LXVII L’Apoteosi delle Virtù e dei Vizii I Greci ed i Romani politeisti, oltre all’aver deificato tutti i fenomeni fisici e morali, come abbiam detto, attribuirono a queste Divinità pregi e difetti, virtù e vizii come agli esseri umani ; quindi vi furono divinità benefiche e divinità malefiche, come vi sono uomini buoni e malvagi ; ed anche le migliori divinità ebbero qualche difetto, come la stessa Minerva dea della Sapienza, della quale dissero che ambì il premio della bellezza, e, non avendolo ottenuto, si unì con Giunone a perseguitare per dispetto Paride ed i Troiani. […] » Per lo contrario nei migliori tempi della Repubblica non troviamo facilmente che fossero eretti tempii e prestato culto pubblico a divinità viziose o credute protettrici del vizio. […] Di tutte le affezioni dell’animo, e perciò di tutte le Virtù e di tutti i Vizii, hanno gli antichi ed i moderni poeti fatto la descrizione come di tanti esseri soprannaturali, di tante divinità o benefiche o malefiche ; e a seconda di queste descrizioni si sono aiutati gli artisti a rappresentarle in scultura e in pittura. Ma non tutte queste allegoriche divinità ebbero culto pubblico e tempii presso i Pagani : delle Virtù però molte, come abbiam detto di sopra nominandole ; dei Vizii ben pochi.
E perciò son rammentati quasi sempre scherzevolmente dai poeti, e per gli aneddoti che se ne raccontano rappresentati come i buffoni e i pagliacci delle divinità pagane. […] I Fauni erano antiche divinità campestri d’origine italica15 : in appresso si confusero coi Satiri, ma non furon mai rappresentati colle gambe e colle corna di capra16. […] Anche i Silvani appartenevano alla stessa classe di campestri divinità, e l’etimologia della parola li manifesta di origine latina (a silvis). Virgilio nelle Georgiche invoca Silvano tra le divinità protettrici delle campagne, e accenna che per distintivo portava in mano un piccolo cipresso divelto dalle radici17. […] Di mezzo alle più graziose fantasie poetiche degli antichi Mitologi ne spunta di tratto in tratto qualcuna non egualmente felice, ed inoltre poco dignitosa per una divinità, qual fu l’invenzione del Dio Priapo.
Ma gli Antichi considerando che esse troncavano lo stame vitale e crescevano il numero dei sudditi di Plutone, le posero tra le divinità infernali. Insieme con queste si annoveravano ancora la Morte, il Lutto, il Timore, la Fatica, la Povertà, la Fame e perfino la Vecchiezza, funeste divinità allegoriche, ben note in tutta la loro orrenda realtà ai miseri mortali, e delle quali perciò i poeti rammentano soltanto il nome, tutt’al più con qualche epiteto espressivo senza estendersi in descrizioni247, tranne qualche rara eccezione, come quella del Petrarca nel Trionfo della Morte. […] È facile l’indovinare che introducendole nell’Inferno dei Cristiani non conservasse loro il grado di divinità che avevano in quello dei Pagani. […] Gli astronomi diedero il nome di Proserpina al 26° asteroide scoperto da Luther il 5 maggio 1853 ; ed in appresso avendone scoperti tanti altri (che sinora sono giunti a più di 130), hanno saccheggiato la Mitologia e adottato perfino il nome dell’orrida divinità infernale Ecate per darlo al 100° pianeta telescopico.
Così crollava l’idolatria dei Romani a misura ch’essi uscivano dalla loro primiera ignoranza ; e cadevano in dispregio quelle divinità fantastiche e capricciose, che agli occhi del politeista popolavano l’universo come altrettanti genj del male coi quali tregua non v’era mai ; e che senza posa prendevansi giuoco della sorte e della vita degli uomini. […] Quindi i Romani, che nella severità dell’antica loro disciplina aveano ammesso il culto degli avi, ma non avevano pubblicamente deificato nè gli Scipioni, nè i Camilli, e restringevano il loro culto ad offerir sacrifici all’ombre dei padri che riputavano domestiche divinità, dovettero arder incensi anche ai più atroci tiranni ; e come sacrileghi e rei di lesa maestà erano giudicati e condannati coloro che avessero mancato alla menoma delle cerimonie dell’apoteosi. […] Tu v’incontravi ad ogni piè sospinto schiere di sacerdoti erranti, che si recavano sul dorso un fardello di divinità impure, e passavano per astrologi e giocolieri. […] Gli Egizj avevano sotto ogni guisa di simboli raffigurate le loro divinità : di qui ne venne la tradizione che essi adorassero le cipolle ed i gatti, e che s’armassero città contro città per vendicare le ingiurie fatte ad alcuna di queste innumerabili divinità.
