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21. (1850) Précis élémentaire de mythologie

Que figuraient tous ces symboles ? […] Les païens se figuraient le palais de ce dieu au centre de la terre et le croyaient entouré de murs impénétrables et flanqué de tours menaçantes. […] On en faisait aussi une nymphe couronnée de fleurs et assise sur un char auquel était attelé Pégase, pour figurer qu’elle était l’amie des poëtes. […] Ils se figurent que l’âme de chaque individu se présentera devant un grand pont (Tchinevad), qui forme la barrière entre ce monde-ci et l’autre. […] Avares, figurés par Tantale, 72.

22. (1855) Della interpretazione de’ miti e simboli eterodossi per lo intendimento della mitologia pp. 3-62

Con l’antro egl’intende il globo, che noi abbitiamo — con le catene le nostre passioni — con le ombre gli uomini stessi abitatori del globo, e la figura del mondo. […] Ora parimenti, poichè non è sì grande la nota della mia confusa figura, in me sembra lo stesso ciò che è d’avanti e ciò ch’è di dietro. […] Ti ho fatto noto il mio potere ; ora apprendi la cagione della mia figura.

23. (1864) Mythologie épurée à l’usage des maisons d’éducation pour les deux sexes (nouv. éd.)

Pan, fils de Démogorgon 35, Dieu des bergers et des campagnes, figurait au premier rang parmi les divinités champêtres. […] Le Dieu Terme était souvent figuré par une tuile, une pierre carrée, ou un simple pieu de bois. […] Bien qu’il ne figurât pas parmi les principaux Dieux, et que son culte fût peu honoré, son pouvoir était regardé comme supérieur même à celui de Jupiter. […] A Rome, les jeux solennels se célébraient dans les cirques ; ils consistaient en courses de char, que l’on nommait jeux équestres ou curules ; en combats de diverses espèces dans lesquels figuraient des hommes et des animaux, et en jeux scéniques, ou représentations de tragédies et de comédies.

24. (1836) Mitologia o Esposizione delle favole

Allorchè questa ne era incinta, Giunone assunta la figura di Beroe di lei nutrice le mise in animo un’ ardente brama di veder Giove in tutta la sua maestà. […] La sua figura a principio non era che una pietra, da quale segnava il confine tra un campo e l’ altro, ma in seguito a questa pietra si sovrappose una testa umana. […] Zefiro fu marito di Glori o Flora Dea dei fiori; e come egli a noi porta comunemente il bel tempo, suole dipingersi in figura di alato giovinetto con faccia serena e incoronato di fiori. […] Esculapio sotto la figura di serpente e condotto da Epidauro a Roma, e la libera dalla peste.

25. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — II. Il Caos e i quattro elementi » pp. 11-14

L’ adopra per altro non già nel senso panteistico degli antichi e di non pochi moderni, ma soltanto a significare un grande ammasso o emporio di oggetti di qualunque forma o figura, ed anche talvolta una gran confusione amministrativa in uno stabilimento industriale o in una pubblica azienda.

26. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — IX. Vesta Dea del fuoco e le Vestali » pp. 44-47

Il tempio era piccolo e di figura circolare o vogliam dire cilindrica, con colonne esterne che sostenevano il tetto o la vôlta.

27. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte III. Semidei, indigeti ed eroi — XLII. Bellerofonte » pp. 317-320

Quindi è che anco nelle Belle Arti è raro il trovar dipinta o sculta la figura della Chimera.

28. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXX. Delle Divinità straniere adorate dai Romani » pp. 506-510

Lo stromento sacro per le cerimonie religiose era il sistro, formato di una larga lamina di metallo piegata in figura ellittica, nella quale inserivansi diverse bacchette mobili parimente di metallo ; e se ne traeva un suono musicale con studiati e regolari colpi e movimenti.

29. (1815) Leçons élémentaires sur la mythologie

N’est-ce pas aussi dans cette même source que les Auteurs dramatiques vont chercher le plus souvent leurs héros et leurs héroïnes, pour les faire figurer sur la scène, où l’on prend tant de plaisir à recueillir leurs touchantes catastrophes ? […] Quelle que soit, ou vraie ou figurée, De ce revers l’histoire aventurée, N’en doutons point, la curiosité Fut le canal de notre adversité. […] Cet animal lui étoit consacré, pour figurer la vigilance qu’exige le métier de la guerre.

30. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — VIII. Tre Divinità rappresentanti la Terra, cioè Vesta Prisca, Cibele e Tellùre » pp. 39-43

Alcuni autori la chiamano ancora Cibebe, e fanno derivar questo nome da cubo, ossia dado, che è la più salda e stabile figura geometrica, essendo uguale nelle tre dimensioni di lunghezza, larghezza e profondità ; e venendosi perciò a significare la creduta stabilità o immobilità della Terra, a cui presiedeva Cibele.

31. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXVII. Gli Dei Dei Fiumi » pp. 285-289

Si rappresentano generalmente seduti in un terreno alquanto declive e colle gambe stese per indicare il corso del fiume e la pendenza dell’ alveo : ha ciascuno di essi presso di sè un’urna da cui esce l’acqua per significar la sorgente ; e se il fiume è navigabile, si pone in mano alla figura del Dio un remo : se poi il suo corso si dirama in due o più alvei, si aggiungono sulla fronte del Nume due corna.

32. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — X. Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia » pp. 48-54

Questo re di Tracia (o di Tessaglia) aveva atterrato per dispregio una selva sacra al culto di Cerere ; e la Dea lo punì col farlo invadere dalla Fame (considerata come una Dea malefica), la quale lo ridusse a divorarsi in poco tempo tutto il suo ricco patrimonio, vendendo perfino la figlia Metra, ed a morire ciò non ostante di estenuazione e di tal disperazione « Che in sè medesmo si volgea co’denti. » Dante rammenta questo celebre mito, e se ne vale per una similitudine della magrezza a cui per pena eran ridotti i golosi nel Purgatorio : « Non credo che così a buccia strema « Erisiton si fosse fatto secco « Per digiunar quando più n’ebbe tema. » E il Giusti, nella Scritta, rammenta una pittura che rappresenta Eresittone come simbolo di un insaziabile usuraio : « Da un lato un gran carname « Erisitone ingoia, « E dall’aride cuoia « Conosci che la fame « Coll’intimo bruciore « Rimangia il mangiatore56. » Il nome di Cerere in latino stava a significare, per figura rettorica di metonimia, il grano o le biade, come Bacco il vino, Minerva la sapienza ecc. ; e nello stesso Virgilio troviamo l’espressione Cerere corrotta dalle onde (Cererem corruptam undis), per indicare il grano avariato dall’acqua del mare.

33. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte II. Degli dei inferiori o terrestri — XXXIV. Il Dio Pane » pp. 264-269

Ma la spiegazione che soglion dare delle diverse parti della figura del Dio Pane, e più specialmente delle corna, dei velli e degli zoccoli caprini, non solo i Mitologi quanto ancora il celebre filosofo Inglese, potrà sembrare ai dì nostri piuttosto uno sforzo d’immaginazione, che una indubitabile interpretazione, poichè dicono sul serio che le corna significano i raggi del Sole e la Luna crescente, i velli gli alberi e i virgulti del nostro suolo, e i solidi zoccoli caprini la stabilità della Terra.

34. (1874) La mitologia greca e romana. Volume II « Parte IV. Le Apoteòsi — LXIX. Di alcune Divinità più proprie del culto romano » pp. 500-505

L’ancile era uno scudo di figura ellittica e perciò privo di angoli, come, secondo alcuni etimologisti, significa il nome stesso.

35. (1855) Mythologie pittoresque ou méthodique universelle des faux dieux de tous les peuples anciens et modernes (5e éd.) pp. -549

