da Ovidio è chiamata ancora Phasis (la donna del Fasi o Fasso).
Tutti perirono, fuorchè un sol uomo ed una sola donna, Deucalione e Pirra, che si salvarono in una nave ; la quale dopo aver lungamente errato in balìa delle onde fu spinta e fermossi in Grecia sul monte Parnaso. — Di quale stirpe e famiglia erano essi i due fortunati o pii, che soli ebbero in sorte o meritarono di scampare dal generale esterminio ? […] E poichè il tentarne la prova a nulla nuoceva, vi si provarono ; e poco dopo videro con maraviglia che le pietre scagliate dietro di sè da Pirra erano divenute donne e quelle di Deucalione uomini. […] Vedonsi nel mezzo di una squallida campagna, e sotto un cielo fantasmagoricamente nuvoloso per l’umido vapore sollevato dalle recenti acque ancora stagnanti, Deucalione e Pirra seduti sul terreno l’uno di faccia all’altra in atto di scagliare dietro le spalle una pietra, e a poca distanza le pietre già prima scagliate divenir gradatamente uomini e donne. […] Mitologica secondo la favola di Deucalione e Pirra che trasformarono le pietre in uomini e donne ; biblica secondo la Genesi, che Adamo fu composto di terra, ed alcuni commentatori aggiungono ancora precisamente di terra rossa ; filosofica per l’uguaglianza dei diritti che deriva dalla comune origine.
Catone Uticense ai suoi amici che gli suggerivano (quand’egli era in Affrica armato contro Cesare) di consultare l’Oracolo di Giove Ammone, rispose, che gli Oracoli erano buoni per le donne, i fanciulli, e gl’ignoranti. […] Ma però…… e qui cedo la parola al Machiavelli, « come costoro cominciarono dipoi a parlare a modo dei potenti, e questa falsità si fu scoperta nei popoli, divennero gli uomini increduli ed atti a perturbare ogni ordine buono. » Fu allora che venne fuori Demostene a dire pubblicamente che la Pizia filippeggiava, e in appresso Cicerone a dimostrare filosoficamente che la Divinazione era immaginaria e insussistente, e Catone ad asserire che gli Oracoli eran buoni soltanto per le donne, i fanciulli e gl’ignoranti. […] Narra Erodoto che la Pizia terminò il suo responso con queste parole che in greco eran comprese in due versi : Divina Salamina, tu perderai i figli delle donne, o Cerere si disperda, oppure si unisca. Molti interpretavano che i Greci sarebbero stati vinti a Salamina ; ma Temistocle convinse tutti ragionando così : « Se Apollo avesse voluto significare che Salamina sarebbe infausta agli Ateniesi, non l’avrebbe appellata divina ; e che perciò la minaccia era contro i Persiani, i quali dall’oracolo eran chiamati figli delle donne per indicare la loro effemminatezza e il loro poco valore. » 290.
« Disse la donna : o glorïosa Madre, « O re del Ciel, che cosa sarà questa ? […] « Vede la donna un’altra maraviglia « Che di leggier creduta non saria ; « Vede passare un gran destriero alato « Che porta in aria un cavaliero armato. […] « Volando talor s’alza nelle stelle « E poi quasi talor la terra rade ; « E ne porta con lui tutte le belle « Donne che trova per quelle contrade : « Talmente che le misere donzelle « Ch’abbino o aver si credano beltade, « (Come affatto costui tutte le invole), « Non escon fuor sì che le veggia il Sole.
E Bacco divenne il Nume protettore non solo dei viticultori e degli enologi, ma pur anco dei bevitori e dei gozzovigliatori ; e trovò facilmente adoratori devoti e ferventi non solo fra gli uomini, ma ancor fra le donne. […] E questo era il rumore che facevano i seguaci di Bacco, e specialmente le donne che furon chiamate Baccanti ; e in tal modo clamoroso e impudente celebravansi in Roma le feste di questo Dio che furon dette Baccanali, di cui gli eccessi giunsero anticamente tant’oltre in Roma che il Senato dovè proibirle. […] Le Baccanti erano rappresentate come donne furibonde colla testa alta e piegata indietro, colle chiome scarmigliate e svolazzanti, in atto di far passi concitati o salti, e perciò colle vesti che formavano obliquamente molte pieghe ; e in mano il tirso o il cembalo o il crotalo 203), il flauto o le nacchere ; ed anche talvolta la spada o il pugnale.