Sotto la tutela di questo nume erano i Gladiatori, perchè si reputava egli una divinità avida di sangue e crudele. […] Così allevato crebbe Giove in bellissima adolescenza ; la sua fanciullezza fu in grande onore presso gli antichi, e vi era una divinità chiamata Veiovis che vuol dire Giove infante. […] Velata era pure la sua statua che nel Campidoglio si venerava, come da’ medaglioni di Adriano apparisce, ne’ quali si rappresentano le tre divinità Capitoline. […] Pare dunque che l’idolatria abbia avuto principio dal culto del sole, e che quest’astro fosse stato la divinità di quasi tutte le antiche nazioni. […] Cesare attesta che le divinità degli antichi Germani non erano altre che il Fuoco, il Sole e la Luna.
Temendo Giove di soccombere, chiamò in suo ajuto tutte le divinità. […] Talvolta questo Dio annuncia ai mortali la loro sorte ; l’oracolo più celebre di questa divinità era a Delfo. […] Essi avrebbero potuto senza dubbio governare l’universo : ma la cecità degli uomini, che non potevano concepire le divinità separate da tutte le passioni, ed esenti dalle umane debolezze, credette indispensabile l’immaginare delle divinità di second’ordine, che si occupavano dei dettagli, che per necessità dovevano sfuggire agli Dei del prim’ordine. […] Questi dubitando della divinità de’ suoi ospiti, immaginò una prova terribile. […] Un giorno avendo accolti gli Dei in sua casa, volle mettere alla pruova la divinità, con preparar loro in un banchetto le membra di Pelope suo figlio.
Distruggevano dunque l’idea stessa della divinità, la base e il fondamento della morale religiosa. […] Nel n° XI notammo tutte le eccellenti qualità che gli erano attribuite, per le quali veniva ad esser l’ideale della divinità dei filosofi.
LXX Delle Divinità straniere adorate dai Romani Se per divinità straniere adorate dai Romani si dovessero intendere tutte quelle che non furono inventate dai Romani stessi, converrebbe dire che le più di esse fossero straniere, fatte poche eccezioni di Divinità Italiche e dell’apoteosi di qualche Virtù e di qualche Vizio, come abbiamo notato nel corso di questa Mitologia. […] Per altro raramente i poeti greci e i latini rammentano qualche divinità delle altre nazioni, e solo alcuni di loro fanno un’eccezione per le principali Divinità Egiziane, che sono Osìride, Iside ed Anùbi.
Ecate fra le divinità pagane presiedeva ai misteri della magia. […] Ogni divinità aveva le sue vittime diverse, ed erano scelte fra le più belle.
Cercaste ritratti consimili delle divinità astratte almen più famose da annotazioni soltanto illustrati ? […] Nella prima parte parleremo de’venti Dei maggiori, e nella seconda delle principali astratte divinità : sacrificando la terza parte alla poesia toscana, cui quasi per appendice seguirà la quarta alle latine muse unicamente sagrata. […] Sebbeno la occupazione più ordinaria di questa Dea fosse stata la caccia, come sopra si è detto, per cui qual principal divinità de’cacciatori era comunemente riguardata sotto il nome di Diana ; in questo sol ristretto però non era il suo ammirabil potere. […] Essa qual celeste divinità dal ciel tramandava i suoi benefici influssi, e co’suoi raggi nella notte più sensibili dissipando le tenebre guida si rende, de’viaggi. […] Una divinità sempre la stessa, e non mai soggetta ad essere alterata per qualunque cagione, dissero i gentili il destino.