Cette guerre ne paraît qu’une allégorie présentant le bien attaqué et momentanément battu par le mal, sur lequel le bien finit toujours par reprendre le dessus ; c’est l’image de la race quasi-humaine, anté-diluvienne, cruelle, impie, insolente, qu’il a fallu noyer, foudroyer, détruire, et qui fut remplacée par la race humaine actuelle, plus douce, plus docile aux Dieux, et figurée dans la gigantomachie par Hercule. […] Elle avait des ailes à Rome, mais au contraire les Grecs l’appelaient Aptère, et la figuraient sans ailes, croyant ainsi mieux la fixer auprès d’eux ; du reste, elle était toujours couronnée de laurier, et tenait une branche de palmier à la main ; elle avait à Rome un temple bâti par Sylla, et l’on voyait une de ses statues dans la main de la déesse Rome, au sénat et au Capitole ; elle fut même la dernière que le christianisme fit disparaître l’an 382. […] Les Grecs et les Romains représentaient la Lune en plaçant seulement un croissant sur la tête de leur Artémise ou de leur Diane ; mais les Phrygiens, les Pisidiens et les Cariens figuraient Lunus sous les traits d’un jeune homme coiffé d’un bonnet sur la tête, avec le croissant sur le front, et tenant une bride dans la main droite, un flambeau dans la gauche, et un coq sous ses pieds.

36. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XIX. La Dea Triforme cioè Luna in Cielo, Diana in Terra ed Ecate nell’Inferno » pp. 115-122

II del Paradiso ; ma ivi parlò con figura poetica, e prese per sue stelle polari le Muse : « E nove Muse mi dimostran l’Orse. » In greco Orsa dicesi arctos, dalla qual voce è derivato l’appellativo di polo artico, ossia dell’Orsa, e antartico, opposto all’Orsa.

37. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXIII. Venère, Cupido e le Grazie » pp. 144-151

Dante però rammenta Dione come madre di Venere, e per figura poetica adopra il nome della madre per quello della figlia, volendo indicare nel Canto xxii del Paradiso il pianeta di Venere.

38. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XXVIII. Le regioni infernali » pp. 195-202

« Quale, dove per guardia delle mura « Più e più fossi cingon li castelli, « La parte dov’ei son rende figura ; « Tale imagine quivi facean quelli, « E come a tai fortezze dai lor sogli « Alla ripa di fuor son ponticelli ; « Così da imo della roccia scogli « Movien, che recidean gli argini e i fossi « Infino al pozzo, che i tronca e raccogli. » (Inf.

39. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XX. Mercurio » pp. 123-131

E chi fu mai sì losco o dell’occhio o dell’intelletto che non abbia veduto e ammirato, in tela, in legno, in plastica, in bronzo o in marmo, dipinta o sculta, una svelta ed elegante figura di un giovane nudo con due piccole ali al capo ed ai piedi147 ed avente in mano una verga a cui stanno attortigliati due serpenti ?

40. (1874) La mitologia greca e romana. Volume I « Parte I. Delle divinità superiori o di prim’ ordine — XVIII. Apollo considerato come Dio della Poesia e della Musica e maestro delle nove Muse » pp. 104-114

Anzi spesse volte questi stessi nomi sono usati dai poeti per figura di metonimia, a significare le Muse, la poesia o l’ispirazione poetica.

41. (1883) Mythologie élémentaire (9e éd.)

Sans elle, il serait impossible de comprendre la littérature ancienne, et même la littérature moderne, les productions des arts, une foule d’allégories ingénieuses, et d’expressions figurées, qui du domaine de la fable sont passées dans le langage ordinaire. […] L’Honneur est figuré par un homme tenant une pique de la main droite et de l’autre une corne d’abondance. […] La Pitié, prise dans le sens que les païens donnaient à ce mot, c’est-à-dire le respect envers les dieux, est figurée par une vierge ayant des ailes ; dans une main une cassolette fumante qu’elle élève vers le ciel, dans l’autre une corne d’abondance, qu’elle présente à des enfants. […] Sœur du Sommeil, qui suspend nos peines, et de la Mort, qui les termine, elle est représentée avec une corne d’abondance, des fleurs, des fruits, une ruche à miel, emblème des biens qu’elle promet ; les nautoniers la figurent appuyée sur une ancre.

42. (1807) Cours de mythologie (2e éd.)

Bientôt ils défendront de peindre la Prudence ; De donner à Thémis ni bandeau, ni balance, De figurer aux yeux la Guerre au front d’airain, Ou le Temps qui s’enfuit une horloge à la main : Et par-tout, des discours, comme une idolâtrie Dans leur faux zèle, iront chasser l’Allégorie2. […] Homère doit figurer à la tête de ses Dieux, de ses Héros, et des autres personnages célèbres de la Fable. […] On le figurait encore en Femme, appelée alors Muta ou Tacita chez les Latins, que Mercure épousa et dont il eut les Heures.

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