viii della Farsalia : « Nos in templa tuam Romana accepimus Isim. » Di questa Dea eran devote principalmente le donne ; tra le quali è rammentata da Tibullo la sua Delia, che passò ancora qualche notte avanti le porte del tempio d’Iside a pregar la Dea per la salute di Tibullo stesso che era infermo in Corfù. […] I Romani adoravano Iside sotto la forma di donna ; ma gli Egiziani sotto quella di vacca, perchè credevano che questa Dea insieme col suo fratello e marito Osiride, dopo avere insegnato a loro l’agricoltura, si fossero trasformati essa in vacca ed Osiride in bove o toro.
Chiamavasi Nuziale e Pronuba, perchè presiedeva alle nozze ; Lucina, Ilitìa e Genitale, ai parti ; e sotto questi appellativi o titoli era invocata dalle matrone, e in generale dalle donne : sebbene altri poeti, e tra questi Orazio95), attribuiscano quest’ultimo ufficio a Diana. […] Favoriva sì e proteggeva essa quei popoli che le erano più devoti, come gli Argivi, i Samii, i Cartaginesi ; ma guai a coloro che avessero la disgrazia di dispiacerle, specialmente poi se Giove o qualche Dea sua nemica li proteggesse, o fossero parenti od anche soltanto connazionali di qualche donna preferita da Giove.
E le donne antiche e le moderne ne capiron bene il significato, che cioè l’arte nell’abbigliamento favorisce la venustà, o almeno nasconde in parte i danni dell’età. […] Parve strano ai mitologi ed ai poeti meno antichi che Cupido si occupasse sempre a saettar colle sue freccie uomini e donne, Dei e Dee, senza pensar mai a scegliersi una sposa per sè ; e inventarono una complicatissima favola, una specie di romanzetto all’uso di quelli delle Fate del medio evo, o delle Mille e una notti, e conclusero che dopo mille prove a cui Cupido, nascondendo l’esser suo, sottopose la curiosità e la fiducia della sua eletta, sposò finalmente e rese felice col più invidiabile degli imenei la bella e vivacissima Psiche.
La prima fermata fu nell’isola di Lenno, « Poi che le ardite femmine spietate « Tutti li maschi loro a morte dienno, » come dice Dante ; e vi giunsero appunto dopo l’atroce fatto che le donne di quell’isola, malcontente delle leggi e dei trattamenti degli uomini, li uccisero tutti per costituirsi in repubblica femminile. […] « Erano sette in una schiera, e tutte « Volto di donne avean pallide e smorte, « Per lunga fame attenuate e asciutte, « Orribili a veder più che la morte.
E poichè in questa classe si trovano i più degl’italiani e quasi tutte le donne italiane, ho creduto che un libro facile e popolare di cognizioni mitologiche, non aggravato da una pesante mole di peregrina e non necessaria erudizione antica, possa riuscire accetto al maggior numero dei lettori.
Ciò dispiacque ai suoi zii, mal tollerando che una donna con tal distintivo di onore potesse vantarsi di essere stata più valente degli uomini ; e volevano toglierle quell’insigne trofeo62.
Rappresentavasi come una donna stante in equilibrio con un sol piede sopra una ruota o un globo, per indicare la facile sua mutabilità.
Parve esorbitante e tirannico questo supplizio agli stessi Dei, che inoltre rimasero indispettiti delle pretese di Giove di arrogarsi per sè solo la facoltà di creare gli uomini ; ma invece di protestare con parole o con dimostrazioni clamorose, asserirono il loro diritto, esercitandolo di fatto e creando una donna fornita di tutte le più rare doti di corpo e di spirito, la quale chiamarono Pandora, che in greco significa tutto dono, perchè tutti avevano contribuito a darle qualche particolar pregio.
Erano figli o d’un Dio e di una donna mortale, quali furono Perseo ed Ercole ; oppure di una Dea e di un uomo mortale, come credevasi di Achille e di Enea.
Giove sposò Giunone elevandola al grado di regina del Cielo, ed ebbe da essa Marte, Vulcano ed Ebe ; e poi da altre Dee, ed anche da donne mortali, altri figli in gran numero, tra i quali qui noteremo soltanto quelli che furono divinità di prim’ordine, cioè Apollo, Diana, Mercurio e Bacco.