Di tali divinità il cui ufficio si conosce e s’intende dal significato del loro stesso nome ve n’era un bel numero nel Politeismo, come per esempio, il Dio Robigo, la Dea Ippona, il Dio Locuzio, la Dea Mefiti, ecc. ecc. ; e basta conoscere l’etimologia e il significato di questi vocaboli per intendere qual fosse l’ufficio di tali Dei.
Non deve dunque recar maraviglia, leggendo il titolo soprascritto, che vi sia nel Politeismo una divinità più potente di Giove, che pure è conosciuto comunemente come il supremo dei Numi, il re del Cielo, il padre degli uomini e degli Dei.
Dalle idee di Omero fu ispirato Fidia nel far la sua celebratissima statua di Giove Olimpico 63, considerata come una delle maraviglie del mondo ; la quale rimase sempre per tutti i seguenti scultori e pittori il primo e più egregio modello dei lineamenti caratteristici di questa suprema divinità del paganesimo64.
Gli Zoologi nello studiarsi d’indicare con nomi diversi le successive metamorfosi di certe specie di animali, e principalmente degli insetti, presero dalla Mitologia il vocabolo di ninfa per significare l’insetto nello stato intermedio fra quello di larva e lo stato estremo o perfetto ; e dimostrarono così di aver bene inteso che le Ninfe mitologiche non eran perfette divinità, ma in una condizione media fra quella degli uomini e quella degli Dei supremi.
X Cerere dea delle biade e Proserpina sua figlia Dopochè gli antichi politeisti ebbero personificato e deificato i quattro elementi del Caos, cominciarono ad inventar divinità che presiedessero alle diverse forze e produzioni della Natura, e attribuirono a quelle l’invenzione delle arti e delle scienze, ed anche la creazione e la trasformazione di molti prodotti della natura stessa.
Risparmierò al cortese lettore altre simili spiegazioni ; e aggiungerò soltanto al ritratto del Dio Pane, che ho delineato in principio, i distintivi che gli si davano perchè non si confondesse con altre inferiori divinità di forme presso a poco così graziose come quella di lui.
Riconobbero però facilmente che la maggior parte di questi Dei eran molto turbolenti, producendo in mare orribili tempeste, e sulla terra bufere e devastazioni ; e che perciò v’era bisogno che fossero sottoposti a qualche altra più potente divinità che li raffrenasse ; diversamente, come dice Virgilio, « …..
E di queste ci occuperemo principalmente, non però subito, in questo capitolo, per evitare la monotonia dello stesso argomento, ma quando se ne presenterà l’occasione nel parlare di altre divinità odiose a questa Dea, o di famiglie o di popoli da essa perseguitati.
Per questa ragione io cito nel presente libro più esempii di Dante che di altri poeti italiani ; e giacchè ho rammentato nel testo la venerazione dell’ Alfieri per Dante, riporterò qui i primi versi del suo sonetto che egli fece a Ravenna nel visitare il sepolero del divino poeta, da lui invocato come una divinità : « O gran padre Alighier, se dal ciel miri « Me tuo discepol non indegno starmi, « Dal cor traendo profondi sospiri, « Prostrato innanzi a’ tuoi funerei marmi, « Piacciati deh !
Le credevano figlie di Forco divinità marina, e perciò le chiamavano ancora le Fòrcidi.
Il Dèmone dunque di cui egli parlava non poteva significare, nella sua segreta intenzione, una divinità mitologica, ma piuttosto l’ispirazione di quell’unico Dio in cui egli credeva.
Egli che visse sino all’anno 119 dell’èra cristiana e si mantenne pagano, e registrò nelle sue opere tutti i più strani ed assurdi miracoli del Politeismo, non seppe conoscere la vera causa della decadenza della religione pagana, e le diede, forse senza avvedersene, un colpo mortale, ammettendo la morte di alcuni Dèmoni o Genii ; poichè questa asserzione implicava la possibilità che morissero tutti gli altri ; e inoltre il creder negli Dei e il supporre che non fossero immortali era una contradizione, la negazione della loro stessa divinità, e perciò del culto religioso che ne dipendeva.