Il vento tempestoso uccide Argo, cioè oscura il sole e fa che la nuvola scorra qua e là per le regioni del cielo. […] Abitavano nel così detto Atrium Vestae, di cui non molti anni fa fu ritrovato e rimesso a luce il sito preciso. […] Questi vedutala se n’ innamora e la fa sua sposa, ottenendole da Zeus l’ immortalità. […] Era tutto ciò un ricordo e un simbolo dello scempio che l’ inverno fa di tutti i prodotti onde la terra si ammanta. […] Non deve essere lo stesso Dio sotterraneo il signore di tutte quelle ricchezze e colui che ne fa dono ai mortali?
È ben facile che alla primitiva tradizione, di cui fa cenno anche Omero, non che Esiodo, siano stati aggiunti in appresso nuovi eroi dei diversi Stati della Grecia per accomunar la gloria di questa impresa a tutta la Nazione, poichè si fanno ascendere, come abbiam detto, almeno a cinquanta, uno per remo, essendo Argo una nave di cinquanta remi. […] I mezzi che egli adopera sono due l’ Ippogrifo, di cui abbiamo riportato altrove la descrizione stessa fattane dall’Ariosto, e l’altro non meno straordinario e mirabile, di cui riporterò parimente la descrizione coi versi stessi dell’Ariosto ; « E questo fu d’orribil suono un corno « Che fa fuggire ognun che l’ode intorno. « Dico che ‘l corno è di sì orribil suono « Ch’ovunque s’oda, fa fuggir la gente. […] Conosciuti i mezzi, ecco in qual modo l’Ariosto li fa porre in opera dal duca Astolfo per la liberazione del Senàpo dalle Arpie : « Avuto avea quel re ferma speranza « Nel duca, che l’ Arpie gli discacciassi ; « Ed or che nulla ove sperar gli avanza, « Sospira e geme e disperato stassi. […] « E prima fa che ‘l re con suoi baroni « Di calda cera l’orecchio si serra, « Acciò che tutti, come il corno suoni, « Non abbiano a fuggir fuor della terra.